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L’improvvisa morte di Gian Galeazzo e le reazioni che essa
scatenò all’interno e all’esterno di Milano misero in discussione
tutto ciò che egli aveva costruito.
Gli succedette Giovanni Maria che riuscì a mantenersi al potere,
ma non riuscì a conservare i territori acquisiti. Il suo potere si
ridusse a Milano e alla Lombardia e ciò mise in evidenza
l’incapacità delle signorie di trasformare i propri domini in
un’organica struttura sociale. 3
Paragrafo 4 La repubblica fiorentina
A partire dalla seconda metà del ‘ 300, la Repubblica di Firenze
espanse i propri possedimenti ma non riuscì ad avere una
struttura stabile e ben centralizzata.
Ci riuscì Cosimo de’ Medici nel 1434 che, benché di umili origini
ma proprietario della banca più importante d’Europa, con
l’appoggio del popolo e di alcune potenti famiglie, si impadronì
del potere. Egli non si fece mai chiamare signore( perché sapeva
che i suoi cittadini erano troppo attaccati alla tradizione
repubblicana), non introdusse modifiche istituzionali né assunse
cariche particolari, ma esercitò un ferreo controllo sulla vita
politica collocando uomini di sua fiducia nei posti chiave.
Firenze restò pertanto dominata da un’oligarchia ristretta. 4
Paragrafo 5 La repubblica di Venezia
Milano: signoria
Firenze: signoria mascherata da apparente repubblica
Venezia: conservò la costituzione repubblicana sotto il governo
di una ristretta oligarchia di mercanti e di armatori navali che
formavano il Gran consiglio.
Nel corso del 300, Venezia proseguì l’espansione marittima
verso Oriente(Cipro, isola di Tenedo) ciò impensierì Genova e il
re di Napoli che si unirono in una Lega antiveneta e riuscirono
a farle firmare la pace di Torino in base alla quale fu costretta a
rinunciare alla sue pretese e a riconoscere i diritti dei suoi
nemici. Tuttavia nei primi anni del’ 400 Venezia riprese la sua
espansione ma questa volta verso la terraferma. Questa
decisione fu presa perché da un lato il potente impero ottomano
aveva chiuso alle navi italiane le vie verso l’oriente, dall’altro a
causa dell’aggressività dei Visconti di Milano nella pianura
padana. 5
Paragrafo 6 I regni di Napoli e di Sicilia
Il regno di Napoli era il più vasto di tutta la penisola , ma era
debole economicamente e militarmente, era legato alle strutture
feudali e le attività finanziarie erano in mano agli stranieri
(fiorentini e catalani) poco interessati o reinvestire i loro
guadagni. Se si esclude Napoli, non c’erano città importanti. I
baroni giunti al seguito degli Aragonesi, dominavano nei loro
enormi latifondi coltivati da masse di contadini impoveriti. La
lunga crisi dinastica ,che ebbe inizio alla morte di Roberto
D’Angiò e finì con l’assunzione della corona di Napoli e del
regno di Sicilia, ebbe una vita breve: Alfonso morì, il regno di
Napoli passò nelle mani del figlio naturale Ferrante, quello di
Sicilia al fratello Giovanni. Ferrante continuò l’opera del
padre. Ci fu una decisiva ripresa economica e demografica del
Mezzogiorno, con lo sviluppo dell’industria e del commercio. Ciò
portò alla dura reazione dei baroni ( “congiura dei baroni”) che
ordirono alle sue spalle. 6
Paragrafo 7 Lo stato della chiesa
Con il trasferimento della sede papale ad Avignone, Roma
decadde dalla sua importanza in quanto fece scomparire tutta
l’economia gravitante intorno alla Curia. In questa Roma priva
di governo stabile il popolo trovò la forza di ribellarsi grazie a
Cola di Rienzo che ripristinò l’ordine pubblico, alleggerì le
imposte, rese più equa la giustizia. Il suo sogno era far ritornare
Roma ad essere la guida dell’Italia e raccogliere intorno a sè
tutti gli italiani che aspiravano alla libertà. L’idea di una libera
Repubblica romana estesa a tutta la penisola allarmò il
pontefice; inoltre il governo dispotico ed eccentrico di Cola fece
sì che fosse massacrato in una sommossa popolare. Il compito di
ristabilire l’autorità papale fu affidato al cardinale Egidio di
Albornoz che riuscì a ridimensionare il potere dei signori locali ,
riordinò gli uffici ecclesiastici e con le “Costituzioni Egidiane”
formulò alcuni principi fondamentali del governo papale e del
suo rapporto con i poteri locali ( signori, comuni,ecc…)
Le costituzioni prevedevano anche norme sulla convocazione di
“ parlamenti” composti da rappresentanti locali,con potere
consultivo in campo fiscale o militare. Tornati a Roma dopo la
cattività avignonese, i pontefici avviarono un’opera di
consolidamento del loro Stato. (nepotismo, vendite, indulgenze;
papa Alessandro VI Borgia fece addirittura cardinale il figlio
Cesare, detto il Valentino). 7