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La nascita del restauro modernamente inteso: letterati, archeologi, artisti

Nel sessantennio che va dal 1789 al 1848 si sviluppano una serie di dibattiti che hanno in realtà origine precedente. Nel corso del Seicento, e soprattutto del Settecento, inizia a svilupparsi un pensiero culturale attorno al restauro. Le enciclopedie diventano il luogo dove mettere in parole un concetto, come quello del restauro, che, fino a quel momento, una definizione non l'ha mai avuta ed è sempre stata una pratica sostanzialmente artigianale. Grazie a quelle prime definizioni si sviluppa un approccio scientifico al restauro, alla storia dell'arte (soprattutto grazie a Winckelmann) e allo sviluppo delle discipline archeologiche. La storia dell'arte è una disciplina che serve a studiare il passato attraverso lo studio e l'analisi dei manufatti artistici che hanno delle caratterizzazioni molto precise riguardo civiltà, luoghi e tempi diversi. A partire dagli studi di Winckelmann,

la storia dell'arte non è più un enorme calderone in cui è tutto, ma è una disciplina con cui si studia produzioni artistiche diverse; questo è ciò che si può definire approccio scientifico alla storia dell'arte e allo studio del passato. Si inizia anche a capire che il restauro non è solo un'attività artigianale, ma deve essere un processo che pone le sue basi nella conoscenza del passato. Il restauratore non può essere un artigiano senza la conoscenza della storia, ma deve essere una persona colta che, prima di intervenire, studi il passato. In quegli anni l'architettura è ancora ritenuta meno nobile rispetto alle altre arti, per questo le prime informazioni sul restauro si hanno nell'ambito della scultura. Siamo al termine di un secolo che dal punto di vista dell'evoluzione del pensiero umano ha avuto una forte influenza sul tema del restauro. Sul finire del Settecento

Avviene una successione di eventi politici che avranno un'enorme influenza nell'ambito del patrimonio culturale, del passato. Questa serie di eventi fondamentali riguarda principalmente la Rivoluzione Francese; quindi, la nostra attenzione si sposta in Francia perché là si innescano una serie di meccanismi che porteranno a definire il patrimonio culturale come un bene collettivo di cui prendersi cura. In realtà, le prime vicende politiche sono orientate a distruggere ed danneggiare lo stesso patrimonio a causa del significato ad esso attribuito: dalla Presa della Bastiglia (14 luglio 1789) in poi, tutti i simboli dell'Ancien Régime (statue e monumenti che rappresentano la monarchia francese) vengono distrutti dalla furia giacobina. Per descrivere queste operazioni di distruzione verso monumenti, operate dai giacobini a partire dalla Presa della Bastiglia, verrà coniato il termine "vandalismo". L'Assemblea costituente, organo

Il potere legislativo, che si sostituisce al potere di Luigi XVI (ghigliottinato nel 1793), legifera una serie di decreti che hanno lo scopo di distruggere il patrimonio monumentale francese, simbolo dell'antico regno monarchico. Il 4 agosto 1792 l'assemblea decreta la soppressione dei monumenti; il 21 settembre 1792 viene dichiarata caduta la monarchia e dichiarata la repubblica: sempre nel settembre del '92 viene dichiarata la distruzione di tutti i simboli della monarchia. Il 1° novembre 1792 viene imposta la conversione dei monumenti storici in bocche da fuoco: dovevano essere trasformati in fortini militari. Nel 1793 si inaugura il museo del Louvre: in questo periodo nascono i più importanti musei del mondo. È il secolo della conoscenza, dei luoghi di collezione che diventano pubblici. L'apertura del Louvre avviene per raccogliere tutti quegli oggetti d'arte che nel frattempo erano stati acquisiti dalla Repubblica: tutte le proprietà religiose e

della monarchia erano state dichiarate proprietà dello stato. La Francia si trova a dover governare un patrimonio artistico enorme di cui non conosceva nulla. Queste distruzioni procedono a tappeto dal 1789 fino al 1794, senza distinzione o rispetto del patrimonio, ma come segno di estremo contrasto nei confronti dell'Antico Regime. Tutti i monumenti che rappresentano la fede religiosa, a sua volta legata alla monarchia, sono oggetti da distruggere per i valori che veicolano. Nasce il concetto di patrimonio pubblico: patrimonio artistico come proprietà di tutti. Gli oggetti d'arte sono sempre meno proprietà privata ma sono parte di un patrimonio a cui un popolo può fare riferimento. Le grandi librerie rappresentano il concetto di conoscenza disponibile. Nel 1794, Henri-Jean-Baptiste Grégoire, un prelato francese che, per conto del ministero degli interni dell'Assemblea costituente, quindi un giacobino, inizia a dare testimonianza di quanto.

queste distruzioni sono estremamente dannose, non solo per i beni in quanto tali, ma anche per il concetto di patria, di identità nazionale. Questi edifici veicolano dei significati opposti alla rivoluzione, ma sono comunque patrimonio del popolo francese e come tali vanno conservati. Elabora dei rapporti per l'Assemblea sulle distruzioni operate dai vandali (termine coniato da lui) e su quali possano essere le modalità da adoperare affinché cessino queste distruzioni. Nel primo libro scrive: "i barbari e gli schiavi detestano le scienze e distruggono i monumenti delle arti, gli uomini liberi li amano e li conservano". A partire da questo atteggiamento, estremamente illuminato ed in contrasto con il vandalismo barbaro che dilagava in quegli anni (concetto contemporaneo), si decide di prendere dei provvedimenti che ostacolino le continue distruzioni mantenendo in essere il patrimonio. Nuovamente, la concezione alla base della politica di Grégoire

È economica: il patrimonio che si va distruggendo è un insieme di beni mobili e immobili che hanno un valore per lo Stato che ne è diventato proprietario (con la Rivoluzione Francese si apre il periodo di sottrazioni di proprietà principalmente del clero che passano allo Stato che acquisisce un patrimonio consistente). C'è interesse nella conservazione del patrimonio economico della Repubblica. Inizia a serpeggiare anche una certa percezione del patrimonio come testimonianza del passato della nazione, come portatore dell'identità collettiva della Francia.

Grazie all'intervento di Henri Grégoire, e a tutte le disposizioni legislative che ne conseguono che a partire dal 1794 (primo rapporto), iniziano a essere introdotti degli strumenti di conservazione e di tutela del patrimonio artistico e nazionale. È il primo caso di concezione di un patrimonio come testimonianza di un passato con valori politicamente opposti a quelli

L'unica religione di Stato può essere "la ragione", tutto ciò che era del clero passa allo Stato. Nel 1794 le commissioni scrivono manuali che servono alla Repubblica per conoscere le istruzioni sulla maniera di inventariare e conservare tutti i loro beni. C'è anche un capitolo dedicato all'architettura. I primi approcci di catalogazione del patrimonio sono sperimentali. Vengono create delle regole per inventariare tutti i beni della Repubblica requisiti alla nobiltà e al clero, progettando delle schede di catalogazione che possano essere compilate in base al tipo di bene. Se il primo problema post-rivoluzionario era proteggere il patrimonio, il secondo è conoscerlo. Nel 1794 (anni estremamente intensi, pieni di novità), Henri Grégoire convince i comitati e la Repubblica a trovare una soluzione alla distruzione e, immediatamente dopo, nascono gli strumenti necessari alla campagna di rilevamento e conoscitiva del patrimonio.

Nel caso della schedatura proposta per gli edifici, l'attenzione è posta sull'ipotetica datazione che può avere l'edificio ma anche sulle tecniche costruttive, lo stato di conservazione, i caratteri stilistici, la condizione strutturale, la necessità di interventi (il preposto schedatore ha il compito di segnalarli), eventuali proposte di rifunzionalizzazione (tutti gli edifici religiosi vengono reimpiegati a scopi civili). C'è anche un paragrafo dedicato ad una eventuale demolizione dell'immobile che, però, deve essere giustificata tramite una documentazione grafica che attesti il fatto che il bene è irrecuperabile. Si tratta di una schedatura che riconsegna una conoscenza molto precisa e dettagliata che consente di individuare delle politiche di conservazione e di tutela che siano efficaci. Per quanto riguarda i beni mobili, si fa un ragionamento diverso rispetto alle architetture immobili (che possono essere)rifunzionalizzate o distrutte): gli oggetti mobili vengono raccolti in collezioni che diventano la base culturale per istituire i musei. Il significato che la cultura repubblicana dà agli oggetti d'arte è un valore didattico: l'oggetto si spoglia delle proprie valenze simboliche politiche per diventare uno strumento didattico e come tale reso pubblico in un museo. Si passa, quindi, da una concezione delle opere d'arte come testimonianza del passato, che si voleva cancellare, all'idea che invece questo patrimonio sia fondamentale per aumentare il livello di istruzione di tutti i ceti sociali. Uno degli esempi più celebri di quegli anni è il museo, aperto nel 1791, dei Petit-Augustin (museo di piccoli agostiniani, ex convento), fondato a Parigi da Alexandre Lenoir, studioso autodidatta, che ha una sensibilità tale da raccogliere in un museo oggetti d'arte ma senza essere in grado di disporli con criterio e viene fin da subitoha espresso un parere negativo sulla musealizzazione è stato il critico d'arte Carlo L. Ragghianti. Egli ha sottolineato come la trasformazione di un'opera d'arte in un oggetto esposto in un museo possa snaturarne il significato originale e ridurre la sua fruizione ad un mero atto di contemplazione passiva. Secondo Ragghianti, l'opera d'arte deve essere vissuta e sperimentata in un contesto vivo e dinamico, e non relegata in una teca di vetro.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
71 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Maggssss di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Maltoni Andrea.