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GLI ESORDI DEL PRINCIPATO E L’ASCESA DI AUGUSTO
Il periodo classico del Principato, che si estende dal I secolo a.C. (27 a.C.) al III secolo d.C. (285
d.C., con l’ascesa di Diocleziano), rappresenta una fase cruciale nella storia di Roma.
L’instaurazione della nuova Respublica da parte di Ottaviano Augusto segnò l’inizio di un’era
caratterizzata dalla universalità: l'Impero si aprì a tutti i popoli sotto il suo dominio. L’affermazione
del Principato dopo l’avvento di Ottaviano fu il risultato della convinzione, da parte delle istituzioni
repubblicane, della necessità di un princeps che garantisse l'ordine interno e la pax romana nelle
province.
Per alcuni autori, il potere detenuto da Ottaviano rappresentava una grave violazione
dell'ordinamento repubblicano, che prevedeva un massimo di due consoli annuali. Altri, invece, lo
consideravano come l’instaurazione di una nuova magistratura. Nelle sue <<Res Gestae>>,
Ottaviano dichiarò di ritenere esaurito il potere triumvirale nel 33 a.C., sostenendo che, dopo la
conclusione delle guerre civili, aveva ottenuto il potere tramite il “consenso generale” e ricevendo
una sorta di tribunicia potestas perpetua. Questo rappresentava un fatto extra-costituzionale.
Dal 31 a.C., Ottaviano ottenne dal Senato il rinnovo annuale del potere consolare, che gli conferì la
direzione legale della vita politica di Roma, simile a quello tradizionalmente attribuito ai consoli.
Tuttavia, i poteri di Augusto sulle province, legati all’imperium di nuova creazione, erano estranei
alla tradizione e si basavano sul comando supremo dell’esercito.
Nel 23 a.C., Augusto concentrò nelle sue mani tutti i poteri tramite vie costituzionali, ottenendo:
dalla concilia plebis, la tribunicia potestas a vita;
dai comitia centuriata, l’imperium proconsulare maius.
La tribunicia potestas gli conferì: • la qualità di sacrosantus; • l’intercessio contro tutti gli atti dei
magistrati e del Senato; • lo ius agendi cum plebe, ossia il diritto di convocare il Senato e agire con
la plebe.
L’imperium proconsulare maius, esteso su tutto l’Impero (imperium infinitum), gli conferì il
comando supremo militare e il potere su tutte le province, sia imperiali che senatorie. Mazzarino
riconosceva nell’imperium proconsulare maius et infinitum la base militare del potere di Augusto
nelle province, mentre nella tribunicia potestas individuava la base costituzionale.
Ad Augusto furono conferiti anche: • la cura legum et morum, il potere di controllo sulla
legislazione e sui costumi; • la carica di pontefice massimo; • il diritto di commendatio, ovvero il
potere di raccomandare candidati alle magistrature.
Il 23 a.C. rappresenta, dunque, la vera data di inizio del Principato, incentrato sul potere personale
assoluto.
Titoli e Onori
Augusto ricevette diversi titoli distintivi:
Imperator: assunto come prenome, questo titolo, inizialmente riservato al generale
vittorioso, in questa fase indicava un potere esclusivo e illimitato.
Princeps: designava il leader del Senato.
Augustus: un titolo onorifico che sottolineava l’impegno di Ottaviano nella crescita dello
Stato.
Obiettivi di Ottaviano
L’obiettivo principale di Augusto, similmente a Giulio Cesare, era riformare la costituzione
repubblicana per adattarla alla nuova realtà. Cesare, più innovatore, sembrava orientato verso una
monarchia assolutistica di tipo orientale. Augusto, al contrario, si avvicinava a Silla, con l’intento di
restaurare la Repubblica, creando un ordinamento giuridico che conciliava le tradizioni
repubblicane con la figura di un princeps dotato di poteri monarchici. Il princeps non doveva essere
visto come un sovrano costituzionalmente investito, ma piuttosto come il primo cittadino di una
città libera e democratica, che, grazie al suo prestigio etico e politico (auctoritas) e al sostegno dei
suoi funzionari, affiancava il governo repubblicano per garantire la pace.
Situazione Politica, Economica e Sociale nei Primi Secoli del Principato
Nei primi due secoli dell’età imperiale del Principato di Augusto, fino circa ad Antonino Pio (161
d.C.), prevaleva una relativa pace. Politicamente, si alternarono forme illuminate di autocrazia e
soluzioni dispotiche, benché il potere non derivasse più dalle istituzioni e dal popolo (Senatus
populusque romanus), ma dal consenso dei cittadini e delle legioni.
Economicamente, l’attività commerciale, industriale e artigianale crebbe grazie all’apertura e
all’urbanizzazione delle province. Tuttavia, la principale fonte di ricchezza rimase la produzione
agricola, che prosperò anche in aree precedentemente arretrate grazie all’introduzione di metodi più
redditizi e alla disponibilità di forza lavoro servile.
Socialmente, la società continuava a dividersi in due classi principali: l’élite dirigente, che occupava
le posizioni più elevate nell’amministrazione dell’Impero (ordine equestre e senatorio), e la classe
inferiore, composta da liberi, liberti e schiavi, definiti proletari. Il ceto medio, costituito da
funzionari imperiali, ufficiali e impiegati, trasse particolare vantaggio dal nuovo assetto
costituzionale. Gli impieghi pubblici al servizio dell’imperatore aumentarono, e gran parte dei
cittadini dipendeva dallo Stato.
Questo ceto medio di burocrati, dotato di una certa cultura ma con risorse finanziarie modeste,
divenne il vero nucleo sociale del Principato. Le differenze sociali riflettevano anche
sull’ordinamento giuridico, con le persone di status elevato (honestiores) trattate con maggiore
riguardo e pene meno gravi rispetto a quelle di condizione inferiore (humiliores).
I Residui dell’Ordinamento Repubblicano
I Comizi
Le assemblee popolari, i comizi, furono i primi organi repubblicani a decadere, per due motivi
principali:
1. Inadeguatezza Funzionale: I comizi, sotto il controllo sempre più assiduo del principe,
dimostrarono di essere inadeguati a svolgere alcune delle funzioni vitali per la governance.
2. Distanza Fisica dei Cittadini: Già nella tarda Repubblica, i comizi non rappresentavano più
il popolo romano in senso stretto, poiché molti cittadini aventi diritto di voto vivevano
lontano da Roma, rendendo difficile la loro partecipazione.
La funzione legislativa dei comizi cessò completamente. Per quanto riguarda l’elezione dei
magistrati, Augusto tentò una riforma che non portò a risultati significativi. Al contrario, la riforma
di Tiberio ebbe successo e stabilì che ai comizi fosse presentata una lista di magistrati proposti dal
principe e dal Senato, con i comizi limitati alla semplice approvazione.
Il Senato
Il Senato fu l'organo che meglio resistette al cambiamento costituzionale introdotto dal Principato.
Le modifiche alla sua composizione furono:
Riduzione del Numero: Il numero dei senatori fu ridotto a 600, come ai tempi di Silla.
Requisiti di Ammissione: Il requisito per entrare nel Senato rimase il servizio in una
magistratura, a partire dalla questura o dall’edilità, con un’età minima di 25 anni.
Luogo e Frequenza delle Riunioni: Le riunioni si svolgevano nella curia Iulia, e le
convocazioni erano fissate alle calende o alle idi di ogni mese, secondo la “Lex Iulia de
senato abendo” del 9 d.C. Il principe aveva il privilegio di convocare il Senato in qualsiasi
momento.
Le competenze del Senato includevano:
Amministrazione delle Province Senatorie e dell’Erarium Saturni: Gestione delle
province e delle entrate tributarie.
Nomina dei Magistrati e Senatusconsulta: Designazione dei magistrati e emanazione di
senatusconsulta, che avevano efficacia normativa ma venivano prevalentemente gestiti dal
consilium principis, con il Senato che si limitava a ratificare.
Giurisdizione Penale Limitata: Il Senato esercitava una giurisdizione penale limitata,
riguardante senatori e persone di rango senatorio.
Gestione dell’Erario Militare: L'erario militare, creato da Augusto per distribuire i
“praemia militaria” ai veterani, era gestito dai tre praefecti aerarii militaris in carica per tre
anni.
Coniazione della Moneta: Il Senato conservò il diritto di coniare la moneta enea per le
piccole transazioni quotidiane.
Gestione delle Province Senatorie: Il Senato amministrava le province più antiche
(senatorie), i cui proventi andavano all’Erarium Saturni, mentre i tributi restanti facevano
capo al Fiscus Caesaris. Successivamente, entrambi gli enti furono fusi e posti sotto il diretto
controllo del principe.
Nel tempo, il Senato perse gradualmente la capacità di esercitare una funzione politica autonoma,
diventando dapprima un consigliere e poi un portavoce del principe, fino a diventare il luogo di
pubblicazione degli editti imperiali.
Le Magistrature
Le magistrature subirono un significativo depotenziamento durante il Principato di Augusto:
Il Consolato: I consoli mantennero il potere di convocare e presiedere il Senato e le
Assemblee Popolari, e l’imperium domi, ma questi poteri furono sostanzialmente ridotti a
causa dell’attribuzione di poteri simili al principe, esercitati direttamente attraverso i propri
funzionari. Fu ripristinata la durata annuale dell’ufficio con la nomina dei consoli in carica.
La Pretura: Nonostante le funzioni tecniche dei pretori, che contribuirono a mantenere la
loro rilevanza costituzionale, il numero dei pretori aumentò per rispondere a nuove esigenze
e ragioni contingenti. Durante l'epoca dei Severi, fu istituito il praetor de liberalibus causis,
competente sui processi di libertà.
La Censura: Augusto ripristinò la censura nel 22 a.C. per esigenze concrete, ma la sua
rilevanza autonoma cessò quando Domiziano si dichiarò censore perpetuo.
Il Tribunato della Plebe: Conservò i propri poteri, inclusi l’intercessio (non esercitabile nei
confronti del principe), il ius auxilii, il potere di coercizione, la convocazione e direzione
delle adunanze della plebe, il potere di convocare il Senato e l’inviolabilità.
L’Edilità: Le competenze degli edili furono notevolmente ridotte, con i servizi dell’annona
e della prevenzione degli incendi affidati a funzionari imperiali, e la cura dei giochi pubblici
passò alla Pretura.
La Questura: Il numero dei questori fu ridotto da 40 a 20 e fu loro sottratta
l’amministrazione dell’erario, affidata a due pretori. Anche il numero dei magistrati minori
(vigintisexviri) fu ridotto.
Queste modifiche evidenziano la trasformazione profonda che l'ordinamento repubblicano subì
sotto il Principato, con un progressivo svuotamento dei poteri tradizionali e un consolidamento del
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