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Il percorso dell'Autocoscienza nella Fenomenologia dello Spirito

Spirito mantenendo come superati i momenti precedenti); dall'altro lato è il percorso del singolo e dell'intera umanità che sulle orme dello Spirito giunge ad una maggiore consapevolezza. L'itinerario fenomenologico è diviso in tappe, costituite poi da vari "figure" momenti o che si susseguono in modo dialettico. La tappa che ci interessa ai fini di questo lavoro è la seconda, l'Autocoscienza. Se in un primo momento essa si manifesta come tendenza ad escludere da sé ogni alterità, in un secondo momento fa esperienza del fatto che non le basta il rapporto col mondo delle cose per guadagnare piena autoconsapevolezza, ma ha bisogno delle altre autocoscienze. Scrive Hegel: "L'autocoscienza è in sé e per sé in quanto e perché essa è in e per sé un'altra; ossia essa è soltanto come un qualcosa di riconosciuto." ("Fenomenologia dello Spirito",

vol. I, capitolo IV, p. 153, Edizione di storia e letteratura). La molla di questa relazione è dunque il desiderio di riconoscimento, ma questo porta allo scontro in quanto ogni autocoscienza desidera essere riconosciuta senza riconoscere: l'unica soluzione possibile è dunque l'asservimento di una delle due in modo che l'una diventi padrona e l'altra serva. A "non diventare padrona sarà l'autocoscienza che, rischiando, ha avuto timore della morte" spinta dal totale disprezzo della servitù. Il servo invece, non avendo messo a repentaglio "non la vita, ha raggiunto la verità di questo riconoscimento come riconoscimento di "dialettica" autocoscienza indipendente" (ivi, p. 157). Da questo scontro nasce la servo-padrone. Si tratta di una relazione conflittuale tra le due figure che da sempre, o almeno da Aristotele, hanno contrassegnato la struttura della socialità. Da un lato c'èessere solo un consumatore. Questo rovesciamento dei ruoli mette in luce l'importanza del lavoro come fonte di dignità e realizzazione per l'individuo. Nel corso dei secoli, il concetto di lavoro è stato oggetto di dibattito e interpretazioni diverse. Da un lato, c'è chi considera il lavoro come una mera necessità per sopravvivere, mentre dall'altro c'è chi lo vede come un mezzo per esprimere se stessi e realizzarsi. Aristotele, ad esempio, riteneva che solo la contemplazione teoretica potesse portare alla felicità e alla realizzazione dell'uomo libero, sminuendo così il valore del lavoro. Tuttavia, Hegel offre una prospettiva diversa, evidenziando come il lavoro possa essere un'opportunità per il servo di prendere coscienza del proprio valore e della propria superiorità rispetto al padrone. Questo rovesciamento dei ruoli mette in discussione l'idea tradizionale di lavoro come mera sottomissione e dipendenza, svelando invece il potenziale di autorealizzazione e dignità che può derivare dal lavoro. In conclusione, il lavoro può essere visto come un elemento fondamentale per l'individuo, in grado di conferire dignità e realizzazione. È attraverso il lavoro che l'individuo può esprimere se stesso, prendere coscienza del proprio valore e contribuire alla società.servo del suo servo. A mio parere, in quest'opera (e in questa tappa in particolare) Hegel riesce in qualche modo a rovesciare quell'antico retaggio e pone il lavoro come mezzo nell'operazione di scambio tra l'oggetto e il soggetto intento a realizzarsi. Possiamo certamente notare in questo l'influenza della cultura del tempo per la quale il lavoro aveva un ruolo rilevante, non solo in quanto motore della nascente civiltà industriale moderna, ma anche come base dell'antropologia della Riforma luterana e calvinista. Allo stesso tempo sappiamo che questa concezione del lavoro è collegata al tentativo di Hegel di eliminare l'impostazione filosofica che oppone soggetto e oggetto (limite poi della filosofia kantiana). Il singolo individuo, dunque, non ha a che fare solo con la realtà del mondo delle cose e dei fenomeni: deve estraniarsi da sé e oggettivarsi ad esempio attraverso il lavoro (un altro mezzo per Hegel è il).

Il pensiero di Marx si forma a contatto e contro la filosofia di Hegel. Secondo Marx, Hegel individuando nell'alienazione il processo storico dell'estraneazione, dell'oggettivazione umana, ha scambiato questa oggettivazione positiva con l'alienazione. Ha scambiato, cioè, l'oggetto alienato, il prodotto alienato con il movimento dell'alienazione, con il processo di produzione alienata dell'oggetto. Hegel quindi opera la soppressione dell'alienazione nella direzione della soppressione dell'oggettivizzazione e il suo rimane, in questo modo, un sistema astratto che non giunge al passaggio compiuto da Marx: l'alienazione non è una necessità umana bensì un risultato della sua storia. Pertanto, può storicamente e socialmente essere superata.

Nuovo punto di partenza, dunque, è l'analisidell'economia politica, al cui interno Marx può constatare la struttura reale, ovverostoricamente determinata, dell'alienazione.

Scrive Marx: "Noi partiamo da un fatto dell'economia politica, da un fatto presente. L'operaio diventa tanto più povero quanta più ricchezza produce" ("Manoscritti '44", economico-filosofici del I manoscritto, pag. 68). Il filosofo sente la necessità della povertà concreta dell'operaio,partire dai fatti, dai fatti reali e presenti come per arrivarel'economia politica,a comprendere quelle cause originali che dice Marx due pagine prima, non ha spiegato ma ha dato per assunte (ha cioè presupposto come teoria ciò cheavrebbe dovuto dedurre)."Questo fatto non esprime altro che questo: l'oggetto che il lavoro produce, il prodottodel lavoro, si contrappone ad esso come un essere estraneo.

come una potenza indipendente da colui che lo produce. Il prodotto del lavoro è il lavoro che si è fissato in un oggetto, è diventato una cosa, è l'oggettivazione del lavoro. La realizzazione del lavoro è la sua oggettivazione. Questa realizzazione del lavoro appare nello stadio dell'economia privata come un annullamento dell'operaio, l'oggettivazione appare come perdita e (ivi, asservimento dell'oggetto, l'appropriazione come estraniazione, come alienazione." p.68). Sappiamo che Marx elenca quattro "determinazioni" dell'alienazione, cioè quattro modi in cui l'alienazione riguarda l'uomo e la propria attività produttiva diversi modi in cui nell'alienazione come società. Dal passo sopra citato ricaviamo la prima determinazione: lavoro estraniato. Marx fa notare come il prodotto del lavoro sia sempre estraneo all'operaio al punto che più egli produce, meno possiede e

Meno ha da consumare. L'estraniazione del lavoratore dal prodotto del suo lavoro, se analizzata dal punto di vista dell'attività lavorativa, come estraniazione dell'attività stessa. Si manifesta poi dall'attività dell'operaio produce oggetti che non gli appartengono, l'attività momento in cui stessa non gli appartiene più. Non è una libera attività oggettivizzante bensì una attività l'estraneazione dall'attività alienata. Ecco la seconda determinazione: produttiva.

Marx: "Quindi, se il prodotto del lavoro è l'alienazione, la produzione stessa deve essere alienazione attiva, l'alienazione dell'attività, l'attività dell'alienazione. [...] il lavoro è esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma ma si nega, [...] non sviluppa una libera

“Energia fisica e spirituale masfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito.” (ivi, Nel lavoro estraniato l’uomopag. 71).

Non lavora liberamente per sé, per la propria realizzazione o per soddisfare un propriol’uomobisogno, ma per altri, per soddisfare bisogni estranei. Ne consegue quindi che sisente libero solo nelle sue funzioni animali, come il mangiare o il bere, e una bestia nellefunzioni umane. Da questo si possono conseguentemente ricavare la terza e la quartadeterminazione: l’estraneazione dell’uomo da sé stesso e dall’altro uomo. Da qui in poi,a mio parere, l’analisi della teoria dell’alienazione di Marx si integra con la sua visionedell’uomo e dell’umanità in generale, ovvero con la sua antropologia. Per Marx, a causadel lavoro estraniato, l’uomo decade dalla condizione più propriamente umana, perde cioèla sua humanitas, il suo essere allo stesso tempo sensibile e spirituale.

naturale e umano. come l'animale, alla sfera della natura, ma nel suo rapporto con Egli infatti, appartiene, di produrre in modo universale e per questo diversamente dall'animale che la natura sa produce solo per soddisfare immediatamente un suo bisogno, quindi in modo unilaterale. Il processo di oggettivizzazione dunque, inteso come lavoro tipicamente umano, come necessario scambio tra uomo e natura, è il processo di costruzione del mondo umano, società. Siamo nel cuore dell'antropologia marxiana: ovvero della specie umana e dell'al'uomo è un essere naturale appartenente ad una specie particolare. La sua attività vitale è quella di costruire il mondo umano attraverso il lavoro. In tal modo, nella vita della Infine: "Una specie, realizza e compie la sua natura: la società. conseguenza immediata del fatto che l'uomo è reso estraneo al prodotto del suo lavoro, della sua attività vitale, al suo essere generico,

è l' estraniazione dell'uomo dall'uomo. Se l'uomo si contrappone a sé stesso, l'altro uomo si contrappone a lui. Quello che vale del rapporto dell'uomo col suo lavoro, col prodotto del suo lavoro e con sé stesso, vale del rapporto dell'uomo con l'altro (ivi, uomo, ed altresì col lavoro e con l'oggetto del lavoro dell'altro uomo.” p.76). Hegel, l'alienazione nonAbbiamo compreso dunque come per Marx, diversamente da con l'oggettivazione, coincida ma con una precisa realtà economica e con uno specifico fenomeno: il lavoro salariato e la trasformazione dei prodotti del lavoro in oggetti estranei ai loro produttori. Marx visse questo fenomeno come la caratteristica di una determinata epoca della produzione, quella capitalistica, ritenendone possibile il superamento solo attraverso “l'emancipazione della società dalla proprietà privata”. Da qui risulta chiaro il motivo.

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Publisher
A.A. 2020-2021
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 0_fede_81 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof kaion irene.