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DOC;
- Forme cliniche caratterizzate da perdita di controllo alimentare e disinibizione.
Di solito, anoressiche con abbuffate e condotte da eliminazione, bulimiche e
binge-eating. Hanno una stima di sé molto bassa, impulsività sul corpo, sul cibo
e con comportamenti aggressivi anche verso se stessi. Uso di sostanze e alcolici.
Sono depresse. Anamnesi positiva per abusi. Frequentemente si riscontrano
meccanismi di dissociazione più o meno gravi, molto a rischio. Sofferenza alta.
Sono egodistoniche perché non sono contente di come sono, vorrebbero essere
come le anoressiche. Fasi con depressione forte + impulsività = rischio suicidio
alto
Non ci sono tipi di farmaci specifici per la bulimia. Farmaci per la comorbidità per ad
esempio la depressione.
Non è vero che le anoressiche sono più intelligenti della media. Il QI spesso è mediocre
anche perché con un’anoressia grave c’è perdita di materia grigia (denutrizione).
Non esiste un farmaco per l’anoressia nervosa. I farmaci vengono dati per la
comorbilità di tipo depressivo che è frequente. La fluoxetina (prozac) viene data per
controllare la depressione e viene espresso e dichiarato.
Se per una persona l’80% della vita è definita dalla forma e dal peso del corpo, allora
c’è la patologia. La patologia è qualificata dalla soggettività. Altro aspetto importante
ma secondario è la relazionalità: ti mostri? Vai al mare? Hai intimità? Il corpo è un
problema e basta, che va modificato e controllato.
L’anoressica restrittiva, nonostante sia egosintonica, non si sente comunque
abbastanza. Si copre, mortifica la sua femminilità.
DCA e dimensioni psicopatologiche — 3 dimensioni:
- Paura del grasso/distorsione dell’immagine corporea;
- Spinta alla magrezza/restrizione alimentare;
- Discontrollo alimentare e impulsività
➔ contribuiscono alla definizione psicopatologica e clinica dei DCA e di una serie di
sindromi più o meno contigue
La paura del grasso: riguarda il concetto di immagine corporea, ovvero l’immagine
che ognuno ha del proprio corpo, che è costantemente presente nella nostra testa.
Ognuno di noi può immaginare il proprio corpo. L’immagine corporea è definita da tre
principali componenti:
- Cognitiva affettiva: pensieri ed emozioni nei confronti del corpo;
- Percettiva: grado di accuratezza nella stima delle dimensioni del corpo e nelle
parti di esso;
- Comportamentale: insieme di attività compiute o evitate in base a come il
proprio corpo viene percepito
L’immagine corporea è influenzata da:
- Fattori socioculturali;
- Esperienze interpersonali;
- Fattori ambientali;
- Caratteristiche fisiche;
- Personalità;
- Sesso;
- Età
Un disturbo dell’immagine corporea è un problema di valutazione delle forme e delle
dimensioni, anche senza un dato percettivo, c’è una valutazione difforme della realtà. È
il nucleo centrale dei DCA, fattore determinante per la cronicizzazione dei DCA, può
essere vissuto con gradi variabili di egosintonia o egodistonia. Spesso si modifica in
funzione dello stato nutrizionale, spesso si modifica in funzione del tono dell’umore,
spesso associato a comportamenti autolesivi. Talvolta nell’anamnesi si hanno eventi di
abuso.
Le cosce sono un fattore estremamente critico.
Studio 2012: anoressiche confrontate con soggetti sani, sempre femmine. Lo studio
aveva due scopi in particolare:
1. Individuare le aree del cervello maggiormente coinvolte nella valutazione del
proprio corpo;
2. Esaminare i rapporti tra immagine corporea, immagine corporea distorta e
modificazioni morfofunzionali a livello cerebrale in pazienti affetti da AN di tipo
restrittivo, confrontate con un campione di controllo
C’è un gruppo di anoressiche restrittive di durata di sei anni e un gruppo sano.
Metodo: attraverso un programma di manipolazione delle immagini, le foto di pazienti
e controlli sono state deformate per ottenere graduali diminuzioni (dal 95 al 65%) e
aumenti (dal 110 al 175%) della larghezza del soggetto, mantenendone costante
l’altezza. Il task è costituito dalle foto del soggetto a dimensioni normali e modificate.
Come stimolo neutro sono state utilizzate fotografie di case.
Venivano proiettate le immagini del loro corpo nelle varie dimensioni mentre erano
nella fMRI.
Risultati: le pazienti con anoressia nervosa mostrano una maggiore attivazione,
rispetto ai controlli, alla visione del corpo distorto nel senso dell’aumento di volume,
prevalentemente nell’area prefrontale dorsolaterale di destra.
Conclusioni:
1. L’area prefrontale dorsolaterale fa parte del sistema visivo frontale e del
network attentivo e integra le informazioni provenienti da circuiti neuronali che
coinvolgono la corteccia parietale e le sue connessioni con il talamo (funzione di
integrazione percettiva);
2. L’area prefrontale dorsolaterale integra i segnali emotivi provenienti dalle
strutture del limbico e paralimbico (funzione di elaborazione del significato
emotivo degli stimoli);
3. Tale area risulta essere attivata sia nelle anoressiche che nei controlli. L’entità
dell’attivazione nelle pazienti è superiore, soprattutto nella condizione di
oversize;
4. Questo risultato fa ipotizzare che le pazienti anoressiche processino le immagini
del proprio corpo con un’attivazione attentiva, percettiva e affettiva che appare
diversa, prevalentemente in senso quantitativo, rispetto ai controlli sani
L’aspetto di valutare correttamente o in modo distorto il corpo, non è un’esclusiva
dell’anoressia. Si vede anche nella dismorfia muscolare (anoressia inversa):
patologia caratterizzata dal fatto che la gente (maschi) vedono il loro corpo più piccolo
di quello che è, quindi, vogliono diventare più grossi. La stima di sé dipende dal fatto
che vogliono essere sempre più grossi, come i body-builders.
Modello patogenetico: il punto di partenza è la bassa stima di sé, area sulla quale posso
➔
migliorare me stesso è il corpo mi ci gioco tutto. Si dà meno importanza alla
cultura, intelligenza, morale, ecc.
Perdere peso dà un senso di efficienza, di capacità e la stima si basa sul corpo e non su
come funzionano in famiglia, con gli amici o all’università. La società c’entra poco
perché è una società contraddittoria e dipende molto dal modello a cui si aspira.
Spinta alla magrezza e restrizione alimentare:
“Studio del digiuno” — Keys et al., 1950: benefici della dieta mediterranea. Valutazione
di 36 uomini giovani, sani e psicologicamente normali per un periodo di 6 mesi
sottoposti a una restrizione pari alla metà del loro introito di cibo iniziale. Questo
regime determinò in media una perdita approssimativa del 25% del loro peso iniziale.
Tutti gli uomini sperimentarono drammatici cambiamenti fisici, psicologici e sociali,
come riscontrato nei pazienti affetti da disturbi dell’alimentazione.
Effetti sulla personalità e comportamento del digiuno:
- Depressione;
- Irritabilità, rabbia;
- Ansia;
- Apatia;
- Ossessività;
- Labilità dell’umore;
- Sintomi psicotici;
- Sentimenti di inadeguatezza sociale;
- Diminuzione della libido;
- Diminuzione delle attività lavorative;
- Tendenza ad isolarsi
Effetti cognitivi e fisici del digiuno:
- Aumento delle preoccupazioni riguardo al cibo;
- Diminuzione della concentrazione, della prontezza, della memoria e della
capacità di giudizio;
- Senso di stordimento;
- Disturbi del sonno;
- Emicrania;
- Ipersensibilità a rumori e luce;
- Diminuita tolleranza al freddo;
- Parestesie:
- Disturbi a vista e udito;
- Perdita dei capelli
Effetti sul comportamento alimentare del digiuno:
- Pianificazione continua dei pasti;
- Aumento dell’uso di sale, spezie, caffè, tè e gomma da masticare;
- Tendenza ad accumulare oggetti legati al cibo come ricette o utensili;
- Nascondere il cibo in luoghi insoliti;
- Tendenza a prolungare il momento dell’assunzione di cibo;
- Fare miscugli di cibi diversi;
- Ingoiare il cibo velocemente o consumarlo lentamente;
- Giocare con il cibo;
- Abbuffate
Ortoressia: persone che deve mangiare cose sane, senza antiparassitari
Restrizione alimentare: il cibo perde il suo principale valore di nutrimento e di piacere
e assume valori negativi. L’alimentazione non è più determinata da una sensazione
viscerale di fame o di sazietà ma è basata sia quantitativamente che qualitativamente
su parametri arbitrari. Si sottovalutano o si ignorano i segnali di fame e sazietà per
aderire rigidamente alla dieta.
Discontrollo alimentare e impulsività: abbuffata soggettiva, quantità modeste ma
superiori a quanto programmate, senza controllo.
Impulsività = tendenza ad agire senza un adeguato ragionamento rispetto a quanto fa
la maggior parte degli individui con le medesime abilità e conoscenze.
C’è un’associazione con aggressività auto o eterodiretta, discontrollo si manifesta in
ambiti e situazioni diverse, miopia per le conseguenze, attenzione ridotta —
modificazione della coscienza, mis-match individuo-ambiente.
Abbuffata:
- Manifestazione critica di discontrollo alimentare;
- Mangiare molto più rapidamente del normale fino a sentirsi spiacevolmente
pieni;
- Mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati;
- Percepire la sensazione di non riuscire a fermare l’assunzione di cibo;
- Mangiare in solitudine provando imbarazzo, disgusto verso se stessi, elevati
sensi di colpa dopo le abbuffate;
- Espressione dell’area psicopatologica dell’impulsività
“Multi-impulsive bulimia”: presentano contemporaneamente almeno 3 dei seguenti
➔
comportamenti impulsivi lifetime tentativi di suicidio, gravi comportamenti
autolesivi, furti, abuso di alcol e droghe, promiscuità sessuale.
Lo spettro dei DA comprende in continuum di sindromi, le quali condividono un nucleo
psicopatologico caratterizzato da 4 dimensioni:
1. Convinzioni distorte sul cibo;
2. Convinzioni distorte sul peso del corpo;
3. Convinzioni distorte su forma del corpo;
4. Comportamenti restrittivi
Già ai tempi dei Greci e Romani, la virtù si esprimeva nell’autocontrollo. Nel mondo
Germanico, la virtù si esprimeva con la forza, più sei forte più vali come persona,
rapportato al cibo si manifestava ingurgitando quantità mostruose di cibo.
Medioevo: ci sono le sante, che