METODI IFENATI CON MS
L’analisi di miscele complesse generalmente richiede l’accoppiamento tra le tecniche
separative e la Spettrometria di Massa. Si parla pertanto di metodi “ifenati” (dall’inglese
“hyphen”, ovvero “trattino”), cioè di metodi accoppiati.
Le tecniche ifenate più importanti sono la GC-MS, l’LC-MS, la SFC-MS, la CE-MS e la FFF-MS.
A prescindere dal tipo di tecnica separativa, l’accoppiamento aggiunge sempre una
dimensione addizionale alla misura analitica.
CROMATOGRAMMA IONICO
Il cromatogramma ionico è una rappresentazione grafica dei dati ottenuti in un'analisi di
Spettrometria di Massa combinata con una tecnica separativa, come ad esempio la
Cromatografia Liquida (LC-MS). In sostanza, descrive come gli ioni vengono rilevati nel tempo,
mostrando l'intensità del segnale ionico in funzione del tempo di ritenzione (o del volume di
eluizione) durante la separazione cromatografica.
Le tre dimensioni della Cromatografia-Spettrometria di Massa sono il tempo di ritenzione,
l’intensità ed il valore m/z. Ogni composto che eluisce dalla colonna cromatografica è
caratterizzato dal suo spettro di massa. La somma delle intensità dei picchi di uno spettro di
massa a ogni valore di tempo di ritenzione è usata per costruire il cromatogramma ionico.
TECNICA LC-MS
La tecnica che accoppia la Cromatografia Liquida (LC) con la Spettrometria di Massa (MS) è
nota come tecnica LC-MS. Essa accoppia la separazione cromatografica degli analiti di un
campione liquido con l’identificazione quantitativa e qualitativa tramite MS.
Tale tecnica è molto potente e versatile, ma presenta un problema di compatibilità fra le due
tecniche da cui è composta, in quanto:
• La Cromatografia Liquida si applica a campioni liquidi poco volatili sotto pressione
• La Spettrometria di Massa si applica a campioni gassosi ionizzati in condizioni di alto
vuoto
Pertanto, il cuore della tecnica ifenata è costituita dall’interfaccia LC-MS, che ha il compito di
trasferire i composti separati dalla Cromatografia Liquida (che è basata su una fase liquida)
alla Spettrometria di Massa (che opera in condizioni di gas e vuoto). Tecniche comuni
impiegate nell’interfaccia LC-MS includono l’Electrospray Ionization (ESI), l’Atmospheric
Pressure Chemical Ionization (APCI), l’Atmospheric Pressure Photoionization (APPI) e la
Matrix-Assisted Laser Desorption/Ionization (MALDI).
SORGENTI DI IONIZZAZIONE IN MS
Il primo requisito necessario per analizzare campioni tramite MS è che gli analiti devono essere
in fase gassosa e ionizzati. Pertanto, il primo modulo di uno spettrometro di massa è
costituito da una sorgente di ionizzazione, che permette di introdurre il campione, sottoforma
di gas ionizzato, all’interno dell’analizzatore di massa.
Le sorgenti di ionizzazione possono in primo luogo essere classificate in base allo stato fisico
del campione in:
• Sorgenti in fase gassosa: ionizzano analiti in fase gassosa
• Sorgenti a desorbimento: ionizzano analiti in fase condensata (liquida o solida)
Generalmente, gli spettrometri con sorgenti di ionizzazione in fase gassosa sono accoppiati
con un sistema GC (per campioni volatili, a basso PM, termostabili e non polari), mentre quelli
con una sorgente di ionizzazione a desorbimento possono essere accoppiati con un sistema
HPLC (per campioni non volatili e polari).
Un’ulteriore classificazione delle sorgenti di ionizzazione prevede di distinguerle in base
all’energia impartita al campione durante il processo di ionizzazione; in particolare, si
distinguono:
• Sorgenti di ionizzazione hard, che producono tanti piccoli frammenti, corrispondenti
a radicali cationi ad alta energia
• Sorgenti di ionizzazione soft, che producono pochi frammenti grandi, corrispondenti
ad addotti molecolari a bassa energia
Le tecniche hard permettono di ottenere informazioni strutturali sul campione, mentre le
tecniche soft sono adatte per la determinazione dei pesi molecolari; per ottenere le
informazioni strutturali con tecniche soft, è necessario ricorrere alla tecnica MS/MS.
L'analita può venire ionizzato secondo varie tecniche: l'espulsione di elettroni, la
protonazione, la deprotonazione, la cationizzazione. Con l'espulsione di elettroni si genera
uno ione-radicale, specie molto instabile che può subire facilmente frammentazione, mentre
con la protonazione e deprotonazione si genera uno ione pseudo-molecolare. La massa del
composto è semplice da rilevare a partire dal rapporto m/z perché nella maggior parte dei casi
la carica dello ione è unitaria positiva (+1).
Sorgente di Classificazione per Classificazione Tipologia di analiti
ionizzazione stato fisico hard/soft
Ionizzazione Sorgente in fase Analiti a basso PM e
Ionizzazione hard
Elettronica (EI) gassosa volatili
Ionizzazione Sorgente in fase Analiti a PM medio
Ionizzazione soft
Chimica (CI) gassosa termicamente stabili
Ionizzazione Sorgente a Ionizzazione soft Campioni biologici
elettrospray (ESI) desorbimento
Ionizzazione Campioni biologici a
Sorgente in fase
Chimica a Pressione Ionizzazione soft bassa e media
gassosa (ambiente)
Atmosferica (APCI) polarità
Fotoionizzazione a Sorgente in fase Analiti apolari o poco
Pressione Ionizzazione soft
gassosa (ambiente) polari
Atmosferica (APPI)
Desorbimento/
Ionizzazione Laser Sorgente a Campioni biologici
Ionizzazione soft
Assistita da Matrice desorbimento ad alto PM
(MALDI)
Ionizzazione Sorgente a Campioni in fase
Elettrospray per desorbimento Ionizzazione soft condensata
Desorbimento (DESI) (ambiente) Campioni in fase
Sorgente a
Analisi Diretta in solida, liquida o
desorbimento Ionizzazione soft
Tempo Reale (DART) gassosa con poco
(ambiente) pre-trattamento
IONIZZAZIONE ELETTRONICA (EI)
La Ionizzazione Elettronica (EI, “Electronic Ionization”) è la tecnica di ionizzazione più nota.
Si tratta di una tecnica di ionizzazione hard che, grazie all’alta energia, oltre a ionizzare il
campione (come radicale catione) ne provoca anche la frammentazione. Si tratta del metodo
di ionizzazione più diffuso accoppiato alla Gas-Cromatografia (GC), in quanto è una sorgente
di ionizzazione in fase gassosa.
Le molecole in uscita dal gascromatografo, dunque allo stato gassoso, entrano all’interno
della camera di ionizzazione ad alto vuoto. L’energia necessaria per la ionizzazione è fornita
da un fascio di elettroni (accelerato con una tensione di 70 eV) generato da un filamento
incandescente (generalmente, in renio o tungsteno).
IONIZZAZIONE CHIMICA (CI)
La Ionizzazione Chimica (CI, “Chemical Ionization”) è una tecnica di ionizzazione soft che
lavora in fase gassosa. È adatta all’analisi di molecole termicamente stabili, con PM medio.
Poiché produce meno frammentazione rispetto all’EI, preserva meglio la struttura molecolare,
ed è per questo generalmente adatta alla determinazione dei PM.
La tecnica prevede inizialmente di utilizzare la ionizzazione elettronica per generare ioni di gas
reagenti (quali metano, isobutano o ammoniaca). Tali ioni gassosi, a loro volta, permettono di
ionizzare il campione tramite reazioni chimiche di trasferimento di carica, cattura elettronica
e reazioni acido-base.
IONIZZAZIONE ELETTROSPRAY (ESI)
La Ionizzazione Elettrospray (ESI, “Electrospray Ionization”) è la tecnica di ionizzazione più
comunemente impiegata come interfaccia LC-MS, ed è pertanto adatta per l’analisi di
campioni in fase condensata. Si tratta inoltre di una sorgente di ionizzazione soft che lavora
a pressione ambiente. La formazione degli ioni in ESI avviene generalmente tramite
protonazione (singola o multipla) degli analiti.
MECCANISMO DI FUNZIONAMENTO DELL’ESI
La camera di ionizzazione è detta “camera di nebulizzazione”, e si trova a pressione
atmosferica. In essa, il campione viene introdotto tramite un capillare che contiene l’eluato
in uscita dall’HPLC. Il campione condensato viene nebulizzato dalla punta del capillare e
diretto verso il capillare di desolvatazione, che indirizza il campione gassoso ionizzato verso
l’analizzatore ad alto vuoto dello spettrometro di massa.
Spesso, si impiega un’interfaccia ESI pneumaticamente assistita, che sfrutta un flusso
coassiale di un gas inerte attorno al capillare di nebulizzazione per favorire
l’elettronebulizzazione. L’assistenza di un flusso di gas di nebulizzazione consente l’impiego
di flussi di liquido più elevati ed una ridotta dipendenza dalla tensione superficiale del
solvente.
Fra la punta del capillare e l’ingresso del capillare di desolvatazione è applicata un’elevata
tensione, che permette di applicare un intenso campo elettrico al campione in ingresso. Tale
campo elettrico elevato è responsabile della formazione del cono di Taylor, ovvero del
menisco con deformazione conica, la cui generazione è dovuta alla separazione di carica della
soluzione elettrolitica indotta dal campo elettrico, in quanto tale forza di separazione supera
la tensione superficiale dell’eluato.
Dal cono di Taylor fuoriescono dunque piccole goccioline di dimensione uniforme contenenti
ioni. In controcorrente rispetto al campione, fluisce inoltre un gas di desolvatazione
riscaldato (generalmente, azoto), che favorisce la desolvatazione delle goccioline cariche.
La desolvatazione provoca la diminuzione delle dimensioni delle goccioline, finché le forze
elettrostatiche di repulsione fra gli ioni contenuti in esse non superano le forze di coesione
(limite di Rayleigh), provocando la disintegrazione delle goccioline in goccioline sempre più
piccole, fino all’ottenimento di ioni carichi in fase gassosa. Tale processo è noto come
“fissione coulombiana”.
Infine, gli ioni gassosi entrano in una prima zona a pressione ridotta dove vengono raffreddati
per espansione adiabatica e poi focalizzati da uno skimmer, un elettrodo conico con una
piccola apertura centrale che invia soltanto una piccola percentuale di ioni verso la zona ad
alto vuoto dell’analizzatore di massa.
MECCANISMO DI IONIZZAZIONE
Per spiegare come, nella tecnica ESI, le molecole passino dalla fase liquida (in soluzione) alla
fase gassosa (come ioni), sono stati proposti due modelli teorici:
Modello della carica residua (CRM, “Charged Residue Model”): Secondo questo
• modello, la soluzione viene nebulizzata formando piccole gocce cariche. Queste gocce
evaporano gradualmente, riducendosi sempre di più di volume. Alla fine, il solvente
evapora del tutto, lasciando dietro di sé un "residuo" che contiene l'analita con le
ca
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