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EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEL CINEMA
Aspetti tecnici
Sin dai primi del 900 vi era la possibilità di dipingere a mano o a macchina le copie dei film; il colore inizia a parlare dagli anni '30. Al contrario del sonoro, il cinema a colori non porta a problemi di mercato o di investimento, poiché tecnicamente tutto resta uguale: cambia solo il tipo di pellicola più costosa inizialmente e la necessità di maggior luminosità in fase di ripresa.
Nel 1935 il primo film a colori distribuito a livello internazionale fu "Becky Sharp" di Rouben Mamoulian. La qualità cromatica però lasciava molto a desiderare, la colorazione era grossolana, troppo appariscente (additivi sottraenti) ed è caratterizzato dall'essere lo spartiacque tra il bianco e nero ed il colore.
Nel 1939 esce "Via col Vento" di Fleming girato in technicolor, e con particolari trattamenti fatti subire ai suoi negativi permettono di rieditarne copie anche dopo decenni; "Gone with the wind" è la prima
affermazione in grande stile sul mercato internazionale del colore sarà anche uno dei film cui gli incassi rimarranno record per decenni nel cinema. In Italia il primo film a colori significativo è Senso di Luchino Visconti (1953). Nonostante l'affermazione del colore il b/n rimarrà ancora per anni a suggerire motivazioni stilistiche e particolari valori espressivi. Aspetti espressivi: Si era capito come il colore avesse un potere espressivo immenso; molti cineasti utilizzarono codesti 2 ambienti per elargire drammaticità - flashback fantasia presente; un esempio Ejzenstejn con Ivan il terribile 1958 e Tarkovskj con Andrej Rublev 1969 girano film in cui si alternano b/n e colore. Il (flashback, drammaticità ecc) il colore elargisce il presente, l'odierno; Notte e b/n diventa uno strumento espressivo nebbia del '56 Resnais è inteso come documentario sui lager nazisti girato in b/n (riprese dell'epoca nazi) e con virate all'ocra sanguigno.Per le riprese odierne, Rusty il selvaggio di Coppola del '83 elargisce un acquario con pesci a colori e un'inquadratura generale in b/n per annoverare il contrasto tra presente/fantasia e passato.
L'introduzione del colore provoca il formarsi di due tendenze in ambito teorico:
Arnehim critica l'uso del colore perché priva il cinema della componente che lo differenzia dalla realtà e permette di manifestare l'arte, quindi minor interpretazione da parte dell'autore.
Bazin è favorevole in quanto è lo sviluppo logico e inevitabile di un processo che porta il cinema verso il suo destino "realista".
Antonioni, col suo primo film a colori Deserto rosso (1964), afferma che "deve essere tutto previsto nei minimi particolari se si vuole trasfigurare la realtà che si ha davanti agli occhi secondo le esigenze della scena che si vuole girare". Il colore usato nel film è astratto e antinaturalistico teso ad esprimere.
L'interiorità dei personaggi con un colore indefinito che ricolora l'ambiente ravvenate
Teoria e tecnica del linguaggio cinematografico
IL CINEMA SONORO
Nei primi 30-20 anni dei film non vi era sonoro; i primi film venivano accompagnati da musicalità ma non potevano essere intesa come parti integranti della proiezione quindi non sonori. Il muto riecheggiava come un arte visiva universale. Nel 1926, con l'uscita del Don Juan di Crosland (sonoro) e il 1927 con The Jazz Singer, sempre di Crosland (parlato), la colonna comprende dialoghi. Il sistema usato è quello chiamato Vitaphone, per mezzo del quale la tradizionale pellicola è sincronizzata a una serie di dischi che riproducono tramite altoparlanti in sala musiche e suoni.
Nel 1927, col brevetto chiamato Movietone, la Fox lancia il primo cinegiornale, il cui primo servizio è sulla partenza di Linbergh per la
Tasvolata atlantica; la colonna sonora è registrata su pellicola sincronicamente a lato immagine. Il primo film totalmente parlato sarà del 1929, "The lights of New York" di Brian Foy.
Al di là dei problemi tecnici e finanziari, il cinema sonoro incontra molti ostacoli e la decisa opposizione negli ambienti cineasti come Chaplin; si teme che il sonoro farà perdere al cinematografo l'universalità del linguaggio delle immagini.
Due correnti contrapposte:
- Chi era legato alla plasticità dell'inquadratura ed alle peculiarità del montaggio cui elargiva una dovuta espressività non era propenso al sonoro.
- Chi era propenso ad un cinema reale considera il sonoro il naturale prolungamento dei dialoghi e suoni, avvicinando il cinema al modo in cui noi osserviamo il mondo circostante.
Il cinema sonoro porta facilità nell'interpretazione da parte dello spettatore.
è avvicina il cinema al mondo reale anche se l'interpretazione di naturalismo e anti naturalismo deriva dalla sincronizzazione tra suono ed immagine. Ejzentist Vsevold Pudkvin (DICHIARAZIONI SUL FILM SONORO 1928) incentrano le loro teorie sull'ASSINCRONIA ovvero l'uso contrappuntistico del sonoro rispetto alle immagini allontanando il cinema dai modelli letterari e teatrali. Mentre per il b/n vi era cambio di pellicola il sonoro comporta apparati di registrazione suoni ovvero integrazione audio immagine; alcuni problemi: - Primitivi microfoni necessitano solo ambienti silenziosi - Le macchine rumorose chiuse in cabine stagne insonorizzate - Copie internazionali necessitavano di doppiaggio. Il sonoro porta ad aumentare il grado di complessità delle produzioni, i tempi di lavorazione si allungano per insonorizzare tutto e per le difficoltà tecniche. La figura del regista inizia a perdere la possibilità di improvvisare e inventare sul set: deveSottomettersi alle case di produzioni che hanno l'esigenza di ammortizzare i costi. È la nascita del cinema commerciale, come prodotto di consumo fabbricato a Hollywood, l'industria del cinema, la fabbrica dei sogni. Per risolvere il problema della commercializzazione internazionale dei film, prima dell'invenzione del doppiaggio le versioni in altre lingue vengono girate contemporaneamente, in fase di ripresa: con gruppi di attori parlanti lingue diverse direttamente sulla scena, spesso con registi diversi. Antecedentemente vi era il cambio delle didascalie.
Il primo film sonoro italiano "La canzone dell'amore" di Gennaro Righelli (1930) fu girato contemporaneamente in tre versioni: italiana, inglese e tedesca.
DALLA MOVIOLA AL DIGITALE
Finito le riprese si passa al montaggio audiovisivo; nel montaggio vi è il concretizzare audiovisivo; le immagini arrivano in moviola o in post produzione dove il montatore assieme al regista crea il
prodotto finito. Il montaggio è caratterizzato essere un'operazione tecnica con apposite tecniche formata da:
- dell'Unione inquadrature + colonna sonora + segni grafici ma anche operazioni espressive visto che l'audiovisivo ha come progetto la comunicazione.
-3 sono le modalità di montaggio: CINEMATOGRAFICO - VIDEO TELESIVO DIGITALE.
MONTAGGIO CINEMATOGRAFICO:
Lo strumento principale del montatore cinematografico è la moviola (nome che deriva dalla società produttrice) che permette di scorrere la pellicola e la banda magnetica, tagliare ed incollare altri pezzi. Originariamente il cinema non ha montaggio - unica inquadratura fissa e macchina da presa fissa. Verso il 1910 si necessita di una tecnologia di montaggio in quanto il film è caratterizzato essere composto da scene girate in ambienti differenti e successivamente è la scena essere composta da tante.
Le prime operazioni di montaggio si fanno sul negativo: taglio del negativo, raschiare con una particolare emulsione, cospargere con un idoneo solvente (acetone) e unione dei fotogrammi. Stessa operazione sul positivo o copia di lavorazione con il vantaggio di non rovinare il materiale.
In questo caso, le tecniche di montaggio sono rudimentali: visione della proiezione, poi con una lente si ricerca il fotogramma da tagliare. Si ritorna in sala per vedere i risultati del primo assemblaggio, poi successive modifiche in base alle eventuali necessità.
Le prime moviole sono datate anni '20 fino al 1925. Le sale di montaggio erano ambienti silenziosi con una lente, forbice e passa film, e la nozione temporale di 3 secondi dal naso al dito di un braccio disteso.
Dal 1927, la moviola diventa essenziale con l'introduzione del sonoro. Si passa da un piatto muto a otto piatti del sonoro e al secondo schermo.
Negli anni '60, la pressa catozzo o giuntatrice cambia le modalità di montaggio.
attrezzature caratterizzata dal poter permettere incollare pezzi e staccarli con tagli 6dall‟ dell‟precisi e giunte precise non creando sovrapposizioni il tutto corredato ausilio di schotch e non piuacetone il quale non permetteva correzione ma perdita del fotogramma .Catozzi permette una facilità nuova nell‟montaggio e nelle modifiche facilita la ricerca e espressione linguistica facendo assumere al cinema unavelocità consimile a quella del pensiero anche se non flessibilità come la scrittura ma neanche caratterizzato.E‟adattodalla staticità monumentale al cinema moderno in quanto non stereotipato o favolistico come ilclassico del 30/40 anche se vi sono numerosi dubbi . Lo strumento principale è la moviola che permette discorrere la pellicola tagliarla incollarla con altri pezzi ; le immagini reali raccolte impressionano una striscia diacetato di cellulosa (pellicola con una delle facce cosparse di un emulsione gelatinosa contente Sali diIl negativo originale è sensibile alla luce. Durante le riprese, la pellicola scorre dalla bobina di contenimento a quella di raccoglimento, dove viene impressionato il negativo originale. Per poter essere visualizzato ed elaborato, subirà un processo di sviluppo e stampa del positivo. Successivamente, verrà effettuato il montaggio (copia di lavorazione) prima del montaggio finale.
Il sonoro, registrato separatamente sulla pellicola, viene riversato su nastro magnetico perforato e sincronizzato con le inquadrature della copia di lavorazione. In moviola si effettua la ricerca delle varie registrazioni e si procede all'accoppiamento e alla messa in ciak delle scene corrispondenti, effettuato dagli assistenti. In contemporanea alla sincronizzazione, si divide il positivo nelle singole inquadrature, si taglia il nastro e si montano le scene.
Al termine del montaggio della copia di lavorazione, si procede al montaggio del negativo originale, utilizzando le indicazioni ottenute dalla prima fase di montaggio. Il suono viene mixato e trasferito sul negativo.
ottico per poi essere accoppiato alle immagini nella stampa di prima copia. La prima copia viene proiettata e controllata dopo la stampa in serie.