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Nelle grandi città iniziano ad essere costruite delle vere e proprie scuole di musica
e canto; rispetto al passato la musica si distacca un po’ dalla formazione completa
della persona e diventa uno strumento destinato solo a poche persone
particolarmente talentuose. La musica inizia ad avere degli schemi ben precisi, ma
libertà di improvvisazione all’interno di alcuni canoni musicali veniva comunque
lasciata agli allievi in modo tale che potessero esprimere loro stessi tramite il loro
strumento.
Il vero cambiamento, anche se ancora leggero, iniziamo ad averlo nell’età
classica, dove l’interesse della musica inizia ad allargarsi anche sulla popolazione
meno aristocratica, e le scuole pubbliche decidono di introdurre lo studio della
musica nel curriculum scolastico, ampliando la professionalizzazione del settore.
Durante questo periodo iniziano a nascere i primi conservatori, scuole
specializzate in musica che preparavano gli allievi ad una carriera musicale
professionale. Famosi artisti del periodo, come Mozart, Haydn e Beethoven
venivano studiati, sia per quanto riguarda l’analisi delle composizioni che a livello
di interpretazione delle loro opere. La teoria della musica non perde la sua
importanza, ma torna ad esserci interesse verso la parte emotiva che la musica
porta con sé. Iniziano ad essere seminati i primi passi verso quella che sarà la
pedagogia generale del ventesimo secolo e che ancora oggi è in via di sviluppo.
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1.3.4. Periodo tra il 1800 e il 1900. Rivoluzioni in campo pedagogico-musicale.
Tra il XIX e il XX secolo ci sono state diverse rivoluzioni che hanno segnato il
campo pedagogico-musicale. Nel corso di questi due secoli la pedagogia musicale
ha subito trasformazioni significative che hanno plasmato il modo in cui
comprendiamo, pratichiamo e insegniamo la musica.
Nel corso del XIX secolo, assistiamo a una serie di sviluppi cruciali nel mondo
pedagogico e musicale; è importante considerare che la formazione musicale ha
iniziato ad avere un ruolo sempre più nella società.
A livello pedagogico ci troviamo negli anni di Pestalozzi, pedagogista che ha
enfatizzato l'importanza dell'esperienza sensoriale e dell'apprendimento attraverso
l'azione. Questo ha influenzato non solo l'insegnamento generale, ma anche
l'insegnamento della musica, sviluppando metodi che mettono l'accento
sull'ascolto attivo e sull'esperienza musicale.
Quasi contemporaneo abbiamo Fröbel, noto per aver fondato il primo asilo per
l'infanzia e per aver sviluppato il concetto di gioco educativo. La sua filosofia
educativa ha enfatizzato l'importanza del gioco spontaneo e della creatività
nell'apprendimento. Nel campo della musica, le sue idee hanno influenzato lo
sviluppo di programmi educativi che incorporano il gioco e l'espressione creativa
attraverso l’esperienza musicale.
Più tardi, nota a tutti, abbiamo Maria Montessori, conosciuta per il suo approccio
educativo basato sull'autoapprendimento e sull'ambiente strutturato a misura di
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bambino.
La Montessori ci propone molte riflessioni anche sul silenzio. Esse portano il
bambino a saper ascoltare, a ritrovare la calma, ad imparare ad ascoltare oltre che
parlare, e a riscoprire i suoni naturali da cui è circondato e dai quali rimane
affascinato. La musica parte proprio da lì, dallo stupore del rumore della natura,
dal bisogno e la curiosità di poterlo riprodurre.
Tuttavia, è nel XX secolo che assistiamo a una vera e propria rivoluzione nel
campo della pedagogia musicale, con l'avvento di approcci innovativi e
sperimentali all'insegnamento della musica. Una delle figure chiave di questo
periodo è stato Carl Orff, il cui approccio all'insegnamento della musica, noto
come Metodo Orff, ha avuto un impatto duraturo sull'educazione musicale. Basato
sull'idea di apprendimento attraverso il gioco e sull'uso creativo della voce e dei
movimenti corporei, il Metodo Orff ha rivoluzionato il modo in cui la musica
viene insegnata ai bambini, incoraggiando la partecipazione attiva e l'espressione
individuale.
Inoltre, nel corso del XX secolo, assistiamo anche alla diffusione di approcci
pedagogici basati sull'educazione musicale informale, che mettono l'accento
sull'apprendimento attraverso l'esperienza diretta e sull'interazione sociale. Questi
approcci, tra cui la metodologia Suzuki e l'apprendimento musicale basato sullo
sviluppo delle abilità uditive, hanno ampliato il concetto di educazione musicale
al di là della tradizionale lezione in aula, consentendo agli studenti di apprendere
la musica in contesti più vari e inclusivi.
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Parallelamente all’ascesa della pedagogia, assistiamo anche alla diffusione di
nuovi sistemi di notazione musicale e alla standardizzazione del sistema tonale.
Questi sviluppi rendono sicuramente più accessibile l'apprendimento della musica,
consentendo agli studenti di acquisire competenze musicali in modo più efficiente
e sistematico.
Non è infine da sottovalutare il fatto che, in questo periodo, la classe media e la
diffusione della cultura borghese sono in crescita; questo rende possibile alla
musica di diventare un’attività sempre più diffusa e accessibile a tutti, facendo
crescere la richiesta dell’educazione musicale.
1.3.5. La musica in ambito educativo nei giorni nostri
In un'epoca in cui l'istruzione assume una vasta gamma di forme e contenuti, la
musica rimane un pilastro fondamentale per lo sviluppo globale degli individui,
tornando quindi alle origini. Non possiamo infatti definirla semplicemente
un'attività extra o uno svago per passare il tempo, ma è una disciplina
intrinsecamente legata allo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale di ragazzi,
bambini, ma anche adulti.
La musica non è solo una forma d’arte ma un potente strumento educativo che
offre agli studenti una vasta gamma di benefici che vanno oltre la lettura delle
note sullo spartito musicale o al saper suonare uno strumento, ma fa sì che essi
possano acquisire una serie di competenze trasversali fondamentali per il successo
nella vita.
La pedagogia musicale oggi si basa su un approccio olistico, approccio
che considera l'individuo come un insieme di corpo, mente e spirito, e mira a
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trattare la persona nella sua totalità, andando quindi oltre la semplice trasmissione
di conoscenze teoriche e tecniche. La musica è considerata non solo come una
serie di note su un pentagramma, ma come un'esperienza complessa che coinvolge
l'espressione emotiva, la creatività e il contesto culturale. Gli educatori musicali si
impegnano a creare un ambiente educativo che incoraggi gli studenti a esplorare
la musica in tutte le sue forme e a sviluppare una comprensione approfondita e
apprezzamento per la musica, che è linguaggio universale.
Inoltre, la pedagogia della musica, oggi abbraccia pienamente il potenziale delle
tecnologie digitali e delle risorse online, al fine di arricchire le esperienze musicali
che propone. Gli educatori integrano strumenti digitali, software di composizione
e risorse online nei loro programmi educativi per offrire agli studenti opportunità
di apprendimento innovative e coinvolgenti che possano prepararli ad un mondo
sempre più digitalizzato.
Ma la pedagogia della musica oggi va oltre l'insegnamento delle abilità musicali e
teoriche. Si impegna ad essere inclusiva e rispettosa della diversità culturale,
sociale ed emotiva degli studenti. Gli educatori musicali creano ambienti di
apprendimento che accolgono e valorizzano le diverse prospettive e esperienze
degli studenti, incoraggiando la partecipazione di tutti e promuovendo la
rappresentazione di una vasta gamma di tradizioni musicali e culture.
Uno degli aspetti più significativi della pedagogia della musica oggi è il suo
impegno per l'apprendimento esperienziale. Gli educatori musicali incoraggiano
un approccio attivo e partecipativo all'apprendimento mettendo gli studenti al
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centro del processo educativo e coinvolgendoli attivamente nell'esplorazione della
musica attraverso l'azione, l'esperienza diretta e l'espressione creativa.
L’educazione musicale oggi si sforza di fornire agli studenti di tutte le età
esperienze e conoscenze utili ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo,
aiutando lo sviluppo del pensiero critico stimolato attraverso la creatività.
Purtroppo però le risorse delle scuole sono poche e su laboratori, educazione e
pratica musicale si riesce ad investire poco. Spesso bambini e ragazzi si rivolgono
a scuole di musica, accademie e corsi esterni all’ambito scolastico, dove viene
fornita loro un’educazione musicale.
Ci sono diversi autori contemporanei che discutono delle carenze nell'educazione
musicale nelle scuole. Tra questi abbiamo Susan Hallam, psicologa
dell'educazione e autrice di vari libri sull'educazione musicale, che sottolinea
l'importanza dell'educazione musicale per lo sviluppo intellettuale, sociale e
personale, soprattutto di bambini giovani. L’autrice evidenzia come la musica
abbia un impatto positivo in diversi aspetti della vita delle persone, riconoscendo
al tempo stesso le carenze dell'accesso alle risorse e dello spazio dedicato
all'educazione musicale nelle scuole, enfatizzando la necessità di investimenti e di
maggiore attenzione all'importanza della musica nell'ambito dell'istruzione.
La carenza della musica nelle scuole oggi è un argomento di preoccupazione per
molti. I tagli di bilancio hanno portato alla riduzione o addirittura all'eliminazione
dei programmi musicali all’interno delle scuole italiane. Dovendo queste fare
difficili scelte sulla distribuzione delle risorse, scelgono di tagliare i fondi
all’educazione musicale, considerando la musica una disciplina "non essenziale".
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La musica non è una priorità. Con un'enfasi crescente sui test standardizzati e
sulle materie considerate il nucleo fondante della crescita della persona come
matematica e lettura, la musica viene relegata, eliminata dai programmi, venendo
considerata disciplina “di serie B”.
Uno dei problemi cardine dell’incapacità di mantenere l’educazione musicale
nelle scuole è la mancanza di integrazione con altre materie. In alcune scuole, la
musica è ancora vista come una disciplina separata, anziché integrata in altre aree
curricolari. Ciò può limitare le opportunità per gli studenti di fare connessioni tra
musica e altre materie perché della musica non viene considerato l’impatto
psicologico e nemmeno l’importanza che ha nella vita