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L'EFFETTO TOM SAWYER
L'Effetto Tom Sawyer prende il nome da un episodio nel romanzo Le avventure di Tom Sawyer di
Mark Twain.
La storia:
Tom Sawyer deve dipingere la staccionata della zia, un compito che trova noioso e che gli impedisce
di divertirsi con gli amici. Quando un amico lo prende in giro dicendogli che lui invece sta andando a
nuotare, Tom ribatte con una frase strategica:
"Come lavorare? Questo non è un lavoro! Quando ti ricapita l’opportunità di dipingere una
staccionata?"
L'amico, incuriosito e influenzato dal modo in cui Tom presenta l’attività, chiede di poter dipingere
anche lui. Tom inizialmente si rifiuta, rendendo l'attività ancora più desiderabile, e infine si fa pagare
con una mela per lasciare l’amico dipingere. Lo stesso accade con altri ragazzini del vicinato: Tom
riesce a convincerli che non è un lavoro, ma un privilegio, e in cambio riceve ricompense.
Conclusione
Mark Twain, attraverso questa storia, spiega la differenza tra lavoro e gioco:
Lavoro = qualcosa che sei obbligato a fare (spesso per una ricompensa).
Gioco = qualcosa che scegli di fare per piacere.
La chiave è che la stessa attività può essere percepita sia come lavoro che come gioco, a seconda della
motivazione che la guida. Se qualcuno si sente costretto a fare qualcosa, la sua motivazione sarà
estrinseca (guidata da ricompense esterne). Se invece sceglie liberamente di farlo, la sua motivazione
sarà intrinseca (guidata dal piacere di svolgere il compito).
PERCHÉ IL SISTEMA BASTONE E CAROTA NON FUNZIONA
Il sistema della ricompensa e punizione ("Bastone e Carota") è spesso usato per motivare le persone.
Tuttavia, questo metodo presenta numerosi problemi:
1. Distrugge la motivazione intrinseca
Se un'attività viene associata a una ricompensa esterna, il piacere di svolgerla per sé stesso
diminuisce.
2. Favorisce una visione a breve termine
Le persone si concentrano solo sulla ricompensa immediata, senza sviluppare un interesse duraturo
per l’attività.
3. Aumenta i comportamenti non etici
Se l’unico obiettivo è ottenere la ricompensa, si possono adottare scorciatoie o comportamenti
scorretti per raggiungere il risultato.
4. Riduce la creatività e la performance
L'ossessione per la ricompensa può limitare la curiosità e la capacità di trovare soluzioni originali.
5. Gli incentivi creano assuefazione
Una volta introdotta una ricompensa, le persone si abituano e per mantenerle motivate bisogna
aumentare continuamente l’incentivo.
Quando usare gli incentivi economici?
Gli incentivi economici possono essere utili, ma solo se l'attività:
● È ripetitiva e priva di creatività (es. compiti meccanici o noiosi).
● Non coinvolge il piacere personale di chi la svolge.
● Se invece l'obiettivo è stimolare la creatività, la motivazione a lungo termine o il piacere
dell’apprendimento, l’uso di incentivi esterni è controproducente.
Conclusione generale
Questi esperimenti dimostrano che la motivazione può essere estrinseca (guidata da ricompense
esterne) o intrinseca (guidata dal piacere di fare qualcosa). Il problema è che l’uso di incentivi esterni
può ridurre la motivazione intrinseca, trasformando un’attività da piacevole a obbligatoria.
Il caso del Soma Puzzle mostra che quando il denaro è l’unica motivazione, una volta rimosso
l’incentivo l’interesse per l’attività sparisce. L’Effetto Tom Sawyer dimostra che lo stesso compito
può essere percepito come lavoro o come gioco, a seconda di come viene presentato e vissuto. Infine,
il sistema Bastone e Carota ha limiti evidenti, specialmente quando si tratta di incentivare la creatività
e l'impegno a lungo termine.
MOTIVAZIONE ESTRINSECA O INTRINSECA
Esperimento di Mark Kepler e David Green
L’esperimento coinvolge bambini dell’asilo, suddivisi in tre gruppi, per studiare gli effetti della
motivazione estrinseca (premi) sulla loro predisposizione a disegnare:
1. Gruppo A – Ai bambini viene detto in anticipo che riceveranno un premio (un attestato) se il
loro disegno è bello.
2. Gruppo B – I bambini disegnano senza sapere di poter ricevere un premio, e alla fine non
ricevono nulla.
3. Gruppo C – I bambini disegnano senza aspettarsi un premio, ma alla fine lo ricevono
comunque.
Risultati
● Gruppi B e C continuano a disegnare spontaneamente nel tempo libero.
● Gruppo A, invece, riduce significativamente il tempo dedicato al disegno: per loro disegnare
è diventato un "lavoro" piuttosto che un'attività spontanea.
Conclusione
L’esperimento dimostra che quando un’attività viene incentivata con una ricompensa esterna, la
motivazione intrinseca può diminuire. Se l'incentivo scompare, l'interesse iniziale svanisce, poiché
l’attività viene percepita come un compito piuttosto che un piacere.
Motivazione Intrinseca ed Estrinseca
● Motivazione Estrinseca: È basata su incentivi esterni come soldi, premi, voti o punizioni.
Funziona soprattutto in compiti ripetitivi e poco creativi.
● Motivazione Intrinseca: È il desiderio di fare qualcosa per puro interesse o soddisfazione
personale. Favorisce la creatività e l’impegno a lungo termine.
Nel mondo moderno, dove il lavoro richiede pensiero laterale e creatività, la motivazione intrinseca
è fondamentale. Le ricompense estrinseche possono inibire la naturale spinta a imparare e migliorare.
Modello di Daniel Pink sulla Motivazione Intrinseca
Nel libro Drive, Daniel Pink propone tre fattori chiave per sviluppare la motivazione intrinseca nel
lavoro e nella vita:
1. Autonomia – Le persone devono avere controllo su come svolgere i propri compiti. Maggiore
libertà porta a maggiore coinvolgimento e soddisfazione.
2. Mastery (Competenza) – Il desiderio di migliorarsi continuamente in qualcosa aumenta la
motivazione. Più si diventa bravi, più cresce l’impegno.
3. Purpose (Scopo) – Sapere che il proprio lavoro ha un significato e contribuisce a un obiettivo
più grande aumenta l’entusiasmo e la dedizione.
Implicazioni per il lavoro e l'educazione
● Nei modelli tradizionali di gestione aziendale, la motivazione estrinseca (bonus, premi) era
centrale, ma oggi le aziende devono favorire autonomia, crescita personale e senso di
scopo per ottenere il massimo dai dipendenti.
● Anche nell’educazione, stimolare la curiosità e l’apprendimento spontaneo è più efficace dei
semplici incentivi basati sui voti.
In sintesi, la motivazione intrinseca è essenziale per attività creative e di valore, mentre quella
estrinseca può funzionare solo per compiti ripetitivi.
IL FLOW DI CSIKSZENTMIJALYI
Il concetto di Flow di Mihály Csíkszentmihályi è un modello psicologico che descrive lo stato
mentale ottimale per la creatività, l’apprendimento e la produttività. Vediamo nel dettaglio cosa
significa e come si sviluppa.
1. La Struttura del Modello
Csíkszentmihályi descrive una mappa psicologica basata su due dimensioni fondamentali:
● La sfida (Challenge): Quanto un'attività è difficile e impegnativa.
● Le competenze (Skills): Quanto siamo competenti e preparati per affrontare l'attività.
L’incrocio di queste due dimensioni crea diverse aree psicologiche in cui possiamo trovarci mentre
svolgiamo un compito.
2. L'Area del Flow (Flusso)
● È la condizione ideale, dove la sfida è elevata e le competenze sono elevate.
● È lo stato in cui siamo completamente immersi in un’attività, dimenticandoci del tempo e
persino dei bisogni fisiologici (come mangiare o dormire).
● È tipico degli artisti, scienziati e professionisti altamente motivati.
● Favorisce creatività, innovazione e massime prestazioni.
3. Le Aree Positive
Oltre al flow, ci sono altre aree psicologicamente positive:
● Arousal (Eccitazione/Formazione): Sfida alta, ma competenze non ancora al massimo. È
l’area dell’apprendimento e della crescita professionale.
● Controllo: Alte competenze, ma sfida moderata. Tipico degli esperti che dominano il loro
lavoro.
● Relax: Bassa sfida, ma competenze utilizzate. Un’attività rilassante che però stimola abilità
cognitive (es. enigmistica o videogiochi semplici).
4. Le Aree Negative
Quando c'è squilibrio tra sfida e competenze si entra in stati psicologicamente negativi:
● Ansia: Troppa sfida rispetto alle competenze → Stress e incapacità di gestire il compito.
● Preoccupazione: Simile all’ansia, ma con sfida leggermente inferiore.
● Noia: Sfida troppo bassa e poche competenze usate → Disinteresse e perdita di motivazione.
● Apatia: Peggio della noia, totale mancanza di stimoli e coinvolgimento.
5. Implicazioni per il Lavoro e le Organizzazioni
● La maggior parte delle persone passa il tempo in apatia e noia, sprecando talento e valore.
● Le organizzazioni dovrebbero spostare i propri dipendenti verso le aree positive (Flow,
Arousal, Controllo, Relax) per aumentare motivazione e produttività.
● I modelli di gestione tradizionali ignorano spesso questa dimensione psicologica, causando
demotivazione e perdita di valore.
Conclusione
Il modello del Flow è essenziale per capire come ottimizzare il lavoro, la formazione e la crescita
personale. La chiave per migliorare la produttività e il benessere è trovare il giusto equilibrio tra
sfida e competenze.
Il Controllo Autonomo della Coscienza
Il testo tratta il tema del controllo autonomo della coscienza, partendo dalla distinzione tra coscienza e
intelligenza. La coscienza fornisce il quadro generale della realtà, genera emozioni e contribuisce alla
nostra identità. L’intelligenza, invece, è legata al problem solving, ovvero alla capacità logica di
risolvere problemi. Questi due elementi (coscienza e intelligenza) sono spesso considerati separati,
con la tecnologia che si sviluppa prevalentemente nell’ambito dell’intelligenza, mentre l’individuo si
evolve principalmente nell’ambito della coscienza. Tuttavia, la tecnologia può influenzare la
coscienza, come già discusso in precedenti lezioni.
La Necessità di Integrare Coscienza e Intelligenza
Per ottenere prestazioni di alta qualità in un contesto incerto, un'organizzazione deve essere:
● Reattiva (capace di rispondere agli stimoli esterni),<