Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
RAZZISMO
Il secondo tipo di nazionalismo porta al razzismo fondato sul darwinismo sociale. Si crede nell'esistenza di due razze: una superiore e una inferiore. Le popolazioni considerate inferiori e quindi da colpire e discriminare, erano quelle differenti dai bianchi europei che popolavano le colonie africane e asiatiche. Ma il razzismo divideva anche le stesse popolazioni europee: teorici della razza ideavano teorie che sostenevano l'inferiorità delle popolazioni dell'Europa orientale - nasce quindi un anti-slavismo che iniziava a diffondersi in maniera sempre più consistente nel resto del continente.
A fare le spese delle teorie razziste furono anche gli ebrei, vittime di pregiudizi e diffusi nelle diverse classi sociali, applicati soprattutto nell'Europa orientale, dove erano numerosi e non sempre integrati nel contesto sociale. Essi divennero vittime di discriminazioni e aggressioni, soprattutto nell'Impero russo, dove l'antisemitismo era diffuso.
sfociò in episodi di violenza che portarono tra il 1903 e il 1905 a centinaia di uccisioni.Impero austro ungarico: è considerato come simbolo del patchwork in quanto è un territorio molto vasto con pluralità di nazionalità che ambiscono all'indipendenza politica (pochi tedeschi, ungheresi, cechi e polacchi).
Impero russo: processo di russificazione imponendo l'obbligatorietà della lingua russa a tutti i sudditi malgrado la superiorità delle altre etnie. Il governo era centrale e autoritario.
L'impero ottomano: nel 1908 i giovani turchi depongono il re ed investono sulla modernità del paese. Modernità per la Turchia voleva dire stato autoritario e economia capitalista. Questo era un passaggio che doveva essere legittimato dal popolo turco in contrapposizione alle altre minoranze presenti nell'impero ottomano che sono ad esempio gli armeni, arabi, greci, macedoni, bulgari, albanesi... tutti decisi a rivendicare la
proprio nazionalità. Si ha quindi non abbandono alla tolleranza religiosa. GENOCIDIO ARMENO: l'intolleranza religiosa ha portato al genocidio armeno, ossia il primo genocidio del 20 secolo (durante la prima guerra mondiale), che vede il massacro in Turchia del popolo armeno. Fu il governo dei Giovani Turchi ad attuare l'eliminazione degli armeni in Turchia. Il progetto fu ideato dal Comitato Centrale dei giovani turchi che si avvalse di un vero apparato militare chiamato organizzazione speciale, composta in gran parte da criminali ed ex detenuti. L'organizzazione dipendeva direttamente dal ministero della guerra che collabora con il ministero degli interni. Per la prima volta viene applicato il concetto di deportazione applicata dalla 'legge di deportazione'. Inoltre, per mettere in atto la pratica genocidaria, si fece ampio utilizzo dei moderni sistemi di trasmissione delle informazioni (telegrafo) e di trasporto (ferrovie). L'obiettivo del governoturco è di risolvere alla radice la popolazione degli armeni (criastiani accusati di guardare troppo verso occidente) perché i giovani turchi erano determinati a formare lo stato omogeneo sul piano etnico e religioso. Quindi gli armeni rappresentavano un ostacolo da eliminare anche per la volontà di impossessarsi dei loro beni e delle loro terre. Prima fase del genocidio: l'arresto e l'eliminazione inizia ad aprile. Gli armeni arrestati a Istanbul erano l'élite armena composta da intellettuali e giornalisti deportati verso l'interno dell'Anatolia. L'accusa era di alto tradimento, si pensava che bisognasse eliminare tutti gli armeni, anche quelli innocenti, perché potrebbero essere colpevoli in futuro. Quindi i turchi volevano entrare nella difesa individuando negli armeni un capro espiatorio. Molti morivano nelle marce forzate (le marce della morte) a causa delle malattie. Seconda fase: campi diconcentramentoi campi di concentramento avevno lo scopo di eliminare più velocemente gli armeni ,Aleppo era la città simbolo.Li abbandonavano alla fame e alla sete e poi li spostavano da un campo di concentramentoall’altro.
fasi del genocidio in riassunto
- eliminazione del cervello della nazione che colpisce l’elite culturale armena (si iniziasempre dall’dalle autoctone intellettuali,deputati,commercianti e professionisti)
- eliminazione della forza - armeni dai 18 ai 60 arruolati ma poi disarmati e isolati euccisi
- deportazioni; gli uomini venivano arrestati e condotti alle marce della morte e finivanonei campi di concentramento .L’espulsione era annunciata mediante un editto di trasferimento che avrebbe dovuto esserecomunicato con cinque giorni di anticipo, ma che in realtà venne reso effettivo 19immediatamente in modo tale da non dare alle vittime la possibilità di prepararsi.
Inoltre i beni delle persone deportate erano
Soggetti a confisca e riallocazione. Il genocidio armeno portò alla morte dei due terzi dell'intera popolazione armena.
Quale è il rapporto dei turchi con il genocidio oggi? La Turchia non ha mai accettato la definizione di genocidio, sostenendo che le uccisioni compiute dall'impero Ottomano fossero una risposta all'insurrezione degli armeni e alla necessità di difendere le sue frontiere, e sottolineando che anche migliaia di turchi erano morti nel conflitto.
D'altronde, parlare di genocidio è piuttosto rischioso, poiché l'articolo 301 del codice penale turco (approvato nel 2005) punisce con il reato di offesa allo stato turco quanti volessero inserire la questione armena nel novero di una vera e propria pratica genocidaria.
La Turchia, non ammettendo il genocidio, evidenzia la sua difficoltà a fare i conti con il proprio passato, perché quel crimine fu commesso dai "padri della patria" e ricostruire.
Questo drammatico passaggio storico significherebbe mettere in discussione non solo l'ideologia nazionale turca, ma anche l'identità stessa.
Giovanni Giolitti, la cui figura assume un rilievo fondamentale sulla scena politica dell'Italia liberale del primo Novecento, diede inizio a quella che viene comunemente definita età giolittiana. Esponente della sinistra storica, l'ala più progressista dello schieramento liberale, esordisce nella politica italiana nel 1901, quando divenne ministro dell'Interno nel governo (andando a sostituire Giuseppe Zanardelli), chiamato a formare un nuovo esecutivo dal re Vittorio Emanuele III. Dal 1903 al 1914 ottenne la carica di Presidente del Consiglio.
Giolitti attuò nuove riforme sociali e politiche, tra cui: (1903) → La Neutralità dello stato nei conflitti di lavoro e diritto di sciopero legge garantiva il diritto di sciopero e poneva lo stato in una posizione neutrale nei
Conflitti di lavoro. Lo stato, rappresentante di tutti i cittadini, non doveva intervenire, tranne in casi eccezionali (1902) → Vietava alle donne di- Legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli di ogni età lo svolgimento, per ragioni sociali e morali, di lavori sotterranei. Proibisce l'impiego di quelle minorenni nei lavori notturni (cioè nei turni di notte) e in quelli giudicati pericolosi e insalubri. Sempre relativamente alle minorenni, la legge stabilisce che debbano possedere al momento dell'assunzione un certificato medico che ne attestasse le buone condizioni di salute. Fissa a dodici ore il limite massimo di ore giornaliere di lavoro, prescrivendo un intervallo di due ore per le donne di ogni età. Inoltre, con una legge stabilisce che nelle fabbriche con più di cinquanta operaie diventava obbligatoria l'istituzione di una camera di allattamento oppure doveva essere consentito alle donne di uscire dal luogo di lavoro per allattare i figli.
La legge fu anche la prima a introdurre il congedo di maternità per la durata di quattro settimane dal parto. Durante il periodo di riposo post parto, però, alla lavoratrice non era garantita né retribuzione, né tanto meno il mantenimento del posto di lavoro. La legge elevava a dodici anni l'età minima per essere ammessi al lavoro (nell'industria come nelle botteghe), vieta il lavoro notturno ai maschi minori di quindici anni e alle donne minorenni e fissa un limite di undici ore di lavoro giornaliero per fanciulli e le donne dai dodici ai quindici anni, rendendo obbligatoria una pausa di un'ora ogni sei ore. Tuttavia, la legge presentava dei limiti: l'esclusione dal provvedimento di molte categorie lavorative, il mancato controllo sulla sua applicazione e, per quanto concerne la maternità, l'assenza di un congedo retribuito prima e dopo il parto. L'istruzione fino a quel momento era regolata.dalla-Sistema scolasticoLegge Coppino, approvata nel 1877, che portava a cinque anni la scuola elementare, la rendeva gratuito ed elevava a tre anni (quindi fino alla terza) l'obbligo scolastico, introducendo sanzioni alle famiglie che disattendevano l'obbligo scolastico. Nel 1904, il governo Giolitti approvò la legge Orlando, dal nome del ministro proponente, che innalzò a dodici anni l'obbligo scolastico, rendendo obbligatorie anche la quarta e la quinta elementare. (1903-1905) → furono istituite le-
Aziende municipalizzate, telefono e ferrovie
aziende municipalizzate che consentirono ai cittadini di usufruire, a condizioni migliori, dei servizi pubblici essenziali. Nello stesso anno vi fu la statalizzazione del servizio telefonico (in realtà ancora poco diffuso) cui seguì la statalizzazione del servizio ferroviario.(1904-1909) → Nel tentativo di risanare la-
Leggi per il Mezzogiorno
situazione nelle aree del sud, il governo avvia la
Politica delle leggi speciali attraverso un piano di interventi pubblici in favore del Mezzogiorno. Si trattava delle cosiddette Leggi speciali per il Mezzogiorno, e cioè provvedimenti specifici per singole aree i cui effetti furono però piuttosto limitati, poiché disorganici e quindi incapaci di agire come reali motori di sviluppo.
(1912) → il diritto di voto venne così esteso a- Suffragio universale maschile tutti i cittadini maschi (anche analfabeti) che avessero svolto il servizio militare e compiuto il trentesimo anno di età.
L'età giolittiana coincide anche con il periodo del decollo dell'industria italiana che conobbe una fase di grande espansione. Si sviluppano soprattutto particolari settori come il siderurgico (grazie alle commesse governative per le ferrovie, la cantieristica e gli armamenti), il meccanico (in questo periodo nacquero, ad esempio, le principali imprese automobilistiche che ebbero Torino come centro principale.
→ es