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LA TEORIA DELLA «SPIRALE DEL SILENZIO»
Elisabeth Noelle-Neumann direttrice di un istituto di ricerca demoscopica si chiese
perché, in determinate circostanze, l’opinione dei cittadini sembra mutare
repentinamente (last minute swing= consultazioni vengono stravolte all’ultimo
minuto), mostrando spesso la tendenza a ‘salire sul carro del vincitore’ (bandwagon
effect). Questi ultimi “tacciono” la propria preferenza quando occorre renderla
pubblica con il voto e ciò al fine di associarsi all’opinione politica che ritengono
prevalente, e dunque, col partito che vincerà le elezioni.
La teoria nasce da tale constatazione e dal tentativo di dare una risposta a questo
comportamento, che vede la contraddizione tra un’opinione (esprimere una
preferenza di voto) e un’azione (il votare poi in modo difforme da quanto dichiarato).
Perché avvengono questi cambiamenti d’opinione? Perché si mostra una tendenza
all’allineamento delle opinioni? Queste domande stanno alla base della cosiddetta
teoria della «spirale del silenzio».
Noelle-Neumann articola tale fenomeno come segue:
• Critica alle teorie degli effetti limitati: media broadcasting come TV aggirano i
meccanismi selettivi del pubblico per via della loro pervasività. La studiosa lo
attribuisce a due caratteristiche:
- Cumulazione nel tempo di più messaggi che riprendono gli stessi argomenti,
situazione tipica dei palinsesti televisivi che mostrano un’attenzione assidua
nei confronti di particolari temi drammatici o spettacolari;
- Consonanza, che tocca l’uniformità dei contenuti di programmi diversi (e
media diversi) intorno a certi argomenti che diventa quasi impossibile
ignorare.
Tali processi hanno l’effetto di creare, in certe occasioni, quanto meno la percezione
di una opinione dominante in merito a un certo tema: il senso del messaggio viene
prodotto dallo spettatore “accumulando” e “consonando” informazioni e modelli
d’azione che il medium gli trasmette in continuità. Per poter far ciò si sviluppa su un
piano temporale sedimentato che coinvolge molti media assieme e intere comunità
in precisi momenti collettivi.
• L’opinione pubblica sarebbe quindi l’effetto emergente dell’allineamento
conformista a quello che in un dato momento si crede o si percepisce come
l’opinione dominante in un dato contesto sociale. La paura delle persone è
l’isolamento che conseguirebbe a una presa di posizione diversa da quella comune
e diffusa all’interno della comunità. I media hanno un fondamentale ruolo in questo
processo.
I caratteri salienti della teoria possono essere riformulati come segue:
• presenza di un medium molto diffuso (la TV) che offre informazioni cumulative e
consonanti di alcuni fatti sui quali gli individui sono chiamati a prendere posizione
• «competenza quasi statistica» delle persone di valutare l’opinione dominante e
tendenza a conformarvisi;
• le opinioni dissonanti rispetto a quella che si suppone essere l’opinione
maggioritaria tendono a rimanere sotto silenzio per paura dell’isolamento sociale.
Da quanto sopra prende forma una sorta di «spirale del silenzio» che tende ad
auto-rafforzarsi, come in una profezia che si auto adempie. L’immagine di una
spirale è suggerita dal crescere progressivo della cumulazione e della consonanza
esercitata dai media, secondo uno schema che sembra girare su se stesso
allargandosi via via che cresce. A esso corrisponde poi l’assottigliarsi del sostegno
interpersonale all’opinione di minoranza, man mano che la spirale diventa più
grande.
Un esempio classico di last minute swing si è verificato nel referendum sulla Brexit
del 2016. Fino a poche settimane prima del voto, i sondaggi indicavano un sostegno
relativamente equilibrato tra "Remain" e "Leave", con una leggera prevalenza per il
"Remain". Tuttavia, negli ultimi giorni prima del voto, vi fu un cambiamento repentino
nelle intenzioni di voto, che ha portato molti cittadini a scegliere l'opzione "Leave".
Alcuni fattori che hanno contribuito a questo cambiamento includono la copertura
mediatica di questioni legate all'immigrazione e alla sovranità nazionale, che ha
influenzato la percezione degli elettori proprio alla vigilia del referendum.
«TEORIA DELL’AGENDA SETTING»
Una teoria molto efficace (anche se sarebbe corretto definirlo un’ipotesi) che spiega
il ruolo dei media nei processi di persuasione/manipolazione è quella che si
concentra sulla costruzione dell’agenda dei temi di discussione nell’ambito pubblico.
Si tratta della teoria dell’agenda setting (McCombs, Shaw 1972).
Il punto di partenza dell’agenda setting è la constatazione di quanto sia elevata per i
cittadini della società contemporanee la dipendenza cognitiva dai media: si ha
sempre una crescente rilevanza dei media nel definire i riferimenti alla realtà e un
crescente divario tra quantità di informazioni, conoscenza, interpretazioni apprese
dai media e quelli appresi in prima persona dalla realtà. La conseguenza è che una
parte consistente del patrimonio cognitivo di ciascuno è formato meno dalla realtà
conosciuta per esperienza diretta e più dalle rappresentazioni offerte dalla
comunicazione.
Le ipotesi alla base dell’agenda setting sono le seguenti:
1) i media «segnalano ciò che ritengono importante (selezione) e impongono un
ordine di priorità (agenda)», mettendo alcune notizie in prima e altre nelle selezioni
interne. L’agenda è concretamente l’elenco dei temi, l’ordine del giorno degli
argomenti che i media, nella copertura che danno alle cose che accadono nel
mondo, ci segnalano come importanti, degni di ricevere attenzione.
2) i temi così selezionati e l’ordine di importanza ad essi attribuiti dai media tendano
a riflettersi nell’agenda del pubblico. Queste notizie messe in primo piano sono
quelle su cui viene attirata l’attenzione del pubblico, che ne farà argomento di
riflessione e discussione con altri.
La teoria dell’agenda setting, in estrema sintesi, postula che:
«I media non possono dirci cosa pensare, ma sono efficaci nel determinare intorno a
cosa pensare»: fornire alle audience argomenti e materie di discussione. Non si
parla quindi di mutamento di opinioni o atteggiamenti, bensì di come i media
modifichino la struttura cognitiva degli individui, intervenendo sul bagaglio di
informazioni e delle conoscenze stabilendone una gerarchia di importanza.
Il pubblico non è necessariamente passivo rispetto ai media. Semplicemente, nel
costruire la propria immagine della realtà, gli individui sono vincolati alla disponibilità
di informazioni e alle priorità assegnate agli argomenti sulla base delle regole e dei
criteri che guidano la selezione dei temi da parte del sistema dei media
Ma come vengono selezionati e gerarchizzati gli eventi? Con quali effetti?
La selezione degli eventi che diventano notizia è fatta sulla base di criteri la cui
applicazione determina la notiziabilità di un fatto, ovvero da VALORI-NOTIZIA:
- Criteri sostantivi: l’importanza che un evento può avere e l’interesse che puo
suscitare in base al tipo di attori coinvolti; prossimità territoriale e culturale
dell’evento rispetto alla testata e al pubblico; numero di persone coinvolte;
possibilità/probabilità che l’evento produca sviluppi futuri interessanti;
- Criteri relativi al prodotto: costi produttivi necessari per trasformare l’evento
in notizia;
- Criteri relativi al mezzo: vedono alcuni eventi trasformarsi i notizia in ragione
dell’esigenza di quel certo medium;
- Criteri relativi alla concorrenza e al mercato: tendono a uniformare per
qualità e contenuti i prodotti informativi in ragione di standard produttivi simili;
- Criteri relativi al pubblico: costruiti su idee e aspettative relative a ciò che in
una redazione si pensa interessi al proprio pubblico.
L’esito dell’applicazione di questi criteri sono:
● sovra-rappresentazione delle élite politiche e sociali e delle nazioni
culturalmente e economicamente vicine;
● sotto-rappresentazione di determinate categorie come donne, anziani,
bambini;
● gruppi minoritari o devianti sono ignorati se non creano problemi,
sovrarappresentati se ritenuti pericolosi;
● predilezione per avvenimenti di grandi dimensioni, drammatici, violenti;
● sovra-rappresentazione dei crimini contro la persona rispetto, ad esempio, a
quelli finanziari (colletti bianchi).
L’agenda setting è uno degli effetti della politica mediatizzata, che si sostanzia nella
capacità dei media di influenzare i comportamenti elettorali per il ruolo cruciale
nella selezione dei temi al centro del dibattito politico e con i quali i politici sono
costretti a misurarsi.
Un aspetto aspetto specifico relativo alla relazione tra l’agenda dei media e quella
del pubblico nel campo politico è l’idea di effetto priming (effetto psicologico per il
quale l’esposizione a uno stimolo influenza la risposta a stimoli successivi), che si
esprime nella funzione di controllo dell’orientamento del pubblico verso un
leader/partito, in ragione delle notizie veicolate e dell’ordine in cui sono poste.
Questo effetto di agenda muta a seconda di una serie di fattori, riconducibili a 4
macro-dimensioni:
1. natura dei temi: effetto di agenda è enfatizzato sugli argomenti sui quali il
pubblico non ha esperienza diretta, mentre è minimo sugli aspetti che lo
coinvolgono direttamente;
2. le caratteristiche dei media: l’effetto di agenda prodotto dalla tv è
tendenzialmente inferiore a quello prodotto dalla stampa, perché le notizie
offerte da un telegiornale son brevi e spaziano velocemente da un tema
all’altro; le notizie offerte da un quotidiano sono non solo maggiormente
argomentata ma chiaramente riconoscibili come rilevanti per lo spazio e la
posizione occupata sul giornale;
3. fattori di omogeneità o differenziazione presenti nel pubblico: l’audience
non è anonima e indifferenziata e il potere di agenda è influenzabile da fattori
quali l’interesse che il singolo ha per il tema trattato; la discrepanza tra
l’esperienza personale sul tema e l’informazione offerta dai media; la
credibilità del sistema mediale, agli occhi dell’individuo; la distanza tra i
valori-notizia dei media e quelli dell’individuo,ecc;
4. la natura dell’agenda del pubblico: oggi sempre più plurale, sia per la
crescita esponenziale