L’interpretazione personalista:
•Gli articoli 41 e 42 vanno letti alla luce del principio fondamentale della Costituzione: il
principio personalista, che mette al centro la dignità e lo sviluppo della persona.
•Le libertà economiche non sono un fine in sé, ma un mezzo per aiutare ogni individuo a
crescere, sia sul piano materiale che spirituale.
L’obiettivo della Costituzione non è né un’economia totalmente libera né un’economia
totalmente controllata dallo Stato. Lo Stato può intervenire nel mercato, ma solo quando
serve a eliminare ostacoli che impediscono a tutti di partecipare alla vita economica e sociale
del Paese. Questo equilibrio permette interpretazioni diverse: in certe situazioni si può
privilegiare un approccio più liberale, in altre uno più interventista, a seconda delle necessità
economiche e sociali del momento.
L’articolo 41 della Costituzione stabilisce che chiunque può fare impresa (cioè avviare o gestire
attività economiche), ma con dei limiti ben precisi. Questi limiti servono a evitare che l’attività
economica danneggi la società. Ad esempio:
•Non può essere contraria all’utilità sociale (deve portare benefici, non problemi).
•Non deve creare danni alla sicurezza, alla libertà o alla dignità umana
In sostanza, il diritto di fare impresa è importante, ma non assoluto. Lo Stato ha il compito di
controllare e regolare l’economia per garantire che tutto funzioni nell’interesse collettivo. Questo
controllo si esercita tramite programmi e controlli previsti dalla legge, come stabilito dal terzo
comma dell’articolo.
Tuttavia, i Costituenti volevano evitare che la Costituzione fosse vista come troppo “socialista”.
Per questo hanno usato termini come “programmi” anziché “piani”, per indicare che il mercato
resta libero, ma deve essere indirizzato verso obiettivi sociali
L’articolo 41 non preferisce né il modello pubblico né quello privato. La priorità
non è chi gestisce un’attività economica, ma come viene gestita. Ciò che conta
è che contribuisca al benessere e allo sviluppo materiale e spirituale del Paese.
Questo fa sì che sia possibile adattare le regole a seconda dei bisogni della
società e dell’economia, lasciando spazio sia all’intervento pubblico sia al
mercato libero.
Articolo 43: nazionalizzazione e monopoli
L’articolo 43 è collegato al 41 e consente allo Stato di nazionalizzare (cioè
prendere il controllo) alcune imprese o settori economici, ma solo in casi
specifici: grande interesse pubblico (come energia,
1. Devono essere attività di
trasporti, comunicazioni). monopolio naturale, dove la concorrenza è
2. Oppure situazioni di
impossibile o inefficace.
Questa possibilità di intervento serve a evitare che i monopoli privati (un solo
operatore che domina il mercato) danneggino i cittadini, e a garantire che beni
e servizi fondamentali siano disponibili per tutti.
Un esempio di applicazione dell’articolo 43 è stata la nazionalizzazione
dell’energia elettrica negli anni ‘60, che ha portato alla creazione dell’ENEL.
Tuttavia, la previsione di “socializzazione” delle imprese, cioè di trasferirle
direttamente ai lavoratori o agli utenti, è rimasta quasi inattuata.
.
Il ruolo dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale)
L’IRI è stato un esempio storico di intervento pubblico nell’economia.
Creato nel 1933 durante il fascismo per salvare banche e imprese in crisi
dopo la Grande Depressione, è diventato uno dei principali strumenti dello
Stato per gestire l’economia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’IRI ha avuto un ruolo cruciale nel
cosiddetto “miracolo economico italiano”, gestendo settori strategici come:
• Energia: con ENEL;
• Trasporti: autostrade e compagnie aeree come Alitalia;
• Comunicazioni: RAI (radio e televisione pubblica);
• Industria: produzione di acciaio, navi, armamenti e tanto
altro.
Negli anni ‘90, però, l’IRI è stato smantellato. Questo è avvenuto per due
motivi principali:
Problemi economici: l’IRI era diventato insostenibile,
1.
accumulando perdite e inefficienze.
Regole europee: l’Unione Europea considerava il sostegno
2.
economico dello Stato alle sue aziende un aiuto di Stato, vietato dalle
norme sulla concorrenza.
Dal 1992, molte aziende pubbliche gestite dall’IRI sono state privatizzate, cioè
vendute a investitori privati, fino alla chiusura definitiva dell’ente nel 2000.
Collegamenti con l’Unione Europea
Negli ultimi decenni, gli articoli 41 e 43 sono stati influenzati dalle regole
europee, che promuovono il libero mercato e la concorrenza.
• L’articolo 41, pur riconoscendo la libertà d’impresa, è
compatibile con l’idea di un mercato aperto e competitivo.
• L’articolo 43, invece, è diventato meno rilevante perché oggi si
pone meno attenzione alla proprietà pubblica o privata dei servizi (l’UE è
neutrale su questo), concentrandosi più su come vengono gestiti.
Ad esempio, l’UE richiede che i servizi pubblici essenziali (come energia e
trasporti) rispettino regole di efficienza e concorrenza, indipendentemente dal
fatto che siano gestiti da aziende private o pubbliche
Funzione sociale della proprietà (Art. 42)
• La proprietà privata, riconosciuta e garantita dalla Costituzione,
non è un diritto assoluto ma è subordinata alla sua funzione sociale.
• Funzione sociale e utilità sociale, benché semanticamente
diverse, sono state considerate sinonimi dalla Corte Costituzionale. Entrambe
mirano a perseguire l’interesse generale e la rimozione degli ostacoli
all’uguaglianza sostanziale.
• La funzione sociale è uno strumento per bilanciare i fini egoistici
del proprietario con obiettivi di interesse collettivo, come la tutela della salute,
dell’ambiente e la responsabilità sociale d’impresa (corporate social responsibility)
Limiti al diritto di proprietà
• La legge regola i modi di acquisto, godimento e limitazione della
proprietà per garantirne la funzione sociale.
• L’espropriazione è il limite più rilevante, subordinata a tre
condizioni: Titolo espropriativo legittimo.
1. Interesse generale dichiarato esplicitamente nella legge.
2. Indennizzo effettivo, ma non obbligatoriamente pari al valore di
3.
mercato del bene.
Evoluzione normativa e giurisprudenza
• In passato, l’indennizzo per l’esproprio era spesso molto inferiore
al valore di mercato, giustificato da esigenze di finanza pubblica.
• Numerose condanne della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
hanno costretto l’Italia a adeguarsi, stabilendo una proporzione ragionevole tra
indennizzo e valore di mercato.
• La Corte Costituzionale, con le sentenze 348 e 349 del 2007,
ha stabilito che l’indennizzo deve essere adeguato ma non integrale, lasciando
al legislatore il compito di definirlo concretamente
Proprietà terriera (Art. 44)
•Questo articolo si concentra sulla riforma agraria, centrale in un’Italia del
1946 dove l’agricoltura rappresentava il fulcro dell’economia.
• Esso prevede limiti alla estensione della proprietà terriera e
promuove interventi come:
• Bonifica dei terreni.
• Trasformazione del latifondo.
• Sostegno alla piccola e media proprietà.
• La riforma fondiaria degli anni ’50 ha trasformato il latifondo e
redistribuito terre, contribuendo a promuovere un lavoro agricolo che realizza
gli individui, nel rispetto dei principi di uguaglianza sostanziale e
personalismo.
• L’articolo ha legittimato ulteriori interventi legislativi come incentivi
fiscali, agevolazioni per chi coltiva la terra e sostegni per la gestione dei
terreni agricoli di montagna.
Impronta ideologica dell’articolo 42
• L’articolo 42 è il risultato di un compromesso tra forze di
sinistra, che avrebbero voluto una rivoluzione sociale, e forze di destra, che
hanno accettato di includere principi sociali nella Costituzione.
L’articolo 47 della Costituzione si occupa della tutela del risparmio come
forma particolare di proprietà, riconoscendone un ruolo essenziale per la
ricchezza individuale e collettiva. La Repubblica:
•Incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme.
•Disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito, attribuendo
un ruolo centrale alla Banca d’Italia per la vigilanza bancaria.
Evoluzione storica
•Fino agli anni ’90, il sistema bancario italiano era prevalentemente
pubblico, con istituti come casse di risparmio e monti di credito soggetti a
forte controllo statale.
•Dal 1993, in seguito alle politiche dell’Unione Europea per favorire
il libero mercato bancario, è stato introdotto il Testo Unico Bancario,
seguito nel 1998 dal Testo Unico sulla Finanza, che hanno avviato una
graduale privatizzazione del settore.
Il ruolo del risparmio
•Il risparmio è tutelato non solo come bene in sé, ma anche come
mezzo per:
•Garantire gli investimenti.
•Favorire la distribuzione della proprietà e della ricchezza.
Il legame con la moneta
L’articolo non menziona esplicitamente la moneta, ma la sua tutela è
implicita nel rapporto tra risparmio ed esercizio del credito. Tuttavia, la
questione monetaria ha perso centralità poiché la politica monetaria è oggi
di competenza dell’Unione Europea, con la Banca d’Italia operante come
parte della Banca Centrale Europea.
In sintesi, l’articolo 47 riflette l’importanza strategica del risparmio e del
credito per lo sviluppo economico e la tutela della ricchezza collettiva,
adattandosi nel tempo ai cambiamenti del sistema bancario e finanziario.
L’articolo 45 della Costituzione riconosce e tutela due forme di iniziativa
economica particolari: cooperazione e artigianato, entrambe centrali per il
loro valore sociale ed economico, in alternativa ai modelli classici del mercato
libero e dell’economia diretta dallo Stato.
1. La cooperazione
• Funzione sociale: La cooperazione è promossa per il suo
carattere mutualistico e l’assenza di fini speculativi privati, considerata una
forma economica più meritevole rispetto all’impresa tradizionale.
• Caratteristiche fondamentali:
Mutualità: Lo scopo è fornire ben