Seleziona periodo masc hi femmine totale
Sesso
Classe di età Ruolo in famiglia
15- 24 anni figlio/a 12,8 10,8 11,8
genitore 16,5 76,6 67,4
single, partner senza figli, altro
ruolo 18,5 24,9 21,3
totale 13,0 12,3 12,7
18- 29 anni figlio/a 17,9 16,8 17,4
genitore 13,6 61,7 49,9
single, partner senza figli, altro
ruolo 14,2 19,9 16,9
totale 17,3 21,7 19,4
15- 29 anni figlio/a 14,4 13,2 13,9
genitore 13,6 61,7 49,9
single, partner senza figli, altro
ruolo 14,1 19,8 16,8
totale 14,4 17,8 16,1
15- 34 anni figlio/a 15,8 14,5 15,2
genitore 9,9 50,6 37,1
single, partner senza figli, altro
ruolo 11,5 16,7 13,8
totale 14,5 21,8 18,0
Dati estratti il 22 nov 2024 16:13 UTC (GMT) da I.Stat
L’ultimo dato da considerare riguarda la percentuale di NEET in base al titolo di studio conseguito. In
questo caso, è evidente che un livello di istruzione più basso corrisponde a un tasso di NEET più
elevato.
Le differenze nelle percentuali variano poco tra le fasce di età, ma si osserva che i giovani privi di un
titolo di studio presentano una percentuale relativamente bassa nella fascia 15-24 anni. Questo dato,
però, è condizionato dal fatto che molti di loro sono ancora impegnati nella scuola dell’obbligo. La
situazione cambia nella fascia 18-21 anni, dove il tasso di NEET per i soggetti senza titolo di studio
raggiunge il 24,1%, indicando una crescita significativa.
Passando ai giovani con un diploma, le percentuali risultano più stabili, attestandosi intorno al 17% in
tutte le fasce di età.
Infine, i giovani con un titolo di laurea o post-laurea presentano il tasso di NEET più basso, con una
percentuale che si mantiene sull’11% indipendentemente dall’età considerata.
Questi dati confermano l’importanza dell’istruzione nel ridurre la probabilità di trovarsi nella
condizione di NEET e nel favorire l’inserimento nel mercato del lavoro.
Tabella 3 - I NEET in Italia: suddivisione percentuale per titolo di studio conseguito.
Tipo dato incidenza dei giovani Neet di 15-34 anni (non occupati e non in
istruzione)
Territorio Italia
Sesso totale
2023 T2-2023 T3-2023 T4-2023 T1-2024 T2-2024
Seleziona periodo
Classe di età Titolo di studio
15-24 anni nessun titolo di studio, licenza di
scuola elementare e media 9,6 9,2 9,7 8,8 8,8 8,3
diploma 16,4 16,5 16,2 16,7 15,7 14,7
laurea e post-laurea 9,3 10,1 10,9 9,1 8,1 11,6
totale 12,7 12,4 12,9 12,5 11,8 11,3
18-29 anni nessun titolo di studio, licenza di
scuola elementare e media 28,5 26,7 30,4 27,2 26,5 24,1
diploma 18,1 17,8 18,2 18,0 17,7 17,0
laurea e post-laurea 12,5 12,3 14,6 11,5 10,8 10,7
totale 19,4 19,0 20,0 18,7 18,4 17,5
15-29 anni nessun titolo di studio, licenza di
scuola elementare e media 14,9 14,4 15,1 13,6 13,8 12,8
diploma 18,1 17,9 18,3 18,1 17,7 17,0
laurea e post-laurea 12,5 12,3 14,6 11,5 10,8 10,7
totale 16,1 15,7 16,5 15,5 15,2 14,4
15-34 anni nessun titolo di studio, licenza di
scuola elementare e media 19,2 18,6 19,1 18,2 18,7 16,8
diploma 19,6 19,1 19,7 19,6 19,5 19,0
laurea e post-laurea 12,0 11,5 13,8 10,9 10,4 10,7
totale 18,0 17,5 18,4 17,5 17,5 16,7
Dati estratti il 22 nov 2024 16:08 UTC (GMT) da I.Stat
2.4 Un focus sulla Calabria
La Calabria si conferma tra le regioni italiane meno favorevoli per i giovani, con scarse opportunità
lavorative e limitate condizioni per avviare attività imprenditoriali. Questo la rende uno dei territori con
la più alta percentuale di giovani inattivi, evidenziando un quadro di criticità che colpisce l'intero
Mezzogiorno. Questi dati emergono chiaramente dall'ultimo rapporto del Centro Studi di
Confartigianato, che posiziona la Calabria tra le regioni meno adatte a supportare e valorizzare le
nuove generazioni.
L’indice elaborato da Confartigianato valuta le condizioni dell’ambiente giovanile in base a 13
parametri chiave, tra cui il tasso di occupazione degli under 35, la presenza di giovani imprenditori, il
livello di collaborazione tra scuole e imprese, la diffusione dei contratti di apprendistato e il saldo
migratorio giovanile verso altre regioni o l’estero. Questi indicatori offrono una fotografia dettagliata
delle opportunità disponibili per i giovani e delle difficoltà che affrontano nei diversi territori. Sulla
base di tali parametri, la Calabria si colloca tra le ultime posizioni, insieme a regioni come Molise,
Sardegna e Basilicata, evidenziando le debolezze strutturali del Mezzogiorno rispetto al resto del
Paese.
A livello nazionale, i giovani che non lavorano e non studiano (NEET) rappresentano il 16% del totale,
corrispondenti a circa 1,6 milioni di persone. Tuttavia, i dati ISTAT per la Calabria descrivono una realtà
ben più critica, con un tasso di NEET che raggiunge il 27,2%, superato solo dalla Sicilia e ampiamente
superiore alla media nazionale. Questo dato riflette la gravità della situazione, che si aggrava
ulteriormente nelle aree interne e nelle province meno sviluppate. La provincia di Crotone presenta il
quadro più preoccupante, con quasi il 50% dei giovani nella condizione di NEET, seguita dalla
provincia di Reggio Calabria, dove il tasso si attesta al 45%.
Questa disparità tra Nord e Sud Italia sottolinea la presenza di un’Italia "a due velocità", dove il
Mezzogiorno fatica a tenere il passo rispetto alle regioni settentrionali. Nel Nord Italia, infatti, i giovani
possono beneficiare di migliori condizioni economiche e di un tessuto produttivo più dinamico, che
facilita l’accesso al mercato del lavoro e l’avvio di iniziative imprenditoriali. Questa differenza si riflette
anche nel numero di aziende gestite da giovani under 35: a livello nazionale si registrano 522.086
imprese, ma le regioni meridionali continuano a mostrare performance negative rispetto alle altre aree
del Paese.Nonostante il quadro generale presenti ancora molte criticità, è importante evidenziare un
segnale positivo di miglioramento rispetto agli anni precedenti. Guardando ai dati ISTAT relativi al
biennio 2019-2020, la situazione appariva decisamente più grave, con un tasso di NEET che nel 2019
si attestava vicino al 40% in Calabria. Nel corso degli ultimi quattro anni, si è registrata una riduzione
significativa, con un tasso sceso al 27% nel 2023. Questo rappresenta un miglioramento di quasi 13
punti percentuali, un progresso che, sebbene lento, indica la possibilità di un’inversione di tendenza.
Il calo del tasso di NEET potrebbe essere attribuito a diversi fattori, tra cui le politiche nazionali di
incentivo all’occupazione giovanile, i programmi europei come Garanzia Giovani e il graduale
miglioramento delle condizioni economiche dopo la crisi del 2020. Tuttavia, è fondamentale
continuare a investire in interventi mirati, che affrontino le specificità del territorio calabrese e le sue
fragilità strutturali, per garantire che questa tendenza positiva non si arresti.
Guardando al futuro, risanare il divario tra Nord e Sud richiederà uno sforzo congiunto, che includa il
potenziamento delle politiche attive del lavoro e un sostegno concreto all’imprenditorialità giovanile.
Solo attraverso interventi strutturali e una visione a lungo termine sarà possibile valorizzare il
potenziale delle giovani generazioni e offrire loro le opportunità necessarie per contribuire allo
sviluppo economico e sociale del territorio.
Tabella 4 - I NEET in Italia: percentuale di NEET in Calabria, bienni 2019/20
Tipo dato incidenza dei giovani Neet di 15-34 anni (non occupati e non in
istruzione)
Classe di età 15-29 anni 2019 2020
Seleziona periodo maschi femmine totale maschi femmine totale
Sesso
Territorio
Calabria 34,0 36,2 35,1 33,1 36,3 34,6
Dati estratti il 22 nov 2024 16:32 UTC (GMT) da I.Stat
CAPITOLO 3: Le politiche di riattivazione dei NEET
3.1 Il piano Garanzia Giovani
La principale misura adottata in Italia per favorire la riattivazione dei NEET è rappresentata dal Piano
Garanzia Giovani.La Garanzia Giovani (GG), o European Youth Guarantee (EYG) in inglese, costituisce
una delle novità più significative per il sistema italiano di transizione scuola-lavoro. Lanciata nel 2011
dalla Commissione Europea e formalizzata nelle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea
del 22 aprile 2013, la EYG fa parte dell’iniziativa strategica Youth on the Move, inclusa nella European
Youth Initiative e, a sua volta, nella strategia Europa 2020, evoluzione della precedente Strategia di
Lisbona.
Nella fase iniziale di attuazione, l’Unione Europea ha stanziato 6,4 miliardi di euro a favore dei Paesi
con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%. Tra questi, l’Italia, con uno dei valori più
alti tra gli Stati membri, ha ricevuto 1,5 miliardi di euro. Successivamente, nel 2017, i fondi destinati
alla misura sono stati incrementati fino a 8,8 miliardi di euro.
La Garanzia Giovani è stata pensata come risposta alle difficoltà affrontate dai giovani nei Paesi
membri dell’Europa meridionale e orientale a seguito della crisi economica e finanziaria del 2007-
2008. L’idea alla base del programma, sostenuta principalmente dalle istituzioni europee come la
Commissione Europea, è che la disoccupazione giovanile possa essere contrastata efficacemente
con politiche attive per l’impiego, senza intervenire necessariamente sul contesto macroeconomico
generale.
In Italia, la Garanzia Giovani è diventata operativa nella prima metà del 2014. Il programma prevede
che lo Stato garantisca, anche se non in forma obbligatoria dal punto di vista legale, un’opportunità
concreta di lavoro o, in alternativa, un percorso di studi, un apprendistato, un tirocinio o una
formazione professionale per tutti i giovani tra i 15 e i 29 anni che, entro quattro mesi dall’inizio dello
stato di disoccupazione o dall’uscita dal sistema scolastico, non abbiano trovato un’occupazione.
Questa opportunità è destinata non solo ai giovani disoccupati già iscritti presso i Centri per l’Impiego
(CPI), ma anche a tutti i NEET che, pur non essendo registrati presso i CPI, aderiscono
volontariamente al programma. Questo aspetto è particolarmente rilevante, poiché in Italia, così
come in altri Paesi dell’Europa meridionale, non tutti i disoccupati risultano iscritti ai CPI. In alcuni
casi, questo requisito dell’iscrizione rappresenta un ostacolo: molti giovani che necessiterebbero del
supporto offerto dal programma non vi partecipano proprio perché non registrati. Questa
problematica, diffusa soprattutto nei Paesi del Sud Europa, compresa l’Italia, limita l’accesso al
programma di una parte significativa della popolazione target.
Con l’obiettivo di offrire una soluzione isp
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