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Queste formule si applicano ignorando la resistenza del mezzo (l’aria). Se consideriamo l’aria e la sua densità
dobbiamo tenere in conto che il corpo sentirà una certa forza che ne contrasta il moto. Conoscendo questa
forza possiamo definire la velocità limite (o terminale) del corpo:
1 2
2 √
= → =
lim
2
In questa formula è un coefficiente determinato sperimentalmente (variabile), è la densità del mezzo
−3
( ) e è l’area della sezione del corpo.
Dinamica del punto
Leggi di Newton: il legame tra la forza e lo stato di moto di un corpo è dato dalla famosa (seconda) legge
di Newton:
= → =
Da questa formula segue che è necessaria una forza per poter muovere un corpo (ovvio). La terza legge di
Newton afferma inoltre che, se un corpo esercita una forza su un corpo allora anche eserciterà una
,
forza di modulo uguale e verso opposto alla prima:
= −
Quantità di moto: si definisce quantità di moto il vettore:
= → =
Che ritroviamo nella forma più generale della seconda legge di Newton.
Impulso: si chiama impulso di una forza la quantità che provoca una variazione della quantità di moto. Se la
massa è costante:
= ∫ = ∫ = ∫ = − = =
In assenza di forze applicate la quantità di moto rimane costante, ovvero si conserva.
Forza centripeta: sappiamo che in un moto circolare l’accelerazione del corpo è ortogonale alla traiettoria
in ogni suo punto. Possiamo associare a questa accelerazione una forza, detta centripeta:
2
= =
Forza peso: la forza associata all’accelerazione gravitazionale è proporzionale alla massa del corpo
=
e costante se è costante:
= =
Reazione vincolare: Se un corpo rimane fermo su un piano, ad esempio, esercita una forza diretta verso
il basso sul piano. Il piano a sua volta spinge il corpo con una forza perpendicolare. Chiamiamo questa forza
impressa dal piano e agente sul corpo reazione vincolare o forza normale:
+ = 0 → = − ↔ = −
Forza di attrito radente: applichiamo una forza parallela al piano orizzontale ad un corpo appoggiato
su di esso. Il corpo non inizia a muoversi fino a quando non supera un certo valore, uguale alla forza che
tende a “tirare” il corpo in direzione opposta a quella della forza impressa. Questa forza si chiama forza di
attrito radente ed è data dalla formula: ≤
= − → {
>
Nel primo dei casi sopra il corpo resta fermo, poiché la forza non supera quella di attrito statico . Una
volta che il corpo inizia a muoversi, quindi quando si verifica la seconda condizione sopra, questo risente di
un’altra forza che si oppone al moto, quella di attrito dinamico:
= − → + = <
I coefficienti e si dicono rispettivamente coefficiente di attrito statico e coefficiente di attrito dinamico.
Piano inclinato: consideriamo un corpo appoggiato su un piano inclinato di un certo angolo Se non
.
agiscono forze di attrito possiamo scomporre le forze lungo gli assi:
→ − cos + = 0 → cos = → sin =
Se invece agissero forze di attrito dovremmo tenerne conto per studiare le condizioni di equilibrio o di
movimento lungo il piano: sin ≤ = cos → tan ≤
Il movimento lungo il piano è descritto da: (sin
→ − cos + = 0 → sin − = = − cos )
Tensione dei fili: quando un filo è fissato ad un corpo e viene impressa una forza all’estremità libera si dice
che il filo è in tensione. Il valore della tensione è esattamente uguale alla forza che sente il corpo.
=
Nella direzione contraria a quella del moto la tensione sarà uguale alla forza ma di segno opposto = −.
Forza elastica: la forza elastica è quella con direzione costante e modulo proporzionale alla distanza dalla
posizione di equilibrio. Consideriamo una molla elastica: per allungarla di una certa lunghezza (o per
comprimerla) dobbiamo imprimere una forza, data da:
= −
Dove è la distanza dalla posizione di riposo e è una costante detta costante elastica che dipende dalla
molla.
Pendolo semplice: un pendolo semplice è costituito da un punto materiale appeso tramite un filo ideale.
La posizione di riposo è quella verticale, per cui vale
=
Se spostiamo il corpo dalla posizione di equilibrio questo inizierà ad oscillare. Vogliamo studiare questo moto
in assenza di attrito. Le forze agenti sul filo sono e , perciò il moto è regolato da
+ =
Il periodo delle oscillazioni vale (con la lunghezza del filo):
2
= = 2√
Lavoro ed energia
Lavoro: si definisce lavoro infinitesimo di una forza il prodotto scalare tra la forza (o meglio, della sua
proiezione lungo la direzione dello spostamento) e lo spostamento:
= ⋅ = cos ⋅ = ⋅
Se vogliamo trovare dobbiamo risolvere l’integrale di linea della forza lungo un certo percorso:
= ∫ ⋅ = ∫ cos = ∫
Vedremo più avanti il calcolo del lavoro per le forze più importanti.
Potenza: la potenza corrisponde al lavoro per unità di tempo:
= =⋅ =⋅
Energia cinetica: la definizione standard di energia cinetica è
1 2
=
2
Possiamo usare questa formula per calcolare il lavoro compiuto da una forza da un punto ad un punto
.
Infatti:
1 1
2 2
= ⋅ = = = = → = ∫ = − = − =
2 2
Questo prende il nome di teorema dell’energia cinetica e afferma che il lavoro compiuto da una forza nello
spostamento da a è uguale alla differenza di energia cinetica nei due punti.
Lavoro della forza peso: il lavoro della forza peso per un generico spostamento da un punto ad
un’altezza ad un punto ad un’altezza vale:
ℎ ℎ
) )
= −(ℎ − ℎ = −(ℎ − ℎ = −ℎ
Si nota che il valore di non dipende dal percorso, ma solo dalle posizioni iniziale e finale.
Lavoro della forza elastica: il lavoro della forza elastica per uno spostamento lungo l’asse vale
−
1 1
2 2
= ∫ − = − ∫ = − ( − )
2 2
Anche in questo caso il lavoro dipende solo dalla posizione iniziale e finale e non dal precorso compiuto.
Lavoro della forza di attrito radente: il lavoro compiuto dalla forza di attrito si scrive
= ∫ = ∫ − = − ∫ = −
Il lavoro della forza di attrito è sempre negativo e non può essere scritto come differenza tra due punti, poiché
dipende dal percorso.
Forze conservative: le forze per cui il calcolo del lavoro non dipende dal particolare percorso compiuto si
dicono conservative. Grazie a questa affermazione sappiamo che qualunque sia il percorso compiuto il lavoro
non cambia e quindi per percorsi chiusi vale sempre
∮ = 0
Le forze per cui il lavoro dipende dal percorso scelto, come la forza d’attrito, si dicono non conservative o
dissipative.
Energia potenziale: la conservatività delle forze permette di definire in ogni punto dello spazio una funzione
che dipende solo dalla posizione del punto. Anche questa può essere utilizzata per calcolare il lavoro, infatti:
= −( − ) = −
L’energia potenziale può essere definita solo per forze conservative, per le quali il lavoro si esprime come
l’opposto della variazione dell’energia potenziale stessa.
Energia potenziale della forza peso: l’energia potenziale è tanto maggiore quanto più il punto considerato
si trova in alto. Calcolando l’integrale della forza peso ricaviamo:
ℎ ℎ
= ∫ = ∫ = ℎ − 0 = ℎ
0 0
Energia potenziale elastica: l’energia potenziale elastica aumenta all’aumentare della distanza dalla
posizione di riposo della molla. Calcolando l’integrale otteniamo:
1 2
=
2
Energia meccanica: sappiamo che per le forze conservative valgono
= − = − = − =
Eguagliando le due equazioni otteniamo:
− = − → + = +
Queste somme prendono il nome di energia meccanica nei punti e rispettivamente. Dalle equazioni scritte
vediamo che l’energia meccanica resta costante durante il moto.
= + =
In presenza di forze non conservative l’energia meccanica non resta costante e la sua variazione è uguale al
lavoro delle forze non conservative. L’energia meccanica del sistema diminuisce durante il processo
= −