vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
C D G
OMPARSA E IFFUSIONE DELLE IMNOSPERME
Le prime gimnosperme compaiono nel carbonifero (da 345 a 280 milioni d’anni fa) ma è nel
mesozoico e soprattutto nel giurassico (204-130 milioni d’anni fa) che raggiungono la massima
diffusione con una notevole varietà di specie già simili a quelle attuali.
Tuttavia a partire dal cretaceo (130-65 milioni d’anni fa) inizia il declino di queste piante che
cedono il predominio alle più evolute angiosperme.
Oggi le gimnosperme sono rappresentate da meno di 800 specie: un numero davvero piccolo
rispetto alle angiosperme presenti con più di 260.000 specie! Tuttavia le gimnosperme conservano
ugualmente un’enorme importanza economico-forestale grazie al loro gruppo più diffuso: le
conifere, diffuse in entrambi gli emisferi, soprattutto alle latitudini temperate e fredde o a quota
elevata.
L’esempio più tipico è quello della taiga in Russia, Siberia e a cavallo tra Canada e Stati Uniti: è
una grandissima foresta dominata dall’abete rosso e che da sola costituisce circa 1/3 dell’intera
area mondiale a foresta. Anche nei monti europei e nelle nostre Alpi oltre una certa quota i boschi
sono essenzialmente di conifere ancora una volta soprattutto di abete rosso che quindi di fatto è
l’albero più diffuso al mondo.
Nelle nostre Alpi le quote più alte sono invece raggiunte dal Pino Cembro, dal Larice e dal Ginepro.
CARATTERI GENERALI DELLE GIMNOSPERME
In modo riassuntivo e schematico:
piante legnose con aspetto di alberi o di cespugli =>non esistono gimnosperme erbacee ed è
• sempre presente la crescita diametrica e di conseguenza la struttura secondaria.
il tessuto conduttore presenta caratteri di primitività
• manca il tessuto meccanico o di sostegno anche se spesso le gimnosperme sono molto grandi
• (sequoie)
Quindi nel complesso la capacità delle gimnosperme di portare acqua dalle radici alle foglie è
modesta. Ne deriva tutta una serie di adattamenti morfologici di tipo xeromorfico, ovvero una
morfologia adatta al clima secco e tesa al risparmio idrico.
Di solito infatti queste piante hanno:
- foglie coriacee a forma d’ago (o di squametta) per ridurre la superficie attraverso la quale si
perde acqua per traspirazione.
- stomi poco numerosi e infossati.
- spessi rivestimenti cerosi, a volte così spessi da mascherare il colore verde della foglia
con una tinta azzurrastra (colore glauco).
L’impollinazione è quasi sempre anemofila, cioè il polline è affidato al vento. Per diminuire il peso
specifico ed essere così più facilmente trasportabile, il granulo pollinico in molte specie è dotato di
due espansioni dette sacche aeree.
Anche i semi, frequentemente alati, sono affidati al vento, abbiamo quindi una disseminazione
anemocora. Nel caso invece di specie con semi pesanti come il Pino cembro e il Pino da pinoli, la
disseminazione è zoocora, quindi affidata ad animali.
Le gimnosperme sono spesso sempreverdi, cioè perdono le foglie con gradualità nel corso
dell’anno e le foglie stesse durano più di una stagione vegetativa, di conseguenza l’albero
mantiene nel corso dell’anno un aspetto quasi invariato. Costituiscono eccezione il Larice e il
Cipresso calvo.
È frequente la presenza di canali resiniferi con secrezione di resina, di solito in conseguenza di
ferite o attacchi parassitari. Infatti la resina chiude provvisoriamente le ferite e limita il proliferare di
funghi e di batteri grazie alle sue proprietà antisettiche. In seguito il cambio con la produzione di
nuove cellule chiuderà definitivamente l’apertura provocata dalla ferita stessa.
I fiori sono sempre unisessuali e quasi sempre riuniti in infiorescenze unisessuali chiamate coni
(o strobili) maschili e femminili; questi ultimi a maturità in genere sono chiamati pigne.
Le gimnosperme sono in genere monoiche, quindi con fiori unisessuali ma sia i maschili che i
femminili sono portati dalla stessa pianta.
In natura non sono capaci di riprodursi vegetativamente, con limitate eccezioni nel caso di qualche
specie esotica. Con qualche gimnosperma (ad esempio il cipresso) è invece possibile ottenere
delle talee.
Il legno delle gimnosperme è omoxilo, cioè “omogeneo” in quanto fatto interamente da tracheidi,
anche se distinte in tracheidi normali e fibrotracheidi; mancano le trachee e le fibre e anche il
parenchima è scarso.
Generalmente costituite da un fusto principale sempre chiaramente individuabile e che si sviluppa
maggiormente rispetto ai fusti laterali (o rami). Per confronto nelle angiosperme invece, da una
certa altezza in poi, non è più evidente il fusto principale ma c’è una serie di biforcazioni con rami
sempre più sottili.
Fanno eccezione i Ginepri che hanno un aspetto cespuglioso e il Tasso che ha più fusti quasi
ugualmente sviluppati e che si mantengono più o meno vicini e paralleli tra loro.
• Infiorescenze Maschili
Sono dette coni (o strobili) maschili. In genere sono abbastanza piccoli e si
trovano più facilmente sui rami bassi per diminuire le probabilità di
autofecondazione con i coni femminili della stessa pianta, solitamente posti nella
parte alta. La posizione elevata dei fiori femminili favorisce anche la
disseminazione che in tante gimnosperme è affidata al vento che trasporta i semi
alati che esse producono.
I coni maschili sono composti da una serie di squame con sacche pollinifere
disposte a spirale intorno a un asse centrale detto rachide. Siccome il polline
viene affidato al vento (impollinazione anemofila), è necessario che le
gimnosperme producano una grande quantità di polline per avere la sicurezza
che almeno qualche granulo pollinico arrivi a destinazione, ovvero sugli ovuli
contenuti nei coni o strobili femminili (le “pigne”).
• Infiorescenze Femminili
Sono chiamate coni (o strobili) femminili. Inizialmente piccoli ma poi si
sviluppano con lentezza e nell’arco di 2 o 3 anni raggiungono dimensioni
notevoli. In generale si trovano nella parte alta della pianta per le ragioni
esposte prima.
A maturità diventano quasi legnose e in questa fase del loro sviluppo vengono
dette pigne. Sono anch’esse formate da un rachide centrale con una serie di
squame disposte a fitta spirale, alcune fertili e alcune sterili. Le squame fertili
alla loro base portano uno o più ovuli (nei pini due) a contatto diretto con
l’atmosfera (per questo sono chiamate gimnosperme).
CICLO DELLE GIMNOSPERME
Il ciclo è ancora aplo-diplonte come in tutte le piante ma (rispetto alle felci) abbiamo un’ulteriore e
forte riduzione della generazione aploide.
• Gameti maschili—> nelle sacche polliniche parecchie cellule madri delle microspore (2n)
subiscono meiosi formando ciascuna 4 microspore aploidi (n).Ciascuna di esse da origine a un
granulo pollinico formato da due cellule protalliari, una cellula generativa ed una cellula del
tubetto pollinico. Questo stadio a quattro cellule rappresenta il gametofito maschile immaturo ed
è a questo stadio che il vento ne disperde grandi quantità.
• Gameti femminili—> ogni ovulo contiene una massa di cellule diploidi detta nocella, circondata
da uno spesso tegumento con una apertura, il micropilo, rivolta verso il rachide del cono
femminile. Nella nocella di ogni ovulo c’è una sola cellula madre delle macrospore. La cellula
madre per meiosi produce quattro macrospore aploidi (n) e una sola si mantiene viva. Il polline
aderisce a una goccia di liquido vischioso presso il
micropilo; con l’evaporazione del liquido il granulo
pollinico è attratto e quasi risucchiato nello spazio tra il
micropilo e la nocella. A questo punto il granulo germina
e forma un tubetto pollinico, tuttavia la fecondazione
avverrà dopo più di un anno in quanto la formazione del
gametofito femminile è assai lenta e spesso non inizia
prima di sei mesi dall’impollinazione. Quindi, dopo circa
sei mesi, il gametofito femminile si forma per una serie
di mitosi a partire dalla macrospora sopravvissuta; viene
così a formarsi una masserella di cellule aploidi dette
protallo femminile, che è il gametofito aploide femminile.
Questo differenzia anche 2 o 3 archegoni, molto più
piccoli e semplici di quelli già visti nei muschi e nelle
felci.
ANGIOSPERME: le piante con i fiori e i semi nascosti nei frutti
Il nome significa “seme nascosto” e infatti il seme è completamente racchiuso nel frutto. Il frutto
esiste solo nelle angiosperme, infatti esso deriva dall’ovario del fiore e solo nel fiore delle
angiosperme esiste il pistillo con il suo ovario.
Le angiosperme sono il gruppo di vegetali di maggior successo per diffusione sulla Terra e più
ricco di specie: oggi se ne conoscono più di 260.000 ma diverse ne vengono scoperte ogni anno
nelle regioni poco esplorate del pianeta. Le angiosperme sono anche il gruppo di piante
morfologicamente più vario: le loro dimensioni infatti spaziano da quelle delle minuscole lenticchie
d’acqua (circa 1 mm) fino a 138 metri di altezza di un eucalipto australiano.
Inoltre praticamente tutte le piante alimentari sono angiosperme e tutti gli alberi, a eccezione delle
gimnosperme, sono anch’essi delle angiosperme, come lo sono anche quasi innumerevoli piante
ornamentali, medicinali, foraggere.
Le angiosperme non solo sono le piante di più recente comparsa come ci testimoniano i fossili, ma
sono anche le piante più evolute per una serie di ragioni:
Compare per la prima volta un tessuto meccanico (o di sostegno)
• Nel tessuto conduttore compaiono le trachee, che sono molto più efficienti delle tracheidi e delle
• fibrotracheidi nel trasporto della linfa.
La generazione aploide, già minuscola nelle Gimnosperme, subisce un’ulteriore riduzione e
• diventa di sole 3 cellule di gametofito maschile. Sono ovviamente pochissime, ma
costituiscono ancora una “generazione”. Parallelamente alla riduzione della generazione aploide,
si sviluppa maggiormente quella diploide.
Nel fiore compare il pistillo che ben protegge dalla disidratazione gli ovuli in esso contenuti,
• inoltre favorisce l’impollinazione perché trattiene facilmente il polline con il suo stimma vischioso
o fornito di molti peli (tomentoso). In molte angiosperme poi il pistillo impedisce
l’autoimpollinazione (e quindi l’autogamia), di conseguenza si riducono le probabilità di avere
nella discendenza degli individui deboli perché omozigoti per degli alleli recessivi e sfavorevoli.
Per impedire l’autoimpollinazione il pistillo in certi casi matura prima delle antere, o viceversa. In
altri casi più raffi