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D’Annunzio diede il titolo al film il cui significato è “nata dal fuoco”, inventò i nomi dei

personaggi e donò un senso poetico al film muto.

Notevole è la fotografia e gli effetti speciali del film, con le lampade elettriche per ottenere effetti

di chiaroscuro (per esempio nella scena del sacrificio) e ad architettare la sequenza dell'eruzione

dell'Etna, di notevole realismo. ma viene

La piccola Cabiria, figlia di un ricco romano catanese, sfugge all'eruzione dell'Etna

fatta prigioniera da pirati fenici e portata a Cartagine, dove è destinata a essere immolata al

dio Moloch insieme ad altri cento fanciulli. Salvata da Maciste, schiavo del nobile Fulvio Axilla,

finisce alla corte della regina Sofonisba: conoscerà però nuovi pericoli e avventure nell'antica

Roma.

Il poeta pescarese assume così su di sé il peso della dimensione autoriale dell'opera, in un

momento in cui il direttore di scena (ovvero il regista) non ne è ancora stato completamente

investito, e soprattutto diviene a sua volta un tassello fondamentale del reticolo intermediale del

muto italiano.

In Cabiria comparve per la prima volta il personaggio di Maciste, l'imbattibile gigante buono coi

deboli e spietato coi cattivi, nato dall'idea di Giovanni Pastrone e di Gabriele D'Annunzio. La sua

prestanza fisica crea un personaggio che si difende bene anche col trascorrere degli anni, capace

ancora oggi di appassionare.

Tuttavia la sua etnia sudafricana mette in crisi il senso o ideale nazionalistico.

Scipione l'Africano

Scipione l'Africano (politico e militare stratega romano, uno dei più grandi mai esistiti che si

guadagnò il soprannome di africano durante una campagna in Africa in cui sconfisse il generale

cartaginese Annibale a Zama nel 202 a.C.) è un film colossal del 1937 diretto da Carmine Gallone

dove fa il suo esordio, come comparsa, l'allora diciassettenne Alberto Sordi. Si distinse per essere

stato il primo film a essere completato negli studi di Cinecittà inaugurati da Mussolini.

Fu un’operazione di propaganda estesa a diversi ambiti della coltura di massa, destinata a

un kolossal fascista quanto “il

diventare non tanto kolossal del fascismo”. Un Kolossal del cinema

fascista volto alla glorificazione del regime attraverso l'esaltazione dei fasti della Roma antica.

Nasce dall'intento di celebrare la conclusione della guerra in Africa orientale, durata sette mesi

(dall'ottobre 1935 al maggio dell'anno successivo) e terminata con la proclamazione della

“riapparizione dell'impero sul colli fatali di Roma”.

Il film veniva proiettato nelle scuole elementari e veniva chiesto ai bambini di svolgere dei temi a

riguardo oppure dei disegni pubblicati su un numero speciale di “Bianco & Nero” intitolato “Il

cinema e i bambini”. Fu presentata come un'opera semplice, chiara, spontanea, che fosse alla

portata delle più larghe masse e vennero tenuti sondaggi tra i giovani per comprendere il rapporto

tra loro e il cinema. Scipione, per i fanciulli, non è l'eroe romano, ma è Mussolini. L'analogia

diventa quindi identità e ammirazione di una figura politica.

Il film vinse nel 1937 la Coppa Mussolini per il miglior film italiano alla Mostra internazionale

l’investimento simbolico

d'Arte Cinematografica di Venezia. Nonostante idealistico del regime

italiano, il costo di otto milioni di lire e le meticolose ricostruzioni degli interni e degli esterni,

non piacque alla critica e neppure a Mussolini per l’interpretazione di Annibale Ninchi nel ruolo

di Scipione, in quanto non aveva il giusto carisma di Scipione né riusciva a trasporre sullo

schermo la sua forza e audacia di condottiero romano.

nell’antichità romana, ricostruisce con

Ambientato correttezza un momento storico. È tuttavia più

interessante come documento storico dell’epoca in cui viene girato. Esempio di quel cinema

fascista che, nelle intenzioni di Mussolini, doveva servire a rafforzare sul piano propagandistico il

consenso attorno alle scelte politiche e sociali del regime che governava il nostro paese dal 1922.

soggetto si dimostrava più adatto a essere tradotto in spettacolo per evidenziare l’intima

Nessun

unione tra la passata grandezza di Roma e le audaci imprese della nostra epoca fascista.

Il film si pone in continuità con lo storico-mitologico manipola la storia a seconda delle esigenze

ideologiche dell'epoca, istituendo delle analogie tra la Roma repubblicana e la recente storia

nazionale come già aveva fatto Cabiria.

OK Nerone

O.K. Nerone è un film del 1951, diretto da Mario Soldati. È una commedia fantastica basata

sull'espediente del viaggio nel tempo interpretata dalla coppia comica Carlo Campanini-Walter

Chiari.

Film punta sull'erotismo che da sempre contraddistingue il peplum italiano: per questo, avrà un

rapporto tormentato con la censura.

O.K. Nerone è impostato sulla contrapposizione tra la Roma imperiale e gli Stati Uniti d'America

in seguito alle recenti vicende belliche e il contrasto tra le due potenze viene veicolato attraverso

lo stratagemma narrativo del viaggio nel tempo. Le musiche di OK Nerone, usano come brani

tradizionalmente americani sono eseguite dalla New Orleans Jazz Band, una delle numerosissime

orchestre italiane. l’Italia sia ormai libera dal fascismo, ma sembra quasi

Il film vuole mettere in mostra come che

gli americani siano i nuovi invasori. Il film può essere definito il precursore del peplum low-

budget perché si risparmia molto sulle scenografie: quando i due americani svengono, anziché

al Colosseo originale dell’antica

essere riportati Roma, vengono trascinati al Palazzo della civiltà

italiana (EUR), una struttura simile al Colosseo.

La sequenza fondamentale, da questo punto di vista, è quella in cui i due protagonisti vengono

tramortiti e trasportati nel passato. Ciò avviene con un espediente abbastanza consueto, ovvero

una dissolvenza incrociata che, mettendo in relazione due inquadrature dalla composizione simile,

si fa carico della transizione tra le due epoche. Ma questo passaggio è veicolato soprattutto dagli

elementi architettonici: nel presente, i due malcapitati vengono storditi mentre stanno osservando

le rovine del Colosseo, mentre nell'inquadratura che raffigura il passato, il monumento viene

sostituito dal Palazzo della civiltà italiana all'Eur.

Fin dalle prime scene del sogno dei due protagonisti, il Palazzo della civiltà italiana diviene la

location in cui mettere in scena una romanità identificabile con la lettura che del fascismo veniva

data nel periodo immediatamente postbellico: una tirannia governata da una classe dirigente

viziosa, irrazionale e soprattutto impegnata in una feroce e indiscriminata repressione del dissenso

– –

qui rappresentato dai cristiani che vengono mandati a morte a centinaia secondo

quell'equivalenza tra cristianesimo e antifascismo che era all'opera già in Roma città aperta e

Fabiola. È uno spazio in cui i due protagonisti, analfabeti, vengono perseguitati in quanto la loro

firma, una •X•, viene scambiata per una professione di fede dal prefetto. Ed è anche il luogo in

cui Chiari e Campanini, travestiti da schiave, mettono in scena una ridicola performance da donne

di colore per sfuggire alla morte cui vanno incontro gli schiavi che non vengono acquistati.

Insomma, l'Eur-Roma antica, dove i protagonisti vivono le loro disavventure, è un luogo

monumentale e pericoloso, progressivamente ravvivato dalle trovate del duo comico. E proprio

attraverso le invenzioni di Chiari e Campanini, che interpretano due militari americani, si

consuma lo scontro tra la tradizione italiana rappresentata dalla Roma imperiale e la nuova

cultura dell’esercito alleato. Così, a metà film, il Palazzo della civiltà italiana riappare

costruzione di un “Luna Parcus”

completamente trasformato dalla collocato sulla

spianata antistante l'edificio, con tanto di giostre, distributori di caramelle e bancarelle del tiro a

segno.

Il film tratteggia così l'immagine di un'Italia ancora schiacciata tra due modelli e le rispettive

influenze: un passato che non riesce ancora a scrollarsi di dosso un regime autoritario, grazie a un

un po’ mussoliani.

Gino Cervi che conferisce al Nerone da lui interpretato degli atteggiamenti

Le Fatiche di Ercole

Questo film è del 1958, diretto da Pietro Francisci.

- Gli attori vengono pagati una miseria: 5000 lire perché è un film low budget

- La differenza di sceneggiatura tra Ulisse e questo film è evidente: Ulisse si concentra sul cinema

classico, questo segue uno stile molto più libero in cui viene mutata radicalmente l'iconografia del

peplum, le sue strutture narrative, la dimensione divistica, la sua estetica, creando un prototipo

che introduce un nuovo rapporto tra le istanze della narrazione proprie del cinema di Hollywood e

la tendenza a privilegiare le attrazioni spettacolari.

- Soprattutto, Le fatiche di Ercole muta radicalmente i modi di produzione del peplum,

rendendolo un prodotto spettacolare e al tempo stesso gestibile anche da case di produzione di

grandezza media e piccola.

- Il film non è solo un prodotto di intrattenimento, ma acquisisce valore sul piano culturale perché

si rivela un adattamento di Pietro Francisci dalle Argonautiche di Apollonio Rodio.

- In realtà, la questione del rapporto con un originale letterario che accomuna lo storico-

mitologico degli anni dieci ad alcuni esemplari del peplum degli anni cinquanta (per esempio

Fabiola, tratto dal romanzo di Wiseman, o Spartaco, da Giovannelli), cesserà di essere un

elemento di rilievo proprio a partire da Le fatiche di Ercole, indirizzato più verso la pura

avventura o verso libere associazioni di immaginari diversi, come testimoniato per esempio le

impossibili peregrinazioni del personaggio di Maciste.

Sylva Koscina e Steve Reeves, ricevono così un compenso relativamente modesto dal momento

che la produzione preferisce investire sulla resa tecnico-spettacolare del film. Le fatiche di Ercole

viene infatti girato a colori e in formato panoramico Dyaliscope e pertanto riveste un'importanza

fondamentale la presenza di Mario Bava in qualità di responsabile sia della fotografia, che degli

effetti speciali. Inoltre, ed è bene sottolinearlo, la differenza di scala tra Ulisse e Le

fatiche di Ercole si riproduce anche sul terreno del rapporto con il mercato internazionale.

Un ulteriore aspetto che deve essere preso in considerazione nell'analisi del

film riguarda la principale di queste innovazioni: la decisione di concentrare la dimensione

attrazionale sulle performance del protagonista

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DarkLady4000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Di Chiara Francesco.