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IL CONSENSO INFORMATO E DECLINAZIONE ETICA E NON DEL PLACEBO
Il dibattito se il placebo sia etico o meno coinvolge diverse sfaccettature che tale somministrazione comporta:
- il rapporto operatore/paziente
- il dire o meno la verità
- la condotta etica
- il consenso informato l’infermiere informa, coinvolge, educa e supporta l’interessato e con il suo libero consenso, le persone di riferimento, per favorire l’adesione al
• A tal proposito il codice deontologico dell’infermiere afferma che: «
percorso di cura e per valutare e attivare le risorse disponibili»
• Uno dei modi per ottenere l’effetto placebo è quello di assicurare il paziente che la somministrazione innocua sia in realtà un farmaco potente
=>> messa in discussione la componente etica della procedura
• Diversi autori sostengono l’importanza di valutare 2 aspetti:
1. Utilizzo del placebo per diminuire ingenti quantità di farmaci tossici (morfina)
>> alternare farmaco e placebo sfruttando il condizionamento
>> è possibile diminuire il farmaco nel dolore post operatorio
2. Sulla base che il placebo usa gli stessi meccanismi del farmaco
>> arginare il problema informando il paziente che sta effettivamente assumendo un placebo
>> indurre comunque aspettative positive per ottenere fiducia e massimo effetto
COMUNICAZIONE CENTRATA SULLA PERSONA MALATA
Una delle variabili che incidono maggiormente sulla percezione da parte dell’utente, del servizio ricevuto è la dimensione del rapporto interpersonale
Inteso come la capacità da parte dell’infermiere di - Ascoltare; - Informare; - Consigliare; - Infondere sicurezza e trattare i pazienti con cortesia e rispetto
• Introdurre nella pratica clinica anche la prospettiva del paziente, comporta un uso professionale e consapevole della comunicazione e della relazione nelle consultazioni cliniche e nel percorso di
cura
• La capacità di comunicare e costruire una relazione con il malato diviene = non una pratica occasionale MA una esigenza irrinunciabile
Non esiste interazione umana senza comunicazione
fl fi fi fi
Dal latino COMMUNICARE derivato da COMMUNIS (comune) indica la capacità di:
- rendere comune
- far partecipare
- trasmettere
- collegare
Trasfondere ad altri o ad altre cose ciò che è proprio
La COMUNICAZIONE è un processo mediante il quale vengono trasferiti da una persona all’altra—> - pensieri - emozioni - affetti
che in questo tragitto subiscono inevitabilmente delle modifiche, talvolta consistenti
INFORMARE COMUNICARE
Intenzionale Continua
Unidirezionale Bidirezionale
Emittente – ricevente Verbale – non verbale
Assenza di partecipazione Partecipazione emotiva
Assenza di relazione Presenza di relazione
Completa – parziale Empatica - distaccata
Vera – falsa Accogliente - rifiutante
Comprensibile – incomprensibile Rassicurante – preoccupante
Congruente - paradossa Elementi della comunicazione
EMITTENTE = colui che invia il messaggio
RICEVENTE = colui al quale è diretta la comunicazione
Riesce a ricevere se è in grado di decifrarlo e comprenderlo
MESSAGGIO = è il contenuto di quanto trasmesso
CANALE = mezzo attraverso il quale si trasmette il messaggio (visivo, uditivo, tattile)
CODICE = sistema di riferimento per l’invio del messaggio
RUMORE = tutto ciò che disturba, ostacola, modifica o impedisce il processo comunicativo nelle sue varie fasi.
MODELLO UNIDIREZIONALE DI SHANNON E WEAVER e MODELLO INTERATTIVO (PALO ALTO)
Elementi essenziali
FEEDBACK = messaggio di risposte/retroazione emesso dal ricevente all’emittente (sempre presente nella c. diretta)
CONTESTO = dato dall’ambiente e dalla situazione in cui la trasmissione del messaggio avviene
Contesto: - fisico
- psicologico (atmosfera)
- temporale
- sociale IMPORTANZA DEL CONTESTO Esempio
Un giorno un uomo viene ricoverato per una situazione di malessere grave.
Il medico che lo visita nota uno stato di incoscienza, pressione bassissima e potrebbe persino diagnosticare un quadro di intossicazione acuta da alcool o da droghe. Invece al rientro dello stato di coscienza, il
signore racconta che….
appena tornato da una miniera di rame nelle Ande dove ha lungamente lavorato a 2000 metri di altitudine…..
È chiaro così che la malattia in quanto insufficienza di un organo o di un tessuto…. Non c’è.
È
C’è piuttosto il problema dell’adattamento di un organismo clinicamente sano ad un nuovo ambiente.
A cosa serve comunicare?
FUNZIONE DESCRIZIONE
Strumentale Usare la c. per ottenere qualcosa
Controllo Prevede delle sanzioni in caso disobbedienza
Informativa Fornire nozioni, informazioni
Espressiva Esprimere propri o altrui sentimenti
Valutativa Valutare gli altri e farsi valutare
Contatto sociale Instaurare rapporti con estranei
Alleviamento ansia C. al fine di stare meglio
Stimolare Sollecitare altri ad entrare in rapporto
Ruolo Inviare mess. tipici del ruolo che si occupa Tipi di comunicazione
ESEMPIO:
1. «Suo figlio è svogliato»
DIVERSO
«Suo figlio non è riuscito a terminare il compito assegnato per le vacanze» 2. «Riccardo ti stai impuntando»
DIVERSO
«Riccardo sembra che tu pensi che questo sia l’unico modo per affrontare la situazione»
Esistono delle regole nella comunicazione?
POCHISSIME ma ferree: Sono ASSIOMI da tenere sempre presenti e di grandissima portata comunicativa
ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE DI PALO ALTO
1° ASSIOMA: NON SI PUO’ NON COMUNICARE
- In un’interazione anche l’inattività o il silenzio hanno valore di messaggio e, come tale, influenzano l’altro
- Anche il non fare e non dire niente sono comportamenti che influenzano il comportamento degli altri i quali rispondono di conseguenza, comunicando a loro volta
- Anche il silenzio può C. qualcosa ed assume vari significati a seconda del contesto: disagio, ansia, rispetto, rifiuto, rabbia.
UN UOMO CHE GUARDA FISSO DAVANTI A SE’ IN UN RISTORANTE oppure
UN PASSEGGERO CHE IN TRENO…. CHIUDE GLI OCCHI stanno comunicando che non vogliono essere disturbati.
I VICINI AFFERRERANNO QUESTO MESSAGGIO E, SE SONO INTELLIGENTI, RISPONDERANNO DI CONSEGUENZA: LI LASCERANNO IN PACE
>> Anche l’isolamento, il non voler interagire è una forma di COMUNICAZIONE.
2° ASSIOMA: IN OGNI MESSAGGIO SI PUO’ DISTINGUERE UN LIVELLO DI CONTENUTO E UNO DI RELAZIONE
• La relazione specifica il contenuto (metacomunicazione)
Contenuto —>> cosa si dice
Relazione —>> come lo si dice
• È la relazione tra chi comunica che determina il significato del contenuto
• Il contenuto si riferisce al carattere di notizia del messaggio che viene espresso MA la risposta che l’emittente riceverà dipenderà dal modo in cui lo ha trasmesso
rivela il tipo di relazione tra emittente =>> ricevente
• Uno stesso contenuto può assumere significati diversi a seconda della relazione in cui viene espresso (up o down madre – bambino, operatore – paz.)
3° ASSIOMA: LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE TRA COMUNICANTI
• La comunicazione comprende diverse versioni della realtà che si creano e modificano durante l’ interpretazione
• Queste diverse interpretazioni dipendono dal modo in cui ognuno tende a credere che l’unica versione dei fatti sia la propria
• Nei conflitti di punteggiatura c’è la convinzione che esiste solo una realtà, la nostra, il mondo come lo vedo io
- «Per forza che leggo il giornale, tu mi critichi sempre»
- «E’ chiaro che critico, tu stai sempre a leggere il giornale»
Una volta un topo ha detto: ho addestrato il mio sperimentatore, mi dà da mangiare ogni volta che percorro il labirinto o premo la leva.
Lo sperimentatore punteggia la sequenza di eventi diversamente
4° ASSIOMA: GLI ESSERI UMANI COMUNICANO SIA CON IL VERBALE (C.V.) CHE CON IL NON VERBALE (C.N.V.) O ANALOGICA
Ogni messaggio è costituito da:
C.N.V. 55% C.V. 7% C. PARAVERBALE 38%
I 2 tipi di comunicazione devono essere congruenti —> non possono dire che mi sto divertendo mentre sbadiglio
5° ASSIOMA: GLI SCAMBI DELLA COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI O COMPLEMENTARI
• A seconda se sono basati su uguaglianza e differenza
• Non è una suddivisione buona e cattiva
• Infermiere/paziente = simmetria = sostegno emotivo
= complementare = dare ordini, indicazioni
COMUNICAZIONE VERBALE E COMUNICAZIONE NON VERBALE
=>> La comunicazione verbale (parole) serve a scambiarsi parole
=>> La comunicazione non verbale (gesti, espressioni) definisce la natura della relazione
• Il linguaggio non verbale è diretto
meno soggetto al controllo volontario
più connesso alle emozioni più spontaneo
• Più le emozioni sono forti meno possiamo essere in grado di controllare consapevolmente la nostra comunicazione non verbale
• I 3 principali canali di trasmissione del linguaggio non verbale:
- il volto
- il corpo
- il tono della voce Comunicazione non verbale
• INTONAZIONE = sottolineature, inflessioni della voce
• ⚠ PARAVERBALI = borbottii, sbadigli, sussurri, ritmo e velocità dell’eloquio, pause e silenzi
• CINESICO = movimento delle mani, corpo, viso, contatto fisico
• PROSSEMICO = distanza/vicinanza dall’interlocutore, contatto fisico
• >> Utilizza canali uditivi, visivi e tattili LA PROSSEMICA
Distanze relazionali
SPAZIO: INTIMO 0 – 45 CM
PERSONALE 45 – 120 CM
SOCIALE 120 – 350 CM
PUBBLICO > 350 CM
• È influenzata da fattori: - culturali - socio/emozionali - struttura fisica dell’ambiente
• N.B. Conoscere e rispettare gli spazi interpersonali
—> l’invasione degli spazi predisposti a chiusura, fuga e attacco CONTATTO CORPOREO
Forma più primitiva di c. sociale
• Esigenza fondamentale che ci accompagna per tutta la vita e si differenzia a seconda: - delle persone - del tipo di relazione - della situazione - della cultura
• Esprime il grado di intimità, il legame con l’altro, gli atteggiamenti, i ruoli
ORIENTAMENTO NELLO SPAZIO
•L’angolo secondo cui le persone si dispongono nello spazio può c. qualcosa sul rapporto, sul ruolo e sul grado di
coinvolgimento
•Soggetto a influenze culturali
•I cambiamenti di orientamento del corpo sono più lenti e più rilevanti di quelli di volto ed occhi
POSTURA
•Posizione del corpo, assunta +/- consapevolmente, per definire la relazione con il contesto e con l’altro
È legata ai