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La mafia come ordinamento giuridico

Grazie alla delimitazione dell'area del diritto fornito da Ferrari possiamo rinvenire i caratteri della norma giuridica:

  • Istituzionalità: si possono definire giuridici i modelli normativi che riflettono pratiche sociali consolidate e ricorrenti.
  • Eteronomia: non si limita al concetto di normazione imposta da qualcuno che la impone a qualcun altro a cui viene imposta, ma si estende alla normazione che scaturisce dal reciproco contrapporsi di soggetti.
  • Sanzionabilità: comporta la presenza dell'elemento rafforzativo della sanzione, quindi nella presenza di un apparato sanzionatorio certo ed efficace.

Ferrari propone di delimitare l'area ancora di più e di aggiungervi come caratteristica l'onnicomprensività, cioè la capacità di coprire l'intera gamma di rapporti sociali di una comunità. È proprio questo criterio che porterebbe a non definire giuridico il sistema normativo mafioso.

A causa della sua relatività del campo di applicazione. Dualità della mafia: da un lato nega il diritto dello Stato, ma dall'altro partecipa alla vita pubblica, quindi non uscendo dallo stesso, ma facendovi parte. Rispetto alla prima dimensione, in molti sostengono che la nascita e lo sviluppo della mafia siano da rimproverare alla incapacità dello Stato di conquistare il "vuoto di Stato", Sud. Secondo questa prospettiva la mafia ha riempito un "anti-stato". Non possiamo definirla in quanto essa ha bisogno dello Stato, cioè di qualcuno che pretenda di avere il monopolio della violenza pubblica legittima, ma senza riuscire ad esercitarla efficacemente. Da questa considerazione arriviamo alla seconda dimensione della mafia. La mafia è dentro e con lo Stato in qualità di soggetto produttore di politica. Crea legami con gli apparati statali, controlla le istituzioni.

A dimostrazione diciò, ci sono stati numerosi casi di scioglimento di amministrazioni comunali per infiltrazione mafiosa. L'ente locale dispone di posti di lavoro, del potere di bandire e condizionare i concorsi per l'arruolamento dei vigili urbani e in un luogo in cui vige la regola del favore anziché quella del diritto, mettere le mani su un ente locale significa poter gestire a proprio piacimento. LA MAFIA COME SISTEMA SOCIALE È un sistema perché opera con confini ben definiti ed è anche sociale in quanto consiste in un comportamento. La mafia è un sistema sociale che vive in rapporto di funzionalità reciproca con altri sistemi; di questo rapporto si nutre e da questo trae forza. Rapporti tra il sistema mafia e altri sistemi sociali: SISTEMA MAFIA/SISTEMA POLITICO: 1. rapporti che risalgono al periodo post-unitario con il delitto di Notarbartolo nel 1983, stimato uomo politico, sindaco di Palermo e presidente del Banco di Sicilia, peril quale fu condannato e poi assolto l'onorevole Palizzolo, deputato con stretti legami con la malavita palermitana, grazie alla quale questa aveva ottenuto scarcerazioni e riduzioni di pena, al fine di acquisire sostegno elettorale. SISTEMA MAFIA/SISTEMA ECONOMICO-IMPRENDITORIALE: 2. sistemi legati da una relazione di scambio di servizi. Il sistema illegale criminale offre liquidità di denaro, attività imprenditoriali e pacchetti di voti. Il sistema imprenditoriale guarda al profitto e accetta il servizio. Ne emerge un intreccio di attività illegali come riciclaggio, usura, corruzione. Emblematico il caso dello "smaltimento dei rifiuti" che la mafia propone alle aziende senza scrupoli che si liberano di scarti di produzione rivolgendosi al mercato nero. L'impresa mafiosa vince l'appalto perché ha ingenti capitali che la rendono estremamente concorrenziale o perché favorita dal sistema del "ribasso". Chiaramente uncaso di concorrenza sleale che usa materiali scadenti e manodopera sottopagata. 3. SISTEMA MAFIA/SISTEMA CULTURALE: la mafia si impossessa di valori tipici di una cultura meridionale, che vengono interpretati in modo rigido e utilitaristico ai fini dei loro scopi organizzativi. È avvenuto un vero e proprio scippo di valori identitari. L'attaccamento ai principi cristiani serve ad attirare consensi e legittimazione. Spesso durante le processioni o le feste di paese si fa fatica a capire chi si stia festeggiando, se il Santo o il boss. LA ZONA GRIGIA Non è all'apparenza illegale o criminale, ma costituisce lo strumento per rendere utilizzabile il ricavato del sistema criminale che altrimenti sarebbe inutilizzabile. Si tratta di una vasta e articolata rete che costituisce una "intelligenza collettiva" al servizio della mafia. Protagonisti di questa rete sono i professionisti che da anni collaborano con le organizzazioni criminali per rendere loro possibile.

L'insinuazione nel mondo delle perizie, delle informazioni e delle consulenze legali. Si occupano di certificati che vendono alla mafia. Tutti i partecipanti hanno qualcosa da guadagnare, 3 professionisti e mafiosi, tra loro tendono ad assicurarsi accordi, scambi molto vantaggiosi per entrambi.

Isomorfismo della mafia: la mafia è da sempre un'organizzazione mimetica, che si approfitta delle situazioni. È collocata all'interno di incastri e connessioni tra l'alto e il basso della gerarchia sociale. La mafia è incorporata nel contesto sociale e questo si dimostra mediante la sua attività organizzativa: si distingue in power syndacate, mediante la quale organizza il territorio per esercitare il potere, e in enterprise syndacate che attiene all'organizzazione dei traffici e degli affari al fine dell'accumulazione della ricchezza.

La forza della mafia sta nella capacità di networking: permette ai mafiosi di porsi come mediatori, patroni, protettori.

A seconda delle situazioni. Ma come agisce la mafia all'esterno? Ad esempio l'estensione dell'impresa mafiosa e delle attività ad essa collegate necessita di passaggi specifici quali la registrazione di un atto, un passaggio di proprietà, la costituzione delle imprese. Cosa accade allora: il professionista viene contattato dagli imprenditori, lui non si cura della provenienza dei capitali e della fedina penale dei propri clienti. Aiuta le imprese a nascere, crescere, svilupparsi, sostenendole nello schivare controlli, tenendo a bada i conti e regolando i rapporti con gli operai assunti senza regole e senza diritti. Questi professionisti non sono stati costretti con la forza, ma hanno scelto di affiancare i boss per opportunismo, notorietà.

LA MAFIA RURALE

L'ANNESSIONE AL REGNO

Palermo diventa città italiana il 7 giugno 1860. Fino ad allora la Sicilia era parte del Regno borbonico. Nel 1860 Garibaldi invase l'isola per annetterla alla nuova

nazione. Questo portò con sé una vera e propria epidemia di congiure, rapine e omicidi. I ministri del re dovettero fare i conti con qualcosa di molto vicino all'anarchia. L'opposizione popolare era massiccia e furibonda. E il governo fece spesso ricorso alla soluzione militare: corpi di truppa mobili, assedi di intere città, arresti in massa e incarcerazioni senza processo.

A seguito dell'annessione l'economia siciliana subì un grave peggioramento, la risposta alle rivolte popolari fu l'imposizione della legge marziale e alla fine degli anni '60 dell'800 si verificarono nuove rivolte.

È proprio in questo periodo che compare la mafia. I primi che la studiarono ne cercarono le origini nelle tenute agricole, molti italiani speravano che la mafia fosse una manifestazione di arretratezza e di povertà e fosse destinata a scomparire non appena la Sicilia fosse emersa dal suo isolamento.

L'annessione al Regno ebbe

conseguenze negative anche per quanto riguardal'applicazione delle leggi piemontesi In Sicilia, in generale questo processo fece4pagare un prezzo molto alto al Mezzogiorno per il suo ingresso nella civiltà anche a causa dell'insufficiente conoscenza della realtà meridionale da parte delle forze che diressero il paese nel momento dell'unificazione.

LA COMMISSIONE D'INCHIESTA FRANCHETTI-SONNINO

Furono due intellettuali toscani convinti che si potesse dimostrare l'assoluta insufficienza del ceto dirigente siciliano e dunque della sinistra meridionale. Sonnino focalizzò il suo operato sulla condizione contadina, criticando come iniqui i patti agrari, e proponendovi in sostituzione il modello della mezzadria toscana come strada obbligata per un abbassamento del tasso di violenza e di conflitto nelle relazioni tra classi. Franchetti non affrontò direttamente il problema della mafia, ma risalì ai problemi generali della politica e

Dell'amministrazione locale. Il sostantivo mafia trovava pronta una classe di violenti che non aspettava altro che un sostantivo che li indicasse. Però il termine non rappresentava il fatto sociale completo, secondo Franchetti, ma solo la manifestazione parziale di un fenomeno culturale: il comportamento mafioso, vera maniera di essere di questa società (Sicilia).

Ma il tema cruciale della discussione del 1875 è: perché i possidenti siciliani non si ribellano ad un ordine di cose che ne diminuisce il potere, quando ad esse basterebbe agire d'accordo per tre giorni per far sparire il brigantaggio? L'analisi di Franchetti mostra come egli sia ben conscio che le chiavi della questione non stanno più nelle mani della classe dirigente, ma sulla provincia, sul ruolo che gioca un'élite paesana che si basa sul controllo delle risorse locali, economiche e politiche.

I FASCI SICILIANI

Dopo il 1860, il divario economico che c'era con in

settentrione si era ridottonotevolmente. Le tecniche usate in agricoltura erano meno moderne e anche losfruttamento minorile era un fatto spaventoso, ma tra il 1860 e il 1890, la Sicilia era riuscita (con questi mezzi decisamente discutibili) a recuperare terreno di almeno la metà rispetto alla situazione degli anni precedenti. Diversi furono i fattori che misero in ginocchio l’economica siciliana. Più di tutto l’introduzione della politica protezionistica da parte del governo sabaudo, inoltre anche calamità naturali che contribuirono all’impoverimento dell’economia dell’isola. Iniziarono le prime rivendicazioni di una giustizia sociale. I lavoratori siciliani erano braccianti operanti in condizioni penose e con stipendi miseri, lavoravano dall'alba al tramonto. La borghesia che gestiva le campagne di fine
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
10 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher agnese.giuli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Mafie e antimafia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pellegrini Stefania.