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L’ITALIA DOPO IL FASCISMO
Alla fine del secondo conflitto mondiale l’Italia versava in gravi condizioni dal punto
di vista politico, economico e sociale.
Si erano ricomposti i partiti tradizionali Democrazia Cristiana (ex Partito Popolare)
guidato da De Gasperi. Il Partito Socialista guidato da Pietro Nenni che era sempre
combattuto tra l’attrazione dei comunisti e la voglia di partecipare alla guida dei
processi democratici. Il Partito Comunista era guidato da Togliatti ed era un partito
di massa che guardava all’URSS come politica di riferimento. Poi I Liberali e i
Repubblicani. Subito dopo la guerra si formò un nuovo Partito , il Partito d’Azione in
cui confluivano varie personalità antifasciste.
Il Sindacato era invece unico ed era la CGIL con le sue componenti comuniste,
socialiste e cattoliche.
Il primo governo post bellico fu guidato da un uomo del Partito d’Azione, Ferruccio
Parri e vi parteciparono tutti i partiti.
Seguì il governo di Alcide De Gasperi. Il leader D.C. guidava un governo con tutti i
protagonisti dei vari partiti nella guida dell’Italia. Il suo Ministro della Giustizia era
proprio Togliatti che varò una amnistia che chiuse la pratica delle epurazioni contro
gli ex fascisti.
Il 2 giugno 1946 furono fissate le elezioni per la elezione del parlamento e
contemporaneamente il Referendum per decidere che forma di Stato dare all’Italia
(Repubblicana-Monarchica).
Il referendum , nonostante l’abdicazione del re Vittorio Emanuele III a favore del
figlio Umberto II, fu vinto dalla Repubblica, mentre le elezioni , le prime a suffragio
universale, videro la vittoria della Democrazia Cristiana seguita poi PSIUP e dai
Comunisti.
Dopo queste elezioni i tre partiti maggiori continuarono a governare insieme.
Elessero il primo Presidente della Repubblica Enrico De Nicola, però cominciavano i
contrasti.
La DC guardava agli Usa ed al suo modello economico e democratico.
I Comunisti guardavano all’Urss ed al suo modello economico e politico.