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Definizione del bello derivata dal quarto momento
Quindi fornisco il mio giudizio come esempio e gli attribuisco così validità esemplare; una norma ideale, sotto la cui presupposizione si potrebbe fare per ciascuno una regola: benché il principio sia soggettivamente universale (un'idea necessaria a ciascuno) potrebbe richiedere un accordo universale. Questa norma indeterminata è presupposta e lo dimostra la nostra presunzione di pronunciare giudizi di gusto. Se c'è un senso comune come principio di possibilità dell'esperienza, o se un principio della ragione ci pone come principio regolativo di produrre un senso comune per scopi più alti, è solo la possibilità di divenire in ciò solidalie il giudizio di gusto offre solo un esempio dell'applicazione di questo principio.
Nota generale della prima sezione
Dell'analitica. Tutto sfocia nel giudizio di gusto; è una facoltà di giudicare un oggetto in riferimento alla libera conformità aleggi dell'immaginazione. Se l'immaginazione deve essere considerata nella sua libertà, viene assunta non come riproduttiva (sottoposta a leggi dell'associazione) ma produttiva e spontanea (autrice di forme arbitrarie di intuizioni possibili). Se è legata all'apprensione di un oggetto dei sensi a una forma determinata di questo oggetto – in quanto tale non ha libero gioco – è possibile comprendere che l'oggetto possa fornirle una forma, tale da contenere una composizione del molteplice come la progetterebbe l'immaginazione, se lasciata libera a se stessa, in accordo con la conformità a leggi in genere dell'intelletto. Ma che l'immaginazione sia libera e conforme è una contraddizione. Solo l'intelletto dà la legge. Ma se
L'immaginazione è costretta a lavorare secondo una legge determinata, il suo prodotto (secondo la forma) è determinato mediante concetti; ma allora, il compiacimento non è quello del bello, ma del buono (perfezione) e il giudizio non avviene mediante il gusto. Solo una conformità a legge senza legge e un accordo soggettivo (non oggettivo, altrimenti sarebbe mediato da concetti) dell'immaginazione con l'intelletto, possono coesistere la libera conformità a leggi dell'intelletto e la peculiarità di un giudizio di gusto. Ora, le figure geometriche dette regolari si devono rappresentare considerandole semplici esibizioni di un concetto determinato, che prescrive a quella figura la regola; i critici chiamano queste figure "belle". La conformità a regole che porta al concetto di un oggetto è la condizione per cogliere l'oggetto in un'unica rappresentazione e determinare il molteplice nella sua forma.
Questa determinazione è uno scopo in vista della conoscenza; in riferimento a questa, la conoscenza è sempre legata con il compiacimento. Allora, si tratta dell'approvazione che si dà alla soluzione di un compito e non di un intrattenimento delle facoltà dell'animo, libero e conforme a scopi in modo indeterminato - con ciò che diciamo bello, là dove l'intelletto è al servizio dell'immaginazione, e non il contrario. Dove si tratta di intrattenere un libero gioco delle facoltà rappresentative, la conformità a regole che si manifesta come costrizione è evitata. Tutto ciò che è rigidamente conforme a regole ha in sé qualcosa che è contrario al gusto. Gli oggetti belli sono da distinguere dalle belle vedute di oggetti; in queste vedute il gusto sembra non aderire a ciò che l'immaginazione apprende, ma a ciò che dà occasione di immaginare.
cioè a vere e proprie e vere fantasie con cui l'animo si intrattiene. L'immaginazione riproduttiva funziona secondo leggi dell'associazione, entra in ogni processo conoscitivo, ha il compito di unificare e riprodurre tutti i dati sensibili e darne un'immagine non concettuale ma da offrire all'intelletto; che a sua volta la unifica sotto un concetto. L'immaginazione produttiva produce schemi e intuizioni possibili, è una funzione dell'immaginazione che - non essendo guidata da un concetto determinato dell'intelletto - produce delle intuizioni, delle "immagini" (composizione dinamica del molteplice). L'immaginazione viene ripresa da Kant per spiegare le varie sintesi e unificazioni che il molteplice sensibile deve subire per poter essere parte dell'esperienza. L'immaginazione libera è spontanea a produrre di intuizioni arbitrarie, è legata all'oggetto che apprende.è solo associativa, ma produce intuizioni in relazione a un oggetto e la sua forma; non c’è regola che dice cosa dobbiamo ammirare, lasciamo fare all’immaginazione. Kant introduce lo schematismo della facoltà di giudizio [pag. 106] come ciò che indica l’esibizione di un concetto, come regola che non si può determinare altrimenti sfocia in un concetto. L’immaginazione resta libera, non costretta ad esibire qualsiasi tratto che corrisponde a un concetto determinato. La geometria è una costruzione che facciamo usando i nostri concetti su un’intuizione a priori. L’immaginazione esplora e ha al suo servizio l’intelletto che fornisce unità (di senso, non concettuale). Il libero gioco mette insieme il sovrasensibile, il senso dell’esperienza.
Secondo Libro Analitica del sublime§§ 29-29
Il sublime è un sentimento che non è legato ad una forma. La differenza è che io dico di un
oggetto che è bello, ma col sublime non ci si riferisce a qualcosa che ha una forma, bensì qualcosa di informe che mette in scatto l'immaginazione. La similarità sta nel fatto che c'è un libero gioco dell'immaginazione, ma non si esercita su nessun oggetto, nessuna forma. Tutte le condizioni formali del giudizio di gusto le troviamo nel giudizio sul sublime. Nel caso del sublime, stiamo giudicando un sentimento, non un oggetto, come nel caso del bello legato a un'apprensione immaginativa dell'oggetto. Nel caso del sublime, ci si trova davanti a qualcosa che l'immaginazione non riesce a racchiudere in limiti, in forma. Kant distingue due forme di sublime: matematico e dinamico. Entrambi nascono da un dispiacere, mentre nel caso del bello c'è un'immediatezza, si apprende senza la mediazione di un concetto e si prova un piacere/dispiacere; nel caso del sublime, si prova in primo tempo una frustrazione, un sentimento
di dispiacere. Il sublime matematico si verifica di fronte agrandezze, nel fatto che vogliamo totalizzare una grandezza che non si lascia comprendere; l'immaginazionetrova dei limiti nella comprensione dell'infinito: si può contare all'infinito unità per unità, comprendendolesingolarmente, ma a un certo punto la comprensione di questa quantità si scopre non abbastanza capiente equindi collassa. Provoca un dispiacere, un senso di essere limitati nella nostra natura sensibile animale; e nonsiamo indifferenti davanti a questa limitazione. Per Kant, c'è la voce della ragione che vorrebbe la totalità equindi violenta l'immaginazione, facendola sentire inadeguata e provocando in noi un dispiacere. Attraversoquesto dispiacere, teniamo conto della ragione che nel sublime si fa sentire; sentiamo la forza della ragione, lasua spinta verso la totalità, nelle idee che siano totali e che non possono trovare esibizione
Nella natura. Il sublime ci fa vedere tutto questo come frustrazione, il non poter trovare un'esibizione della natura, quindi il collasso dell'immaginazione, e al tempo stesso ci gratifica perché riconosciamo nei limiti della nostra sensibilità la voce e la presenza della ragione. Il sublime dinamico riguarda la forza della natura: ad esempio, guardare da lontano eventi naturali che se fossimo lì ci sovrasterebbero, come un uragano; immaginiamo come sarebbe trovarsi lì e al tempo stesso la ragione trova un suo riscatto, che ci fa sentire la nostra animalità come vulnerabile ma la ragione messa al sicuro. C'è il brivido di qualcosa che può annientarci, pur sapendo che non lo farà e quindi riconosciamo in noi il fatto di non essere solo animali. Il sublime quindi, variamente riconosciuto come conformità a scopi senza scopo. Il sublime ha bisogno di un'educazione morale, perché le persone incolte disprezzeranno
la natura, così come il superstizioso temerà Dio ma non lo rispetterà. C'è qualcosa di moralmente degno nel voler preservare qualcosa della natura per noi dannoso. È un riconoscimento degno alla presenza di qualcosa che potrebbe distruggerci, che non si vede come risorsa ma nella sua stessa presenza. Siamo dentro la natura, ma anche fuori, perché non siamo solo immersi nell'esperienza ma - pur restando immersi in essa - sappiamo di esserlo. Nota generale all'esposizione dei giudizi riflettenti estetici In riferimento al sentimento di piacere, un oggetto è da ascrivere al piacevole, o al bello, o al sublime, o al buono. - Il piacevole (movente dei desideri) è sempre dello stesso tipo, qualunque sia la sua provenienza e per quanto possa essere diversa la rappresentazione. Nel giudicare la sua influenza sull'animo, conta solo la moltitudine di stimoli e solo la massa della sensazione piacevole, chepuò essere resa intelligibile dalla quantità. Non contribuisce alla cultura, appartiene al semplice godimento.
Il bello, invece, richiede la rappresentazione di una qualità dell'oggetto che può essere resa intelligibile e riportata a concetti; contribuisce alla cultura e insegna a prestare attenzione alla conformità a scopi.
Il sublime consiste nella relazione nella quale ciò che è sensibile (nella rappresentazione della natura) viene giudicato idoneo ad un uso soprasensibile.
L'assolutamente buono si distingue per la modalità di una necessità basata su concetti a priori che contiene in sé l'esigenza e l'imperativo dell'approvazione, e per se stesso conviene alla facoltà intellettuale di giudizio, non a quella estetica; viene attribuito in un giudizio determinante, non in uno riflettente, non alla natura, ma alla libertà. La determinabilità del
Il soggetto mediante questa idea, e di un soggetto che non può sentire ostacoli nella sensibilità, vale a dire: il sentimento morale è apparentato con la facoltà di giudizio e con le sue condizioni formali, in quanto può servire per rendere rappresentabile la conformità a leggi dell'azione compiuta per dovere.