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STARTING REPORT

Approccio al TPV e automonitoraggio

1. Che cosa si aspetta da questo laboratorio?

Mi aspetto di esplorare più in dettaglio le caratteristiche distintive dei modelli

di colloquio in psicologia clinica. Ho svolto l’esame di psicologia clinica,

quindi penso e spero di essere preparato ad affrontare i temi del TPV

2. Quali ritiene siano i principali ambiti applicativi del tema del Laboratorio?

Mi aspetto il Laboratorio possa fornire competenze pratiche applicabili nel

campo del colloquio, soprattutto nell’ambito della psicologia clinica

3. In una scala da 1 (poco) a 5 (molto):

a. quanto si sente motivato/a dagli argomenti trattati? …4….

b. quanto si sente preparato/a per affrontare gli argomenti trattati? .…4…

Sintesi ragionata

Parte 1 parte 3

1 - diagnosi medica e diagnosi psicologica

A differenza di quanto riguarda altre branche della medicina, nel campo della salute

mentale la diagnosi nosografica non rappresenta il punto d’arrivo del processo

diagnostico e non genera linearmente l’approccio terapeutico, bensì è punto di

partenza per una ulteriore specificazione delle caratteristiche del paziente in cui la

diagnosi psicologica può trovare un suo utile ruolo. Questo aspetto, legato al fatto che

la diagnosi nosografica in psichiatria non rispecchia un’eziologia definita e nota, ha a

lungo costituito punto di debolezza e dibattito della psichiatria e psicologia.

2 – diagnosi e restituzione

L’ipotesi diagnostica è frutto della convergenza di dati ottenuti dal paziente (diretti)

e/o dai suoi familiari (indiretti), dati dall’osservazione, ipotesi diagnostiche di operatori

precedenti, ipotesi diagnostiche dei vari step del processo e loro eventuali

discrepanze. La restituzione è quel processo che prevede di comunicare l’ipotesi

diagnostica nelle forme comprensibili al paziente ed hai suoi vissuti ed adeguate alle

sue aspettative, fornendogli una chiave di lettura per la sua storia. Anche per questo

Cognome e Cattaneo Francesco

Nome

Matricola 004595415

Data 28/11/2024

richiede di essere eseguita nei tempi idonei e spesso non si esaurisce in una sola

seduta ma può richiedere più tempo in modo variabile. Giocano un peso sia le

caratteristiche del paziente, sia caratteristiche relazionali interpersonali. Infatti va

evitato il rischio che anche la restituzione diventi un’ennesima occasione nella quale il

paziente ripeta comportamenti o sperimenti vissuti abituali della sua vita, che possono

fargli sprecare un’opportunità di aiuto.

3 – fasi e strumenti del processo diagnostico

Il processo diagnostico in psicologia clinica è analogo alla struttura e caratteristiche

che presenta in medicina, ma sono differenti le tecniche di rilevamento dei dati e gli

obiettivi. Il percorso diagnostico si compone di: invio/autoinvio, incontri diagnostici,

colloqui, visita psichiatrica, anamnesi, psicodiagnosi testistica, osservazione, sintesi

dei dati, restituzione della diagnosi e indicazione/controindicazione al trattamento. Il

trattamento e/o intervento si compone di: attuazione, conclusione e follow up. Gli

strumenti utilizzati sono: colloquio psicologico, colloquio psichiatrico, colloquio

anamnestico, colloquio pretest, test, osservazione del paziente, osservazione familiare

e colloquio di restituzione.

4 – caratteristiche della diagnosi psicologica

La letteratura è concorde nell’affermare che il fondamento del lavoro diagnostico in

psicologia clinica è la relazione interpersonale. Questa ha la peculiare caratteristica di

costituire un’area di sospensione del giudizio, della decisione, delle aspettative di

intervento, al paziente è richiesto di non cambiare nulla del suo abituale modo di

essere, compresi i sintomi. Si collabora per un lavoro di conoscenza i cui “dati”

verranno restituiti al termine del processo, se si decide di agire un trattamento.

L’intento è la costruzione con il paziente di una “alleanza diagnostica”. Questa

permette quantità e qualità delle informazioni diagnostiche, consentendo anche

l’emersione e indagine di fenomeni di menzogna, reticenza, travisamento,

discrepanza, fratture/sospensioni/incertezze dell’alleanza diagnostica e trarre anche

da questi informazioni potenzialmente preziose. Inoltre è fruttuoso esplicitare ed

esplorare insieme eventuali barriere all’alleanza.

Alcuni ostacoli all’alleanza che possono riguardare il clinico sono: peculiarità della

struttura personologica, difetti della formazione professionale, adesione troppo rigida

ad un modello teorico di riferimento, imitazione di qualche “maestro”… tutto ciò che

impedisce la rilevazione delle caratteristiche del paziente e la forzatura in schemi

aprioristici.

5 – pluralità dei dati e discrepanza

Dato l’utilizzo e integrazione di diversi elementi diagnostici è possibile emerga una

discrepanza. Questa può sia segnalare la necessità di rivedere alcuni dei dati, sia

essere a sua volta fonte di informazioni sul quadro clinico. Spesso le discrepanze

derivano dall’esposizione a differenti contesti e/o operatori. Non esiste una gerarchia

per cui stabilire la maggiore/minore attendibilità dei dati, tuttavia gli psicologi clinici

fanno frequentemente riferimento, come elemento decisivo, il colloquio clinico, per

risolvere le discrepanze.

6 – corollari

Il processo diagnostico può avere, in alcuni casi, già di suo un effetto modificatorio

tramite la riformulazione dei quesiti. Questo può portare alcuni pazienti a ritenersi

soddisfatti e senza la necessità di ulteriori interventi, sarà compito del clinico

comunicare se identifica avvisaglie di future difficoltà. Idealmente il processo

diagnostico dovrebbe incrementare la comprensione della sua situazione per il

paziente e sostenere e stimolarne l’autonomia. Il processo diagnostico e proposta

terapeutica possono rendere esplicito l’esistenza di un metodo che ripuliscono il

campo da credenze di casualità o affidamento “alla cieca” in ambito psicologico. Infine

il processo diagnostico strutturato rappresenta anche un’argine alla tentazione del

Cognome e Cattaneo Francesco

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Data 28/11/2024

clinico inesperto di elaborare una diagnosi impulsiva, generando una ipotesi singola

non validata.

Parte 2 parte 2

Il colloquio clinico

Il colloquio è un processo interattivo e si caratterizza per lo scopo del conseguimento

di un obiettivo predeterminato, con focus su una area specifica di interesse. Nel

contesto psicologico lo scopo del colloquio è chiarire il modo di vivere della persona in

esame, ed in quali aspetti gli risulta maladattativo, supportandolo nell’esplorazione e

comprensione. Un buon colloquio è caratterizzato dalla raccolta efficiente di un

elevato numero di dettagli e dal mantenimento di un buon livello di alleanza.

A chi conduce il colloquio clinico è richiesto di:

Conoscere la gamma di diagnosi e trattamenti possibili, saper gestire la responsabilità

che deriva dal dover prendere decisioni in breve tempo, saper interagire e comunicare

in modo chiaro con paziente e familiari, saper monitorare i proprio bias.

Richiesta di appuntamento e invio

La decisione di rivolgersi a uno psicologo clinico è in genere l’esito di un ragionamento

diagnostico, fatto dall’individuo che si rende conto di non essere più in grado di

individuare soluzioni che possano arrecare sollievo a una sensazione soggettiva di

malessere. Oppure può anche essere frutto di pressioni da parte di familiari o amici o

dell’accettazione passiva di un’indicazione proveniente dall’esterno e non riconosciuta

come congruente con i propri bisogni. Solitamente è sufficiente l’ascolto per

raccogliere un elevato numero di informazioni, in quanto la maggior parte dei pazienti

si presenta collaborativo nella speranza di sollievo ad una sofferenza. La situazione è

però anche altamente conflittuale, perché parlare del proprio disagio emotivo spesso

non è solo doloroso, ma anche imbarazzante. Il bisogno di mantenere la propria

autostima e la paura di perdere il rispetto del clinico possono interferire con la libera

espressione di pensieri e sensazioni. Le domande del clinico devono agevolare e

ridurre questo attrito. La modalità di richiesta di appuntamento è una prima fonte di

informazione.

Il paziente che si auto invia

L’autoinvio presuppone la consapevolezza che la sofferenza sia di natura psichica,

oppure un dubbi su possibili altre cause anche organiche, e in generale l’incapacità di

formulare soluzioni soddisfacenti. Altra eventualità è il paziente “insoddisfatto” della

diagnosi fatta da un altro operatore, precedentemente interpellato.

Il paziente che si rivolge allo psicologo per la prima volta può essere: perplesso sulla

richiesta, disorientato dalla scoperta del disturbo, avvilito, colpevolizzato, disorientato

da informazioni ricevute, imbarazzato nel citare indicatori di disturbo psichico.

L’insoddisfazione per una diagnosi precedente può derivare da una da una

discrepanza tra operatore e paziente sui modelli interpretativi, sui possibili rimedi,

sugli effetti collaterali, sulle aspettative, sulla gravità, sulla soddisfazione globale, sulla

risoluzione di aspetti specifici del problema.

Ovviamente, ogni richiesta palese del paziente può celare richieste implicite o attese

che egli non è disposto a comunicare, ma che è auspicabile siano almeno sospettate

dal clinico.

Il paziente inviato dai familiari

La richiesta di parere è, in questo caso, l’esito di un ragionamento diagnostico fatto

dai familiari. Il paziente può concordare, in misura maggiore o minore, con la diagnosi

dei familiari o dissentirne completamente.

Talvolta i familiari possono chiedere di sostituire il paziente in consultazione per via

della gravità dei sintomi, in questi casi sarebbe un errore negare il consulto, chiudendo

di fatto il rapporto con la famiglia in difficoltà. Altra eventualità è quella in cui il

Cognome e Cattaneo Francesco

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paziente prenota spinto dai familiari, di cui non condivide la preoccupazione: sarà

necessario valutare il processo diagnostico svolto da familiari e paziente e adottare un

atteggiamento di aiuto e non valutativo per costruire un’alleanza con il paziente.

Il paziente inviato da un collega

Un paziente può essere inviato allo psicologo clinico da un medico generico, che ha

formulato l'ipotesi che alcuni disturbi organici abbiano una grave componente

psicologica; da uno specialista con analog

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Publisher
A.A. 2024-2025
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fracattaneo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Lattanzi Paola Francesca.