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LE INTERVISTE NARRATIVE NEL METODO AUTOBIOGRAFICO
Le interviste narrative sono elaborazioni individuali che contengono o rivelano:
• i bisogni;
• i desideri;
• le motivazioni;
• le emozioni di chi si racconta.
Cortese parla d’intervista narrativa mentre Bichi intercorre all’intervista biografica, secondo
Cortese l’espressione “intervista narrativa” è da preferire a quella di “intervista biografica” perché
quest’ultima non sarebbe altre che un caso particolare d’intervista narrativa, quello in cui
l’intervista mira a raccogliere l’intera autobiografia del soggetto.
Le interviste narrative sono riconducibili entro una tipologia tripartita:
a) storie o story→ interviste narrative o focalizzate→ sono racconti in prima persona su un
tema specifico;
b) storie di vita→ intervista autobiografica→ sono racconti in prima persona però riferiti a
tutto ciò che un soggetto ha vissuto in tutta la sua esistenza;
c) cronache/history→ sono in terza persona, è il ricercatore che con parole sue espone
l’esperienza del soggetto con cui ha fatto l’intervista; a tutti gli intervistati vengono poste le
stesse domande, nello stesso ordine e l’intervistatore ha un rapporto distaccato con
l’intervistato.
Le interviste narrative utilizzano l’approccio orientato alla comprensione del singolo caso.
L’intervistatore ha un ruolo attivo, va dalle 3 alle 7 ore. Non ci si avvale di una batteria di domande
ma di una traccia dove sono fissati i punti più importanti.
Nell’intervista narrativa focalizzata il metodo autobiografico viene molto utilizzato perché è quello
che richiede meno tempo di realizzazione in quanto si concentra su un tema specifico. Si realizza
nell’arco di un paio d’ore, quindi è più facile trovare dei soggetti disponibili.
I passaggi dell’intervista focalizzata sono 5:
1. individualizzazione della tematica→ tematiche collegate a problemi educativi, rispetto ai
quali ci impegniamo in una ricerca; problemi per i quali vale la pena ricorrere a questo tipo
di metodo;
2. preparazione dell’intervista→ sulla base degli studi esistenti si elabora una griglia
concettuale, questa fase è laboriosa e richiede tempo;
3. realizzazione dell’intervista→ è opportuno ricorrere al registratore perché nell’intervista
narrativa il rapporto tra intervistatore ed intervistato non è distaccato; nel condurre
un’intervista è facile commettere errori perché non esiste una batteria di domande da
seguire; Atkinson parla di 13 direttive da seguire per non commettere errori:
➢ decidete chi volete intervistare→ intervistate solo persone verso le quali su nutre un
reale interesse perché il rapporto tra intervistatore e intervistato ha una natura
collaborativa;
➢ spiegate il vostro obiettivo→ vanno esplicitati gli obiettivi della ricerca, va garantito
l’anonimato e gli si chiede il permesso di registrare; una volta descritto si effettua la
registrazione e l’intervistato deciderà se cambiare in parte o in toto il racconto che ci
ha dato;
➢ prendetevi il tempo necessario per un’adeguata preparazione→ preparare la
strumentazione e la griglia ;
➢ potete avvalervi di supporti aggiuntevi→ come le fotografie;
➢ create l’ambiente giusto→ sarebbe buona cosa farlo scegliere all’intervistato affinché
egli possa trovarsi a suo agio, non bisogna interrompere perché poi è difficile
ricominciare;
➢ mettetevi in ascolto;
➢ usate l’intervista aperta→ bisogna rispettare l’ordine e gli spazi narrativi
dell’intervistato, bisogna evitare le domande che iniziano con “perché” e “a quale
scopo”;
➢ l’intervista non è una conversazione→ i ruoli devono essere ben definiti, il ricercatore
(il cui compito è quello di sollecitare il racconto) e l’intervistato (che dev’essere il
protagonista);
➢ siate reattivi e flessibili→ bisogna rispettare gli spazi dell’intervistato, l’intervistatore
dovrà rimandare delle domande dirette in un secondo momento se necessario, magari
alla fine del discorso per non stravolgere l’ordine di racconto dell’intervistato;
➢ siate abili guide→ non bisogna forzare i tempi di risposta ed eliminare i pregiudizi,
l’ascolto è importante e non bisogna interpretare;
➢ ascoltare attivamente;
➢ emergono delle emozioni→ nel raccontarsi il soggetto racconta il suo vissuto, quindi
può manifestare emozioni forti e l’intervistatore dev’essere pronto a rispettarle e a
rispettare un eventuale silenzio;
➢ dimostratevi grati→ l’intervistato va sempre ringraziato per aver condiviso il suo
vissuto.
Alheit parla invece di 10 regole da seguire nell’effettuare le interviste narrative:
✔ preparate bene l’intervista;
✔ intervistate solo persone verso le quali nutrite un sincero interesse;
✔ dichiarate apertamente gli scopi;
✔ narrate anche qualcosa di voi stessi;
✔ riservate all’intervista il tempo necessario;
✔ accertatevi che l’intervistato sia dell’avviso di raccontare la propria storia;
✔ tenetevi in disparte;
✔ evitate le domande dirette;
✔ mettete da parte le domande specifiche per la fase finale;
✔ non abbiate paura degli errori.
4. Trascrizione dell’intervista→ i criteri guida a cui attenersi sono due:
• fedeltà del parlato;
• facilità di lettura.
La trascrizione comporta già un primo livello d’interpretazione e Alheit distingue 6 fasi:
1. dichiarazione delle regole che si impiegheranno nella trascrizione→ si decidono i
significati dei simboli che si andranno ad utilizzare;
2. primo ascolto e trascrizione grezza→ riportando fedelmente sia le parole utilizzate
dall’intervistatore che dall’intervistato;
3. secondo ascolto per individuare intonazione, pause, volume, accelerazioni e cambi di
voce;
4. sistemazione del testo andando a capo ad ogni unità di significato→ isolando gli incisi,
individuando frasi contrastanti;
5. numerazione dei paragrafi per poterli individuare facilmente nell’analisi;
6. organizzazione spaziale per poter inserire note e commenti.
5. Analisi ed interpretazione dei dati→ fase che richiede letture e riletture, confronto di parti
delle varie interviste alla ricerca delle relazioni e delle differenze fra di esse; si vanno ad
individuare i concetti che, in base alla somiglianza, verranno condotti entro categorie
codificate.
INTERVISTA SEMI-STRUTTURATA
Strumento molto usato nella ricerca educativa-formativa.
Le domande sono aperte e l’ordine dipende da come rispondono gli intervistati.
È presente una batteria di domande.
LA VALIDAZIONE DELLE INTERVISTE NARRATIVE
Nelle interviste strutturate i criteri di validazione sono:
➢ affidabilità→ si riferisce alla misura in cui le stesse domande producono le stesse risposte,
comunque e dovunque si tenga l’intervista;
➢ validità→ si riferisce alla misura in cui le domande producono le cosiddette risposte
corrette, ovvero risposte coerenti con quelle attese.
Nelle interviste narrative invece i criteri sono:
➢ coerenza interna→ quello che viene detto in una parte non deve contraddire ciò che viene
detto in un’altra parte dell’intervista, le incongruenze sono accettabili perché nel corso della
nostra vita non ci comportiamo sempre allo stesso modo;
➢ corroborazione→ è data dal fatto che una volta trascritta l’intervista, sottoponendola
all’intervistato esso si riconosce; le interviste vanno restituite alle persone che si sono raccontate
e queste persone possono fare delle modifiche; se il soggetto non corrobora l’intervista questa
va buttata e non può esser utilizzata;
➢ persuasione→ è data dal fatto che la storia raccontata appare stimolante per il ricercatore;
ogni intervista deve presentare una sua unicità in quanto racconta un vissuto.
CORTESE
Come si fa ad esser certi che le storie siano vere?
Secondo Cortese si può intendere in due modi:
1. primo modo→ questo problema si pone per qualsiasi strumento di ricerca, ecco perché
bisogna accertarsi che il soggetto voglia raccontarsi ed è importante anche il contatto
iniziale;
2. secondo modo→ Cortese propone delle considerazioni, i dati raccolti sono sempre delle
interpretazioni che si basano su una teoria, su una concezione dell’uomo, della vita e del
mondo. Cortese come Diega Orlando parla di oggettività in termini di sapere condiviso e
non si può distinguere tra fatti e racconti perché non e possibile dare un resoconto
puramente fattuale di un evento, il racconto è una verità soggettiva ma non è realtà in quanto
le descrizioni sono sempre interpretazioni dei fatti. La verità è sempre un discorso che si
basa su una rappresentazione che l’uomo fa della realtà e le storie o interviste narrative
consentono di avvicinarsi alla rappresentazioni della realtà di chi si racconta.
Tipi di interviste:
intervista strutturata→ consultando i principali modelli di leadership descritti nei manuali si
individua un certo numero di comportamenti caratterizzanti la leadership, su questa base ci
si costruisce un questionario che chiede agli intervistati di indicare con quale frequenza il
loro coordinatore mette in atto un comportamento, il problema è che le categorie di risposte
sono preconfezionate;
intervista ermeneutica (intervista interpretativa)→ si chiede ai soggetti che cos’è la
leadership, quali tipi di leadership conoscono, cioè si colloca dentro una prospettiva
interpretativa, si chiede all’intervistato di fornire la sia interpretazione del fenomeno;
intervista narrativa→ si chiede al soggetto di raccontare storie d’esercizio della leadership
cioè a raccontare degli episodio significativi in cui l’intervistato si è trovato di fronte al
proprio coordinatore; così si colgono l’interpretazione dell’intervistato e si osservano le
situazioni dal punto di vista dell’intervistato; attraverso le storie organizzative si può sia
vedere la situazione sia cogliere i significati che adesso da il soggetto.
La sindrome del buon samaritano scatta quando l’intervistato anziché raccontarsi tende a rispondere
agli interrogativi della ricerca. Nella sindrome del buon samaritano l’intervistato non si racconta ma
risponde egli stesso agli interrogativi della ricerca. Questa sindrome si sviluppa quando tra
l’intervistatore e l’intervistato scatta un