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V Z W Z
B , B
alle basi .
V W 12
5. Rotazioni nel piano
GL (ℝ)
44. Definizione di matrice inver(bile e definizione di :
n
H ∈ M (ℝ) K ∈ M (ℝ) t . c . H K = I = K H
Sia , si dice che la matrice H è inver<bile se esiste . La matrice K si dice inversa di H e si indica
n,n n,n n
−1
H = K
con . GL (ℝ) = {h ∈ M (ℝ) H i n v er t i b i l e}
|
Gruppo generale lineare: .
n n,n
A ∈ M (ℝ) r g (A) = n
45. Dimostrare che: `e inver(bile se e solo se :
n −1 n n
f : ℝ ⟶ ℝ
Se A è inver<bile f è lineare e obiecva perché è inver<bile con inversa: −1
x ⟼ A x
n n
d i m (I m ( f )) = r g A = n f : ℝ ⟶ ℝ
r g (A) = n
Essendo suriecva si ha che: ; se allora x ⟼ Ax −1
A
È suriecva perchè dim(Im(f))=rg(A)=n. Per la formula delle dimensioni dim(Ker(f))=0 allora è invecva quindi sarà biecva. Allora è la matrice
−1
f
associata a rispe2o alle basi canoniche.
46. Definizione di minore di una matrice A:
A ∈ M (ℝ)
Sia , si dice minore di A una matrice o2enuta da A eliminando alcune righe e alcune colonne.
n,n
47. Definizione di sviluppo del determinante di una matrice rispeDo alla k-esima riga:
A ∈ M (ℝ) A
Ricordiamo che data una matrice , indichiamo con il minore di A o2enuto eliminando la riga i-esima e la colonna j-esima. Si dice
n,n ij n k+i
∑
d e t (A) = (−1) a d e t (A )
allora sviluppo del determinante secondo la k-esima riga: . Si chiama sviluppo del determinante secondo la
ki ki
i=1
n k+i
∑
d e t (A) = (−1) a d e t (A )
colonna k-esima invece: .
ik ik
i=1
48. Enunciato del Teorema di Binet:
d e t (A B ) = d e t (A) + d e t (B ) d e t (I ) = 1 d e t (A) ≠ 0
A , B ∈ M (ℝ) A ∈ GL (ℝ)
Siano , allora . Inoltre, essendo , se , ovvero se , allora
n,n n
n
1
−1
d e t (A ) = .
d e t (A)
49. Definizione di matrice trasposta: t
A ∈ M (ℝ)
A ∈ M (ℝ)
Data si dice matrice trasposta di A la matrice o2enuta da A scambiando le righe con le colonne.
m,n m,n
50. Definizione di matrice di cambio di base: B 2
α (i d ) = T
i d : V ⟶ V B , B
Consideriamo e due basi . La matrice: si dice matrice di cambio di base. La matrice di cambio di base
v 1 2 B ,B v B
1 2 1
B B
viene usata in quanto manda coordinate di un ve2ore v rispe2o a in coordinate di v rispe2o a .
1 2
Osservazione: tu2e le matrici di cambio di base sono inver<bili e cambiando l’ordine delle basi si inverte la matrice perché:
B B
2 1
T ⋅ T = α (i d ) ⋅ α (i d ) = α (i d ) = I .
B ,B v B ,B v B ,B v n
B B 1 2 2 1 1 1
1 2
51. Definizione di matrici simili: −1
A = H B H
A , B ∈ M (ℝ) H ∈ GL (ℝ)
Due matrici quadrate si dicono simili se esiste una matrice inver<bile tale che: e si indica con: A B .
∼
n,n n
52. Definizione di autovalore ed autoveDore rela(vo; Definizione di autospazio:
φ : V ⟶ V ℝ α ∈ ℝ φ ∃v ∈ V , v ≠ 0, t . c . φ (v) = α v
Sia (endomorfismo di V) - spazio ve2oriale, uno scalare si dice autovalore di se . Il
α
ve2ore v si dice autove2ure rela<vo all’autovalore .
φ ⟺ ∃ v ∈ k er (φ − α i d )\{0} ⟺ d i m (k er (φ − α i d ) ≥ 1
α ∈ ℝ
Osservazione: è autosalone di .
v v
13
α φ V := k er (φ − α i d ) = {v ∈ V φ (v) = α v} φ α
|
Se è autovalore di allora viene de2o autospazio di rela<vo all’autovalore . La sua
α v α α φ
m (α) := d i m (V ) ≥ 1
dimensione viene de2a molteplicità geometrica dell’autovalore : , autovalore di .
g α
53. Definizione di polinomio caraDeris(co: (t)
φ : V ⟶ V φ P := d e t (φ − t i d )
Sia endomorfismo, si dice polinomio cara2eris<co di il polinomio: . Cioè si prende una base B di V e si
v
φ
(t)
t
α (φ) = A P := d e t (A − T I ) = P
calcola allora .
B,B n
φ A
54. Dimostrare che: un α K è autovalore di un endomorfismo φ di un K spazio veDoriale V se e solo se è zero del polinomio caraDeris(co di φ:
∈
A ∈ M (ℝ) ⟺ P (α) = 0
α ∈ ℝ
Proposizione: data , è autovalore di A .
n A
⟺ d i m (K er (A − α I )) ≥ 1 ⟺ A − α I ⟺ P (α) := d e t (A − α I ) = 0
α
Dimostrazione: è autovalore di A non è inver<bile .
n n A n
α ∈ ℝ ⟺ P (α) = 0
φ : V ⟶ V
Analogamente è autovalore di φ
55. Dimostrare che matrici simili hanno lo stesso polinomio caraDeris(co:
(t) (t)
P = P
Proposizione: Se A B allora .
∼ B
A A , B ∈ M (ℝ) H ∈ GL (ℝ)
Dimostrazione: abbiamo visto che due matrici quadrate si dicono simili se esiste una matrice inver<bile tale che:
n,n n
−1
A = H B H . Allora possiamo vedere che: 1
(t) (t)
−1 −1 −1
P = d e t (A − t I ) = d e t (H B H − H t I H ) = d e t (H (B − t I )H ) = ) ⋅ d e t (H ) = P
⋅ d e t (B − t I .
n n n n B
A d e t (H )
56. Dimostrare che matrici simili hanno lo stesso determinante:
d e t (A) = d e t (B )
Proposizione: se A B allora .
∼ −1 −1 −1
⇒ ∃ H ∈ GL (ℝ) : B = H A H d e t (B ) = d e t (H A H ) = d e t (H )d e t (A)d e t (H )
Dimostrazione: A B , allora =
∼ n
1
= d e t (A)d e t (H ) = d e t (A) .
d e t (H )
57. Dimostrare che: autospazi rela(vi ad autovalori dis(n( sono in somma direDa fra loro o in alterna(va che veDori non nulli appartenen( ad
autospazi rela(vi ad autovalori dis(n( sono linearmente indipenden(. K
α , . . . , α U B
φ : V ⟶ V d i mV = n B V
Proposizione: se sono autovalori dis<n< di con e è base dell’autospazio allora è l’insieme dei
1 k i α i
i=1
i
V ⊕ . . . ⊕ V
ve2ori linearmente indipenden< e si dice che gli autospazi sono in somma dire2a: e
α α
1 k
k
∑
d i m (V ⊕ . . . ⊕ V ) = d i m (V ) .
α α α i
1 k i=1 k
∑
V + . . . + V = { v ∈ V ∀ i = 1,...,k} B U . . . U B
v
|
Dimostrazione: consideriamo lo spazio e le basi che generano
α α i i α 1 k
i
1 k i=1
k
∑ v = 0 ⇒ v = 0 ∀ i = 1,...,k
V + . . . + V v
. È sufficiente mostrare che se ; infac se questo è vero ogni è combinazione lineare dei
α α i
i V i V
1 k i=1
B v = 0
ve2ori di che sono linearmente indipenden<, quindi se allora tuc i coefficien< di tale combinazione lineare sono 0. C’è implica che
i i v
B U . . . U B è l’insieme di ve2ori liunarmente indipenden<.
1 k k
∑
k = 1, v = 0 → v = 0 v = − v − . . . − v q u i n d i φ (v ) = α v = − α v − . . . − α v
Per induzione su K: se dunque
1 V i V 1 2 k 1 1 1 1 2 1 k
i=1
φ (−v − . . . − v ) = − α v − . . . − α v ⇒ φ (−v − . . . − v ) − φ (v ) = 0 (α − α )v + . . . + (α − α )v = 0
avremo che allora ha
2 k 2 2 k k 2 k 1 V 1 2 2 1 2 k V
(α − α )v = 0 ∀ i = 2,...,k α − α ≠ 0 ⇒ v = 0 ∀ i = 2,...,k
lunghezza k-1 per ipotesi inducva allora ma essendo .
1 i i V 1 i i V
58. Dimostrazione che: la molteplicità geometrica di un autovalore è sempre maggiore o uguale a 1 e minore o uguale alla sua molteplicità
algebrica. α φ V := k er (φ − α i d ) = {v ∈ V φ (v) = α v} φ
|
Abbiamo visto che se è autovalore di allora viene de2o autospazio di rela<vo
α v m (α) := d i m (V ) ≥ 1
α α α φ
all’autovalore . La sua dimensione viene de2a molteplicità geometrica dell’autovalore : , autovalore di . Se
g α ma (α)
α m (x) = (x − α) q (x)
A ∈ M (ℝ) q (α) ≠ 0
consideriamo ora una matrice e un autovalore, chiamiamo molteplicità algebrica con ;
n a
m (α) := d i m (k er (A − α I ))
mentre la molteplicità geometrica sarà allora .
g n
14
59. Definizione di matrice diagonale. Definizione di matrice diagonalizzabile. Definizione di endomorfismo diagonalizzabile. Una matrice
diagonale è diagonalizzabile? D ∈ M (ℝ) i j = 0 ∀ i ≠ j
Definizione di matrice diagonale: una matrice si dice diagonale se tuc i coefficien< extra-diagonali sono nulli (D | ) .
n
A ∈ M (ℝ)
Definizione di matrice diagonalizzabile: una matrice si dice diagonalizzabile se è simile ad una matrice diagonale D, cioè se esiste
n
−1
H A H = D
H ∈ GL (ℝ) tale che .
n φ : V ⟶ V φ
Definizione di endomorfismo diagonalizzabile: un endomorfismo è diagonalizzabile se esiste una base B di V di autove2ure per .
Una matrice diagonale è diagonalizzabile?: si, in quanto simile ad una matrice diagonale D.
60. La matrice iden(tà è diagonalizzabile? La matrice nulla è diagonalizzabile?
La matrice iden<tà e la matrice nulla sono entrambe matrici aven< come coefficien< extra-diagonali tuc 0, perciò entrambe soddisfano la
condizione di matrice diagonalizzabile, e dunque possiamo concludere che sia la matrice nulla che quella iden<tà sono diagonalizzabili.
61. Dimostrare che: φ endomorfismo di V (dim V = n) è diagonalizzabile se e solo se il suo polinomio caraDeris(co si faDorizza in prodoDo di
faDori lineari e la molteplicità algebrica di ogni autovalore è uguale alla sua molteplicità geometrica. φ
φ : V ⟶ V
62. Dimostrare che: sia endomorfismo di V con dim(V)= n e avente n autovalori a due a due dis(n(, allora è diagonalizzabile.
φ
φ : V ⟶ V
Proposizione: se endomorfismo di V con dim(V)= n e avente n autovalori a due a due dis<n<, allora è diagonalizzabile.
Dimostrazione: dato che:
P (x) = (α − x) . . . (α − x) m (α ) = 1 ∀ i = 1,...,n ;
- φ 1 n a i
1 ≤ m (α ) ≤ m (α ) = 1 ⇒ m (α ) = m (α ) = 1 ∀ i = 1,...,n ;
- g i a i g i a i
⇒ &p