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La letteratura italiana del dopoguerra
Guido Morselli si interessa di problemi di coscienza religiosa in modo spregiudicato e originale con "Fede critica" (1977), la storia psicologicamente anticonformista "Undramma borghese" (1978), oppure immagina le proposte della sua riflessione: "Contropassato prossimo" (1975), "Divertimento" (1889), "Roma senza papa" (1974), "Dissipatio H.G" (1977). La centralità di Italo Calvino Il maggiore scrittore nel dopoguerra è Italo Calvino, scrittore dall'italiano musicale e limpido, la sua raccolta di fiabe "Fiabe italiane" (1956) si lega alle sperimentazioni dell'Oulipo di Queneau e alla semiotica di Greimas. "Sentiero dei nidi di ragno" (1947), "Il visconte dimezzato" (1952), "Il barone rampante" (1957), "Il cavaliere inesistente" (1959), ambientati in un Seicento divertente e fatto di paradossi. I racconti di“Marcovaldo” (1963), una visione della semplicità del protagonista, vittima del consumismo e alla ricerca della natura e della fantasia in una città moderna senza cuore. “Le cosmicomiche” (1963) e “Ti con zero” (1967), con una fantascienza capovolta, – morale di “Palomar” capace di proiettare al futuro i problemi di oggi, riflessione filosofico (1983). “Il castello dei destini incrociati” (1969), un gioco tra le combinazione tematiche proposte dai tarocchi e le storie che ogni volta si possono improvvisare. “Città invisibili” (1973), la descrizione di città fantasmagoriche fatta da Marco Polo che probabilmente ha in mente Venezia a Kublai Kan. Le città hanno nomi fantastici come le donne che fanno da itinerario tra le situazioni della vita umana fino alla città reale di oggi, che equivale all’inferno. “Se una notte d’inverno un viaggiatore”
(1979), prova a fare del lettore protagonista per una storia d'amore. Poi arriva E' sensibile verso le problematiche del mondo contemporaneo: "La speculazione edilizia" (1957), "La nuvola di smog" (1958), come critico acuto scrive "Una pietra sopra" (1980), "Collezione di sabbia" (1984), "Lezioni americane" (1988). Infine l'opera di consulente editoriale presso Einaudi "I libri degli altri" (1991).
Poesia del dopoguerra La poesia inizia ad essere più individuale tra gli autori: Saba, Ungaretti e Montale ma anche Mario Luzi con "Le primizie del deserto" (1952) e "Onore del vero" (1957) che segnano vedono il tempo come una neutralizzazione degli opposti e come un presentimento di eternità, viene utilizzato un linguaggio elevato ma trasparente. Altri testi di Luzi: "Nel magma" (1963), "Su fondamenti invisibili" (1971), "Al
fuoco della controversia" (1978), "Frasi e incisi di un canto salutare" (1990). Si dedica anche al teatro, ha un aspirazione cristiana, i suoi temi e le sue concezioni sono orientali.
Sergio Solmi critico di letteratura italiana e francese, per la italiana in particolare su Leopardi e Montale. Ha diretto la rivista "Primo tempo" con Giacomo Debenedetti. Scrive "Levania ed altre poesie", "Dal balcone" (1956) (1968), si impegna contro l'antifascismo, è appassionato di astronomia e prova interesse per la fantascienza, si avvicina come qualità a Montale.
Attilio Bertolucci percorre i suoi ricordi da "La capanna indiana" (1951) fino al romanzo in versi "La camera da letto" (1984-1988).
Vittorio Sereni è il maggiore dei montaliani in "Frontiera" (1941) è ermetico, ne "Il diario d'Algeria" (1947), la guerra vista da un militare caduto prigioniero degli
alleati, prova un senso di impotenza e di rammarico. Con "Gli strumenti umani" (1965), scava dentro di sé stesso in particolare nella sua insoddisfazione, ne "L'opzione" (1963) un viaggio alla Fiera di Francoforte si rivela un processo ai crimini di nazismo. In "Stella variabile" (1981), un dialogo immaginario con gli amici perduti, questa è una riflessione sulla poesia che non riesce ad essere salvifica. "Un posto in vacanza" (1972), un senso di solitudine e di nostalgia di ciò che si è perduto o mai avuto. La cosiddetta "linea lombarda" è formata da Sereni, Giorgio Orelli, Luciano Erba, sobrietà e dalla forza dell'istanza morale. Giovanni Raboni è caratterizzata da Orelli nelle sue raccolte ha esplorato diverse zone della realtà: "L'ora del tempo" (1962), "Sinopie" (1977) e "Spiracoli" (1989). Erba: "Il male"
minore” (1960), “Il prato più verde” (1977), “Il nastro di Moebius” (1980) e“Variar del verde” (1993), è un poeta elegantissimo e ironico. Raboni ricostruisce gli angoli della città di Milano con tracce della sua storia, della sua vita: “Le case della Vetra” (1966) e “Cadenza d’inganno” (1975), duri e con travagli politici nelle ultime composizioni come “Versi guerrieri e amorosi” (1990), la tonalità è lugubre e si accentua dell’erotismo. Giorgio Caproni si avvicina a Saba, affronta tematiche complesse come la psicoanalisi del rapporto asimmetrico tra padre/madre e figlio e la filosofia della morte di Dio. I suoi versi si caricano di parentetiche, pause e riprese verbali: “Ballo a Fontanigorda” (1938), “Finzioni” (1941), “Il passaggio di Enea” (1956), “Il seme del piangere” (1959), “Il muro della
terra” (1975). Anche Sandro Penna ha qualcosa di Saba, ad esempio il gusto del verso tradizionale e della rima e la lievità nel toccare l’omosessualità come in “Ernesto”, Penna scrive “Poesie” (1939), “Appunti” (1950) “Stranezze” (1957-1976), parla di ambienti umili e quotidiani, i ragazzi fanno uso della poesia solo per un’immaginazione fantastica. Giovanni Giudici ha qualcosa di sabiano e caproniano, è un poeta inventivo, sensibile ai temi di attualità, pronto a sperimentare, parte da una riflessione morale in cui si mescolano cattolicesimo e ideali politici progressisti: “L’educazione cattolica” (1963), “O Beatrice” (1972), “Il mare dei creditori” (1977), “Salutz” (1986). Pier Paolo Pasolini: “Passione e ideologia” (1960), “Il portico della morte” (1988), con la rivista “Officina” promuove idee
insieme a Francesco Leonetti, Roberto Roversi (Fortini), che rifacendosi a Gramsci e Contini polemizza contro il ritorno del decadentismo e dell' ermetismo, e contro l' ingenuità sociologica del neorealismo. Con "Scritti corsari" si rivela un giornalista coraggioso, incisivo e potente, come poeta si afferma con le poesie friulane "La meglio gioventù" (1954), la sua metrica è varia, con terzine e schemi liberi con un linguaggio materico. "Le ceneri di Gramsci" (1957), "La religione del mio tempo" (1961), "Poesia in forma rosa" (1964), "Trasumanar e organizzar" (1971). L' amico/nemico in "Officina" di Pasolini era Franco Fortini, scrive "Verifica dei poteri" (1965), rimane legato alla tradizione dei classici come Goethe. La sua poesia vuole essere giudizio severo e amaro sulla realtà e sulla finzione poetica, "Una volta per sempre" (1963),“Ospitecon una visione verso il futuro piena di dubbi :ingrato” (1966) ,”Paesaggio con serpente” (1984) –e una fede verso la tradizione politicomorale “Composita salvantur” (1994) , traduce il magistero di Brecht.
14. Avanguardia del Gruppo 63 e altre
Gli anni Sessanta sono i più significativi della seconda metà del secolo : iniziano con ilboom economico e terminano nel 1968 con la crisi.
A livello di cultura ebbero grandi conseguenze la voga della linguistica , la diffusione dellostrutturalismo , della semiologia .reso possibile una metodologia originale della rivista “StrumentiCritici” fondata nel 1966 da Pagnini , Serpieri e Agosti ma non solo, parte dalle tradizionifilologiche , inserendo non solo le novità di Saussure, Bally, Benveniste, Jakobson maanche gli antropologi Propp , Lèvi-Strauss e i critici della avanguardia Barthes, i formalistirussi e Lotman.
Il Gruppo 63 , stimolato
dalla rivista "Il Verri" di Luciano Anceschi, afferma la fine del dominio culturale di Firenze e l'affermazione definitiva del Nord in particolare Milano e Torino come centro dell'industria culturale. Umberto Eco ebbe grande rilievo con "Opera aperta" (1963). Gadda e Pizzuto furono presi come modello dal Gruppo 63 come modelloneoavanguardista: Antonio Pizzuto pubblica i primi romanzi tardi, nel 1956 "Signorina Rosina", nel 1960 "Si parano bambole", nel 1962 "Ravenna", nel 1964 "Paginette", nel 1967 "Nuove paginette", due poemetti in prosa ricchi lessicalmente. Manganelli con "Hilarotragoedia" (1964), "Nuovo commento" (1969), come critico il Giorgitesto celebre è "La letteratura come menzogna". In Carlo Villa, la bottega diventa l'oggetto della comicità e della quotidianità, scrive "La nausea media" (1964)“Deposito celeste” (1967), “I sensi lunghi” (1970).–saggio: “La bella di Lodi” (1972), Alberto Arbasino passa dai romanzi veri ai romanzi “Super Eliogabalo” (1969 e 1978), “Fratelli d’Italia” (1963, 1967, 1976, 1993). Si occupa meno della trama e di più dei discorsi legati all’attualità culturale non solo dell’Italia. Altri nomi: Alice Ceresa, Sebastiano Vassalli. Luigi Malerba scrive “La scoperta dell’alfabeto” (1963), “Il serpente” (1966), “Saltomortale” (1968), “Il Pataffio” (1968), la ricostruzione storico-fantastica de “Il fuoco greco” (1990), alla struttura narrativa de “Il pianeta azzurro” (1986) di attualità politica. 15. La poesia collegata al Gruppo 63 Elio Pagliarani con il poemetto “La ragazza Carla” (1960), critica il mondo industriale l’impiego di attraverso la narrazione.
uccesso, le sfide e le opportunità, le emozioni e le esperienze che caratterizzano la vita di tutti i giorni. Il linguaggio quotidiano è un mezzo di comunicazione essenziale che ci permette di esprimere i nostri pensieri, sentimenti e bisogni. Attraverso manuali e trattati, possiamo imparare a utilizzare il linguaggio in modo efficace e corretto, migliorando la nostra capacità di comunicare con gli altri. Tuttavia, nonostante i nostri sforzi, siamo destinati a incontrare fallimenti lungo il percorso. Ma è proprio attraverso i fallimenti che possiamo imparare e crescere, affrontando le sfide che la vita ci presenta. E quando riusciamo a superare queste sfide, ci aspettano grandi opportunità. La vita quotidiana è piena di emozioni e esperienze che ci arricchiscono e ci rendono unici. Quindi, non sottovalutiamo il potere del linguaggio quotidiano e delle sue sfumature, perché è attraverso di esso che possiamo davvero connetterci con il mondo che ci circonda.