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A⊆A.
Esistono alcune operazioni che ci permettono di costruire nuovi insiemi da quelli già dati:
● Se A è un insieme, diremo insieme delle parti di A, e lo indicheremo con P(A),
l’insieme formato da tutti i sottoinsiemi di A.
Se A e B sono due insiemi, diremo unione di A e B, e scriveremo A⋃B,
● l’insieme che ha come elementi gli elementi di A e quelli di B. In simboli
∀x:x∈A⋃B ⇔ (x∈A o x∈B). L’unione di insiemi può essere operata anche
su una famiglia di insiemi {A , dove I è un insieme di indici. Scriveremo
} i∈I
i
∪ . Notiamo che
A per indicare l’insieme che ha come elementi quelli dei vari A
i∈I i i
AU∅ = A per ogni insieme A
Se A e B sono due insiemi, diremo intersezione di A e B, e scriveremo A∩B,
● l’insieme che ha come elementi gli elementi comuni di A e B. In simboli
∀x:x∈A∩B ⇔ (x∈A e x∈B). L’intersezione di insiemi può essere operata
anche su una famiglia di insiemi {A , dove I è un insieme di indici.
} i∈I
i
Scriveremo ∩ .
A per indicare l’insieme i cui elementi appartengono ad ogni A
i∈I i i
Notiamo che A∩∅ = ∅ per ogni insieme A
Per individuare sottoinsiemi di un dato insieme, si utilizza il seguente
● principio di specificazione. Se R(x) è un predicato in una variabile ed A è
un insieme, si può considerare l’insieme B⊆A ottenuto scegliendo quegli
elementi di x che rendono vero R(x). In formule ∀x:x∈B ⇔ (x∈A e R(x)).
Diremo differenza tra due insiemi A e B, e scriveremo A \ B, l’insieme tale
● che ∀x:x∈A \ B ⇔ (x∈A e x∉B). Si tratta dunque del sottoinsieme degli
elementi di A che non sono elementi di B. L’ordine nella differenza è
importante.
Siano A e B due insiemi, e siano x∈A e y∈B. Diremo coppia ordinata x, y
● l’oggetto (x, y). x si dice la prima componente della coppia, mentre y si
dice la seconda componente. L’insieme di tutte le coppie ordinate (x, y)
con x∈A e y∈B si dice il prodotto cartesiano tra A e B e si indica con A✕B.
3. Funzioni
Siano A e B due insiemi. Sia f una legge che associa ad ogni elemento di A uno ed un solo
elemento di B. Diremo in tal caso che f è una funzione o un’applicazione tra A e B.
viene indicato con :
L’elemento corrispondente a a∈A f(a). Si usa spesso la scrittura f
A→B per indicare la funzione f. Si usa anche la scrittura seguente f:A→B
↦
a f(a)
volendo specificare la natura delle legge che all’elemento a associa f(a). L’insieme A viene
detto il dominio di f.
Immagine e preimmagine
Sia f : A→B un’applicazione tra A e B e sia C⊆A. Diremo immagine di C
secondo := {b∈B : ∃c∈C : f(c)
f e l’indicheremo con il simbolo f(C) l’insieme f(C)
= b}. Diremo che f(A) è l’insieme immagine di f e lo indicheremo con Im(f).
Se D⊆B, diremo preimmagine di D secondo f l’insieme f^-1(D) := {a∈A :
f(a)∈D}. f(C) è il sottoinsieme di B formato da tutti gli elementi f(c) al
variare di c in C, cioè l’insieme di tutte le immagini degli elementi di C
secondo la legge f. f^-1(D) è invece formato dagli elementi del dominio
che vengono trasformati da f in elementi di D.
Funzione iniettiva
Sia f : A→B un’applicazione tra A e B. Diremo che f è iniettiva se per ogni
a ∈DA si ha a ≠a ⇒ f(a )≠f(a
, a ). Un’applicazione è dunque iniettiva se ad
1 1 2 1 2
2
elementi distinti di A vengono associati elementi distinti di B.
Funzione inversa
Sia f : A→B un’applicazione tra A e B iniettiva. Diremo funzione inversa di f
l’applicazione f^-1:f(A)→A che associa ad ogni b∈f(A) l’unico elemento
a∈A tale che f(a)=b.
Funzione suriettiva
Sia f : A→B un’applicazione tra A e B. Diremo che f è suriettiva da A su B se
B=Im(f). Una funzione f è dunque suriettiva se ogni elemento di B proviene
tramite f da un elemento di A, cioè B coincide con l’immagine di A.
Funzione biettiva
Sia f : A→B un’applicazione tra A e B. Diremo che f è biettiva tra A e B se f
è iniettiva e se f è suriettiva da A su B. In tal caso, la funzione inversa f^-1
è definita da B in A.
Esistono operazioni canoniche che permettono di costruire nuove funzioni a partire da
funzioni date
● Restrizione
Siano f : A→B e A ⊆A. Allora f:A →B
1 1
a ↦f(a)
si dice la restrizione di f ad A e si indica con f .
|A
1 1
● Composizione di funzioni
Siano A, B, C, D quattro insiemi, e siano f : A→B e g : C→D due funzioni tali
che f(A)⊆C. Diremo funzione composta di f e g la funzione g o f:A→D
a↦g(f(a)).
Numeri reali
Proprietà fondamentali dei numeri reali
● Operazione di addizione
È definita una funzione s:R✕R→R che ad ogni coppia di numeri x, y associa
il numero s(x, y) indicato con x+y (detto addizione o somma) in modo tale
che valgano i seguenti fatti:
(a) x+y = y+x per ogni x, y∈R; (proprietà commutativa dell’addizione)
(b) (x+y)+z = x+(y+z) per ogni x, y, z∈R; (proprietà asociativa)
(c) esiste un elemento 0 in R tale che 0+x = x per ogni x∈R;
(d) per ogni x∈R esiste un elemento y detto opposto di x tale che y+x = 0.
Con un linguaggio algebrico, le proprietà precedenti si riassumono dicendo che R è
un gruppo abeliano rispetto all’addizione. L’elemento opposto risulta unico e si indica
con -x.
● Operazione di moltiplicazione
E definita una funzione p:R✕R→R che ad ogni coppia di numeri x, y associa
il numero p(x, y) indicato con xy (detto moltiplicazione o prodotto) in modo
tale che valgano i seguenti fatti:
(a) xy = yx per ogni x, y ∈ R;
(b) (xy)z = x(yz) per ogni x, y, z ∈ R;
(c) esiste un elemento 1 in R tale che 1x=x per ogni x ∈ R;
(d) per ogni x≠0 esiste un elemento y detto inverso di x tale che yx=1;
(e) per ogni x, y, z ∈ R si ha x(y + z) = xy + xz. (lega addizione e
moltiplicazione).
Globalmente, tenendo conto delle proprietà dell’addizione e della
moltiplicazione, possiamo dire con linguaggio algebrico che R è un campo
rispetto a somma e prodotto. L’elemento inverso di x≠0 risulta unico e si
indica con x^-1.
● Relazione d’ordine
Ogni coppia di numeri x, y∈R verifica una (o tutte e due) delle relazioni
x≤y o y≤x che godono delle seguenti proprietà :
(a) x≤x per ogni x∈R, e da x≤y e y≤x discende x=y;
(b) da x≤y e y≤z segue che x≤z;
(c) da x≤y segue che x+z≤y+z per ogni z∈R;
(d) da 0≤x e 0≤y segue che 0≤xy.
Il fatto che due elementi di R siano sempre confrontabili tra loro e che
valgano le proprietà (a) e (b), viene riassunto dicendo che la relazione ≤ è
una relazione di ordine totale su R. Le proprietà (c) e (d) legano tale
relazione alle proprietà di somma e prodotto.
● Assioma di Dedekind
Siano A, B→R non vuoti e tali che per ogni x∈A e y∈B si abbia x≤y. Allora
esiste un elemento z∈R che separa A e B, cioè tale che per ogni x∈A e
y∈B x≤z≤y.
Useremo la seguente terminologia. Se x≥0 (x>0), diremo che x è un numero non
negativo (positivo); e x≤0 (x<0), diremo che x è un numero non positivo
(negativo). Il numero 0 è contemporaneamente non positivo e non negativo.
E utile rappresentare geometricamente R su una retta orientata: poniamo i numeri positivi a
destra di 0, posizionando x>0 a distanza x da 0. Similmente poniamo i numeri negativi a
sinistra dell’origine, posizionando x<0 a distanza x da 0.
z
A B
Nel seguito saranno importanti i seguenti sottoinsiemi di R: ∀a,b∈R con a≤b
poniamo
[a, b] = {x∈R : a≤x≤b}, (intervalli chiusi) ]a, b[= {x∈R : a<x<b}, (intervalli
aperti)
]a, b] = {x∈R : a<x≤b}, (Intervalli aperti a sx) [a, b[= {x∈R : a≤x<b}.
(Intervalli aperti a dx)
Estremi superiore e inferiore di un insieme
Massimo e minimo di una funzione reale
Sia E⊆R un insieme. Diciamo che M∈E è il massimo di E se ∀x∈E : x≤M.
Diciamo che m∈E è il minimo di E se ∀x∈E : m≤x. Se il massimo e il minimo
di E esistono sono unici e si indicano con maxE e minE. Non è detto che un
insieme E in R ammetta max e min.
Maggiorante e minorante
Sia E⊆R. Diciamo che M∈R è un maggiorante per E se ∀x∈E : x≤M. Diciamo
che m∈R è un minorante per E se ∀x∈E : m≤x.
Insiemi limitati e illimitati
(a) Diciamo che E è superiormente limitato se E ammette un maggiorante
M∈R. Se l’insieme dei maggioranti è vuoto, diremo che E è illimitato
superiormente.
(b) Diciamo che E è inferiormente limitato se E ammette un minorante
m∈R. Se l’insieme dei minoranti è vuoto, diremo che E è illimitato
inferiormente.
(c) Diciamo che E è limitato se è limitato sia superiormente che inferiormente.
Teorema (dimostrazione sulla dispensa)
Sia E⊆R un sottoinsieme non vuoto.
(a) Se E è superiormente limitato, allora l’insieme dei maggioranti di E è non vuoto e
ammette minimo.
(b) Se E è inferiormente limitato, allora l’insieme dei minoranti di E è non vuoto e
ammette massimo.
Estremo superiore e inferiore
Sia E⊆R un insieme non vuoto. Se E è superiormente limitato, diciamo
estremo superiore di E il minimo dei maggioranti di E. Similmente, se E è
inferiormente limitato, diciamo estremo inferiore di E il massimo dei
minoranti di E. Indicheremo l’estremo superiore con supE e l’estremo
inferiore con infE. Chiaramente, se E è limitato, si ha infE≤supE.
Rapporto tra sup/inf e min/max
(a) Se E ammette massimo, allora maxE=supE. Infatti E è superiormente limitato
perché maxE è un maggiorante, ed anzi maxE è il più piccolo di tutti i maggioranti.
(b) Si può dire anzi che E ammette massimo se e solo se è superiormente
limitato e supE∈E: in tal caso maxE=supE
Diremo che una famiglia I di intervalli è una famiglia di intervalli inclusi se ∀I ∈I
,I
1 2
si ha I ⊆I ⊆I
o I .
1 2 2 1
Principio degli intervalli inclusi di Cantor (dimostrazione dispensa)
Sia I una famiglia non vuota di intervalli inclusi del tipo [a, b]. Allora esiste
almeno un x∈R tale che x appartiene ad ogni intervallo della famiglia I.
I numeri naturali, interi