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The Last Messiah
operato filosofico, specificamente , che è in grado tranquillamente dicategorizzare le azioni dei nostri protagonisti in quattro "strategie di adattamento", "perfilosofia del negativo,sfuggire all'insopportabilità dell'esistenza" (Una p.33): l'isolamento(es. Cohle che non parla mai della morte della figlia, oppure Wayde che lascia il suo passatoalle spalle), l'ancoraggio (es. Martin che vede la religione come elemento che stabilizza lasocietà, come Velcoro che persegue l'antichissimo "occhio per occhio, dente per dente"uccidendo lo spacciatore "colpevole" dello stupro della moglie), la distrazione (Cohle sidroga per combattere l'insonnia, così come Roland si dà all'alcolismo perché solo), ed infinela sublimazione (Martin si chiude nella mondanità delle sue abitudini per non pensare allabruttezza del suo lavoro, esattamente come
Velcoro si dedica al suo hobby di modellismo con il figlio per stabilire una parvenza di tradizione famigliare). Questo non solo porta ad ancorare queste figure in una realtà verosimile e vicina a noi, ma permette all'utente medio della serie (che, in questo caso, possiamo vederlo come l'americano di mezz'età, che abusa di alcolici e stupefacenti, che ancor'oggi causa più di 70.000 morti all'anno, come anche di una morte su venti nel mondo) di identificarsi in animi comuni, veritieri, tangibili. Dopotutto, "chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E quando guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso ti guarda dentro". Eppure, nella loro umanità, sono così legati al senso di giustizia che si distaccano completamente dai loro antagonisti, nonostante le bruttezze che vivono e compiono di proprio pugno. Ma non solo, è anche il mondo nel quale abitano a rendere iltutto più crudo e vero; parliamo di ambienti cupi, serializzati, intrisi di oscuro e cattiveria. Un mondo che, nel post-industriale, dà puro slancio a sentimenti negativi, al dolore, alla frustrazione: le aziende miravano solo a rendere produttivi i propri dipendenti, spinti come un imperativo a realizzarsi, portando solamente alla "fatica d'essere sé stessi"; questo accadeva anche nell'arte, perché già industria di formazione e produzione. "La persona depressa" di David Foster Wallace svela in un certo senso il rapporto terapeuta-paziente anche a livello strumentale, mettendo in luce tutta la dimensione di necessità da una parte economica e dall'altra affettiva, per fare un esempio. E, alla stessa maniera, la grande industria d'intrattenimento va a mirare, nel momento corrente, ad un mondo più crudo, realistico. Tutta quella sfera rassicurante e fantasiosa viene frantumata in sesso e violenza,
due elementi lontanissimi che fanno spallucce ad altre tematiche forti quali ingiustizie, misoginia e così via. Tutti fattori estremamente fondamentali per la narrazione della serie, veicolata in una filosofia del negativo, "natura [che] non è madre, ma matrigna, beffarda, malata" (Una p. 41).
True Detective S2 E2: Martin viene sparato da un uomo in maschera a casa di Caspere
LA CRISI – Religione, occulto, esoterismo
Punto forte della serie non è solo il suo stile di racconto molto semplice, comune, verosimile; c'è anche la componente della religione, che nella prima e terza stagione è quasi predominante sul resto. E non parliamo delle azioni veicolate per un dio benevolo, amorevole, protettivo, anzi. Abbiamo di fronte a noi un dio malevolo, egoista, che divora il tempo. È dall'alba dei tempi che la religione è una tematica molto complessa: parlando già dell'antica Grecia, gli dei rimangono potenzialmente
indifferenti a tutto ciò che accade, e col passare dei secoli diventano sempre più consapevoli e vendicativi; basta vedere il comportamento del Dio cristiano durante il Vecchio Testamento, con l'Arca di Noè e la punizione divina su tutta l'umanità. Il sacro, di base, riempie il mondo in molteplici forme ed importanza, a partire dagli aborigeni africani fino anche al comune fedele di paese. Carlos Castaneda, nel suo A scuola dallo stregone, parlava proprio tramite i suoi appunti di come una cultura a lui sconosciuta gli abbia lasciato diversi insegnamenti, a partire dal potere delle piante fino alla strada verso la scoperta della percezione ritrovata. Eppure, c'è un'altra chiave di lettura da affibbiargli: il Re Giallo lascia ciascun feticcio per condurre Cohle a finale nel suo ultimo santuario. Come direbbe il professore Gerardus van der Leeuw nel suo libro, Fenomenologia della religione anche con la religione si.attraversano tre fasi: l'esperienza vissuta, la sua comprensione e quindi la testimonianza. In questo senso, l'oggetto della religione, visto come il feticcio, e il soggetto di quest'ultima, come l'accolito della setta, la sua anima, la vita in comunità e la rappresentanza, hanno una precisa relazione, espressa dai comportamenti maniacali, gli atti di culto come il sacrificio umano, e il rapporto con una figura superiore. Feticci che però per Wayde perdono valore religioso, ma persistono come fili guida per arrivare alla famiglia Hoyt e la verità della scomparsa di Julie Purcell. Da affiancarsi alla tematica della religione vi è una altrettanto significativa: l'occulto. La serie è così impregnata di esso che moltissime scene sparse in tutte le stagioni sono simbolismi evocativi di questo mondo misterioso, inquinato, oscuro; a partire dalle figlie di Martin, che giocando rievocano la scena di uno stupro, alle macabre gesta.di Lenny – l’assassino di Caspere, fino a chiudere con la setta di pedofili (che riconnette la prima alla terza stagione) con i loro omicidi rituali, torture e stupri, tutto nella serie grida mistero, assenza di consapevolezze, dispersione e confusione. E questo concetto di lontananza dalla comprensione ultima corre in parallelo con la religione: la verità si nasconde sotto cumuli di atti malvagi, che andranno avanti anche dopo la conclusione per i nostri eroi giustizieri; così Cohle e Martin non prenderanno mai gli uomini presenti nello snuff movie, Burris e la sua squadra saranno esenti dalla loro colpevolezza uccidendo Velcoro, e Wayde non avrà mai modo di “chiudere il caso” per via della sua malattia. E, come è stato valido per ogni stagione, Detective, a finale ci sarà sempre “un atto di violenza, un uomo muore, il caso è chiuso” (True S3 E7). Il credo, che dovrebbe fornire un faro di positività eliberazione dal marcio mondano, diventa nella serie strumento di alienazione, cattiveria, fautore di mostri che girano sulla Terra con fattezze umane. E lo fa occultandosi alla luce del sole, sotto il naso di tutti, facendosi beffardo della loro ignoranza. Dopotutto, a Cohle e Martin sarebbe bastato far caso all'uomo con le cicatrici sul mento, ai detective sul caso Vinci invece un controllo sul tenente Burris e il sindaco Austin Chessani, mentre per Wayne e Roland il famoso uomo cieco da un occhio che hanno completamente sorvolato d'indagare.
True Detective S3 E2: i fantocci tornano, stavolta per Wayne e il suo caso
CONCLUSIONE - "Niente resta come prima"
Grazie a questa piccola analisi abbiamo potuto mettere in luce un fattore fondamentale della narrazione: la ciclicità del racconto, come dicevamo all'inizio. Stesso Reggie Ledoux ce lo dirà prima di morire, nelle poche battute a lui dedicate: "il tempo è un cerchio piatto" (True Detective).
La gaia scienzaS1 E5). Come c'insegna sempre Nietzsche ne del 1882, il male alla fine torna e tornerà "ancora una volta e ancora innumerevoli volte"; per quanto questi validi giustizieri abbiano provato a dare una degna risoluzione all'omicidio delle vittime, nella filosofia del mondo rimarranno "l'orrore assoluto, il paradosso, l'inaccettabile" (Una negativo, p. 75), perché sono esseri umani, ai quali anche gli dei sembrerebbero andar contro. E la ciclicità torna anche per la struttura di questa serie. Riprendendo il concetto di fiaba, quindi, per i Formalisti russi o gli Strutturalisti dell'Europa Occidentale era possibile ricavare degli elementi essenziali per costruire una storia, una sorta di semiotica della narrazione. Il suo sviluppo massimo avvenne a partire degli anni Sessanta fino agli anni Novanta circa, in corrispondenza della formazione del concetto di Postmodernismo, definito da Friedrich Jameson - uno.Dei più grandi intellettuali del Novecento – come una "condizione cosmomoderna", vale a dire una situazione ed un'atmosfera in cui tutto diventa testo analizzabile, oggetto comunicativo di un'esperienza. Un'atmosfera dalla quale è possibile tirare fuori un mondo analizzabile dall'esterno. Facendo così, però, ci estraniamo, dandoci una sorta di vantaggio a livello fenomenologico di non rimaner condizionati, ma al quale tempo ostacolandoci rendendo tutto bidimensionale, piatto. Umberto Eco ragionò sulla semiotica e filosofia del linguaggio, i limiti dell'interpretazione, chiudendo la sua avventura nella semiotica e nella fenomenologia. Così facendo, una crescita ed un cambiamento acquistano un senso nella nostra vita, e – come abbiamo visto – un senso in relazione col mondo esterno e la quotidianità. In assenza di un racconto l'essere umano non
esprimere e identificare. Il mito è alla base della memoria, di ciò che conosciamo ed immaginiamo, e ci permette di proiettarci nel futuro, o di raccontarne una possibile che ci appartiene, ciò che uno vorrebbe fondamentalmente. Con racconti come True Detective noi giungiamo ad una visione della storia mitologica. 11 Miti a bassa intensità Come ce ne parla Peppino Ortoleva, sociologo torinese, in: "il mito è un ponte fra l'uomo e il cosmo", vale a dire che un racconto ha il potere di farci specchiare in domande, storie e dimensioni alle quali non sappiamo dare risposte precise. Oggi si raccontano storie che hanno una propria completezza, una propria organizzazione, così da lasciare la possibilità al lettore e/o spettatore di fruirne al meglio. In generale, possiamo dire che riducono queste domande alle quali non sappiamo rispondere ad una replica accettabile, desiderabile, proiettandoci in un mondo fantastico in cui ognuno di noi si può esprimere e identificare.a immaginazione e permettendoci di vivere avventure straordinarie attraverso le pagine di un libro o le scene di un film. Gli eroi sono personaggi che ci ispirano, ci fanno sognare e ci insegnano importanti lezioni di vita. Possono essere protagonisti di storie epiche, come gli eroi mitologici o i supereroi dei fumetti, oppure persone comuni che compiono gesti straordinari in situazioni straordinarie. Indipendentemente dalla forma che assumono, gli eroi ci mostrano il potere della determinazione, del coraggio e della compassione. Sono modelli da seguire e ci incoraggiano a credere nel nostro potenziale.