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ΔT K
c p
Si può osservare come la temperatura dell'aria erogata risulti essere di 291°C e quindi si tratta di un
valore abbastanza elevato.
Per la progettazione è stato possibile basarsi sulla teoria della similitudine delle macchine che lega
macchine simili tra loro tramite dei parametri adimensionali.
In questo caso, come parametro adimensionale, è stato scelto quello del numero di giri specifico (N )
s
definito come di seguito: 1
2
Q
⋅
=ω
N s 3
4
H is
Per la scelta del numero di giri specifico è stato considerato come riferimento il grafico, riportato di
seguito, che riporta la correlazione tra efficienza totale a totale (η ) in funzione del numero di giri
tt
specifico (Ns) per turbine radiali e assiali
Questo grafico è caratteristico delle macchine motrici, ma se ragioniamo in termini di parametri
adimensionali è possibile traslare il grafico sia alle macchine operatrici e quindi nel nostro caso, ai
compressori centrifughi.
Si osserva che η assume valori elevati e costanti in un range abbastanza elevato di Ns compreso tra
tt
0,10 e 0,15.
Quindi è stato assunto un N = 0,12 in modo da garantirci un'efficienza elevata.
s
Noti N ,Q ed H è stato possibile determinare la velocità di rotazione nominale della macchina:
s 3
3
4
H ⋅π ⋅
2 N rad
is
⋅60 ⋅ =44609rpm =4671
N=N → ω=
s 1 60 s
2
Q
Questa velocità di rotazione risulta abbastanza elevata perché se determiniamo la potenza necessaria
come: ⋅ =1260475W
P=G H eff
Si osserva che l'applicazione con un solo stadio di compressione richiederebbe un numero di giri e una
potenza necessaria troppo elevati e inoltre la temperatura in uscita dal compressore, come osservato
precedentemente, risulterebbe anch'essa elevata.
Soluzioni progettuali
Sulla base di quanto osservato, la soluzione progettuale migliore è risultata essere quella di suddividere
la compressione in 3 stadi.
Di fatti, adottando la soluzione con giranti integrally geared (ogni stadio isolato dal precedente) è
possibile ottimizzare per ogni stadio la velocità di rotazione e la dimensione della girante.
La potenza agli stadi viene fornita tramite un ingranaggio comune che trasferisce il moto agli ingranaggi
adiacenti che tramite un rapporto di riduzione, danno la velocità giusta a ciascuna girante.
Sempre per motivi di semplificazione è stato deciso di riportare ugualmente il rapporto di compressione
sui tre stadi; risulta quindi: √
3
=
β β=1,91
stadio
Per quanto riguarda l'elevata temperatura in uscita invece, è stato predisposto uno scambiatore di calore
con il compito di abbassare la temperatura dell'aria in ingresso allo stadio successivo.
La soluzione di compressione interrefrigerata viene preferita in quanto diminuisce il lavoro di
compressione per stadio.
Come fluido refrigerante è stata considerata della semplice acqua a temperatura ambiente (20°C) e per
far sì che lo scambiatore possa funzionare è necessario che ci sia un ΔT tra fluido refrigerante e fluido
refrigerato(aria) e in questo caso è stato ipotizzato essere di 10°C.
Quindi l'acqua in uscita avrà una temperatura pari a 30°C.
In questo caso non è stato eseguito il dimensionamento dello scambiatore ma per tenere di conto lo
stesso delle perdite di pressione che si generano per l'appunto all'interno dello scambiatore di calore, si
considera una perdita pari a 65 mbar a cui corrisponde, quindi un β = 2
tt
Progettazione del primo stadio
Dal momento che il rapporto di compressione è stato riparto ugualmente su ogni stadio, la progettazione
di quest'ultimo risulta essere analogo per tutti e 3 gli stadi.
Quindi è stata riportata solo quella del primo stadio.
Mantenendo lo stesso valore del rendimento isoentropico e del numero di giri specifico è stato possibile
ricalcolare i valori del lavoro specifico, della velocità di rotazione e della potenza da fornire:
[ ]
k−1
1 J
k
⋅ ⋅ ⋅
= −1 =81136
H c T β
eff p 01 tt
η kg
is
3
4
H ⋅
2⋅ π N rad
is
⋅60 ⋅ =17844 =1869
N=N rpm → ω=
s 1 60 s
2
Q 4
H eff
= =79,9 =T + =372,9
ΔT K →T ΔT K=100 ° C
02 01
c p ⋅ =371497W
P=G H eff
Infatti, è possibile osservare che i valori ottenuti adesso sono più ragionevoli rispetti a quelli ottenuti in
precedenza considerando un solo stadio di compressione
Design aerodinamico
Come accennato in precedenza l'intera progettazione si è basata su dei coefficienti adimensionali e su
delle scelte di base.
In particolare, per quanto riguarda il design aerodinamico della macchina, la prima scelta da fare è
quella relativa all'angolo del metallo in uscita dalla girante.
Tale scelta ha un impatto notevole sulle prestazioni della macchina e in particolare sulla curva
caratteristica del compressore.
Infatti, pale con angolo β > 90° tendono ad avere un comportamento instabile, basse efficienze ma con
2
una maggiore possibilità di caricare la singola pala.
Con pale con angoli β < 90° invece si riesce a raggiungere prestazioni migliori e soprattutto si riesce ad
2
avere un funzionamento stabile del compressore
Quindi è stato adottato un angolo di swept inferiore a 90° in particolare di 40°. che è tipico delle
applicazioni industriali.
In realtà, se prendiamo in esame il grafico qui sopra riportato, la curva caratteristica per un angolo di
backswept (inferiore a 90°) rappresenta l'andamento di funzionamento teorico perché non tiene di conto
delle eventuali perdite che all'interno della girante.
Infatti, le perdite che fanno discostare dal caso ideale sono essenzialmente 3:
• →
slip factor non è una perdita di natura viscosa, limita la possibilità della girante di trasferire
lavoro al fluido in quanto riduce il coefficiente di carico di una quantitò costante sull'intero range
di funzionamento.
Poiché il numero delle pale non può essere infinito, il flusso non seguirà la direzione della pala e
sarà soggetto ad uno “slip” dovuto allo scarico progressivo del salto di pressione verso l'uscita
(condizione di Kutta-Joukowsky)
• →
perdite per attrito esse sono proporzionali al quadrato della velocità e sono date da un
coeffciente k moltiplicato per la portata volumetrica elevata al quadrato.
• →
Perdita per incidenza queste perdite sono dovute al fatto che il fluido non entra
perfettamente allineato nel vano, ma con una certa incidenza e deve variare la sua direzione
bruscamente. 5
Queste perdite si considerano nulle in condizione di design.
Si può osservare come la curva di funzionamento reale sia in realtà una parabola che viene ottenuta
partendo da una retta, che viene traslata di una certa quantità pari allo slip factor e poi si va a sottrarre
prima le perdite per attrito che aumentano col quadrato del coefficiente di flusso e poi infine le perdite
per incidenza che hanno un andamento asimmetrico.
Questo perché dal lato delle incidenze negative sono più basse (andando verso lo stallo) e aumentano
di più andando verso il chocking.
Mettendo le perdite per incidenza fa sì che troviamo un massimo del coefficiente di carico per un dato
valore del coefficiente di flusso.
Il coefficiente di carico reale, quindi sarà sempre minore del coefficiente di carico ideale ed è opportuno
conoscere il valore dello slip factor per poter stimare quanto è questa differenza.
Prima di fare ciò è stato dovuto scegliere un numero finito di pale; infatti si ricorda che se fosse possibile
inserire un numero infinito di pale, queste potrebbero guidare il fluido perfettamente e ottenere un angolo
di uscita analogo a quello del metallo.
Questo caso limite non è realizzabile nella pratica dato che corrisponderebbe ad un annullamento della
sezione di passaggio e quindi della portata.
Per selezionare il numero di pale in uscita è stato fatto riferimento alla relazione empirica di Stodola:
( )
β 2 ∞
=intero
Z 2 3
Di solito, siccome si tratta di una relazione empirica, è buona norma aggiungere 1-2 pale al fine di
riuscire a guidare meglio il flusso.
È stato quindi scelto un valore si Z = 15
2
Inoltre, è possibile determinare anche il valore del coefficiente di flusso in uscita dalla girante (φ ) che
2
solitamente è compreso tra 0,1 e 0,3 c m 2
=
φ 2 u 2
Dove in particolare c è la velocità meridiana in uscita, cioè la somma vettoriale della velocità assiale e
m2
radiale di cui prenderemo il modulo.
Se il canale risulta totalmente radiale, come in questo caso, la componente assiale di velocità risulterà
nulla e quindi la velocità meridiana coinciderà con la velocità radiale c = c
m2 r2
Quindi la scelta del coefficiente di flusso definisce il triangolo di velocità in uscita dalla girante e per
potere definire tale coefficiente è stata presa come riferimento la seguente tabella
6
Come primo tentativo è stato scelto un valore del φ pari a 0,17.
2
Di conseguenza la procedura è andata avanti con la determinazione del triangolo di velocità in uscita.
In particolare, è stato determinato prima il triangolo in uscita rispetto a quello in ingresso perché
l'ingresso è assiale: se c non fosse stato uguale a 0 la procedura sarebbe proseguita con una
θ1
iterazione tra la sezione di ingresso e uscita.
Grazie al fatto che c = 0 è stato possibile determinare τ
θ1 ∞
Il coefficiente di carico ideale τ corrispondente al caso in cui il flusso esce dalla girante esattamente con
∞
un angolo cioè il caso in cui il flusso risulti perfettamente guidato (caso con infinite pale) può essere
β 2∞,
valutato come segue: ⋅cot
=1−φ ( )=0,7974
τ β
∞ 2 2 ∞
Avendo prima definito la velocita di slip come: =c −c
c s θ2 ∞ θ 2
È stato possibile, di conseguenza, definire il fattore di slip come utilizzando una correlazione fornita da
Wiesner. √ sin β 2 ∞
=1− =0,88
σ 0,7
Z 2
In conclusione, è stato determinato il coefficiente di carico reale:
⋅
=σ−φ )=0,68
τ cot(β
2 2 ∞
Ricordando che il coefficie