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L'ESERCIZIO NELLA PRASSI TERAPEUTICA
Esercizio terapeutico -> esecuzione sistematica e pianificata di movimenti corporei, posture e attività fisiche.
- Specifico/generale;
- Analitico/globale;
- Attivo/passivo;
- Curativo/preventivo;
- Diretto/indiretto;
- Semplice/complesso.
Gli esercizi possono essere definiti in base all'obiettivo di cura. L'esercizio terapeutico fornisce al paziente i mezzi per:
- Riparare o prevenire i danni;
- Migliorare, ripristinare o favorire una funzione;
- Prevenire o ridurre i fattori di rischio;
- Ottimizzare lo stato di salute generale;
- Promuovere il benessere e la forma fisica.
Elementi determinanti dell'esercizio terapeutico:
- La patologia (segni/sintomi)?!?!?
- Gli elementi patogeni?!?!?
- La funzione?!?!?
- Il metodo?!?!?
- Il protocollo?!?!?
Perché alla scelta dobbiamo cogliere gli elementi determinanti: quando un esercizio è efficace? Se è tarato sulla patologia, se è tarato sugli elementi patogici, se rispetta il protocollo? Cosa dà rilevanza e significato e senso di appropriatezza? Nessuno e tutti gli elementi che abbiamo elencato.
Quando dobbiamo decidere che esercizio fare la scelta dell'esercizio deriva in linea diretta non dalla patologia, non dai segni e dai sintomi ma da:
IPOTESI -> OBIETTIVO -> ESERCIZIO
L'ipotesi si basa sui fattori causali, sulle indicazioni, controindicazioni, prognosi. Quando arrivo a determinare le ipotesi posso determinare l'obiettivo. L'obiettivo specifico rientra in quelli generali.
Esiste una relazione diretta, l'esercizio nasce da un obiettivo specifico che deriva da un'ipotesi formulata durante la valutazione del paziente, prescindere da quello che c'è scritto come diagnosi.
Gli elementi d'importanza sono:
- Evidenza; dopo aver determinato il problema, come faccio a vedere se l'esercizio è efficace? -> con la piramide dell'evidenza;
- Coerenza: coerenza con l'obiettivo e l'ipotesi;
- Modularità: possibilità di modulare l'intensità dell'esercizio, cioè il fatto di poterlo fare con diverso impatto sul paziente lo rende più propriocettivo;
- Fattibilità: nella pratica quotidiana è il primo elemento.
Alcune categorie di esercizio:
TECNICHE RANGE OF MOTION ->
Movimento condotto lungo il campo di movimento di una o più articolazioni in condizioni di variabilità rispetto ai parametri di forza, ampiezza e velocità. Viene utilizzato per la valutazione e il trattamento riabilitativo. Sono: PROM (passivi), A-AROM (attivo-assistito) e AROM (attivo).
PROM
- Indicazioni -> Se paziente non può muovere autonomamente una determinata articolazione o non è in grado di produrre il movimento fisiologico in una determinata articolazione.
- Efficacia:
- Contrastare le complicanze dell'immobilizzazione;
- "Guidare" i processi riparativi -> la sollecitazione di un tessuto dando strain fisiologico favorisce allineamento fibre nella direzione in cui tessuto è chiamato a dare una determinata resistenza;
- Preparare il tessuto muscolare all'applicazione di altre tecniche -> il movimento comporta [] elasticità tessuto o [] viscosità -> condizione transitoria;
- Mantenere, quando possibile, un'esperienza consapevole di movimento corretto e funzionale.
-AROM
- Indicazioni -> Qualora l'attivazione muscolare agente su una articolazione non comprometta l'evoluzione favorevole di una condizione clinica patologica.
- Possibile efficacia: – Mantenere/facilitare recupero caratteristiche reologiche, fisiologiche e funzionali dei tessuti; – Mantenere/facilitare il recupero del “controllo motorio”; – Effettuare un programma di condizionamento aerobico.
Principi per l’applicazione delle tecniche ROM: – Determinare il livello di partecipazione del paziente all’attività da effettuare; – Determinare la quantità del movimento che può sopportare in sicurezza; – Individuare se ricercare angoli di funzionali; – Documentare e comunicare l’andamento clinico; – Rivalutare.
Nella mobilizzazione passiva è importante una presa confortevole e adeguata, un ritmo uniforme (non troppo veloce né troppo lento) e che si senza dolore nel massimo arco (nella mobilizzazione passiva forzata invece dobbiamo ricercare dolore per entrare nella zona plastica). Importante → principi per l’applicazione: Preparare il paziente ed Esecuzione tecnica
- Tecniche di Stretching
- Tecniche “Muscolari”
- Tecniche Aerobiche.
IL TESSUTO MUSCOLARE - TECNICHE DI STRETCHING
Una delle prerogative del tessuto muscolare e dei tessuti in generale è quello di essere flessibili o sufficientemente elastici in modo tale da consentire il movimento articolare con uno sviluppo di forza e di tensione fisiologico. Quando si verifica un insufficiente sviluppo di forza si crea qualche problema anche dal punto di vista dell’articolarità. Questa proprietà di flessibilità dei tessuti viene compromessa dall’immobilizzazione, dalla sedentarietà, posture scorrette prolungate, squilibri muscolari e traumi. STRETCHING = qualunque manovra terapeutica anche autolindotta mirata ad aumentare l’estensibilità e l’elasticità del tessuti molli e quindi di conseguenza l’aumento del ROM. Gli effetti dell’elasticità dei tessuti non sono però solo l’aumento del ROM ma anche una maggior resistenza a sopportare maggior stress, quando si viene sollecitati da stimoli esterni, significa anche minor fatica per i muscoli antagonisti, maggiore adattabilità del controllo motorio. Normalmente lo stretching lo utilizziamo e lo verifichiamo con l’articolarità.
Indicazioni:
- ROM limitato dalla tensione dei tessuti molli;
- Mantenimento dell’elasticità dei tessuti come misura preventiva;
- Percezione dell’attività fisica.
Controindicazioni
- – Quando si ha in atto/difendero movimento (es. ostruzione, calco osseo in esito di frattura);
- – Produce dolore: lo stretching deve dare solo quell’iniziale sensazione di tensione; tutto ciò che va oltre è controproducente;
- – Esistono segni di trauma tessutale (una cosa è una sensazione, un’altra un segno);
- – I tessuti da allungare proteggono da ipermobilità. A volte una rigidità protegge da una condizione di instabilità;
- – I tessuti accorciati sono un utile compenso funzionale.
Quando ciò è dolore riferito non al tessuto muscolare ma all’articolazione o c’è una condizione infiammatoria non si fa stretching perché la compressione prolungata tende ad aumentare la condizione infiammatoria.
Attenzioni!!! - Regole di cautela
- – Non forzare oltre i ROM fisiologici;
- – Attenzione a condizioni particolari (età avanzata, instabilità prolungata, uso di steroidi, esiti di frattura, mm deboli...);
- – Attenzione alla comparsa di dolore (anche per il giorno seguente).
Elementi essenziali
– Allineamento → posizionare il paziente in modo tale da allungare quello che vogliamo allungare; – Stabilizzazione → si stabilizza il segmento in cui c’è l’origine e si mobilizza quello in cui c’è l’inserzione; – Intensità a basso carico più efficace, meno rischiosa e meno dolorosa), durata (singolo stramento o di ciclo di stramenti. Il numero di ripetizioni e la durata in termina sono inversamente proporzionali), velocità (velocità bassa migliora efficienza evita il riflesso da stiramento e da più sicurezza; inoltre la rigidità di un tessuto è velocità-dipendente), frequenza (numero di sedute al giorno, alla settimana, molto variabile; Di norma si parla di 25 volte/settimana). – Modalità di stiramento → Chi o cosa fornisce il stiramento → peso del paziente stesso, attivazione dei muscoli antagonisti rispetto al movimento su cui dobbiamo lavorare, oppure sedersi su un soggetto esterno.
TENSITÀ! DURATA FREQUENZA MODALITÀ sono parametri fortemente interrelati e la “ricetta” sull’efficacia e sulla perseveranza dai miglioramenti è ancora lontana (Kisner, pag 100, tav 4.5).
Principi per l’applicazione – Valutare l’appropriatezza;