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PROBLEMA I

Supposto che la forma legislativa (delle massime) sia il motivo determinante della volontà, trovare

come sia fatta una volontà tale da essere determinata da sé stessa.

Qual è la natura di una volontà determinata dalla legge?

Una volontà determinata dalla sola forma legislativa, non avendo la forma natura fenomenica, deve

essere pensata come indipendente dalla legge di causalità naturale. Tale indipendenza è la LIBERTÀ.

L’UNICA VOLONTÀ DETERMINATA DALLA FORMA DELLA LEGGE È UNA VOLONTÀ LIBERA.

PROBLEMA II

Supposto che una volontà sia libera, trovare la legge che la determina.

Se una volontà è libera qual è la legge che la determina?

La materia non può essere perché si dà solo empiricamente, quindi solo la forma legislativa può

costituire il motivo determinante della volontà.

NOTA (concetto positivo di libertà)

Libertà e legge pratica rinviano una all’altra. Ma da dove traiamo il concetto di libertà?

La libertà non si mostra e non si può intuire in modo diretto, né come concetto, né come dato di

esperienza. La consapevolezza della libertà (che Kant chiama incondizionato pratico) inizia nel

momento in cui il motivo determinante proviene dalla Ragion Pura e prevale sulle condizioni

sensibili.

 Questo ci dà il concetto positivo di libertà (la volontà che si autodetermina): la legge morale è

causa, motivo determinante, della volontà.

Diventiamo consapevoli della legge pratica non per intuizione, ma perché essa è necessaria e non

empirica; la legge morale è un comando assoluto.

Dice Kant: cosa ci rende consapevoli del darsi di un incondizionato pratico?

E risponde:

a) non la libertà, poiché non è conoscibile immediatamente ( la libertà è indipendente dalla

materia, la esclude concetto negativo di libertà);

b) non l’esperienza, poiché ci fa conoscere solo la legge fenomenica (causale) della natura, che

è il contrario della libertà;

c) la legge morale, poiché ci si presenta per prima; tale legge ci viene presentata dalla ragione

come necessaria, è un DOVERE. La legge morale è il motivo determinante per la volontà.

Egli fa poi un esempio:

Poniamo che qualcuno voglia soddisfare la propria inclinazione lussuriosa, ma davanti alla casa dove

troverebbe soddisfazione è rizzata una forca alla quale sarà impiccato una volta consumato il piacere

 Per Kant è evidente che quell’uomo saprebbe frenare le proprie pulsioni per non morire.

Ma se allo stesso uomo il Principe chiedesse di dare falsa testimonianza contro un uomo onesto sotto

la stessa minaccia di morte, Kant risponde: l’uomo sa che dovrebbe rifiutarsi di testimoniare il falso

e potrebbe farlo, anche se non ne avesse il coraggio, ma PUÒ perché DEVE, quindi riconosce in sé la

propria libertà di agire, di cui non sarebbe stato consapevole senza la legge morale.

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Legge fondamentale della Ragion Pura Pratica

AGISCI IN MODO CHE LA MASSIMA DELLA TUA VOLONTÀ POSSA SEMPRE VALERE COME PRINCIPIO DI UNA

LEGISLAZIONE UNIVERSALE.

Questa legge è incondizionata (a priori). La Ragion Pura Pratica determina a priori la volontà tramite

questa legge, indipendente da condizioni empiriche, quindi è volontà pura, determinata dalla sola

forma della legge.

La coscienza di questa legge è un fatto della ragione poiché non la si può derivare da precedenti

dati della ragione. È una coscienza immediata, certa, a priori.

La ragione Pura è pratica, e questo è il fatto della ragione Pura come tale. La ragione Pura può anche

fare, determina la volontà attraverso la forma di una legge in generale.

COROLLARIO

La Ragione Pura è di per sé sola pratica e dà all’uomo una legge universale che chiamiamo legge

morale.

NOTA

Il fatto, la legge morale, è innegabile e la ragione è incorruttibile.

Il principio della Ragion Pura Pratica legislatrice non riguarda solo l’uomo, ma tutti gli enti razionali

finiti e infiniti, quindi anche l’ente infinito quale intelligenza suprema, cioè Dio.

Per l’ente finito: la legge è un imperativo poiché la sua volontà è pura ma non santa. Vi è una

costrizione a compiere certe azioni, un dovere, poiché l’uomo è condizionato anche da cause

soggettive che possono essere in contrasto con la legge morale.

Per l’ente infinito: la volontà è santa, incapace di massime in contrasto con la legge morale. La

volontà coincide con la legge morale.

La santità funge da archetipo a cui deve tendere l’ente finito, al quale ci si deve necessariamente

approssimare in un processo infinito. Virtù è il progresso all’infinito delle massime verso la santità.

Per Kant l’essere umano è bidimensionale, fatto di ragione e istinto e questo fa sì che l’agire morale

prenda la forma del dovere: l’uomo può agire secondo o contro la legge.

Kant critica il fanatismo morale, cioè il voler andare oltre i limiti della condotta umana, sostituendo

alla virtù, che è intenzione morale in lotta, la santità.

Nell’uomo si può supporre una volontà pura ma non santa.

TEOREMA IV

Tesi: l’autonomia della volontà è l’unico principio di tutte le leggi morali. L’eteronomia non è il

fondamento di nessun obbligo, è avversa alla moralità della volontà. La morale eteronoma non

scaturisce dalla forma dell’imperativo categorico, ma deriva da contenuti materiali.

Autonomia: termine introdotto da Kant per designare l’indipendenza della volontà da ogni oggetto

del desiderio, è la sua capacità di darsi una legge propria.

Eteronomia: ciò che ha la propria legge in qualcosa che è altro da sé.

Il concetto di AUTONOMIA definisce il concetto positivo di libertà:

 L’indipendenza dalla materia era il concetto negativo (l’esclusione della materia);

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 la libertà in senso positivo è data dall’attività legislatrice propria della ragione.

La legge morale esprime l’autonomia della ragione e quindi la libertà. La libertà è la condizione

formale di tutte le massime.

NOTA I

Riassume i teoremi I e II: la volontà fondata su una legge pratica non può avere come motivo

determinante la materia, perché ogni materia poggia su condizioni soggettive che ruotano attorno

al principio della propria felicità. È innegabile che ogni volontà abbia necessariamente un oggetto,

ma questo non deve essere il motivo determinante perché non costituirebbe una legge.

Kant si chiede: la felicità degli altri può essere motivo determinante della volontà?

Prova a mostrare come, anche nel caso in cui come materia si abbia un oggetto moralmente valido

(la felicità degli altri), il motivo determinante della massima non può essere questo oggetto.

Se la felicità degli altri fosse motivo determinante, allora il benessere degli altri dovrebbe essere

per noi un piacere, ma anche un bisogno in quanto qualcosa che si desidera, perciò dovremmo

presuppore in tutti gli esseri razionali un sentire simpatico ma un sentire simpatico da parte di

tutti gli esseri razionali diventerebbe un principio eteronomo perché la felicità è sempre empirica.

NOTA II

La propria felicità è il principio opposto alla moralità.

(Es. se un amico ci mentisse per tutelare la propria felicità facendo in modo di non essere scoperto

e pretendesse anche di aver praticato un dovere umano, ne fuggiremmo).

I confini fra moralità e amore di sé sono tracciati in modo netto che persino l’occhio più comune

può notarne la differenza.

Kant fa a questo punto una lunga critica a diverse prese di posizione:

1) Polemica contro la concezione che indica la felicità come universale sommo bene.

2) Concezione della moralità come effetto della punizione.

3) Concezione del Moral sense.

Kant mette a confronto tutti i principi materiali di moralità ed elabora una tabella in cui possono

rientrare tutte le morali eteronome che non si basano sull’etica formale:

dell’educazione ( Montaigne)

Esterni: della costituzione civile (Mondeville)

Soggettivi Del sentimento fisico (Epicuro)

Interni:

Motivi materiali del sentimento morale

Interni: la perfezione (Stoici, Wolff)

Oggettivi 9

Esterni: volontà di Dio (Crusius)

Tutti i motivi soggettivi sono empirici e non costituiscono legge.

Anche il concetto di perfezione e di Dio sono fini, sono oggetti precostituiti rispetto alla volontà e

quindi sono materia. Il concetto di perfezione con significato pratico è l’idoneità o sufficienza di una

cosa per qualsiasi scopo; è una proprietà costitutiva dell’uomo, cioè è il talento rafforzato dalla

destrezza (perfezione interna).

Dio è la somma perfezione nella sostanza, una perfezione esterna.

Devono quindi esserci degli scopi secondo i quali il concetto di perfezione (interna o esterna)

divenga motivo determinante della volontà; ma uno scopo è sempre empirico e non può essere un

puro principio razionale (la perfezione è causa di felicità) ciò vuol dire che tutti i principi sono

materiali. Così come il governo, l’educazione, il sentimento fisico e morale sono tutti eteronomi.

Solo il principio pratico formale della ragione pura determina la morale.

Deduzione dei principi della Ragione Pura Pratica

L’analitica prova come la ragion pura possa essere pratica, cioè come determini la volontà di per sé,

indipendentemente da qualcosa di empirico. E lo prova con un fatto, dove la ragion pura dimostra

di essere pratica attraverso l’autonomia. Il fatto è inseparabile dalla coscienza della volontà di essere

libera.

La ragion pura dimostra di essere pratica con la realtà in atto, cioè con l’autonomia nel principio di

moralità con cui determina la volontà di agire.

Il fatto della ragione è la coscienza della libertà della volontà.

Kant dimostra come il factum sia inseparabile dal concetto di libertà della volontà, anzi come il fatto

si identifichi con questo concetto.

Kant dimostra il concetto positivo di libertà che risulta dalla possibilità di usare la categoria di

causalità in modo non conoscitivo. Dimostra nell’analitica come sia possi

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Publisher
A.A. 2015-2016
20 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher milena.lazier di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Poma Andrea.