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Valutazione soggettiva (basata sul giudizio dell’insegnante) vs Oggettiva (basata su criteri
• standardizzati),
Olistica (giudizio globale) vs Analitica (giudizio suddiviso in aspetti specifici),
• Di serie (insieme di attività) vs Di categorie (abilità specifiche),
• Eterovalutazione (valutazione da parte dell’insegnante) vs Autovalutazione (valutazione
• da parte dello studente stesso).
Infine, in base allo scopo, possiamo trovare diverse tipologie di test:
Test di profitto (achievement test): misurano ciò che lo studente ha appreso alla fine di un
• corso, rispetto agli obiettivi prefissati
Test di padronanza (proficiency test): valutano la competenza linguistica generale,
• indipendentemente da un percorso formativo specifico. Sono tipici delle certificazioni
ufficiali
Il Placement test, usato all’inizio per determinare il livello dello studente e inserirlo nel
• gruppo più adatto
Il Test diagnostico, utile a individuare le aree forti e quelle deboli della competenza
• linguistica, per poter intervenire in modo mirato
Screening test misura il livello minimo di competenza per scopi specifici. Usato spesso in
• ambiti lavorativi o accademici per assicurarsi che la persona possieda le basi linguistiche.
Il lessico e gli indici di leggibilità
Il lessico è il cuore pulsante della comunicazione linguistica: le parole rappresentano la materia
prima del linguaggio e sono lo strumento principale dello scambio comunicativo. Per lungo
tempo, però, la didattica ha privilegiato la grammatica (fonologia, morfologia, sintassi),
considerata la base più solida dell’apprendimento linguistico, soprattutto per l’italiano L1. Questo
approccio è stato messo in discussione a partire dal 1975, con le Dieci tesi per un'educazione
linguistica democratica del GISCEL, che hanno promosso una didattica orientata alla funzionalità
comunicativa e attribuito al lessico un ruolo centrale nell’educazione linguistica.
Perché partire dal lessico? Due sono le principali motivazioni per partire dal lessico:
1. Motivazione teorica: tutte le componenti della lingua (fonologia, morfologia, sintassi) si
articolano attraverso le parole. I fonemi si individuano nelle parole, gli affissi e le desinenze
si analizzano partendo da esse, e la struttura sintattica si costruisce a partire dalla loro
organizzazione.
2. Efficacia comunicativa: mentre un errore grammaticale spesso non compromette la
comprensione, un errore lessicale può impedire la comunicazione. Senza le parole, non si
possono designare oggetti o descrivere situazioni.
Camilla Bettoni (2001) conferma l’importanza del lessico, sottolineando che negli apprendenti L2
gli errori lessicali sono più comuni, visibili e dannosi rispetto a quelli grammaticali.
La complessità del lessico e il criterio dell’uso
Il lessico è una classe aperta, in continua evoluzione e di dimensioni enormi (centinaia di migliaia
di parole). Per orientarsi in questo mare lessicale, è necessario un criterio affidabile, e quello più
utile in chiave didattica è il criterio dell’uso, cioè l’analisi delle parole in base alla loro frequenza e
utilità comunicativa. Questo approccio, sostenuto da Tullio De Mauro e Silvana Ferreri, permette
una selezione mirata del lessico rilevante per l’insegnamento.
La stratificazione del lessico secondo De Mauro
De Mauro propone una visione stratificata del lessico italiano, dalla periferia al centro, utile a
livello didattico:
• Periferia: Parole di basso uso (BU), Obsolete (OB), Letterarie (LE), Dialettali (DI)
Queste parole sono poco rilevanti per la didattica dell’italiano L2, in quanto legate a
contesti specifici.
• Semiperiferia: Parole regionali (RE): usate nel parlato informale, ma non prioritarie; Parole
tecnico-specialistiche (TS): utili solo per apprendenti con obiettivi professionali specifici
• Centro: Parole di uso comune (CO): circa 40.000 vocaboli, indipendenti da ambiti settoriali
o geografici. Sono l’obiettivo principale per l’insegnamento, soprattutto a livelli avanzati
(B2-C2)
• Ospiti permanenti: Esotismi (ES): parole straniere entrate stabilmente nell’italiano (es.
computer, account), utili per riflettere sull’interscambio linguistico e culturale.
Il Vocabolario di Base della lingua italiana (VDB)
Il VDB, elaborato da De Mauro nel 1980, rappresenta il nucleo fondamentale del lessico italiano,
usato in tutti i testi parlati e scritti. È costruito a partire da un corpus linguistico di 500.000
occorrenze ed è suddiviso in tre fasce:
1. Fondamentale (FO): circa 2000 parole, coprono il 90% di tutti i testi parlati e scritti. Con
solo le prime 50 parole (principalmente grammaticali), si copre già il 55% dei testi E con le
prime 500, si raggiunge l'80% fino al 90% con 2000 parole.
2. Alto uso (AU): circa 3000 parole, coprono un altro 6-8%
3. Alta disponibilità (AD): circa 2000 parole legate alla vita quotidiana, prontamente
richiamabili. La specificità del vocabolario di alta disponibilità consiste nel fatto di essere
costituito da parole legate a situazioni, oggetti e ambienti quotidiani (forchetta, citofono,
sacchetto, semaforo). Riflette le esigenze comunicative di chi parla o apprende una lingua.
Anche se usate raramente, queste parole sono percepite come indispensabili per la
comunicazione quotidiana. L’AD parte dei bisogni comunicativi dell'apprendente,
mettendo al centro le sue necessità quotidiane. Organizza il lessico per campi semantici,
come casa, corpo umano, città ecc...
Il VDB è essenziale per la didattica dell’italiano L2, poiché garantisce l’accesso a una
comunicazione chiara, efficace e funzionale. La sua padronanza permette agli apprendenti
stranieri di comprendere e produrre testi in modo efficiente. In più il VDB si può ampliare
attraverso la derivazione e composizione e la variazione sinonimica
Limiti del VDB: accezioni, polirematiche e esotismi
Molte parole del VDB possono avere accezioni differenti in contesti diversi (linea, aereo di linea,
linea guida), e questo può creare difficoltà per gli apprendenti. Le locuzioni polirematiche sono
composte da più parole che insieme hanno un significato unico (settimana bianca, lavoro a nero).
Non fanno parte del VDB ma sono essenziali nella lingua quotidiana. E infine gli esotismi, parole
straniere che sono diventate parte integrante dell’italiano. Tuttavia alcuni esotismi hanno
significati unici in italiano, bisogna quindi spiegarne eventuali significati e differenze culturali
(smart-working).
Il NVDB, Nuovo Vocabolario di Base della Lingua Italiana
È un elenco aggiornato di circa 7000 parole, nasce come evoluzione del VDB di De Mauro, con
l’obiettivo di rappresentare l’uso reale della lingua nella società contemporanea. Oggi con
l’aumento dell’istruzione, della tecnologia, della globalizzazione, sono state introdotte nuove
parole nel lessico quotidiano; mentre le parole un tempo centrali nel lessico ad oggi possono
risultare obsolete. Le 3 categorie del NVdB sono:
• Fondamentali (FO): circa 2000 parole che coprono l'86% dei testi analizzati che
rappresentano il cuore del vocabolario italiano.
• Altro uso (AU): circa 3000 parole che aggiungono un ulteriore 6% di copertura sono
meno frequenti delle fondamentali ma ancora molto utilizzate.
• Alta disponibilità (AD): circa 2500 parole legate a esperienze quotidiane, anche se
usate meno frequentemente sono percepite come indispensabili dai parlanti
Cosa distingue VDB e NVDB? Maggiore precisione e rappresentatività, il NVDB include i termini
legati alla tecnologia, fotografa l’italiano comtemporaneo rendendo il lessico aderente alla realtà.
Gli indici di leggibilità: Flesch e Gulpease
Gli indici di leggibilità sono strumenti che servono a misurare quanto un testo sia facile o difficile
da leggere, basandosi su parametri linguistici come la lunghezza delle parole e delle frasi.
L’indice di Flesch, originariamente sviluppato nel 1948 per l’inglese, l’indice di Flesch è stato
adattato all’italiano nel 1972 da Roberto Vacca. Esso si basa su due fattori:
Indice di Flesch = 206 – (0,6 × S + P) S = numero medio di sillabe per parola
• P = numero medio di parole per frase.
•
Il risultato varia da 0 a 100: più alto è il punteggio, più il testo è leggibile.
L’indice di Gulpease
Creato nel 1982 dal GULP (Gruppo Universitario Linguistico Pedagogico) dell’Università La
Sapienza, l’indice di Gulpease è pensato specificamente per la lingua italiana. A differenza di
Flesch, misura la lunghezza delle parole in lettere, non in sillabe, ed è quindi più adatto alla
struttura dell’italiano.
Indice di Gulpease = 89 – (Lp ÷ 10) + (3 × FR)
Lp = (numero totale di lettere × 100) ÷ numero totale di parole,
• FR = (numero totale di frasi × 100) ÷ numero totale di parole.
•
Questo indice tiene conto anche del livello di istruzione del lettore, rendendolo utile per
adattare i testi agli studenti: un testo potrebbe risultare difficile per chi ha solo la scuola
elementare, ma facile per chi ha un diploma superiore. È quindi in piena sintonia con gli obiettivi
del QCER, che promuove la personalizzazione dei materiali secondo il livello di competenza.
Applicazione pratica e limiti
Gli indici di leggibilità sono molto utili nella didattica, perché aiutano a scrivere testi più
comprensibili e a scegliere materiali adatti al livello di apprendimento. Tuttavia, calcolare questi
indici richiede tempo e strumenti specifici, quindi non sempre è possibile farlo durante la
preparazione delle lezioni.
La sintassi nella didattica dell’italiano L2
Emanuela Piemontese parla di una serie di criteri per migliorare la sintassi e rendere i testi
accessibili.
• Frasi brevi e semplici, frasi di 20-25 parole sono più facili da leggere e capire
• Frasi lineari, frasi con soggetto – verbo – complemento sono più chiare
• Frasi con verbi di forma affermativa, usare la forma attiva rende le frasi più dirette e
comprensibili
• Evitare frasi troppo complesse, gli incisi e le frasi lunghe rischiano di spezzare il flusso
logico e richiedono maggiore padronanza della lingua da parte del lettore
La situazione linguistica in Italia
L’Italia rappresenta un punto di osservazione privilegiato per lo studio delle relazioni linguistiche
grazie alla sua ricchezza di lingue e dialetti. Derivato dal toscano fiorentino, l'italiano standard è
stato assunto come lingua ufficiale dal 1861. Tuttavia, negli anni si è arricchito di nuove forme
lessicali e sintattiche