BIOLOGIA STRUTTURALE
L’esperimento di Anfinsen ha stabilito
per la prima volta che il ripiegamento
delle catene polipeptidica è reversibile.
Si può indurre una denaturazione in
vitro con perdita di funzionalità legata
alla perdita di struttura, però tale
struttura può essere recuperata
quando si allontanano le cause della
denaturazione.
Per denaturare una proteina si può
usare la temperatura: aumenta
l’energia cinetica degli atomi rompendo
i legami deboli che stabilizzavano la
struttura 3D; oppure con l’aggiunta di
sostanze denaturanti che rompono
chimicamente le interazioni deboli.
Per revertire il processo basta abbassare la temperatura o togliere il
denaturante dalla soluzione,
ristabilendo le condizioni fisiologiche.
Nel caso della ribonucleasi usata nell’esperimento c’è anche
la complicazione dei ponti S-S: per romperli occorre
aggiungere un agente riducente, oltre all’urea che è il
denaturante che rompe le interazioni.
Se si rimuove l’urea e si riporta la soluzione in condizioni
ossidanti, la proteina si ripiega formando i corretti ponti s-s.
Se si inverte l’ordine dei passaggi lasciando l’urea e togliendo
prima il riducente, si formano ponti s-s casuali perché la
proteina viene mantenuta denaturata, togliendo poi l’urea la
proteina non sarà più nello stato nativo.
Il paradosso di Levinthal è una riflessione su come possa avvenire il folding:
considerando una proteina
piccola con numero limitato (es. 3) di stati conformazionali accessibili ad
ognuna delle 100 catene laterali,
anche ipotizzando un tempo molto rapido in cui essa possa esplorare le 3
conformazioni, se il processo è
casuale tramite prova ed errore il tempo per ottenere la struttura 3D corretta
nativa sarebbe maggiore
dell’età dell’Universo. Per cui il folding, che normalmente avviene nell’ordine di
secondi o millisecondi, non
è completamente casuale, non si testa ogni possibile conformazione. Ci deve
essere un meccanismo
specifico che determina la velocità del processo di ripiegamento.
L’esperimento di Anfinsen avviene in provetta in un ambiente controllato in cui
c’è solo una soluzione di
proteina. Quindi il processo di folding dipende solo dall’informazione contenuta
nella struttura primaria
della proteina. In vivo ci possono essere molecole come le chaperonine che
aiutano il processo ma non
sono necessarie.
(Alfa-fold è un predittore di struttura online sulla base di una sequenza ma
bisogna validarlo. Rimane però il
problema del meccanismo di folding, non sappiamo come si arriva a quella
struttura)
Lo stato nativo è lo stato conformazionale più stabile: questa definizione è una
semplificazione perché le
proteine non sono oggetti statici ma si muovono. Anche lo stato nativo ha
sottostati conformazionali
diversi tra loro che permettono la funzione. Ad es. l’emoglobina ha 2 stati con
più sottostati.
Lo stato denaturato è una catena polipeptidica che mantiene la struttura
primaria ma si sono perse tutte le
interazioni deboli tra le catene laterali. In realtà è un insieme eterogeneo di
stati conformazionali tutti
diversi ma che hanno lo stesso livello di energia. È molto meno accessibile a
livello sperimentale rispetto a
quello nativo.
-Legami idrogeno: tra catene principali oppure
tra catene laterali. Quelli della catena
principale stabilizzano le strutture secondarie.
-Ponti S-S: l’unico legame covalente che ha un
ruolo nella stabilizzazione.
-Ponti salini o legami ionici: tra atomi con
carica elettrica opposta (es. Lys-Asp)
-Forze di Van der Waals: interazioni
idrofobiche tra catene laterali di aa apolari.
Stabilizzano la struttura terziaria, si trovano
all’interno della proteina lontano dall’ambiente
acquoso. Singolarmente il loro contributo
entalpico è piccolo ma sono molto numerose.
Le interazioni idrofobiche sono interazioni elettrostatiche fra atomi o gruppi di
atomi che non hanno
cariche nette ma parziali cariche elettriche permanenti o transienti. Dipoli
permanenti come l’acqua o
dipoli istantanei, molecole neutre ma che assumono istante per istante parziali
cariche elettriche dovute al
movimento degli elettroni.
È sempre presente un H nell’atomo donatore e
assume una parziale carica positiva per
interagire con un accettore.
Ha una direzionalità precisa, donatore e
accettore devono avere angolo e distanza ben
definiti, a differenza delle interazioni
elettrostatiche classiche in cui le parziali cariche
interagiscono ovunque nello spazio.
L’equilibrio chimico è un processo dinamico in cui la velocità del processo in
una direzione è uguale a
quella nell’altra direzione. In un processo reversibile questo equilibrio vale lo
stesso. Se non fosse
reversibile le velocità sarebbero diverse e si raggiungerebbe un altro equilibrio.
All’inizio ci sono solo i reagenti.
Quando non c’è più variazione
di concentrazione nei reagenti e
nei prodotti si è raggiunto
l’equilibrio chimico. Si ha la
stessa velocità in entrambi le
direzioni.
Il processo può essere definito da un punto
di vista quantitativo tramite la costante
d’equilibrio data dal rapporto fra
concentrazione dei prodotti e dei reagenti.
Più è elevata e più l’equilibrio è spostato
verso la formazione dei prodotti (verso dx).
Un equilibrio può essere
perturbato variando le
condizioni come pressione,
temperatura e
concentrazione.
La costante d’equilibrio può essere definita da un punto di vista
termodinamico: dipende dalla temperatura e dalla differenza di
stabilità di prodotti e reagenti.
La variazione di energia libera indica la spontaneità di un processo:
ΔG dipende da ΔH e ΔS, per cui il ΔG<0 può essere raggiunto in modo diverso.
Nella fermentazione del
glucosio entrambi sono negativi, nella combustione dell’etanolo il ΔH è molto
negativo nonostante il
termine -T ΔS si opponga poiché positivo. Nel terzo caso la reazione è
trascinata dall’entropia nonostante
sia endotermica (ΔH>0).
Il meccanismo si ricava con
esperimenti di cinetica chimica in
cui entra in gioco il fattore tempo.
Variando dei parametri vedo con
quale velocità avviene la reazione.
Osservo che la reazione avviene in
un meccanismo a due stadi: stadio
lento e stadio veloce, in cui il
prodotto del primo step è il
reagente per il secondo (intermedio
di reazione, una specie che non
compare nella reazione globale).
La cinetica chimica riguarda la velocità
di reazione, ossia la variazione di
concentrazione di un reagente o
prodotto nel tempo. La curva del
grafico è una traccia cinetica: in
ordinata c’è la concentrazione e in
ascissa il tempo.
Man mano che il tempo passa la
velocità diminuisce. Per avere la stessa
variazione di concentrazione
occorrono due diversi intervalli di
tempo in cui il secondo è maggiore
perché la reazione rallenta.
Quello che ci interessa è la velocità
istantanea, che si ricava considerando
un tempo infinitesimo nella traccia
cinetica. Si usa la derivata anziché il
delta.
Non bisogna confondere la velocità che
si osserva Vobs con la costante di
velocità specifica K. Vobs dipende dalla
concentrazione del reagente mentre la K
specifica dipende dalla natura stessa dei
reagenti e dalla temperatura.
Sono due espressioni della velocità ma
Vobs può essere vista e osservata e mi
serve per calcolare poi K.
Esempio: esperimento cinetico di denaturazione. Ho una soluzione di proteina
in buffer a cui poi aggiungo
un denaturante e valuto la variazione di segnale spettroscopico tra stato nativo
N e denaturato D, che
corrisponde alla Vobs. Bisogna notare che è un processo reversibile dominato
dalla denaturazione perché
ho messo denaturante ma c’è sempre una quota di D che ritorna N, per cui la
Vobs nasconde sia la K di
folding che di unfolding. Occorre separare i due contributi, Vobs è la somma
della velocità diretta e del
processo inverso.
L’equazione cinetica
ha sia una forma
logaritmica che una
esponenziale.
La forma esponenziale dipende dal fatto
che esiste uno stato di transizione che va
superato.
Nelle tracce sperimentali vediamo come
varia la concentrazione di un reagente in
funzione del tempo a diverse
concentrazioni. Ottengo curve
esponenziali in cui vedo che minore è la
concentrazione, minore sarà la velocità
osservata.
Es. Soluzioni di emoglobina (Hb) con ligandi
diversi (CO2, O2, CO): seguo la reazione
tramite la variazione di colore allo
spettrofotometro. Vedo spettri di
assorbimento in funzione della lunghezza
d’onda per determinare come varia il segnale
e quindi la velocità. Ad es. prendo Hb senza
O2, aggiugno O2 insufflando e misuro la
variazione del segnale nel tempo. Poco sotto i
500nm c’è una differenza di segnale tra Hb
con e senza O2, quello è il punto corretto per
vedere come cambia l’Hb. La Vobs è maggiore
quando l’O2 è di più.
Profilo di reazione: Energia
libera o potenziale in
funzione di una coordinata di
reazione che descrive il
procedere della reazione (ex.
quanti legami si formano per
ottenere B a partire da A,
NON è il tempo). Guardando
i livelli si può dire che questa
reazione è esotermica e
spontanea, avviene in un
unico stadio passando tra
due stati A e B , con uno
stato di transizione da
superare che ha il max di
energia ma che non è
popolato, è transiente.
L’altezza della barriera è proporzionle alla K di velocità del processo. In questo
caso la velocità maggiore si
ha da A verso B, la barriera è più bassa.
Lo stato di transizione è quello stato in cui si stanno formando i legami che
caratterizzano i prodotti e si
stanno rompendo quelli che caratterizzano i reagenti. Non è mai veramente
popolato.
Però se si vuole capire il meccanismo di reazione bisogna conoscere la struttura
e la stabilità sia di prodotti
e reagenti sia dello stato di transizione, in modo tale da capire quali sono i
primi legami che si formano.
Questo stato è