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IL TASK
“Un task è un’attività intrapresa da una persona per raggiungere un determinato
obiettivo”. (Carroll, 1993)
“Un’ attività che richiede agli apprendenti di arrivare a un risultato partendo da
un’informazione data e applicando processi cognitivi, permettendo all’insegnante un
certo controllo sull’attività”. (Prabhu 1987)
Unità centrale della progettazione didattica.
Attività o compito rivolto a trovare una soluzione/ottenere un risultato.
Coinvolge gli allievi in attività di comprensione, manipolazione, produzione,
interazione.
Il significato e il completamento del task sono primari
L’apprendente non deve ripetere a pappagallo.
La valutazione si fa in termini di risultati finali.
PRINCIPI TEORICI DI RIFERIMENTO
La lingua come mezzo principale per produrre significato (comunicare/ottenere
un risultato).
L’interazione tra pari è fondamentale nell’apprendimento
La comunicazione in gruppi di lavoro è prevista dalla maggior parte dei task.
I task attivano sia input che output necessari all’apprendimento
Favoriscono processi di negoziazione, modificazione, riformulazione,
sperimentazione.
I task aumentano la motivazione degli apprendenti
Uso di materiali/situazioni autentiche, collaborazione, riferimenti all’esperienza
personale, etc.
Le difficoltà possono essere attenuate
Attività specifiche in compiti ritenuti difficili dagli allievi.
DAL TASK ALLA LINGUA
Se si lavora per task si ribalta la prospettiva cercando di proporre situazioni e processi
analoghi al vero. Ci si ispira a task di vita reale per elaborare task didattici.
Si inducono gli studenti a usare la lingua a partire dall’esigenza di raggiungere un
obiettivo extralinguistico concreto > la lingua è vista come un strumento funzionale
alla comunicazione.
CHE COSA NON È UN TASK
Per capire che cos’è un task didattico lo mettiamo a confronto con altri “oggetti”
didattici.
Task vs esercizio
Esercizio
Leggi le istruzioni sull’avviso dell’Ufficio Immigrazione e sottolinea i verbi usati
per dare istruzioni.
Task
Leggi le istruzioni sull’avviso dell’Ufficio Immigrazione e annota i documenti che
devi procurare.
Task vs attività comunicativa
Attività comunicativa
Mohammed va allo sportello immigrazione. In coppia costruite il dialogo
seguendo le indicazioni.
Task
Vai allo sportello immigrazione a chiedere il kit per il permesso (simulazione).
Task vs competenza
Competenza – sapersi orientare sulla mappa di una città
Task – seguire una mappa per arrivare dalla Stazione al Teaching Hub.
TASK REALI E TASK DIDATTICI
Task reale
Per ottenere il permesso, Diego cerca di usare l’italiano nel modo più efficace,
ma nessuno gli dice (se non occasionalmente) se capisce e produce la L2 in
modo corretto e adeguato.
Task didattico
Si prevede una focalizzazione sul codice linguistico, che avviene:
A posteriori
o Sulle forme funzionali del task
o
Se nel descrivere il percorso mi dimentico una s alla terza persona ma quell’aspetto
linguistico non è una delle funzioni necessarie a raggiungere l’obiettivo del task
trascuro quell’errore temporaneamente – se invece tutti gli apprendenti sbagliano la
stessa struttura, mi ci focalizzo in un intervento successivo (mantenendo il focus
attuale sull’argomento che avevo previamente selezionato per l’attività, es.
imperativo).
LA FORMA (IL FOCUS) DOPO
Le forme linguistiche sono oggetto di attenzione e riflessione didattica solo in seguito
all’uso che ha fatto, ha tentato di farne o non ne ha fatto lo studente.
Nella selezione do sempre la precedenza alle forme/strutture che sono
funzionali all’obiettivo comunicativo.
Si parte dall’obiettivo comunicativo e si vede con quali strutture è
possibile/adeguato/efficace raggiungerlo.
Il task non si può valutare in termini di correttezza formale, solo in termini di efficacia
nel raggiungere gli obiettivi comunicativi – ciononostante, anche se gli obiettivi sono
raggiungibili con la comunicazione paraverbale, essa non basta. Ci deve essere una
fase che segue il focus linguistico in cui il docente fa riapplicare in maniera più
sistematica le forme linguistiche che sono state oggetto della riflessione.
VANTAGGI (DEL PARTIRE DA UN OBIETTIVO COMUNICATIVO PIUTTOSTO CHE
DA UNA FORMA)
Attenzione più alta
Perché il lavoro sulla forma avviene in risposta a un bisogno avvertito dagli
studenti. Questa maggiore attenzione porta a un maggior noticing di strutture
o della necessità di certe strutture.
Se ho la necessità di formulare una certa domanda posso rendermi conto anche
di determinate strutture, o del fatto che esse mi manchino per quel determinato
fine.
Partenza da documenti autentici (non artificiosi)
Si può partire da orale e scritto (un video, un testo, un audio ecc.)
I contesti devono essere verosimili e il più possibile vicini al mondo
dell’apprendente, non risultano lontani come “scrivi una lettera al sindaco”.
Si adotta una prospettiva supportata da continua ricerca empirica che
coniuga insegnamento e acquisizione (in L1 e L2).
Molto adatto a classe eterogenea o di cui non conosco i vari livelli: piuttosto che fare
un test di ingresso (stressante e può essere superato con conoscenze passive,
scolastiche) fare un task che è meno stressante e fa vedere chi sa fare cosa, le
competenze comunicative. Da lì posso orientare successivi interventi didattici.
Ovviamente molto meno controllato rispetto al modello PPP.
CREARE UN TASK
Partendo dalle risorse/materiali degli esempi riportati di seguito, prova a immaginare:
1. un possibile esercizio
2. un possibile task.
ESEMPIO A: risorsa audio-video – una notizia del telegiornale
ESEMPIO B: Storia per immagini
ESEMPIO C: Film o sequenza di un film
ESEMPIO D: risorsa/materiale immagini e foto
https://www.youtube.com/watch?v=KuuEs0oVVS8&ab_channel=CodcastChannel
INSEGNARE LA PRAGMATICA
Lo sviluppo della competenza comunicativa e l’insegnamento della pragmatica
nella didattica delle lingue.
Focus sul raggiungere obiettivi comunicativi attraverso la lingua e non sulla
correttezza formale.
Che cos’è la pragmatica?
Perché è opportuno insegnare la pragmatica?
Perché insegnare la pragmatica è più complicato che insegnare la grammatica?
Come insegnare la pragmatica?
Per la glottodidattica, fondamentale è il concetto di competenza comunicativa
(Hymes, 1972) e affinato e ampliato da studi successivi, in particolare dai modelli
psicolinguistici che descrivono la lingua a partire dai processi di produzione e
ricezione. Fino agli anni 70 ci si era concentrati sul concetto di competenza
linguistica come elaborato da Chomsky.
La competenza comunicativa include, oltre alla componente del codice (=relativa
alle dimensioni della sintassi, semantica, morfologia e fonologia) una componente
d’uso, la pragmatica. E’ necessaria a rendere un parlante “competente”, non è
sufficiente la sola competenza linguistica, altrimenti non è detto che il parlante sappia
usare la lingua in modo adeguato.
La pragmatica più utile per chi si occupa di lingue è quella che mette al centro
“the factors that govern our choice of
l’interazione, ossia una pragmatica che studi
language in social interaction and the effects of our choice on others ” (Crystal).
Questo importante peso dato a interazione e contesto (=di cui fa parte anche
l’interlocutore, definisce il contesto e cambia radicalmente la situazione in cui si
pone il parlante in base al rapporto che intercorre tra le due persone) mette in luce
che l’idea di competenza comunicativa è legata a doppio filo alla svolta
comunicativa degli anni 70.
COMPETENZA COMUNICATIVA
Competenza organizzativa
Grammaticale e testuale – basata sul codice.
Concetti già presenti nella competenza linguistica di Chomsky.
Competenza pragmatica
Sociolinguistica e illocutiva (atti linguistici) – conoscenza delle variabili di ogni
specifico contesto, l’effetto che il nostro atto produce nell’interlocutore.
Atti linguistici
Come il significato è comunicato dai parlanti e interpretato dagli ascoltatori.
Mettono a fuoco il significato inteso, gli assunti e le azioni prodotte quando si parla.
Sequenze discorsive/conversazionali
Tutti i significati sono co-costruiti dai partecipanti all’interazione – spesso gli atti
linguistici sono spalmati su interazioni articolate in diversi turni, negoziate tra i due
parlanti. Nella negoziazione è messa in gioco la “faccia” dei partecipanti
all’interazione.
Si possono svolgere atti linguistici accessori (=scuse anticipate ecc.) per rendere più
accettabili atti linguistici meno comuni (=richiesta complessa ecc.)
Quindi gli atti linguistici non si svolgono normalmente in turni netti e adiacenti di botta
e risposta (=come in un testo didattizzato). Nella conversazione spontanea non è tutto
condensato in pochi turni: ci sono atti linguistici accessori, interruzioni, overlap,
negoziazione del significato e dell’azione linguistica ecc.
CONCETTI CENTRALI
Contesto-parlanti-uso
Atti linguistici
noi, ora, qui.)
Deissi (di persona, tempo, spazio;
Posso aiutarla? / Torno subito / Oggi l’ascensore non funziona. / Quel libro.
Implicito
Hai degli spiccioli? / La piadina è la piadina, ma la pizza è la pizza!
Inferenza
Che ore sono? Mah, X non è ancora tornato!
Presupposizione
I due musulmani, residenti nel quartiere di Borgo Panigale, sono noti per essere
una famiglia molto chiusa, ma non radicalizzata dal punto di vista religioso.
Sconosciuti alle forze dell’ordine, non risultano neppure essere frequentatori di
moschee o luoghi di culto.
Segnali discorsivi
Esempio
Al termine di Via col Vento
A: è sempre un bel filmone!
B: è un capolavoro!
A: è sempre un bel filmone!
Nella seconda il parlante A sembra meno entusiasta e convinto, cosa che si inferisce
dal contesto.
PRAGMATICA
Pragmatica: la capacità di mettere in relazione le parole che usiamo con il contesto
comunicativo in cui ci troviamo nel momento in cui le usiamo. Questa capacità
presuppone:
Pragmalinguistica
Conoscenza delle risorse linguistiche (=formule
convenzionali o dipendenti dal contesto specifico)
che u