GOOGLE).
Strategia IBRIDA:
PROATTIVA (mediano), azienda con forte attenzione a exploitation e
moderata attenzione a exploration puntando all’imitazione dei
competitor (cercano di realizzare prodotti sostitutivi a costi inferiori),
per questo la capacità di osservazione del mercato deve essere di
livello e intelligente (esempio aziende PIAZZA ITALIA che copia brand
famosi di abbigliamento)
INNOVATIVA (trequartista), azienda con forte attenzione a exploration
e moderata attenzione a exploitation puntando su creatività,
spregiudicatezza (per disorientare il mercato) e flessibilità per quanto
riguarda R&S e adozione di nuove tecnologie; proprio per questi
elementi è possibile che sorgano conflitti organizzativi interni
(esempio azienda MICROSOFT)
Alcune domande ‘’tipo’’ per capire la strategia…
Exploration: 1. Prodotti/servizi sono innovativi? 2. Con quale frequenza l’azienda
sviluppa nuovi prodotti e servizi? 3. Quando sono imitabili? 4. I costi hanno una
bassa incidenza sul prezzo dei prodotti commercializzati?
Exploitation: 1. L’azienda investe sull’innovazione dei propri processi interni? 2. I
processi interni dell’azienda sono molto standardizzati? 3. L’azienda cerca di
mantenere i prezzi dei propri prodotti e servizi tendenzialmente più bassi rispetto a
quelli della concorrenza? 4. I costi hanno un’elevata incidenza sul prezzo dei prodotti?
5. Ci sono barriere all’ingresso di nuovi competitors?
Allo step 2 troviamo come già detto anche l’ambiente, con questo facciamo
riferimento all’insieme di tutti i fattori al di fuori dell’azienda e che la influenzano per
quanto riguarda la performance organizzativa (ad esempio clienti, concorrenti,
fornitori, mercato finanziario, sistema di relazioni sindacali, sistema politico, fattori
ambientali…).
La selezione di una strategia comporta di conseguenza anche la decisione
dell’ambiente di riferimento, ciò porta quindi a considerare più o meno rilevanti gli
elementi elencati prima. Non è però sempre possibile che l’ambiente collegato a una
determinata strategia sia sempre accessibile, esiste infatti una sorta di bidirezionalità
ci deve essere pertinenza!
tra questi due fattori
Come descrivere un ambiente? (alcune evoluzioni…)
Numero di fattori
Incertezza
Dinamismo e complessità
Imprevedibilità e complessità
Complessità, incertezza, ambiguità e ostilità
…
Tutti questi sono ritenuti criteri generali per quanto riguarda l’ambiente di
un’organizzazione, visti come il risultato delle percezioni dell’impresa, dal suo
management, dal suo personale…esprimono infatti quello che viene definito
l’imperativo ambiente (a seconda dell’elemento questo avrà effetti diretti o meno
sull’ambiente). L’ambiente sicuramente viene considerato un elemento in pressione
sulle imprese che operano all’interno di questo, le aziende infatti tendono a rivedere
confini organizzativi
quelli che sono i ovvero e il perimetro dell’unità che stiamo
progettando, ma i confini tendono ad essere sempre più sfumati. Il confine
organizzativo può essere rappresentato come la posizione dell’organizzazione in quello
ecosistema di business,
che viene chiamato ovvero una comunità economica
supportata da interazioni individuali e organizzazioni, composta da differenti soggetti (
come gli attori del mercato, il governo, i clienti, i competitors e altri stakeholders), che
sviluppano forti relazioni sulla base di specifiche attività nel settore business, co-
evolvendo le loro capacità e i loro ruoli e tendendo ad allinearsi maggiormente sulle
direttive dettate dalla compagnia leader.
Le due domande da porci per individuare un ambiente riguarda ‘’quali sono i fattori
(più o meno facili da individuare’’ e ‘’quale grado di incertezza presentano’’.
Le due dimensioni ambientali da prendere in considerazione sono la complessità che
varia al variare del numero di fattori ambientali e della loro interdipendenza, e
l’imprevedibilità che consiste nella difficoltà di leggere l’ambiente per quanto riguarda
natura e variabilità dei fattori ambientali rilevanti.
Ambiente SERENO, la complessità è bassa (pochi fattori, non interdipendenti
tra loro) così come l’imprevedibilità (fattori dall’andamento relativamente
prevedibile), per questo non è ritenuta necessaria una valutazione accurata
dell’ambiente stesso ma proprio per questo è presente il rischio che le
percezioni siano sbagliate o che l’ambiente cambi.
Ambiente VARIABILE, la complessità è alta (molti fattori, anche
interdipendenti tra loro) e l’imprevedibilità bassa (fattori dall’andamento
relativamente prevedibile), quindi l’impresa deve considerare molti fattori
ma è facile prevedere cosa accadrà, ci si concentra tanto infatti su
pianificazione e coordinamento.
Ambiente LOCALMENTE INSTABILE, c’è una bassa complessità (pochi fattori
relativamente indipendenti tra loro) e un’alta Imprevedibilità (tali fattori
hanno un andamento imprevedibile), proprio per questo la flessibilità
dell’assetto organizzativo deve essere adeguato al grado di imprevedibilità
dell’ambiente.
Ambiente TEMPESTOSO, c’è un alta complessità (molti fattori interdipendenti
tra loro) e un alta imprevedibilità (tali fattori hanno un andamento
imprevedibile), per questo è necessario che l’impresa sia in grado di
elaborare rapidamente le informazioni e scegliere tra le possibili alternative.
Alcune domande ‘’tipo’’ per capire l’ambiente…
in base alle informazioni disponibili è necessario andare a valutare sia la complessità
(chiedendosi quali fattori rilevano e la loro interdipendenza) sia l’imprevedibilità (in
base al grado di imprevedibilità di ogni fattore).
LEZIONE 4 (6/03) macrostruttura relazioni esterne.
Passando allo step 3 questo si divide tra e La
macrostruttura fornisce una rappresentazione di come in un assetto organizzativo
andiamo a dividere le attività affidandole a specifiche unità organizzative utilizzando
criteri che possono essere tra loro differenti (ad esempio omogeneità delle attività
svolte/del mercato di sbocco/area geografica/clientela…). Il primo elemento da
prendere in considerazione è la complessità organizzativa, questa dipende da
ampiezza (differenziazione orizzontale = quanto sono diverse le attività sullo stesso
altezza
livello organizzativo) e (differenziazione verticale = qual è il numero di livelli
gerarchici = misura del potere che la singola posizione organizzativa ha rispetto a chi
sta sotto), questi due caratteri sono solo parzialmente legati alla dimensione
aziendale. L’altro elemento da prendere in considerazione è l’ampiezza del controllo
ovvero il numero di persone che un manager è in grado di gestire, tutto ciò dipende da
diversi fattori quali ad esempio la difficoltà dei compiti assegnati, stile e capacità del
manager e anche i supporti tecnologici di cui dispone il manager. Il controllo può
alto basso
essere (quanto più le persone devono rispettare un protocollo predefinito) o
(per le indicazioni di coordinamento il manager è aiutato da altri soggetti preposti
dallo stesso, c’è più ampiezza ma meno controllo diretto). Per analizzare la
macrostruttura serve prendere in esame la differenziazione divisionale
(raggruppamento secondo i fini o gli scopi, le sotto-attività sono raggruppate secondo
un criterio di output) e la specializzazione funzionale (raggruppamento secondo i
mezzi utilizzati, le sotto-attività sono raggruppate per omogeneità di compito/attività,
cioè le differenze tecniche che caratterizzano e distinguono le diverse attività).
Fondamentale come strumento di rappresentazione per quanto riguarda la
l’organigramma,
macrostruttura (=struttura organizzativa) è indipendentemente se sia
‘’piramidale’’, ‘’a bandiera’’ o ‘’misto’’ è composto da:
Rettangoli, che rappresentano enti (o anche organi, unità
organizzative, reparti), quelli su stessa altezza hanno pari potere. Gli
enti si distinguono tra ‘’di line’’ (hanno autorità sui sottoposti) e ‘’di
staff’’ (di supporto ai di line)
linee, che rappresentano le relazioni gerarchiche o talora funzionali tra
gli enti
Macrostruttura SEMPLICE, il ‘’capo’’ è posto al centro delle info e è incaricato di
decidere, coordinare e controllare, si interfaccia lui con l’esterno. I dipendenti
non hanno compiti formalizzati e si interfacciano tra loro in maniera informale.
Si tratta di una macrostruttura adatta ad ambienti complessi e imprevedibili.
Macrostruttura FUNZIONALE, il numero di sottounità funzionali dipende dal
tempo che il vertice impiega a decidere e coordinare quest’ultime e dalla
capacità delle sottounità di elaborare informazioni. Le informazioni sono di tipo
top down e anche per questo si tratta di una macrostruttura adatta a attività
prevedibili poiché persegue economie di specializzazione (non bisogna inserire
troppi livelli gerarchici però perché il rischio è di rallentare troppo la circolazione
di informazioni). (esempi SERVIZI, LEGO, LA MOLISANA)
Macrostruttura DIVISIONALE, c’è un raggruppamento delle attività in base al
fine che queste perseguono, è posto un vertice a capo di ogni divisione, il quale
è tenuto a coordinare queste che risultano tra loro indipendenti, ad ogni
divisione (come struttura funzionale) è affidata la responsabilità delle attività
eterogenee tra loro.
Per quanto riguarda questo tipo di macrostruttura abbiamo sia dei vantaggi
quali l’efficacia per la focalizzazione (su prodotto, area…) o quale l’autonomia
sia degli svantaggi dovuti al fatto che questa macrostruttura non è adatta a
gestire interdipendenze tra unità divisionali essendo che queste sono
indipendenti tra loro. (esempi PER PRODOTTO, PER AREA GEOGRAFICA)
Macrostruttura A MATRICE, tipologia molto utile quando la mole di informazioni
da gestire è molto più ampia, infatti, è possibile mettendo in atto questa
macrostruttura conseguire sia efficienza funzionale che e
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