Lo scontro politico: la One China Policy
Questo processo di transizione democratica, avvenuto tra la seconda metà degli anni 80 e la
prima metà degli anni 90, inizialmente fece in modo che il confronto politico sull’isola fosse
determinato dal tema delle riforme democratiche e della stabilità politica. Il Partito democratico
progressista si schierò su posizioni pro-riforme e il Guomindang difese posizioni conservatrici. Il
graduale consolidamento delle istituzioni democratiche tuttavia fece sì che questo tema
perdesse rilevanza ed emergessero nuovi assi di confronto. È così che si impone l'argomento
“Cina”: le forze politiche si dividono tra DPP insieme alla coalizione “pan-verde,” fautori
dell’indipendenza formale dell’isola di Taiwan rispetto alla Cina popolare con riconoscimento
internazionale da parte degli altri Stati; e KMT con la coalizione “pan-blu,” fautori del
perseguimento dell’unificazione politica tra il governo di Taipei e quello di Pechino (“One China
Policy”).
Nel tempo i partiti hanno assunto progressivamente delle posizioni più moderate, mantenendo
sempre delle differenze identificabili da parte degli elettori, ma raggiungendo un consenso
implicito sul rapporto tra Taiwan e Cina popolare: oggi il confronto tra le due formazioni politiche
riguarda il grado di cooperazione tra le due sponde dello stretto, costantemente oggetto di
tensioni politiche e militari.
Il fatto che lo scontro politico si concentri su quest’asse “unificazione-indipendenza” è
chiaramente una conseguenza del rapporto tra i due paesi: per quanto Taiwan abbia cercato di
mantenere una condizione di sovranità “de facto” è ovvio che l’esistenza di uno Stato così vicino
e grande come la Cina popolare, intenzionata ad ottenere l’unificazione tra i due governi,
rappresenti un elemento in grado di definire l’agenda politica dell’isola, la quale è legata alla
Cina sia dal punto di vista economico che finanziario.
Oltre alla questione di politica internazionale, si pone quella socio-demografica, fondata su due
fratture sociali: la prima è di natura etnica, basata in particolare sulla divisione
hokkienesi-mainlander: i mainlander infatti si sono sempre mostrati più favorevoli ad
un’unificazione tra le due entità statali rispetto alla maggioranza hokkienese. La seconda
frattura è legata all’identità nazionale dei cittadini taiwanesi: grazie ai processi sociali di
commistione e integrazione dei gruppi etnici nei vari ambiti della società, nel momento in cui vi è
stato il ricambio generazionale e il processo di transizione democratica, Taiwan aveva raggiunto
uno sviluppo politico qualitativamente diverso da quello del regime di Pechino, allontanandosi
dall’idea di far parte di un’unica nazione cinese, e affermandosi sempre di più l’idea di essere
una nazione ben distinta, con una propria identità.
Bipartitismo taiwanese: sistema politico e istituzioni democratiche
Dunque il cosiddetto “bipartitismo imperfetto” taiwanese,ì è un sistema partitico dominato da
due partiti politici e caratterizzato da terze forze di piccole dimensioni, frutto del sistema
istituzionale e, più nello specifico, delle istituzioni elettorali del paese che riescono, grazie alle
leadership di KMT e DPP, ad andare incontro alle posizioni della maggioranza degli elettori
taiwanesi e offrire alternative di governo credibili.
Taiwan è una Repubblica semipresidenziale il cui governo centrale comprende la presidenza e
cinque rami principali, o Yuan: sistema integrato inoltre da numerosi governi locali i cui capi e
rappresentanti vengono anch’essi eletti dal popolo.
Presidente e vicepresidente sono eletti direttamente e restano in carica quattro anni: possono
poi essere rieletti per un solo ulteriore mandato. Il presidente è capo di Stato e comandante in
capo delle forze armate, rappresenta la nazione nelle relazioni estere e il potere di nominare i
capi di quattro rami del governo, compreso il premier, che guida lo Yuan esecutivo,
comunemente detto Gabinetto. Sul premier ricadono la responsabilità generale della
formulazione ed attuazione dei programmi e l’obbligo di riferire regolarmente alla Legislatura
(Yuan Legislativo). Oltre a sottoporre a revisione ed emanare le leggi, la Legislatura conduce
audizioni su questioni di indirizzo politico, esamina proposte di legge di bilancio e controlla le
operazioni delle agenzie governative. Dei restanti tre Yuan, lo Yuan d’Esame è responsabile
della gestione del sistema dell’amministrazione statale, lo Yuan Giudiziario dirige il sistema
nazionale dei tribunali e lo Yuan di Controllo esercita il potere di impeachment e sfiducia dei
funzionari pubblici e di revisione dei conti delle agenzie governative.
La Costituzione promulgata nel 1947 iniziò a servire come fondamento per il governo
democratico e lo Stato di diritto solo dopo l’abolizione della legge marziale. Da allora, ha subito
sette cicli di revisione (dal 1991 al 2005) per renderla più pertinente alla condizione attuale del
paese. Inoltre, il potere di ratificare le modifiche costituzionali è ora esercitato dai cittadini
attraverso referendum: tutti segni di un sistema democratico solido e al contempo dinamico.
Il sistema elettorale
L'area elettorale principale è quella per la presidenza della Repubblica, per cui vige un sistema
di plurality, ossia un sistema a turno unico dove risulta eletto il candidato con il maggior numero
di voti. Le elezioni per lo Yuan legislativo sono state regolate fino al 2005 dal sistema voto
singolo non trasferibile (VSNT), cioè un sistema che permette all'elettore di esprimere un solo
voto per un candidato, all'interno di un collegio plurinominale in cui risultano eletti i candidati che
hanno ottenuto il maggior numero di voti, e negli anni successivi da un sistema misto
maggioritario-proporzionale che ha spezzato le elezioni legislative in due arene scollegate: una
prima arena regolata da un sistema maggioritario plurality (risulta quindi eletto il candidato con
la maggioranza relativa dei voti validi, ossia con il maggior numero di voti, basato su 73 collegi
uninominali) e una seconda arena proporzionale regolata da un sistema di voto di lista, basato
su un unico collegio nazionale, con soglia di sbarramento al 5%, in cui la ripartizione dei voti
viene definita sulla base del sistema dei resti più alti, conosciuto come metodo Hare.
Dunque la riforma del 2005, se da un lato ha avuto un effetto riduttivo sugli indici relativo al
numero effettivo di partiti elettorali (ENEP) e il numero di partiti parlamentari (ENPP) a causa di
una riduzione dei seggi in palio da 225 a 113, d’altro lato ha introdotto l’area proporzionale
(ovvero assegnando così 34 seggi sul totale di 113), permettendo di esplorare alternative al
sistema bipartitico.
Nuova generazione politica: il movimento dei girasoli
Il tradizionale bipartitismo viene sfidato nel 2014 a seguito dell’emergere del “movimento dei
girasoli” – un movimento studentesco che imporrà la sua volontà al Yuan legislativo tramite il
suo attivismo, consentendo nelle seguenti elezioni del 2016 la formazione di nuovi partiti politici
facenti parte della cosiddetta “Terza forza.” Nasce pertanto un orientamento alternativo alle due
coalizioni dominanti della vita politica taiwanese (coalizioni pan-azzurra e pan-verde).
Questa mobilitazione politica risultò non solo dalla crescente influenza cinese negli affari
taiwanesi, ma anche da proteste e tensioni già suscitate dai crescenti problemi in campo
economico delle giovani generazioni, penalizzate dall’insufficienza di opportunità lavorative e
salari stagnanti: giunge così al culmine la rinascita del movimento politico studentesco, riemerso
dopo anni di silenzio nel 2008 con la rielezione del KMT.
Il 18 marzo 2014 un gruppo di studenti occupa il Yuan legislativo a Taipei protestando contro un
accordo di libero scambio con la Cina firmato dal governo KMT: il “Cross-Strait Service Trade
Agreement” (CSSTA). L’occupazione, durata tre settimane, contestava non solo i contenuti
dell’accordo, che sembravano favorire in modo sproporzionato la Cina, ma anche il modo
grossolano in cui era stato approvato – una discussione formale di soli 30 secondi, detta poi “30
Second Incident.” Al movimento aderirono successivamente centinaia di migliaia di persone,
che si affollarono attorno al Yuan legislativo in solidarietà con gli studenti. Gli occupanti infine
raggiunsero infine il loro obiettivo: dopo quasi un mese di occupazione il governo decise di non
ratificare il CSSTA.
Il movimento dei girasoli aveva ormai mobilitato una giovane generazione facendola entrare in
politica, alcuni aderendo alla DPP e altri formando i partiti della “Third Force” accusando la DPP
di essere troppo incline al compromesso. Tra questi nuovi partiti il New Power Party (NPP) e
Social Democratic Party (SDP), voce di una gioventù progressista e ambientata sempre più
verso una propria identità taiwanese, nuove politiche di tutela dell’ambiente, diritti dei lavoratori,
e diritti LGBTQ+.
La mobilitazione politica contribuì all’aumento di critiche nei confronti del KMT ed al suo netto
calo di popolarità: nelle seguenti elezioni del 2016 perse la maggioranza, lasciando spazio alla
DPP (68 su 113 seggi, in confronto ai 35 della KMT). La neonata NPP riuscì inoltre a emergere
come terzo partito, con 5 seggi. Questo cambiamento radicale, ovvero l’assorbimento da parte
della politica parlamentare di una generazione di attivisti, indica la resilienza della democrazia
taiwanese: essa è riuscita ad inglobare il dissenso nell’ambito delle strutture istituzionali,
scongiurando in tal modo sia i rischi di svolte repressive che lo sviluppo di minoranze estremiste
e polarizzate. Appare dunque evidente la fiducia delle generazioni di giovani taiwanesi nei
confronti delle istituzioni democratiche del paese.
Partecipazione politica: la “democrazia digitale”
Tale fiducia è forse anche dovuta a un altro aspetto all’avanguardia del sistema taiwanese: la
“democrazia digitale” di cui è esponente l'attuale Ministra del Digitale, Audrey Tang. Idea basata
sul principio della trasparenza e della partecipazione politica popolare, proposta dal gruppo
taiwanese gØv (“gov-zero”), che creò nel 2012 un sistema di revisione per il bilancio del
governo centrale. Questi autodefiniti “hacker civici” compilarono i dati contabili in modo
interattivo e accessibile, consentendo al pubblico di commentare e dare un voto su ogni
componente del budget. Da allora il governo ha inserito questo concetto di collaborazione
online nel suo sistema