San Martino del Carso
San Martino del Carso è una delle zone dove Ungaretti combatte, ma l’indicazione di luogo dice Valloncello dell’Albero Isolato (una valle vicino a San Martino che porta all’accesso al paese). San Martino si trova sulla linea del fronte ed era stato conquistato dagli austriaci che hanno ucciso la maggior parte della popolazione. I mesi seguenti l’esercito italiano riesce a riconquistare San Martino ma lo trova totalmente distrutto. Quindi al centro della poesia c’è sia la devastazione fisica dell’ambiente che la distruzione delle vite umane: l’uccisione dei soldati e civili.
Le prime due strofe hanno una struttura simile e parlano prima degli effetti distruttivi della guerra: le case sono state distrutte. Poi abbiamo la distruzione delle persone nella seconda strofa (tanti soldati simili a lui sono morti o tornati mutilati). È un linguaggio molto espressionistico. Parla di brandelli, di muri, di croci. Gli ultimi 4 versi creano analogie tra il cuore del poeta e un cimitero con tutte le tombe e croci. Lui si ricorda di tutti i compagni che sono morti, non manca nessuna croce nel suo cuore. Più che la città distrutta è il cuore del poeta che è straziato, perché conosceva i soldati morti e se li ricorda tutti. Di queste persone non rimane niente, ma rimangono nella memoria del poeta. Il cuore è sia cimitero che paese distrutto dai bombardamenti.
Soldati
Tema della precarietà dell’esistenza e in specifico in quella del soldato, la cui vita può essere interrotta da un momento all’altro. Anche ne "I fratelli" c’era questa analogia con la foglia. Parla della foglia in autunno, basta un soffio di vento per staccarsi. Siamo nel '18, verso la fine della guerra e lui l’ha combattuta sul fronte occidentale (francese). Il titolo è importante ed è parte integrante della poesia. Fa capire che nello specifico Ungaretti sta parlando della vita del soldato. È costruita su questa analogia tra la vita del soldato e la foglia. Sono 4 versi brevissimi e legati da enjambement.
Secondo alcuni critici, questo utilizzo di versi spezzati può essere voluto da Ungaretti stesso che è attento all’aspetto formale. C’è un verbo impersonale “si sta”, e da un lato il suo utilizzo serve per indicare la situazione generale. Non è di una persona singola, è di tutti i soldati. Ma anche per indicare l’idea di solitudine. Ognuno vive questa sua condizione.
Mattina
Il titolo è parte integrante del testo. M'illumino può essere sia riferito al poeta, oppure alla mattina stessa (personificazione della mattina). Le indicazioni del luogo e del tempo sono presenti, siamo nel '17 a Santa Maria La Longa. Le truppe vanno mandate a distanza a riposare in quel luogo, quindi è un luogo positivo. È una zona di riposo e di speranza. Siamo sempre nel contesto bellico ma nel momento di riposo e serenità. In uno di quei momenti in cui durante la mattina sente questa positività molto legata alla natura e all’universo stesso.
Cerca di trasmettere questo senso di armonia con la natura, di ampia pienezza. Questa idea di essere vivo e nella natura rappresenta un piccolo spiraglio. La raccolta L’allegria è tutta basata su questo contrasto. In questo caso c’è la luce che vince sul buio anche se per poco. È il punto estremo a cui Ungaretti arriva e sono 4 parole collegate anche dall’apostrofo oltre che dall’enjambement. C’è una sorta di concatenazione tra le parole.
Veglia
Siamo quasi a Natale, 23 dicembre 1915 a Cima Quattro. Nella prima strofa c’è la descrizione del contesto reale dell’esperienza della guerra e nello specifico della guerra di trincea. Viene descritta la realtà in un modo molto concreto e crudo, non vengono glorificate le imprese. L’esperienza quotidiana di vivere nella trincea viene descritta in modo realistico, insistendo sugli orrori della guerra, soprattutto l’attesa di non sapere quando verrà scagliato l’attacco e lo stretto contatto con la morte (compagni morti ed essere costretti a stare vicini ai cadaveri).
Presenza dello spazio bianco tra prima e seconda parte. Nella prima spiega che era costretto a stare vicino a un compagno morto, a vegliare su di lui. Anche il linguaggio è molto espressionistico, crudo. Descrive la realtà per quella che è. Lo immaginiamo anche disteso in una posizione scomoda per la trincea, massacrato. La bocca è digrignata, conserva l’espressione di dolore. Il cadavere si sta iniziando a gonfiare, decomporre. Questi termini parlano della vera guerra, non c’è nulla di glorioso, di epico. Come in tutta la poetica di Ungaretti c’è contrasto tra orrore e speranza. Anche qui è presente. Dice che è proprio l’essere stato così vicino fisicamente alla morte, che lo porta a vivere una sorta di rovesciamento. Crea un senso di sopravvivenza, un attaccamento alla vita. Scrive lettere piene d’amore. C’è una microscopica rivincita dell’amore sull’odio. Questo attaccamento nasce dal contatto diretto con la morte.
Ermetismo
Si sviluppa dopo, negli anni '30. Si ispira alle scelte formali e linguistiche ma c’è maggiore complessità. Le poesie ermetiche sono più difficili da decifrare, le metafore sono nuove, più personali.
Eugenio Montale
Nasce a Genova, viene da una famiglia abbastanza benestante ma non ha fatto studi letterari. Si dedica alla letteratura e riceve il premio Nobel nel '75. Non porta avanti studi umanistici ma frequenta le scuole tecniche, più per decisione sua. Si sente vicino alla figura dell’inetto perché non riesce a prendere una decisione sul suo futuro. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale e combatte soprattutto in Trentino. Lo ricordiamo sia come poeta che come intellettuale. Diventerà l’intellettuale di riferimento. Lavorerà come giornalista, redattore. Sarà anche un traduttore. Montale conosce personalmente Eliot nei suoi testi, tradurrà le sue poesie. Sarà abbastanza politicamente schierato anche se non lavorerà molto in politica.
Importante il suo periodo a Firenze: viene nominato direttore del Gabinetto Vieusseux ma poi verrà licenziato perché non si iscrive al partito fascista. A Firenze conoscerà due figure femminili importanti. Da una parte Drusilla Tanzi (sarà la moglie), dall’altra Irma Brandeis, una studentessa di letteratura italo-americana, hanno un legame lavorativo ma che è sfociato in una relazione sentimentale. Si sposa tardi con Drusilla perché era già sposata, quindi si sposano quando suo marito muore. Però convivono a lungo prima. Lei muore un anno dopo il matrimonio. Irma la troviamo in molte poesie con lo pseudonimo di Clizia. Drusilla avrà lo pseudonimo di Mosca (lei era miope e aveva occhiali particolarmente spessi).
Concetti poetici
- Il male di vivere: Alla base è una poesia pessimista. Rientra dentro tutto ciò che riguarda la crisi delle certezze che non ci sono più, la crisi dei valori, l’aver vissuto momenti storici tragici. Ci parla di un pessimismo che non è suo personale, è esistenziale. L’uomo moderno è in questa condizione esistenziale di sofferenza. La poesia serve fino ad un certo punto, rifiuta l'idea che c’era del poeta vate (punto di riferimento). La poesia non rende migliore il poeta, il poeta semplicemente si fa domande e cerca di capire qualcosa della vita. Non c’è una risposta da raggiungere. La poesia può essere però un tentativo di resistere e di opporsi alla realtà. Il poeta non è più superiore agli altri. La poesia è un momento di svago, una cura provvisoria. Per quel momento la poesia può tranquillizzare.
- Poetica degli oggetti: È il nome che diamo allo stile poetico di Montale. Per parlare di sentimenti e concetti astratti utilizza oggetti concreti, immagini visive concrete. Nelle sue poesie questi oggetti rimandano a un sentimento o un concetto astratto. Ma non si tratta di immagini divine e note a tutti, sono immagini più difficili da comprendere e più personali. Sono oggetti quotidiani e umili. Il tentativo che fa è quello di dare materia/concretezza.
Lo stile
Nonostante l’innovazione formale recupera anche la tradizione. Lo influenzano autori come Dante e riprende lessico soprattutto dall’Inferno e recupera la figura della donna angelicata. Lo influenzano anche i Decadentisti, sia D’Annunzio che Pascoli. Rifiuta l’idea del poeta vate e la sensualità, parte dell’amore erotico, e l’idea del panismo. C’è molta natura ma non c’è un’identificazione tra uomo e natura. Da Pascoli recupera l’idea di parlare anche di realtà più umili, quotidiane e l’uso di termini precisi. Ma rifiuta la poetica del Fanciullino e le avanguardie (le considera troppo estreme). C’è più dialogo con la tradizione.
Preferisce non descrivere realtà solenni e auliche ma le cose più semplici utilizzando anche parole non poetiche. Ad esempio descrive il paesaggio della Liguria in maniera aspra. Utilizza anche termini aulici per creare il contrasto. Riprende la metrica tradizionale (endecasillabi, rime).
Ossi di seppia (1925)
È la prima raccolta poetica di Montale. Montale dedica questa raccolta all’oggetto del titolo. L’idea era di riprendere la poetica delle piccole cose di Pascoli (bellezza nelle cose umili) ma soprattutto di rimandare a un’esistenza difficile, fatta anche di sconfitte (le ossa di seppia non rendono la spiaggia pulita, sono uno scarto). Il paesaggio ligure è molto particolare, è roccioso, molto arido. C’è una corrispondenza tra questo paesaggio arido e l’aridità interiore, il sentirsi un po’ secchi dentro. È una corrispondenza tra il poeta e l’ambiente, ma non c’è una totale fusione o identificazione. Un’altra questione è il senso di prigionia che prova l’uomo, si sente prigioniero della stessa vita e non riesce a scappare. Non c’è la possibilità di evadere attraverso la fuga o la follia. Non c’è una soluzione, una via di fuga.
L’unica possibilità di salvezza è l’indifferenza, intesa come distacco, guardare le cose da lontano, osservare ma senza farsi turbare.
I limoni
La prima parola è “ascoltami”, Montale si rivolge direttamente al lettore. Vuole prendere la distanza tra i poeti laureati, ovvero quelli che hanno un riconoscimento.
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Ungaretti
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Ungaretti e Montale, Ermetismo - Appunti
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Eugenio Montale Giuseppe Ungaretti e l'Ermetismo
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