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Nuove condizioni richiedono una nuova urbanistica, modellata sulla necessità di risparmiare risorse e
crearne di nuove, capace di coniugarsi con le politiche ambientali ed economiche e di immaginare un
altro futuro per città e territori. In particolare, nelle politiche per le città occorre spostare il focus dal
consumo di suolo (aspetto più eclatante della diffusione insediativa) al consumo di ambiente; infatti i
danni causati dagli eventi calamitosi, dalla crisi idrica e dalle ondate di calore, dall’inquinamento di aria,
acqua, suolo, e quelli indotti dalla povertà energetica hanno anche palesi connotati economici e sociali,
minando alla base i postulati del benessere e rendendo l'abitabilità un privilegio per pochi.
Benché la letteratura specialistica tratti da tempo questi temi, essi faticano a diventare consapevolezza
comune e a connotare politica e politiche urbane.
2. Arcipelaghi di formazioni urbane
2.1. Città allargate
Le città allargate sono agglomerati urbani che si sono formati per espansione di grandi e medie città.
In queste città il fenomeno dello shrinkage si intreccia con un continuo consumo di suolo per nuove
infrastrutture che permettono di mantenere un’elevata offerta edilizia. Caratteristica è anche una
complessiva fragilità rispetto a eventi climatici estremi, black-out energetici, accumuli di rifiuti, i cui
effetti sono tanto più gravi quanto più alta è la densità di popolazione e di insediamenti.
2.2. Città arcipelago
L’idea di città compatta appare decisamente superata. Oggi osserviamo delimitazioni dell’urbano
assolutamente incerte, interconnessioni tra piccole città, centri e nuclei, insiemi di spazi che a prima
Boeri, Lanzani, Marini, 1993; Paone, 1994; Clementi, Dematteis, Palermo, 1996.
1 capitalismo contro il diritto alla città”, (2016, p. 105).
2 “Il 4
vista appaiono caotici. Si formano città come arcipelago di patterns, ovvero aggregati riconoscibili e
percepibili per la loro forma, tenuti insieme da spazi che possono essere naturali, coltivati o attrezzati.
Rispetto alla città compatta, la città come arcipelago distrugge il presupposto che l’urbano si identifichi
con ordine morfologico e deve fare i conti con la diversità dei vari pattern e la mutazione insita nella
disgregazione della città moderna. A fronte di assemblaggi e di interstizi così eterogenei, occorre
chiedersi se abbia senso assumere la densificazione come strategia. La densificazione infatti è
solitamente concepita come corollario della compattezza, strategia generale che mira a dare “forma ben
delineata e coesa” a un urbano che torni a essere riconoscibile nella sua interezza e differenziato dal
rurale. Tuttavia questa prospettiva risulta ingannevole in quanto raramente praticabile.
2.3. Densificazione e bisogno di spazio
La densificazione di insediamenti all’interno dello spazio urbano dovrebbe portare diversi vantaggi, tra
cui la riduzione del consumo di suolo, un incremento dell'efficacia dei trasporti pubblici e delle
infrastrutture tecnologiche, una maggiore pedonabilità grazie alla prossimità e alla sovrapposizione
delle funzioni urbane, il rafforzamento della coesione sociale, nonché un'ottimizzazione nella gestione
delle risorse idriche e nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti, all’insegna del risparmio e del riciclo.
La densificazione è soluzione da adottare dove possibile, tuttavia non deve essere una pratica adottata
come unica modalità di “infilling” per “ricostruire continuità” ovunque e comunque. È necessario
imporre, infatti anche l’esigenza di mantenere e ampliare lo spazio necessario per la sostenibilità
ambientale. È dunque richiesta una “giusta distanza” che solo l’arcipelago urbano, opportunamente
lavorato, è in grado di offrire. Riqualificare territori delicati o inquinati, diffondere la vegetazione per
combattere le ondate di calore, realizzare infrastrutture per la produzione di energia con fonti
rinnovabili, raccogliere in modo differenziato i rifiuti, recuperarli e riciclarli: sono tutte operazioni che
hanno bisogno di spazio e che richiedono un’adeguata progettazione.
3. Tra strategie e tattiche
3.1. Quotidiano e tempo breve
Il luogo dell’esistenza dell’uomo viene simboleggiato attraverso la vita quotidiana, infatti qualsiasi
biografia si muove dentro un tempo-spazio, rappresentati da due limiti invalicabili: la nascita e la morte.
L’urbanistica deve confrontarsi con la dominanza del quotidiano e con la sua breve durata, e ciò
contrasta con la ricerca di elementi fondanti della permanenza e persistenza.
3.2. Tattica e strategia
Rispetto all’antitesi tra breve e lunga durata, è opportuno discutere in merito all’ipotesi che tattica e
strategia non siano più due modi opposti di affrontare la questione urbana.
Stando all’accezione militare, la tattica determina di volta in volta i mezzi per raggiungere i fini stabiliti
dalla strategia, ma nell’urbanistica, la strategia deve essere ridefinita in un processo continuo di
apprendimento e di conciliazione di visioni diverse.
La tattica si occupa delle aree deboli e abbandonate, effetto del restringimento urbano; propone il riuso
nella forma dell’immediatezza e della temporaneità .
Invece la strategia affronta aree metropolitane e le città più grandi, dove le risorse sono concentrate,
così da ottenere economie di scala e la possibilità di attrarre investimenti esterni (si ritiene che l’intera
area metropolitana determini gli obiettivi generali a lungo termine).
Oggi è lampante la preferenza verso la tattica, ma il breve termine non può incidere sui profondi
cambiamenti prodotti dalla terza rivoluzione urbanistica. D’altra parte, la lunga durata non può
escludere l’esperienza condivisa basata sul momento presente. 5
4. La rottura del limite
4.1 Il dilemma dello zoning
Mantenere spazio e società assieme è da sempre “il” problema dell’urbanistica. Si può far riferimento alla
riforma dell’azzonamento della Carta di Atene, per mettere ordine nel territorio urbano, attraverso
operazioni di delimitazione, organizzazione dello spazio e diverse modalità d’uso e di abitazione.
Gabellini ritiene essenziale l’esigenza di ricorrere allo zoning quando si trattano parti territoriali diverse,
come “unità di disciplina” in senso “astratto”, come semplici limiti regionali un processo di divisione delle
parti per cogliere l'aumento delle differenze.
Le circostanze attuali ostacolano le possibilità di utilizzare i concetti di zoning e, con esso, il concetto di
limite. La soluzione dello zoning, che permetteva di organizzare lo spazio e posizionare ogni cosa al suo
posto, deflagra oggi però la mescolanza funzionale anche nei singoli edifici.
4.2. Spazi misti e tempi desincronizzati
Oggi è opportuno parlare di mixité funzionale e sociale, una mescolanza di usi e pratiche sociali e di
conseguenza un diverso modo di progettare (mentre prima le aree periferiche erano sempre governate
da concetti di zonizzazione. Oggi l'obiettivo è creare nuove connessioni, interconnettere aspetti
funzionali, sociali e morfologici; dare nuova forma alla vita pubblica, sociale, lavorativa e privata. il
progetto si articola poi in una serie di attività produttive, residenziali, commerciali, infrastrutturali,
caratterizzate dal tempo libero e si confronta con le forze trainanti di ciascun ambito).
Ogni città, territorio, presenta un proprio ritmo basato sulle attività, sullo stile di vita e sui consumi
(tempi desincronizzati): mixité e tempi desincronizzati contrastano con il concetto di limite.
4.3. La flessibilità nella legge 3
La regione Emilia-Romagna si è cimentata in questo genere di questioni, con la Legge Urbanistica n. 24 ,
approvata nel dicembre del 2017. Spinto dalla condizione profondamente mutata dell'urbanistica, il
dibattito si concentra sul contrastare il consumo di suolo incentivando la rigenerazione delle città
esistenti. L’ideogramma è una raffigurazione che permette di rendere possibile la mixité; è riferito
all’idea e non alla forma, suggerisce e non prescrive. L’unità di disciplina rimane solo per zone in cui si
impiega una regola edilizia e per zone storiche da tutelare: il restante è areale, soggetto a mixité , con
tempi di esecuzione differenti, modifiche di destinazioni d’uso, col fine adeguarsi al mutare delle
circostanze.
5. Welfare materiale e prospettiva healthy
5.1. Città sane
L’igiene nelle città si è presentato come elemento chiave nello sviluppo dell’urbanistica con la seconda
rivoluzione industriale: i concetti di zoning e standard erano fondamentali in quel periodo e, per quanto
come risposta poteva sembrare riduttiva, erano elementi che rispecchiavano i principi portati avanti al
tempo in politica e non. 4
Nella rete delle città Healthy Cities (città sane, definite dalla World Health Organization) comincia a farsi
strada un’idea di città diversa, con funzioni, forma, rapporti ambiente-paesaggio totalmente nuovi: al
centro di questo approccio ci sono le scelte riguardanti l'uso del suolo, i servizi sociali, i trasporti, nonché
l'adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza delle comunità .
I cambiamenti demografici in atto, come l'invecchiamento della popolazione, richiedono un nuovo set di
servizi e infrastrutture nelle città , ergo una riqualificazione degli edifici. Diventano essenziali
l'installazione di ascensori e la rimozione delle barriere architettoniche, l'adeguamento energetico e
regionale sulla tutela e l’uso del territorio”
3 “Disciplina
sane”, definite dalla World Health Organization
4 “Città 6
strutturale degli edifici, la ristrutturazione dei servizi socio-sanitari e la promozione di nuove forme
abitative basate sulla condivisione, come il cohousing e le forme abitative sociali. I trasporti, per quanto
non costituiscano più un’urgenza, sono ancora presenti e vengono aumentati i numeri di piste ciclabili e
aree attrezzate per l’attività fisica.
La lotta all'inquinamento dell'aria, del suolo e del sottosuolo è considerata una condizione essenziale per
la sopravvivenza delle città . I piani per il clima e per l'energia sostenibile, grazie alla loro capacità di
integrare varie politiche urbane, rappresentano uno strumento fondamentale per affrontare le sfide
legate alla salute e al benessere urbano. L'ampiezza e la complessità del problema sollevano interrogativi
sulla possibilità di realizzare città sane per tutti e sulla validità universale delle proposte.
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