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Le conseguenze della depoliticizzazione

La depoliticizzazione alla luce di questi tre tentativi si pone come strategia di de-responsabilizzazione della classe politica nei confronti dei cittadini, ma allo stesso tempo cercando di annullare la dimensione conflittuale della politica.

Egemonia neoliberalista e trasformazioni del capitalismo

Perché parliamo anche di economia quando parliamo di beni comuni?

Non possiamo non analizzare il contesto economico quando si parla di beni comuni, perché questi ultimi (anche se si manifestano in una moltitudine di pratiche ed esperienze) si pongono in radicale e opposta posizione rispetto al meccanismo di produzione capitalista. In particolare, si possono considerare in una condizione di terzietà rispetto alle due dicotomie della modernità: lo stato e il mercato e il privato e il pubblico (con la crisi della democrazia sono in costante espansione il mercato e il privato).

Beni comuni vs beni privati

Si può considerare quindi i beni comuni come una forma di opposizione ai beni privati.

Comuni come il polo opposto di un modello di proprietà, che vedeva il bene legato ad un individuo solo (un cittadino privato nel caso della proprietà privata o lo Stato nel caso della proprietà pubblica) e si pone come alternativa al modello capitalista e neoliberista.

LE TRASFORMAZIONI DEL CAPITALISMO:

Il capitalismo ha subìto delle trasformazioni nell'ultimo secolo passando dal capitalismo industriale al:

  • FINANZCAPITALISMO: descritto da Gallino, secondo il quale la rendita o il profitto è svincolato dalla produzione di beni (D-D') per mezzo del sistema finanziario. Questo mezzo di produzione corrisponde ad una modalità di produzione di valore che si muove nell'immateriale, ma controlla la produzione del materiale per raddoppiare la quantità degli investimenti. I principali attori in questo caso sono le banche, la finanza ombra e gli investitori istituzionali e ha portato alla crisi finanziaria globale del 2008;
  • CAPITALISMO
COGNITIVO: ipotizzato da Vercellone, "si intende la produzione di ricchezza tramite la conoscenza stessa, attraverso l'utilizzo di quelle facoltà della prestazione lavorativa che sono definite dall'attività cognitiva". IL NEOLIBERISMO: la dottrina che sostiene il capitalismo è invece rappresentata dal liberismo e la sua variante postmoderna il neoliberismo (simile al liberalismo ma incentiva i sistemi di welfare, al fine di garantire il mantenimento della democrazia e dell'ordine sociale). In particolare, analizzano il neoliberismo: - DARDOT E LAVAL: interpretano il neoliberismo degli anni Ottanta del XX sec. come un regime di governamentalità, basato sul valore della competizione. Quindi, il neoliberismo si propone di definire una serie di valori "morali" come per esempio la liberalizzazione, la mercatizzazione dei rapporti sociali e pretende che la società si conformi alle sue norme, anche per quanto riguarda i rapporti.

di proprietà. Allo stato rimane solamente il ruolo di protezione dei cittadini dalla forza e la violazione dei contratti e non deve in nessun modo ridistribuire la ricchezza1.

Fumagalli capitalismo cognitivo (no date) Unipr. Available at: https://gspi.unipr.it/sites/st26/files/allegatiparagrafo/14-04-2015/fumagalli_capitalismo_cognitivo_0.pdf (Accessed: 20 May 2023).

CRITICHE AL SISTEMA KEYNESIANO: viene criticata dai neoliberisti la funzione pubblica di attivazione attraverso la stimolazione della domanda data dalla dottrina keynesiana: I neoliberisti auspicano che lo Stato intervenga solo per allentare la pressione fiscale e generare così maggiore offerta. Queste dottrine neoliberiste sembrano la migliore soluzione negli anni Ottanta per superare la crisi economica e quella di razionalità e si procedette a privatizzare grandi agenzie pubbliche (come successe in particolare in Uk con la Thatcher e negli USA con Bush)- HARVEY: segue una visione neomarxista e definisce il

Il neoliberalismo è un programma politico per arrivare ad una nuova fase di accumulazione del capitale, che avvantaggerebbe al potere le élites economiche. A seguito delle privatizzazioni neoliberiste degli anni Ottanta, le infrastrutture delle città si indebolirono e lo Stato, incapace di intervenire per conto proprio, si affidò ancora una volta a investimenti privati, portati avanti a porte chiuse sul modello del New Public Management, e che rafforzarono ancora di più il legame tra i privati e il pubblico, escludendo completamente dalla gestione dei beni le comunità locali.

La democratizzazione della democrazia: a partire dagli anni Novanta, si è tornato ad auspicare un primato e un'autonomia della politica per correggere le distorsioni dell'economia di mercato, che fa accrescere la disuguaglianza sociale. Negli ultimi decenni, nascono molti movimenti sociali per la riappropriazione da parte della collettività di alcuni tipi di beni (es.

Formattazione del testo

referendum sullaprivatizzazione dell'acqua del 2011) e vengono sostenuti anche dall'assetto giuridico, che si dota di maggiori garanzie per poter attuare la gestione di beni al livello comune, coinvolgendo la collettività anche nei processi decisionali riguardo al bene attraverso strumenti dialogici (es. assemblee, per permettere una maggiore legittimità delle decisioni)

SCALA DELLA PARTECIPAZIONE DI ARNSTEIN:

Arnstein nel 1969 descrive otto gradi di partecipazione:

  1. MANIPOLAZIONE (non partecipazione);
  2. TERAPIA (non partecipazione);
  3. PROCESSO INFORMATIVO (puramente formale);
  4. CONSULTAZIONE (puramente formale);
  5. CONCILIAZIONE (puramente formale);
  6. PARTNERSHIP (piena partecipazione);
  7. POTERE DELEGATO (piena partecipazione);
  8. CONTROLLO DA PARTE DEL CITTADINO (piena partecipazione)

COME RISANARE LA DEMOCRAZIA:

per i partecipazionisti e gli esponenti del processo deliberativo la democrazia significa produrre soluzioni con un più alto grado di condivisione e

reciproca soddisfazione, innescando un gioco a somma positiva, in cui tutti guadagnano qualcosa. Quindi gli strumenti della democrazia liberale "garantisti" non bastano ad aumentare la partecipazione dei singoli, mentre strumenti come quello dei beni comuni possono essere dei potenziali vettori di partecipazione di tutti in risorse di utilizzo collettivo.

IL MODELLO DI CITTADINANZA TRADIZIONALE:

Il cittadino di una democrazia di norma esercita la sua quota di potere in tre direzioni: principio di rappresentanza (elegge i suoi rappresentanti), principio maggioritario (le decisioni si prendono a maggioranza degli interessati) e la possibilità di poter interrompere il legame di fiducia con i governanti (attraverso il voto elettorale).

Tuttavia, questo modello di partecipazione tradizionale non funziona più oggi, perché un tempo la molla principale che spingeva a partecipare e a sentirsi cittadini attivi era il senso di identità con una determinata

nazione/cultura

NUOVI MODELLI DI CITTADINANZA

Al giorno d’oggi, grazie alla globalizzazione prevale più l’appartenenza ad un determinato ideale trasversale (es. libertà di stampa/parola, annullamento delle diseguaglianze, gender equality ecc.) che il sentimento patriottico d’appartenere ad una nazione specifica. Per questo il riconoscimento dei beni comuni può portare ad un rafforzamento della cittadinanza attiva, facendo crescere di nuovo delle radici nel senso d’appartenenza di una comunità. Il modello partecipativo e deliberativo che richiedono i beni comuni potrebbe portare gli individui a sentirsi più responsabili riguardo alla loro comunità

BENI COMUNI E BENI COMUNI URBANI TRA TRE TIPI DI APPROCCI: NEO-ISTITUZIONALE, GIURIDICO E IDEOLOGICO

LA SEMANTICA DEL BENE COMUNE E LA SUA ETIMOLOGIA:

COMUNE-> COMMUNIS (comune, generale, pubblico) -> MUNIS/MUNIA (dovere, incarico, obbligo nei confronti della comunità) ->

radice "MAI/MAO/MU"(misurare, calcolare e si rispecchia nelle parole latine MENSIO, misurare, MENSIS,mese, e inglesi MOON, luna, e MONTH, mese) e dall'accadico "MU" (acqua) I BENI COMUNI TRADIZIONALI: nella storia, i beni comuni hanno assunto varie forme: gli assetti fondiari collettivi (come le servitù di pascolo, i dominii collettivi, gli open fields nei Paesi anglosassoni e i mir in Russia) o ancora le Marke in Germania e le common pool resources, icommons e i new commons nei Paesi anglosassoni DEFINIZIONE DI PROPRIETA' COLLETTIVA: Grossi sostiene che la proprietà privata sia solo un modo di possedere, ne esistono altri come per esempio la proprietà collettiva, che si contrappone come polo opposto rispetto a quella privata. Questo modo di proprietà fa emergere valori alternativi come limitati poi dalle enclosures organo decisionale di origine medievale delle comunità rurali russe in cui i contadini erano

Usufruttuari incomune della terra che lavoravano4 istituzioni giuridiche di uso comunitario legato sempre all'uso della terra (Grossi, 1977) l'inversione di marcia, secondo la quale torna a prevalere l'utilità dell'oggetto (la sua destinazione economica, la sua funzionalità ecc.) in sé più che la sua relazione con il soggetto (Grossi, 1977)

DEFINIZIONE DI BENI COMUNI TRADIZIONALI: ad accomunare tutte le esperienze di beni comuni tradizionali vi era il modello sociale per cui l'individuo non si poteva pensare fuori dalla sua comunità di appartenenza. In particolare i beni naturali come pascoli, foreste, corsi d'acqua ecc. (ricordiamo la Carta delle Foreste inglese, scritta a fine XIII sec. che permetteva a tutti di poter usufruire delle foreste per ricavare legna) erano considerati di uso collettivo di piccole comunità e tutelati dalle norme giuridiche

IL CONCETTO DI COMUNITÀ: si associa a quello di Gemeinschaft

Di Tonnies e si configura come uno stato particolare dellacollettività in cui i vincoli di solidarietà e di appartenenza sono sovraordinati a valori, norme ointeressi personali, dunque le azioni si orientano in base agli interessi della collettività stessa. Come ladefiniva Durkheim è simile ad un organismo naturale, vi è una scarsa individualizzazione, bassadifferenziazione sociale, condotta quotidiana regolata dai costumi e dalla morale, dove la solidarietà èglobale e spontanea e la proprietà è per lo più in comune. Inoltre, vi era un forte senso identitario delgruppo e la risorsa condivisa era alla base della produzione economica della comunità.

I NEW COMMONS:i beni comuni odierni si possono dividere tra beni materiali (che a loro volta sipossono dividere in beni naturali e urbani) e immateriali. Nel frattempo, sonocambiate anche le comunità di riferimento (da

Dettagli
A.A. 2023-2024
25 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/11 Sociologia dei fenomeni politici

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paolapietrosanti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei fenomeni politici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cutini Alessandro.