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DUE MODELLI PER SPIEGARE LA DINAMICA
DELLA LITOSFERA
SLIDE 1 – DUE MODELLI PER SPIEGARE LA DINAMICA
DELLA LITOSFERA
La parte superficiale della Terra è costituita da un involucro rigido definito
litosfera, esso è suddiviso in un certo numero di frammenti o placche che sono
in continuo movimento l'uno rispetto all'altro. La litosfera è la parte più esterna
della Terra e costituisce un complesso sistema con scambi di energia e di
materia tra diversi settori della Terra. È formata da due strati, la crosta e il
mantello, ed è limitata verso l’interno dall’astenosfera. Il suo spessore non è
uniforme, ma presenta zone più sottili negli oceani.
La manifestazione più vistosa della mobilità delle placche è la presenza di fasce
attive della crosta, interessate da fenomeni sismici o magmatici.
La prima teoria riguardante lo spostamento dei continenti fu proposta e
presentata nel 1912 da Alfred Wegener. Secondo questo scienziato circa 200
milioni di anni fa le masse continentali erano unite in un unico supercontinente
chiamato pangea e circondato da un oceano chiamato panthalassa. A ridosso
dell'equatore vi era un braccio di mare poco profondo chiamato tetide che
separava parzialmente la pangea.
Nel corso della storia delle scienze della Terra, gli studiosi hanno formulato
diverse ipotesi, ma solo recentemente è stato possibile elaborare, grazie alla
teoria delle tettoniche delle zolle, un modello globale, che spiega in modo
appagante i fenomeni connessi alla dinamica endogena. Lo sviluppo di questo
modello è stato possibile anche grazie ai tentativi precedenti: ognuna delle
ipotesi proposte in passato ha, infatti, introdotto un concetto, un’idea, una
riflessione per comprendere qualche aspetto della dinamica interna del nostro
pianeta.
SLIDE 2 – LA TEORIA DELL’ESPANSIONE DEI FONDALI
OCEANICI – LA MORFOLOGIA DEI FONDALI
Gli elementi più significativi dei fondali oceanici dal punto di vista morfologico
sono le dorsali, le pianure abissali, le fosse oceaniche e gli archi vulcanici.
DORSALI OCEANICHE = Le dorsali oceaniche sono un sistema di rilievi che
attraversa gli oceani Atlantico, Pacifico Indiano e Antartico, il Mare Glaciale
Artico e il Mare di Norvegia, con una lunghezza totale di quasi 70 000km.
Le dorsali non occupano ovunque posizioni equidistanti dai margini continentali
e in certe zone, come in corrispondenza del Mar Rosso, penetrano nei
continenti. In alcune zone oceaniche affiorano dando origine a isole vulcaniche,
come l’Islanda e le Azzorre. Le dorsali sembrano essere zone in cui la crosta si
inarca. Le creste delle dorsali presentano un avvallamento centrale, detto rift
valley, ampio e molto profondo che segue l’asse della dorsale per tutta la sua
lunghezza. Le pareti del rift presentano una struttura a gradini, ripidi, delimitati
da profonde faglie, lungo le quali fuoriescono continuamente lave basaltiche,
molto calde e fluide. Si registrano frequenti terremoti con ipocentro superficiale
e un flusso termico decisamente superiore alla media. La dorsale non è una
struttura continua, ma è formata da una successione di segmenti separati da
fratture trasversali, dette faglie trasformi, lungo le quali si verifica uno
scorrimento reciproco dei blocchi di litosfera che separano; esse sono
perpendicolari al rift e interessano tutto lo spessore della litosfera. Lo spessore
della crosta a livello delle dorsali è minimo e non supera i 5-7 km
PIANURE ABISSALI = Ai due lati della dorsale, il fondale oceanico si estende
formando le pianure abissali, regioni pianeggianti molto estese, situate fra
4000 e 6000 m di profondità e ricoperte da un sottile velo di sedimenti. Le
pianure abissali si estendono fino alla scarpata continentale. Sulle pianure
abissali si elevano rilievi isolati di origine generalmente vulcanica (Seamounts),
alcuni dei quali presentano una superficie tronca (guyot)
FOSSE OCEANICHE E ARCHI VULCANICI = Le fosse oceaniche sono profonde
depressioni, lunghe e strette, in genere localizzate vicino ai continenti. Hanno
una lunghezza di migliaia di chilometri, larghezza da 100 a 200 km e
raggiungono una profondità che supera almeno i 6000 m. Le fosse
assomigliano a incisioni con il profilo a V, asimmetrico, con il fianco più
inclinato verso il continente e l'altro meno ripido, verso il mare aperto. Un tipico
allineamento di queste strutture è presente lungo il bordo occidentale
dell'Oceano Pacifico. Le fosse si allenano dallo stretto di Bering alla Nuova
Zelanda, al largo di Giava e Sumatra e lungo le coste del Sudamerica, dove
però sono parzialmente riempite di sedimenti.
In corrispondenza delle fosse si osserva un flusso termico molto ridotto rispetto
a quello che si rileva lungo le dorsali e minore anche di quello registrato sulle
pianure abissali. A una certa distanza dalla fossa e lungo una fascia parallela a
questa, si osserva sempre un intensa attività vulcanica, che genera una catena
di coni vulcanici, detta Arco Vulcanico o magmatico, disposti lungo il margine di
un continente o a formare una catena di isole. Il vulcanesimo associato alle
fosse è spesso altamente esplosivo, alimentato da magmi solitamente
andesitici, ricchi di gas e vapore. Lungo le fosse e gli archi vulcanici si
verificano frequentemente terremoti sia superficiali sia profondi. L'insieme della
fossa e dell'Arco Vulcanico a essa associato prende il nome di sistema arco-
fossa
SLIDE 3 – L’ESPLORAZIONE DEI FONDALI
Lo studio dei fondali oceanici subì ulteriori impulsi a partire dal 1968, anno in
cui il Columbia University's Lamont Geological Observatory avviò una
campagna di ricerca utilizzando una nave oceanografica, la Glomar Challenger,
dotata di apparecchiature in grado di effettuare perforazioni sui fondali e di
estrarre campioni di crosta oceanica.
I dati raccolti dimostrarono che la crosta oceanica è ovunque formata da tre
strati: sedimenti, basalti e gabbri. I basalti dei fondali hanno la stessa
composizione della lava emesso dalle dorsali. I sedimenti che si accumulano
nello strato basaltico sono in parte resti di minuscoli organismi marini, in parte
detriti, trasportati dalla terraferma negli oceani a opera dei corsi d'acqua e del
vento. L'analisi dei sedimenti prelevati da diverse regioni oceaniche ha
permesso di rilevare che: in nessuno oceano I sedimenti hanno un'età
superiore ai 200 milioni di anni; la coltre di sedimenti è molto ridotta, ma
aumenta regolarmente di spessore a mano a mano che ci si allontana dalla
dorsale; più ci si allontana dalla dorsale più i sedimenti sono antichi. Questi dati
dimostrano che gli attuali fondali oceanici si sono formati in tempi recenti.
Infatti, se i fondali si fossero formati contemporaneamente ai continenti, oggi
sarebbero coperti da uno strato di sedimenti ben più consistente di quello che
si osserva. Quindi, i fondali oceanici non hanno un'età superiore a 150-200
milioni di anni. In ogni oceano il fondale non si è originato tutto
contemporaneamente: per esempio nell' Oceano Atlantico sedimenti più vecchi
di 60 milioni di anni sono stati rinvenuti a oltre 1200 km dalla dorsale, mentre
lungo tutto l'asse della dorsale la crosta è più "giovane" e non è ancora
ricoperta da sedimenti
SLIDE 4 – LA TEORIA DELL’ESPANSIONE DEI
FONDALI OCEANICI
Nel 1962, l'americano Hess propose un'ipotesi che sfidava l'idea di un fondale
oceanico stabile e non soggetto a cambiamenti. Hess sosteneva che le dorsali
oceaniche sono grandi fratture attraverso le quali i materiali caldi e plastici
risalgono dal mantello, fondono in prossimità della superficie, fuoriescono, si
espandono e solidificano, generando nuova crosta oceanica, che sospinge
lateralmente quella vecchia. Nel mantello si verificano movimenti convettivi e
le dorsali rappresentano la via d'uscita delle colonne ascendenti. Il fondale
degli oceani si rinnova continuamente, ma poiché le dimensioni della Terra
restano costanti, bisogna ammettere che in qualche luogo una parte della
crosta più antica venga eliminata. Questo si verifica in corrispondenza delle
fosse oceaniche, dove la crosta si immerge nuovamente e fonda a una certa
profondità, tornando a far parte del mantello. Il fenomeno prende il nome di
subduzione. Le fosse sono, quindi, le aree in cui si consuma la crosta e sono
regioni estremamente instabili, mentre le dorsali sono le zone in cui si ha
formazione di nuova crosta. La teoria di Hess, nota come teoria dell'espansione
dei fondali oceanici, spiega adeguatamente le osservazioni compiute sui
fondali. Ad esempio, spiega perché sui fondali oceanici non si trovino rocce di
età superiore ai 200 milioni di anni e perché i sentimenti depositati sui fondali
abbiano spessore così ridotto ed età che aumenta progressivamente e in modo
simmetrico allontanandosi dalla dorsale. In questa teoria, i continenti non
hanno un ruolo rilevante: sono strutture permanenti, che possono essere
modificate solo in corrispondenza dei loro margini, trascinate passivamente dai
moti convettivi del mantello. La teoria di Hess fornisce una spiegazione
adeguata del moto di deriva dei continenti e ha trovato una conferma definitiva
nello studio del paleomagnetismo.
SLIDE 5 – LA PROVA DELL’ESPANSIONE: IL
PALEOMAGNETISMO DEI FONDALI
Lo studio del paleomagnetismo dei fondali oceanici mise in evidenza un fatto
sorprendente: su ognuno di essi si registrano anomalie magnetiche positive e
negative, disposte in bande simmetriche ai lati delle dorsali. Le bande
occupano tutta la superficie dei fondali e si alternano con estrema regolarità.
L’alternanza di anomalie positive e negative dimostra in modo inequivocabile
che il pavimento basaltico dei fondali non si è formato tutto
contemporaneamente: le porzioni di crosta che presentano un’anomalia
magnetica positiva si sono formate in epoche di polarità diretta, mentre quelle
che hanno anomalia negativa risalgono a un’epoca di polarità inversa rispetto a
quella attuale. La simmetria nella disposizione delle anomalie ai lati della
dorsale può essere interpretata soltanto ammettendo che lungo le dorsali
venga emesso in continuazione materiale fuso e semifuso, che solidifica
gradualmente; assumendo e registrando il campo geomagnetico esistente al
momento della solidificazione. Durante ogni effusione ai lati della dorsale si
formeranno due corpi rocciosi con lo stesso tipo di anomalia magnetica. Una
volta solidificati in modo definitivo, essi verranno spinti lateralmente, mentre
dal rift uscirà nuova lava. Se nel frattempo il campo magnetico ha invertito la
polarità, le due nuove bande avranno anomalia opposta alle precedenti. Si
o