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Nella strategia di comunicazione le immagini svolgono un ruolo privilegiato: video,
fotografie, riviste, giochi on line sono basati sul linguaggio visivo.
La comunicazione visiva di Deso Dogg, un rapper diventato terrorista il quale appare
inizialmente nei video musicali come rapper poi, più recentemente, nei video di propaganda
2 Cfr. Victoroff J., The mind of terrorist, in Journal of conflict resolution, 2005. 3
jihadista, con il nome di Abu-Maleeq. Ci sono circa 260 video online, distribuiti in circa 13
pagine di YouTube. Questi video sono rivolti ai giovani occidentali, in particolare i giovani
che provengono da famiglie di origine straniera. Gli obiettivi sono indottrinamento,
reclutamento e auto-assunzione. Molti i video si concentrano sulla figura del nemico, che
deve essere completamente distrutto. I nemici sono politici e cittadini occidentali, cultura
mainstream occidentale, tutti quelli che ISIS considera come obiettivo da colpire. Il ritratto
violento del nemico emerge come elemento nell'identità del gruppo ISIS.
Nei video come Cantante rap, la vita passata è descritta come impura. L'adesione al gruppo
jihadista consente una purificazione da droghe, alcool e una condotta sessuale avventata.
Nel video jihadista le donne non compaiono mai. Ci sono solo giovani maschi di origine
parentale straniera. In un messaggio video, Abu-Maleeq appare seduto in una posizione
seria e dietro di lui ci sono alcuni giovani ragazzi, simboleggiano le nuove generazioni. Il
posizionamento fisico di Abu-Maleeq è statico. I movimenti del corpo sono pochi e decisivi.
L'espressione facciale è imperativo. Lo sguardo è tranquillo e rivolto alla telecamera. Lui
rappresenta la calma, la forza e determinazione. Attraverso un attento esame di questi video
si evince in primo luogo, che elementi tradizionali come kefiah sono combinati con nuovi
elementi come la bandiera ISIS. In secondo luogo, elementi semantici della vita del rapper,
come i vestiti e le felpe ampie, over sizes, sono uniti a nuovi elementi, come la divisa
jihadista. L'analisi dei video di YouTube ci consente di identificare un doppio bricolage: tra
Da un lato, elementi culturali tradizionali appartenenti alla sottocultura hip-hop di Deso
Dogg sono combinati con nuovi elementi della sottocultura jihadista di Abu-Maleeq ed
elementi della vita passata del rapper sono combinati con elementi della vita attuale di Abu-
Maleeq. La rappresentazione visiva di ISIS si basa sulla ripetizione di elementi semantici
(isotopie), sulla omologia ovvero coerenza tra valori, musica ed esperienze soggettive
giovanili e sul mix tra elementi culturali tradizionali e elementi contemporanei (bricolage),
quindi forme simboliche tradizionali che assumono significati inediti. ( bricolage in
riferimento alla teoria subculturale di Hedbige, Stuart Hall ecc..).
Un altro caso di studio sono le riviste, che sono un altro importante tassello della
strategia di comunicazione di ISiS. DabiQ è una rivista on line, in inglese di Isis, un
magazine a colori graficamente molto curato, dove si diffonde la visione del
mondo del gruppo terroristico.
Nel terrorismo jihadista l’immagine ha un ruolo essenziale perché favorisce i processi di
reclutamento e auto-indottrinamento, si rileva pertanto la necessità di cogliere gli
aspetti visuali non immediatamente osservabili, ma latenti, della comunicazione
terroristica. Si sono analizzate le immagini presenti nei primi 14 numeri di daBiQ
pubblicati tra il 2014 e il 2016 (tra il 1° e il 14°) mettendo in rilievo i motivi retorici
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latenti, che si celano dietro alle immagini, non immediatamente osservabili, della
comunicazione terroristica. Ciò che emerge da questa analisi quantitativa è la
rappresentazione violenta del nemico che è deve essere totalmente distrutto.
La rivista rappresenta il nemico in modo radicale e violento di qui il concetto di violenza
terroristica intesa in senso girardiano.
La rivalità mimetica tra gli esseri umani, tra i Paesi, è all’origine della violenza. Quando
due soggetti indirizzano il proprio desiderio verso il medesimo obiettivo, si pongono le
condizioni per un conflitto.
Alle radici della violenza terroristica Girard individua una dimensione imitativa.
Invece di ragionare in termini di differenze, culturali o religiose, il terrorismo si pone
come reazione ad un desiderio frustrato di somiglianza, aspirazione mimetica che
delusa si trasforma in odio. Il terrorismo deriva da un desiderio deluso di similarità, e
non da differenze culturali o religiose. ISiS affascina e coinvolge, grazie a magazine
come daBiQ, giovani frustrati collocati ai margini della società europea, facendo leva
sul desiderio mimetico esacerbato di persone in condizioni esistenziali profondamente
svantaggiate. Lo stile di vita mainstream europeo è il modello mimetico di aspirazioni
disattese. Perciò daBiQ strategicamente si focalizza su ciò che ISiS considera come
obiettivo mimetico da distruggere. Dato confermato anche dalla circostanza che
le ultime edizioni di daBiQ sono pubblicate poco tempo dopo gli attentati,
diversamente da quanto accadeva con le prime edizioni. DaBiQ progressivamente
rivolge l’attenzione sull’Europa come obiettivo.
3.
Tutto ciò va inquadrato nell’evoluzione del fenomeno Isis e nel passaggio da Al-Qaida ,
stata fondata all’inizio degli anni Novanta dallo sceicco saudita Osama Bin Laden ad ISIS –
acronimo con cui si indica l’autoproclamato “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria” –
sarebbe nato dalla costola di al-Qaida in Iraq, creata da al-Zarqawi per contrastare
l’occupazione occidentale del Paese che nel 2003 aveva rovesciato la dittatura di Saddam
Hussein. Dopo una serie di disaccordi sui metodi a cavallo tra il 2013 e il 2014 il nuovo
capo del ramo che operava prevalentemente in Iraq e in Siria, Abu Bakr al-Baghdadi, si
distaccò definitivamente da al-Qaida per proclamare il Califfato islamico sui territori siriani
e iracheni sotto il suo controlllo.
Oggi, al-Qaida e ISIS, pur condividendo lo stesso obiettivo, sono due organizzazioni
terroristiche profondamente diverse e in grande competizione tra loro. Tratto comune è
senz’altro l’avversione all’Occidente, che si manifesta nella volontà di eliminare ogni
influenza occidentale dal mondo arabo per creare uno Stato islamico (o Califfato) in cui il
potere religioso e politico sia nelle mani della stessa autorità e in cui regni la legge islamica
(la sharia).
La differenza principale, piuttosto, risiede nella giustificazione da parte dell’ISIS del
“takfirismo”, teoria estrema che accetta l’uccisione di altri musulmani come un sacrificio
utile alla causa durante gli attentati contro l’Occidente. I militanti di al-Qaida, invece, non
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colpiscono in maniera indiscriminata. Inoltre, Isis non compie soltanto attentati di matrice
terroristica, ma addestra i propri militanti a combattere corpo a corpo per conquistare nuovi
territori, come avviene quotidianamente in Iraq e in Siria, dove aveva fino a sei mesi fa, la
sua sede operativa, ed è in grado di autofinanziarsi grazie ai giacimenti di petrolio presenti
nei territori conquistati. Al contrario, al-Qaida non ha più un suo quartiere generale ma è
sparpagliata in tantissimi gruppi regionali nei vari Stati arabi e, dopo aver vissuto nell’oro
grazie al denaro della famiglia di Bin Laden, oggi reperisce i propri fondi tramite i
rapimenti. L’ISIS, dunque, non è una semplice organizzazione terroristica, ma si configura
anche come un’entità statale strutturata.
A marzo è stata liberata l’ultima roccaforte dello Stato Islamico in Siria, Baghuz, (Siria)
caduta nel 2013 nelle mani del sedicente Stato Islamico. “Le Forze democratiche siriane
dichiarano la totale eliminazione del cosiddetto Califfato e la sconfitta territoriale al 100%
dell’Isis. Una notizia confermata anche dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che
su Twitter. I combattenti dell’alleanza kurdo-araba sostenuta dagli Stati Uniti hanno alzato
la loro bandiera gialla per celebrare la storica vittoria.
La riconquista di Baghuz mette fine a quasi cinque anni di guerra contro lo Stato Islamico
in Siria e in Iraq. Nonostante però siano stati sconfitti nelle grandi città, cacciati dai centri
più piccoli, senza più uno Stato e un’autorità organizzata a dirigerli, i jihadisti dell’Isis
comunque restano molto determinati e pronti a colpire e non hanno affatto rinnegato la loro
ideologia e anzi minacciano apertamente di voler costruire «un nuovo Califfato» nell’utopia
violenta jihadista e l’odio per i «kafiri», i non credenti (o infedeli) nella loro versione
dell’Islam militante.
4.
Enfasi progressiva sulla propaganda e sulla comunicazione rappresenta la strategia
comunicativa di Isis, che per realizzare i suoi attentati non si serve soltanto di terroristi
interni all’organizzazione come faceva al-Qaida, ma riesce a radicalizzare in giro per il
mondo i cosiddetti “cani sciolti”, giovani sbandati che trovano l’unica ragione di vita nella
jihad islamica, guerra santa contro gli infedeli.
L’ISIS considera di fondamentale importanza l'utilizzo dei mezzi di comunicazione
identificati nei social network e nelle potenzialità della rete che gli consentono di diffondere
una propaganda di tipo digitale.
In effetti, il web viene utilizzato per fornire tutte quelle informazioni riguardanti:
le modalità con cui unirsi allo stato islamico; le modalità con cui costruire le bombe; la
guida per tutte quelle donne che vogliono diventare combattenti dello Stato islamico;
le regole che un buon jihadista deve seguire se vuole unirsi al suddetto movimento
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terroristico .
3 Cfr. AA.VV., Lo stato islamico, op. cit. 6
L’importanza di questi mezzi di comunicazione porta tutti i soldati, i simpatizzanti dell'ISIS
e coloro che sono stati reclutati per la propaganda ad aprire un profilo su Twitter, Facebook
e Youtube.
Il modo di comunicare dell'ISIS può essere definito a nido d'ape poiché si concretizza in
numerose strutture strettamente collegate le une alle altre e miranti ad assicurare continuità
grazie ai combattenti che si occupano di questa divulgazione.
Grazie a questa struttura l'utente dell'ISIS può postare video, immagini e file audio.
A parte l'utilizzo di siti web ufficiali dell'organizzazione, di agenzie di stampa, di canali
come YouTube, di blog jihadisti e di social network, la comunicazione dell'ISIS prevede
anche la divulgazione degli eBook.
L'ISIS, inoltre, è riuscita a ritagliarsi un proprio spazio anche all'interno della televisione
mediante il controllo di vari canali dove vengono trasmessi quotidianamente telegiornali
incentrati sullo Stato islamic