Secondo Tommaso ragione e fede sono conciliabili perche hanno lo stesso scopo ossia la
conoscenza di dio.
Il secondo ritorno in Italia e la morte
Nel 1272 Tommaso è richiamato nuovamente in Italia a Napoli. Nel gennaio 1274,
nonostante la salute malferma, parte alla volta di Lione. Tommaso chiede di essere
trasportato nella vicina abbazia cistercense di Fossanova dove muore il 7 marzo
probabilmente a 49 anni.
Gli scritti
Tommaso ci ha lasciato una produzione vastissima che comprende 36 opere e 25 opuscoli
La reciproca utilità di Fede ragione
Poichè l’essere umano ha come ne ultimo Dio, e poichè Dio eccede la comprensione razionale,
la sola ricerca loso ca, fondata sulla ragione, non è su ciente perchè l’uomo si realizzi
pienamente. Per questo è necessaria la rivelazione divina. Questo non signi ca che la rivelazione
annulli o renda super uo il ricorso alla ragione, che è comunque imprescindibile: “la grazie non
elimina la natura, ma la perfeziona” dice Tommaso. La ragione naturale deve essere orientata o
subordinata alla fede . Ma la ragione puó “servire” la fede in tre modi diversi:
1. La ragione puó dimostrare i “preambolo della fede”, cioè quelle verità la cui dimostrazione è
necessaria alla fede stessa
2. La ragione puó chiarire la verità della fede mediante similitudini
3. Puó dissipare le obiezioni mosse dalla fede, mostrando che sono false o, che la loro forza
persuasiva non si basa su dimostrazioni rigorose.
La fede è la regola del corretto procedere della ragione
La concezione ontologica
Nell’opera “l’ente e l’essenza” Tommaso a erma che le prime cose che l’intelletto
concepisce sono l’ente e l’essenza.
La distinzione fra ente, essenza ed esistenza
Quella di ente è una nozione generale e di cilmente de nibile, di cui Tommaso si serve per
indicare tutto “cio che ha l’essere”. Il losofo distingue tra enti reali ed enti logici. L’ente reale è cio
che è presente nella realtà nentre l’ente logico è tutto cio che viene espresso in una proposizione
dichiarativa. L’essenza è cio che una cosa è, cio che risponde alla domanda quid est?, “che
cos’è?”. L’essenza comprende non soltanto la forma di una cosa ma anche la sua materia poiché
include tutto cio che è espresso nella de nizione. Dall’essenza Tommaso distingue l’esistenza,
che egli chiama anche “essere” oppure “atto d’essere”. Negli esseri niti l’essenza e l’esistenza
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stanno tra loro nello stesso tipo di rapporto che unisce potenza e atto. Nell’essere in nito di Dio
invece l’essenza e l’esistenza coincidono.
Il concetto di “potenza” quindi si riferisce a qualcosa di incompleto e imperfetto, mentre quello di
“atto” a qualcosa di realizzato, completo e perfetto. La perfezione massima è l’essere necessario
di Dio.
La necessità della creazione
Ogni realtà in cui si distinguano l’essenza e l’esistenza deve per forza aver ricevuto l’essere da
altro e precisamente da un essere che sia esso stesso l’Essere: questa è la condizione dell’essere
in nito e necessario, cioè di Dio.
Dio si con gura come l’essere per antonomasia
- nella sostanza divina l’essenza coincide con l’esistenza; Dio è perció necessario ed eterno,
ovvero esistente per de nizione da sempre e per sempre
- nelle sostanze nite, l’essenza è distinta dall’esistenza, la quale viene “aggiunta” dall’esterno; il
loro essere è quindi creato e contingente.
Nella condizione delle sostanze nite si trovano anche gli angeli e le anime umane. La distinzione
tra essenza ed esistenza rappresenta il principio riformatore di cui Tommaso si serve per
accordare l’aristotelismo con la visione cristiana del mondo. Aristotele aveva stabilito che
dovunque c’è forma c’è realtà in atto, e che perciò la forma è di per se indistruttibile e
ingenerabile, e quindi necessaria ed eterna come Dio stesso. A ermando la distinzione tra
essenza ed esistenza, Tommaso fa scaturire l’esigenza della creazione della stessa costituzione
delle sostanze nite
Il mondo d'essere delle creature
Per Tommaso dire che gli essere niti sono “creati” da Dio equivale a dire che hanno la loro
esistenza per partecipazione. Con questo Tommaso intende l’atto con cui le creature, grazie a
Dio, “prendono parte” all’essere, nel senso che ricevono da Dio l’essere. Tommaso puó
distinguere l’essere delle creature, separabile dall’essenza e quindi creato e contingente,
dall’essere di Dio, coincidente con la sue essenza e quindi necessario. Dio soltanto è l’essere
mentre le creature hanno l’essere: esse, in quanto sono, sono simili a Dio, che è il principio di
tutto l’essere; ma Dio non è simile alle creature. In questo rapporto asimmetrico consiste
l’analogia. Il rapporto analogico si estende a tutti i predicati che si attribuiscono nello stesso
tempo a Dio e alle creature. Dio non puó essere in alcun modo assimilato a un elemento del
mondo
Il primato dell'esistenza e la teoria dei trascendentali
L’esistenza o l’essere appare a Tommaso come una perfezione, e precisamente come la
perfezione massima. Questa concezione dell’essere costituisce anche il presupposto della
dottrina dei “trascendenti” o “trascendentali”. I trascendentali di cui parla Tommaso sono quei
caratteri che, trascendendo le stesse categorie, quali cano l’essere i quanto tale, e che perciò
competono a ogni ente. Tommaso enumera cinque proprietà trascendentali dell’essere: res,
unum, aliquid, verum, bonum. Tuttavia, poiché una “cosa” è sempre “qualcosa” è poiché
“qualcosa” è sempre “una” cosa, i trascendentali si riducono fondamentalmente a tre: unum
(“l’uno”), verum (“il vero”), bonum (“il bene”)
Dire che ogni ente è uno signi ca dire che ogni ente è indiviso in se e distinto da qualsiasi altro.
Per Tommaso una realtà puó dirsi realtà, o ente, in quanto ha una certa unità. Dire che ogni ente è
vero signi ca dire che ogni ente corrisponde a un modello presente nell’intelletto divino che lo ha
creato. Dire che ogni ente è buono signi ca dire che ogni ente corrisponde a una ben precisa
volontà divina, ossia a un ben preciso progetto divino, e per questo costituisce una perfezione
appetibile o desiderabile. L’essere secondo Tommaso presenta un indubbio primato meta sico
rispetto al vero e al bene. Per tommaso non c’è nulla, nell’essere, che non sia vero e buono,
esattamente come non c’è alcuna verità, ne alcun bene, che non sia essere. Da questa teoria dei
trascendentali scaturisce una delle più radicali forme di ottimismo meta sico della storia.
La concezione teologica
Una dimostrazione dell’esistenza di Dio è necessaria. La prova cosmologica di Tommaso parte
dal principio secondo cui “tutto cio che si muove è mosso da altro”. È necessario che esista un
primo motore che non sia mosso da null’altro, e un tale motore non puó essere che Dio.
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La seconda via è la prova causale, secondo la quale nell’ordine delle cause e cienti che spiegano
i fenomeni del mondo non si puó risalire all’in nito, altrimenti non vi sarebbe una causa prima, vi
deve essere dunque una causa e ciente prima, che è Dio.
La terza via è desunta dal rapporto tra possibile e necessario. Essa a erma che le cose possibili
esistono soltanto in virtù di altro. Bisogna a un certo punto giungere a qualcosa che sia
necessario di per se, e che dunque sia causa della necessità di tutto cio che esiste in virtù di altro,
e questo è Dio. La quarta via è quella dei gradi di perfezione. Nelle cose si trovano il “meno” e il
“più” del vero, del bene e di tutte le altre perfezioni possibili: vi sarà dunque anche il grado
massimo di tali perfezioni. La causa prima dell’essere, della bontà e di ogni perfezione presente
nel mondo è Dio.
La quinta via è quella che si desumo dalla nalità delle cose. Le cose naturali appaiono tuttavia
dirette a un ne. Vi è dunque un essere intelligente che ordina tutte le cose naturali in vista di un
ne: un tale essere è Dio
Gli attributi di Dio
Mediante le cinque “vie”, Tommaso quali ca Dio come motore immobile, causa prima, essere necessario,
perfezione somma e intelligenza ordinatrice. La ragione puó arrivare a scoprire anche altri attributi, sia per
via negativa sia per via positiva. La via negativa consiste nel negare di Dio tutte le imperfezioni che
caratterizzano le creature. La via positiva consiste invece nel conoscere Dio attraverso le “perfezioni che
egli comunica alle creature”. La via positiva si articola nella via causalitatis (“della casualità”) e nella via
eminentiae (“dell’eminenza”). La prima consiste nel derivare dall’a etto, cioe dal mondo, la seconda
consiste nel liberare un certo attributo dai limiti che esso possiede nelle creature e nel pensarlo al
superlativo. Tommaso sostiene che tra gli attributi delle creature e quelli di Dio esiste un rapporto di
analogia ossia di parziale somiglianza e parziale dissomiglianza. Di fronte a dio e al suo mistero, l’uomo è
paragonabile a un animale notturno di fronte alla luce accecante del sole.
La di erenza tra teologia naturale e teologia rilevata
La conoscenza umana si basa sull’esperienza; pertanto è facile per l’uomo conoscere i oggetti empirici,
ma più gli oggetto sono lontani dall’esperienza, più è di cile conoscerli. In questo senso Dio è l’extremum
cognitum, ovvero l’oggetto più di cile da conoscere, in quanto non ne possiamo avere alcuna esperienza.
Per questo si soccorre la dottrina rivelata: grazie alla fede possiamo cogliere cio che alla ragione è
irraggiungibile. Quanto la ragione attesta su Dio rientra nella teologia naturale, mentre quanto proviene dalla
rivelazione da parte della teologia rivelata.
- la teologia naturale studia Dio attraverso le creature, che considera opere divine; di conseguenza deve
individuare i suoi presupposti con la ragione
- la teologia rivelata si rivolge invece direttamente a Dio, derivando quindi i suoi presupposti dalla fede,
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