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Competenze Interculturali
USA, anni '50, ambito economico
Hofstede: I concetti hanno significati diversi rispetto al contesto e alla cultura di riferimento. Esistono differenze sostanziali in termini di spazio e tempo, pubblico e privato, gerarchia/status/rispetto, onestà...
Differenze culturali principali nell'interpretazione di segni, oggetti, azioni.
Fantini: competenze interculturali sono un insieme di abilità utili per gestire in modo efficace ed appropriato l'interazione con persone culturalmente/linguisticamente diverse. 3 aree/domini [abilità di stabilire/mantenere relazioni, abilità di comunicare con una perdita minima dei contenuti, capacità di collaborare per un fine comune] suddivise in 4 dimensioni [conoscenze, attitudini, abilità, consapevolezza] + competenze lingua Paese ospite + livelli di sviluppo.
Competenze multiculturali indispensabili: tolleranza, flessibilità, pazienza, senso dell'umorismo.
capacità di apprezzare le differenze, sospensione del giudizio, adattabilità, curiosità, mentalità aperta, motivazione, fiducia in se stessi, empatia, chiarezza nel senso di sé, sensibilità, tolleranza dell'ambiguità... Modelli: - Compositional models: insieme di qualità. No connessione tra esse. - Co-orientation models: attenzione a criteri comunicativi/significati condivisi - Developmental models: visione evolutiva delle competenze (fasi/tappe) - Adaptational models: diverse componenti interconnesse + capacità adattive ai contesti - Casual process: relazione causa-effetto tra gli elementi della CIScale per misurare le competenze Byram: abilità divise in 2 categorie: interpretare e stabilire relazioni + scoperta e interazione (tra due culture). Conoscenze e abilità si modificano attraverso la comunicazione. Banks: competenze interculturali educatori legate all'identità. Daaspetti sfavorevoli a ideali→ Captivity (ideologianegative riguardo la propria etnia), Encapsulation (separatismo), Clarification (senso della propria identità),Bi-etnicity (partecipazione a più culture), Multiculturalism (interazione in più culture), Globalism(identificazione con la dimensione globale).
Bennett: modello evolutivo di competenze interculturali diviso in 8 stadi + misurabile con un test.2008, Consiglio d’Europa: competenze interculturali via per gestire i conflitti e le differenze, anche in areaeducativa.
Centro Studi Interculturale dell’Università di Verona compie analisi e ricerche per individuare CI. Fase 1: analisiletteratura (anglofona principalmente) e griglia con indicatori CI; fase 2: interviste semi-strutturate o focus groupcon operatori in ambito scolastico, aziendale, giuridico sanitario, mediazione interculturale. Dibattiti sullecaratteristiche delle CI, i modelli presentano:– Approccio individualista
(influenzato dalla cultura occidentale).– Riferimenti a pedagogia multi- e trans-culturale ma poco interculturale.– Rischio stigmatizzazione in seguito all’applicazione di stereotipi culturali.– Non si considerano la dinamicità delle culture e l’unicità degli uomini.– Letteratura pedagogica italiana le CI sono cosa recente. Prevalentementeriferimenti alla letteratura anglofona senza un ragionamento critico.CI: insieme di conoscenze, competenze attitudini e abilità atte a gestire opportunamente relazioni in contesti/conpersone culturalmente e linguisticamente differenti.Principali CI: costruite sulla base di teorie della persona (no separazione da competenze tout court)→ tetragrammadi Pascal, intelligenze multiple, quality o f Life, bisogni fondamentali…
SAPERE: #knowledge. Informazioni e conoscenze che le persone apprendono nel corso della vita.Consapevolezza del sé culturale, conoscenze culturali,
Conoscenze linguistiche, verbali, nonverbali e para verbali...
SAPER ESSERE: #attitude. Caratteristiche personali, psicologiche e socio-culturali che consentono o facilitano la messa in pratica d'interventi efficaci. Apertura, sensibilità, decentramento, curiosità, flessibilità, rispetto, empatia, responsabilità...
SAPER FARE: #skills. Capacità di applicare e mettere in pratica le conoscenze attraverso abilità intellettuali o pratiche. Abilità linguistiche e comunicative, accettazione, empatia, congruenza, osservazione, analisi, interpretazione della realtà, mediazione e gestione dei conflitti...
+ ambiente esterno + relazioni interpersonali (→sono molto influenti)
Sapere/knowledge
Ambient Area dele Sè
Saperessere/attitude
Relazioniinterpersonali
Saperfare/skills
caratteristiche CI:
No distinzione tra CI e competenze tout court.
Comprendono tutte sia tratti innati che acquisiti + inter
correlate.
- Natura interattiva e multidimensionale.
- Acquisizione e sviluppo processo continuo (che a causa di determinati eventi può migliorare o regredire).
- Dipende dal contesto generale.
- Possono sembrare contraddittorie.
- Acquisizione più importante avviene nell'infanzia, ma si sviluppano nell'arco di tutta la vita.
- Acquisite meglio nel rapporto con interlocutori/educatori con elevate CI (#esempio).
MEDIAZIONE:
Mediazione è impiegata in molti settori. Rappresenta il metodo più efficace per la risoluzione dei conflitti (quando le parti in causa non sono più in grado di gestirli). Può essere applicata per motivi pratici o per necessità.
Pov. pedagogico, la mediazione è un punto fondamentale. L'educatore media tra il ragazzo e la realtà...
La mediazione è un atto intenzionale che crea o rende evidente un legame tra soggetti apparentemente lontani.
Pedagogia nasce dalla mediazione
tra molte discipline e dalla considerazione del loro punto di vista. Chi educa/insegna deve conoscere le strategie della mediazione (porsi in una zona intermedia, dove tutti possano capire + natura/cultura…)Mediazione culturale: 1960, USA (1980, Europa; 1990, Italia)
Mediatore culturale-linguistico (figura richiesta in Italia)
Mediatore a scuola: accoglienza bambini, informazioni e supporto agli insegnanti, accoglienza e interpretariato per le famiglie, intervento pedagogico interculturale che favorisca relazione e scambio…
Fiorucci individua 3 livelli di mediazione: comunicazione culturale (conoscere e tradurre culture), mediazione linguistico-culturale, mediazione interculturale (interazione tra culture, messa in gioco…)
Molti alunni stranieri sono disposti a negare il proprio sé per essere apprezzati dagli insegnanti→ mediatore deve evitare che questo accada, promuovendo la piena accettazione, l’interesse, il dialogo e il confronto, supportando
Il pensiero divergente e rispettando la diversità.
CAPITOLO 3: temi emergenti e aspetti didattici della pedagogia interculturale (Alessandra La Marca)
La scuola ha una grande responsabilità in materia di educazione interculturale. Lo studente, nel corso degli studi, si trova a confrontarsi con la diversità (culturale) e deve imparare a gestirla e a mettersi in relazione con essa. Insegnamento che aiuti i ragazzi a capire e vivere il mondo in cui si trovano attraverso il dialogo, l'interscambio culturale e spirituale.
Obiettivi:
- Consapevolezza dei motivi storici che hanno originato una certa mentalità/chiusura nel gruppo e paura del diverso.
- Critica ai pregiudizi razziali, sociali e politici svelandone l'infondatezza scientifica, le componenti motive che ne supportano l'irrazionalità, l'utilità ricavatane in termini di vantaggi personali...
- Comprensione dei motivi per cui è necessario che i Paesi
collaborino (no Paesi che progrediscono indipendentemente dagli altri).
Rispetto, accoglienza, attenzione, collaborazione con l'altro.
Nella società contemporanea "niente è a lungo termine" → conseguenze sui giovani e sul sistema scolastico.
Globalizzazione amplia le prospettive d'incontro culturale ma al contempo genera chiusura e diffidenza.
Accoglienza seconda generazione apre ad una nuova realtà sociale: consolida la consapevolezza che la geografia umana sia mutata in modo irreversibile + integra maggiormente gli immigrati diretti/genitori.
Legame tra soggetti e contesti sociali di riferimento → integrazione e appartenenza + formazione dell'identità personale, sociale e culturale dell'altro.
Oggi la scuola si avvale d'indicazioni chiare in ambito di approcci interculturale. Dialogo tra docenti e famiglie immigrate è fondamentale (idea di un maggiore inserimento nel sistema italiano). Interventi
educativi: superare le eventuali forme di estraneità, valorizzare la cultura d'origine (bambini raccontano della propria cultura. Crescita comune), diritto dell'alunno di conservare la propria identità culturale o di modificarla nel tempo, insegnare ai bambini stranieri a tollerare l'ambiguità delle aspettative adulte. Integrazione deve essere di tipo interazionistico, non monistico (assimilazione) o dualistico (convivenza pacifica).
Insegnanti non trovano spesso un aiuto/guida adeguata per le situazioni di complessità. Un intervento interculturale può riuscire bene se gli insegnanti impegnati in esso sono consapevoli dell'importanza del proprio compito.
Donati: "ragione relazionale" permetterebbe di umanizzare i processi di globalizzazione e le migrazioni. Dialogo tra culture nasce da una consapevolezza innata dell'uomo che tutti, al mondo, abbiamo dei punti in comune, derivanti dalla stessa natura umana (valori comuni).
Bisogna educare gli alunni alla consapevolezza di questi valori. Tutte le scuole dovrebbero applicare l'educazione interculturale (no solo quelle con bambini stranieri) perché così tutti saranno educati al dialogo e all'apertura. Non mettere gli alunni stranieri in condizione di usare il materiale (culturale) del paese ospitante, ma fare in modo che ci si possa conoscere reciprocamente e apprendere gli uni dagli altri. Barriere nei confronti del "diverso" sorgono nell'età adulta, quando si vuole difendere la propria identità. I ragazzi sono facilmente "manipolabili" ed educabili perché non hanno ancora formato la loro identità (→no stereotipi o pregiudizi...). Finalità educative che conducono all'interculturalità: capacità di giudicare, valutare e dominare intellettualmente le cose; consapevolezza morale che tutti abbiano pari dignità; percezione di sé come
“altro” per l’altro, e dell’altrocome “soggetto” per se stesso. Se si perseguono queste