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Mario, fuggirono. Ristabilito il potere del Senato e degli ottimati, Silla partì per l'Oriente, dove
rimase per quattro anni (87-84 a.C.), ottenendo vittorie decisive contro Mitridate.
Nel 87 a.C., mentre Silla era in viaggio verso l’Asia Minore, le forze democratiche legate a Mario si
riappropriarono del potere a Roma. Vennero eletti consoli Gneo Ottavio, sostenitore di Silla, e
Cornelio Cinna, avversario di Ottavio e fautore della politica di Sulpicio Rufo. Ottavio, favorevole
alla causa senatoria, espulse Cinna, che si alleò con Mario e arruolò i Sanniti. Cinna e Mario
sconfissero Ottavio e i sostenitori di Silla, e Cinna fu rieletto console insieme a Mario.
Mario morì nell'86 a.C., poco dopo la sua settima elezione al consolato. Lucio Valerio Flacco fu
eletto console suffetto e inviato in Grecia per sottrarre il comando a Silla nella guerra contro
Mitridate. Tuttavia, questa azione risultò infruttuosa, poiché Silla tornava a Roma come trionfatore.
Dopo aver concluso un compromesso con Mitridate, che lasciava al re la Grecia e i suoi domini
prebellici in cambio di una sostanziosa indennità, Silla sbarcò a Brindisi. Con le legioni guidate da
Pompeo, marciò su Roma e occupò la città nell'82 a.C., mantenendo il suo imperium militiae.
La dittatura di Silla
Nel 82 a.C., Valerio Flacco, in qualità di interrex, fece approvare la Lex Valeria de Sulla
Dictatore, che nominava Silla dittatore a tempo indeterminato, con poteri legislativi e come
magister equitum. Questa magistratura straordinaria conferiva a Silla poteri eccezionali, mai
concessi a nessun dittatore precedente, tra cui:
Imperium domi militiaeque: potere sia civile che militare.
Potere costituente: facoltà di riformare le istituzioni.
Potere religioso: autorità in questioni religiose.
Potere di legittimità retroattiva: riconoscimento delle leggi emanate precedentemente
come proconsole.
Le liste di proscrizione
Silla emanò le liste di proscrizione, con lunghe liste di nomi di coloro che dovevano essere privati
della protezione legale e condannati all’esilio. Taglie erano offerte sui proscritti, e chiunque li
aiutasse era punito. Questo sistema instaurò un periodo di terrore, eliminando in massa i capi e i
seguaci della fazione popolare.
La riforma sillana
Concessa la cittadinanza agli Italici e integrati i nuovi cittadini nelle 35 tribù romane, Roma cessò
di essere una città-stato. Silla dovette adattare le antiche istituzioni alle esigenze di uno stato
nazionale. Tentò di ricostruire una repubblica oligarchica sotto l'egida del Senato, che includeva
tanto la nobilitas quanto il ceto equestre. Le riforme principali includevano:
Ampliamento del Senato: inclusione di nuovi membri, provenienti dal ceto equestre e dai
nuovi cittadini. Il numero dei senatori fu fissato a seicento, comprensivo dei questori. Al
Senato furono restituiti i poteri antichi, inclusa la funzione giudiziaria, precedentemente
trasferita ai cavalieri.
Limitazioni ai tribuni: riduzione del loro potere di intercessio e di legiferare, con il
controllo preventivo del Senato sulle proposte. I tribuni non potevano più accedere a
magistrature curuli, relegandoli a una carica secondaria.
Aumento degli altri magistrati curuli: adeguamento al governo e all'amministrazione della
giustizia.
Abolizione dei pubblicani: trasferimento delle loro competenze ai governatori, indebolendo
così la classe equestre.
Significativa fu la nuova distinzione tra imperium domi e imperium militiae: i consoli
esercitavano solo l'imperium domi, governando la città, mentre la conduzione della guerra fu
affidata ai proconsoli, dotati dell'imperium militiae. Questo ridusse il potere dei consoli.