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SUBLIME MATEMATICO
- Il sublime matematico ha a che fare con l’estensione .
- Il sublime dinamico ha a che fare con una forza potente della natura.
Attenzione:
Quando parliamo di sublime matematico non stiamo determinando quanto un oggetto sia grande:
non abbiamo a che fare con una grandezza e quindi con metri comparativi: il grande del
sublime è un’assolutamente grande, !),
in confronto a lui tutto è piccolo
Ciononostante, anche se il giudizio del sublime matematico è soggettivo, esso pretende un
giudizio universale, un criterio che deve essere il medesimo per ciascuno.
Perché?
Perché questo sublime deve essere necessariamente comunicato universalmente: anche se non
abbiamo nessun interesse per un dato oggetto, la sua grandezza ci può dare un piacere
comunicato universalmente.
E questo piacere non è comunicato dall’oggetto come nel caso del bello , ma
(ricordi? Non c’è forma)
è un piacere che consiste nell’immaginazione in sé.
Dell’assolutezza del sublime: data l’assolutezza del sublime, niente che può essere oggetto dei
nostri sensi può essere chiamato sublime. Ma, dato che nella nostra immaginazione c’è una
tensione che tende all’infinito (è una facoltà soprasensibile), ecco che una nostra idea può essere,
questa si, chiamata sublime.
ESTENSIONE DELL’IMMAGINAZIONE (par26)
Nel sublime dobbiamo quindi distinguere:
- La valutazione della materia (che è oggettiva)
- La valutazione sensibile.
Al fine di questa distinzione dobbiamo distinguere due operazioni proprie della nostra
immaginazione:
1. Apprensione: l’immaginazione può apprendere all’infinito.
2. Comprensione: l’immaginazione raggiunge un punto massimo in cui non riesce più a
comprendere i numerosi dati della percezione (l’immaginazione fa esperienza della sua
limitatezza).
Il giudizio estetico deve essere dato come puro, cioè non mescolato al giudizio della ragione.
Allora:
- Il sublime non può stare nei prodotti dell’arte (uno scopo umano ne ha determinato
forma e grandezza).
- Il sublime non può stare in cose della natura che hanno già uno scopo determinato
(come gli animali).
- MA IL SUBLIME Può STARE nella natura bruta, la quale non ha scopo alcuno.
QUALITA’ DEL SUBLIME (par27)
La nostra facoltà a raggiungere un’idea può ad un certo punto risultare limitata.
Allora si crea un sentimento di inadeguatezza, che è un sentimento di rispetto.
E se ciò che va oltre la nostra facoltà a raggiungere un’idea è il sublime, allora il sentimento del
sublime è il rispetto per la nostra propria destinazione.
Il sentimento del sublime è perciò:
- un sentimento di dispiacere: siamo dispiaciuti per l’inadeguatezza della nostra immaginazione
rispetto alla valutazione di una grandezza mediante ragione.
- ed è un piacere , che nello stesso tempo viene così risvegliato.
L’animo prova allora un’attrazione e una repulsione per il medesimo oggetto.
E tutto ciò non è affatto trascendente, per via dell’idea del soprasensibile di cui è capace la
ragione!
La misurazione di uno spazio (in quanto apprensione) è:
- la sua descrizione
- un movimento oggettivo nell’immaginare
- un progresso
Invece, la comprensione in un attimo di ciò che è stato appreso in successione, è un regresso che
toglie la condizione temporale nel progresso dell’immaginazione:
Un movimento soggettivo dell’immaginazione con il quale la stessa immaginazione fa violenza al
senso interno, tanto più notevole quanto più il quantum che l’immaginazione comprende in
un’intuizione è grande.
Questa tensione nell’apprendere in una intuizione grandezze che richiedono un notevole tempo è
un modo rappresentativo che:
- Considerato soggettivamente è contrario a scopi;
- Considerato oggettivamente è indispensabile per la valutazione della grandezza ed è
quindi conforme a scopi.
La qualità del sentimento del sublime sta nel suo essere un sentimento di dispiacere,
conforme a scopi; il che è possibile per il fatto che l’incapacità del soggetto rivela la
coscienza di una capacità illimitata dello stesso soggetto.
Quando una grandezza raggiunge quasi l’estremo della nostra capacità di comprensione in una
intuizione, e l’immaginazione viene perciò sollecitata a una comprensione estetica in una più
grande unità, allora nell’animo ci sentiamo come rinchiusi esteticamente entro limiti;
Ma il dispiacere d’adeguamento a ciò che nella nostra facoltà della ragione è illimitato, vale a dire
l’idea del tutto assoluto, e quindi anche la non conformità a scopi della capacità
dell’immaginazione, è rappresentato come conforme a scopi per le idee della ragione e per il loro
risvegliarsi.
SUBLIME DINAMICO
LA NATURA COME POTENZA
La natura, considerata nel giudizio estetico come potenza che non ha su di noi alcun dominio, è
dinamicamente sublime.
E se deve essere da noi giudicata come sublime, deve essere allora rappresentata come
suscitatrice di timore.
Ma un oggetto può essere considerato temibile anche senza che se ne provi timore:
ES. una persona virtuosa teme dIo anche senza provarne timore
E questa precisazione è importante, perché chi prova timore non può giudicare affatto del sublime
della natura.
Chi prova timore di un oggetto fugge dalla sua vista, ed è impossibile trovare compiacimento in un
terrore che sia un vero terrore.
La vista di un oggetto temibile è attraente quanto più ci troviamo al sicuro, e qui, essa eleva la
nostra anima sopra la sua abituale mediocrità.
La nostra persona non resta umiliata, e in tal modo la natura viene giudicata sublime nel nostro
giudizio estetico non in quanto suscita timore, ma perché evoca in noi la nostra forza.
La stima di noi che acquisiamo non perde nulla per il fatto che dobbiamo sentirci al sicuro per
giudicare sublime la potenza della natura, infatti il compiacimento riguarda solo la destinazione; e
infatti ad essere percepita come sublime, in realtà, è proprio la destinazione.
DELLA MODALITÀ DEL GIUDIZIO SUL SUBLIME DELLA NATURA
Per quanto riguarda il giudizio del bello è facile riscontrare concordanza.
Ma, per il giudizio sul sublime non è uguale: sembra che sia richiesta una cultura molto più grande
della facoltà estetica del giudicare e delle facoltà conoscitive che ne stanno a fondamento (cultura
.
che non tutti posseggono)
Dopotutto, il sentimento del sublime esige nell’animo una capacità di accogliere le
idee, senza le quali la tensione che si genera quando giungiamo alla consapevolezza della
nostra limitatezza, sarebbe priva di quell’attrattiva paradossale verso l’oggetto respingente.
Dove si trova il giudizio sul sublime:
Comunque, non è che il giudizio sul sublime sia prodotto dalla cultura; certo necessità di essa, ma
ha il suo fondamento nella natura umana, precisamente nell’attitudine al sentimento morale.
Ecco perché diciamo di non avere sentimento a chi rimane impassibile di fronte a ciò che noi
giudichiamo sublime.
NOTA GENERALE ALL’ESPOSIZIONE DEI GIUDIZI RIFLETTENTI ESTETICI
In riferimento al sentimento di piacere, un oggetto è da ascrivere:
- o al piacevole
- o al bello
- o al sublime
- o al buono .
(assolutamente)
IL PIACEVOLE
- E’ movente dei desideri.
- Per la sua influenza sull’animo conta sola la moltitudine degli stimoli, resi intelligibili solo
dalla quantità.
- Non contribuisce alla cultura, ma appartiene al semplice godimento.
(nota invisibile: per Dostoevskij il segreto della felicità risiede nella propria volontà, ovvero nel fare ciò che si
vuole. È allora l’accumulazione del piacere la cosa più importante? ‘l’uomo del sottosuolo’)
IL BELLO
- Richiede una certa qualità dell’oggetto.
- Contribuisce alla cultura, perché insegna a prestare attenzione alla conformità a scopi.
IL SUBLIME
- Consiste nella relazione nella quale ciò che è sensibile nella rappresentazione della natura
viene giudicato idoneo a un possibile uso soprasensibile.
L’ASSOLUTAMENTE BUONO
- E’ soggettivamente giudicato secondo il sentimento che ispira.
- Ha la modalità di una necessità basata su concetti a priori.
- Non conviene alla facoltà estetica.
Tirando le conclusioni della precedente esposizione di entrambi i tipi di giudizi estetici:
- Bello : è ciò che piace nel semplice giudizio, quindi senza alcun interesse.
- Sublime : è ciò che piace immediatamente per la sua opposizione all’interesse dei sensi.
Sublime è un oggetto (la natura) la cui rappresentazione determina l’animo a pensare
all’irraggiungibilità della natura come esibizione di idee (ovvero qualcosa di sensibile).
Entrambi:
- si riferiscono a fondamenti soggettivi.
- sono conformi a scopi in rapporto al sentimento morale:
o il bello ci prepara ad amare senza alcun interesse qualcosa.
o Il sublime a stimarlo perfino contro il nostro interesse.
Perciò il compiacimento per il sublime della natura è soltanto negativo, vale a dire: la meraviglia
che confina con lo spavento (l’”Orrore” che coglie Kurtz in punto di morte, spettatore della più profonda
(inimmaginabile? Soprasensibile?) natura umana).
Ma non è, per chi sa di essere al sicuro, reale timore, ma è solo un mettersi alla prova,
abbandonandocisi con l’immaginazione.
GIUDIZI ESTETICI PURI
Si deve fare attenzione, il giudizio del sublime riguarda esclusivamente giudizi estetici puri.
ES. Quando si chiama sublime la vista del cielo stellato, si deve porre a fondamento di quel giudizio
non concetti di mondi abitati da esseri ragionevoli, ma semplicemente come lo si vede, quale una
grande volta che tutto comprende; e soltanto in base a questa rappresentazione dobbiamo porre la
sublimità che un puro giudizio estetico attribuisce a quell’oggetto.
Oggetto di un piacere intellettuale puro è la legge morale nella sua potenza, una potenza che si
rende esteticamente riconoscibile solo attraverso sacrifici; cosicché:
- il compiacimento è negativo dal lato estetico, cioè in contrasto con l’interesse sensibile
- Ma positivo se considerato dal lato intellettuale e legato con un interesse.
Di qui segue il bene intellettuale: in se stesso conforme a scopi, deve essere rappre