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Il processo degli iudicia populi secondo Livio
Come si svolge il processo degli iudicia populi, che ci descrive Livio in modo sparso nell'ab urbe condita: in fin dei conti, sono solo una decina i processi comiziali e questo ci deve far riflettere sul fatto che accanto agli iudicia populi esistevano probabilmente altri tipi di processi penali, che chiamiamo processi penali con il nome di quaestiones ex senato consulto, il verbo quaerere significa principalmente indagare, sono quaestiones ex senato consulto, ovvero tutti i processi senza provocatio ad popolum, quindi i processi con questa garanzia costituzionale così forte sono veramente pochissimi.
All'inizio c'è l'anquisitio, poi la diei dictio e poi si svolge una comptio informale, che non è una convocazione privata, perché il magistrato amministra la giustizia pubblicamente quindi è una comptio informale ma di fatto può partecipare chiunque voglia. Il magistrato rende noto all'indagato
l'indagato potrà presentare le sue ultime argomentazioni e prove a discarico. Al termine di questa terza compito informale, il magistrato deciderà se procedere con l'apertura di un processo formale o se archiviare il caso.Il magistrato si sarà fatto una sua opinione. Quindi, se si convince che l'indagato è innocente, finisce lì. Se invece ritiene che ci siano gli elementi per la condanna, se questo presenta i tre requisiti necessari, ovvero essere cittadino romano, rischiare la pena capitale e trovare un tribuno della plebe disposto ad afferre auxilium, quindi portare aiuto, usa l'intercessio per paralizzare l'esecuzione della pena.
Successivamente, si entra nella seconda fase, nella quale, dopo ventiquattro giorni, e quindi tre mercati, nel campo Marzio, fuori dal pomerium, si celebra il processo comiziale, in cui l'assemblea centuriata svolge il ruolo di giudicante. Il magistrato, munito di imperium, rivolge le ragioni della propria proposta di condanna a morte e il popolo decide. L'assemblea centuriata vota per centurie e quando si raggiunge la maggioranza si ha la decisione definitiva.
Ci sono varie teorie riguardo alla provocatio ad populum, oltre a quella appellatoria di Mommsen.
le altre contrastano questa e delineano uno scenario leggermente diverso. La provocatio ad populum serve a regolare anche quei poteri che nascono rivoluzionari dei tribuni della plebe ma che dopo le leggi del 449 saranno costituzionalmente definiti. La teoria di Mommsen risentendo del contesto germanico dell'ottocento ma, soprattutto, delle teorie hegeliane, formula un'ipotesi di questo tipo, per l'archeologo, l'anquisitio, questa ricerca preliminare di quelle che poi sono le prove che portano all'eventuale formulazione della condanna per l'imputato, è un vero e proprio processo penale di prima istanza, secondo Mommsen, il magistrato che celebra le tre udienze, le tre comptiones informali, e che una volta esaurita la, cosiddetta, istruttoria, formula una proposta di condanna, è come se fosse una sentenza di primo grado; ecco perché si dice che la teoria sulla provocatio ad populum sia di tipo appellatorio, perché, per Mommsen, il.giudizio del popolo, riunito nel comizio centuriato, che si esprime sull'eventuale condanna, con la maggioranza delle centurie, si tratta di un diritto di appello di un cittadino ai propri concittadini, contro un atto di iudicatio del magistrato. Il console aveva poteri giurisdizionali, perché conduce il processo penale, ma aveva anche i poteri di coercitio. La iudicatio spetta al magistrato, il popolo tutto sommato non è che ha il potere di passare e annullare la sentenza, si esprime soltanto sulla colpevolezza o meno dell'imputato. La teoria di Mommsen ha resistito per un po' di tempo, fino a che tra gli anni '30 e '60 del novecento sono state formulate altre tre teorie, chiamate di reazione, a quella di Theodor Mommsen: 1) La teoria di Alfred Heuß, pubblicata su una rivista tedesca, critica la teoria di Mommsen, in quanto sostiene che la provocatio ad populum non sia esperibile nei confronti degli atti giurisdizionali del magistrato, non haNiente a che vedere con la iudicatio e con il potere giurisdizionale che i consoli hanno tra i propri poteri. Quindi la provocatio ad populum si spiega, per Heuß, in una garanzia del cittadino romano contro gli atti di coercizione del magistrato, contro atti coercitivi ingiusti. L'imperium dei consoli, dei sommi magistrati, è composto da varie prerogative, perché Heuß diceva, che l'imperium del console può portare a una proposta e, quindi, a una sentenza di condanna ma anche a porre in essere degli atti di coercitio nei confronti di un determinato cittadino e la provocatio ad populum nasce contro questi atti coercitivi perché l'atto di coercizione bisogna che incontri un limite, in quanto non è la natura del potere consolare, forse la natura fisiologica del potere consolare è quella giurisdizionale, cioè ciò che il console conduce all'interno dello iudicia populi.
2) La teoria di Blaziken che, negli
anni '40, condivide la teoria di Heuß, sostiene che la forma dicoercitio più incisiva nell'ordine costituzionale sia quella dei plebei, perchè prima che questi venissero considerati magistratura costituzionalmente definita, nascendo come magistratura rivoluzionaria, con un'attività processuale più di fatto che di diritto perché il tribuno della plebe si imponeva attraverso con le leges sacratae anche nei confronti dei magistrati patrizi. Prima che si costituisse la magistratura plebea, Blaziken dice, che i patrizi prima temevano molto questo potere di coercizione rivoluzionario della plebe e, quindi, tutto sommato, quando viene istituita la provocatio ad popolum viene istituita per frenare questi poteri coercitivi che potevano anche essere, altrimenti, limitati. Infatti, Bleiken non crede tanto alla legge del 509 in materia della provocatio ad popolum ed ha dei dubbi al riguardo, per lui vera sarà quella del 449 dove, effettivamente,
vengono rispettati i limiti dei poteri coercitivi.- La teoria di Kunkel puntualizza, invece, che, i processi comiziali, di per sé, non sfociavano, se erano reati comuni, nella provocatio ad popolum. La provocatio ad popolum serviva contro gli atti di natura politica, contro gli abusi che i magistrati potevano compiere, ma abusi di un potere coercitivo contro i nemici politici e, quindi, la provocatio si innestava su quei crimini di natura politica e non di natura comune. Quindi, di fronte, alla condanna a morte in via coercitiva di un cittadino romano si poteva innestare la provocatio ad popolum.
- L'ultima legge in materia di provocatio ad popolum, è sempre una legge valeria del 300, la terza edizione di questa legge, che, Livio ci tramanda, come posta in un momento storico in cui cessa il conflitto patrizio-plebeo, perché ormai i plebei hanno raggiunto tutte le loro cariche e trovandosi in un piano di equiparazione sociale, giuridica, economica pressoché.
Identica ai patrizi, di provocatio ad populum non sene parla più. I processi di provocatio erano rari perché poi bisognava nell'ultima comptio convocare tutte ecentonovantatre centurie e l'avvocazione doveva avvenire entro il tramonto altrimenti l'imputato andava assolto ed ecco perché Livio dice che accanto al processo comiziale, sorgono già nel quinto e quarto secolo a.C. altre procedure penali che si affiancano agli iudicia populi. Questa legge del 300, essendo l'ultima legge in materia di provocatio ha destato l'idea che sia sì una garanzia del cittadino romano ma anche il fatto che siano così pochi i processi comiziali che sfociano nella provocatio, secondo il professor Venturini, non è soltanto da attribuire al fatto che fosse farginosa come procedura: la provocatio ad populum probabilmente era un rimedio di natura politica che aveva avuto il suo modus operandi fino a che c'era il contrasto patrizio-plebeo.
ma quando i tribuni della plebe diventano magistrati del cursus honorum, quindi, diventano magistrati repubblicani, cessa anche l'utilità della provocatio ad populum. La legge del 300 è anch'essa una legge valeria e il fatto che siano tutte leggi valerie desta il sospetto che siano state leggi ad hoc costruite in momenti importanti della repubblica. In ogni caso, anche la legge del 300, dice Livio, era caratterizzata da una previsione più scrupolosa rispetto alle altre precedenti leggi, nel senso che "non si poteva -dice Livio- colpire con le verghe o uccidere con la scure che avesse opposto la provocatio" e colpiva il magistrato che si opponeva all'eventualità di esperire la provocatio "come iniquo è il suo operato", improbe factum; è un fatto socialmente riprovevole, iniquo l'operato di un console che non permette il suo esercizio. Quindi è l'unica delle tre leggi che in un certo senso fa.Quantomeno unavalutazione negativa dell'operato del magistrato. Nel 198, la provocatio ad populum si estende anche all'ambiente militare ma, qui, Mommsen la vede più come un'eccezione di incompetenza che il militare venga posto a morte senza la possibilità della provocatio: il militare che intende esercitare ferma tutto, sireca a Roma e la richiede davanti al comizio centuriato. Il militare può sollevare un'eccezione di incompetenza del comandante che non fa dare seguito alla provocatio, Cicerone si riferisce a queste come leges porciae, queste che permettono la provocatio in ambito militare. Il professor Venturini scrive in un suo testo: "la parificazione patrizia-plebea aveva trasformato la fisionomia stessa del tribunato, rendendola una carica non più esercitata da esponenti della plebe in funzione della plebe anti-senatoria e anti-magistratuale ma ormai ambita, nel 300, da giovani plebei desiderosi di intraprendere il"
cursushonorum e quindi destinati a uniformarsi alla volontà del senato sia in ambito legislativo sia in ogni altra branca del loro operare.. Ciò significa che quando diventano magistrati del cursus honorum ci pensano bene a chiedere la convocazione dei comizi di un magistrato patrizio e, quin