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1. IN CHE MODO GLI USA INTERVENGONO ECONOMICAMENTE IN EUROPA
DOPO LA WW2?
L’Europa nella primavera del 1945, all’indomani della fine della Seconda Guerra
Mondiale è profondamente segnata sul suo territorio da anni di battaglie,
disoccupazione, industrie e infrastrutture danneggiate o distrutte, miseria – in molti
Paesi si registrava una scarsità di beni di prima necessità e la popolazione era
costretta a vivere in condizioni assolutamente precarie.
A fronte della situazione europea, gli Stati Uniti decisero di mettere in atto un progetto
estremamente ambizioso di ricostruzione il così detto PIANO MARSHAL.
Gli obiettivi che il governo statunitense si prefisse erano molteplici: al sostegno
economico per i paesi impoveriti dal conflitto, si associavano fini di tipo prettamente
politico: per gli Stati Uniti era fondamentale rafforzare i propri legami con l’Europa e
contenere nel Vecchio Continente l’avanzata del comunismo, frenandone il consenso e
orientando l’opinione pubblica.
2. QUESTIONE DI TRIESTE
La questione triestina si riferisce alla disputa tra Italia e Jugoslavia sui territori della
Venezia Giulia, e in particolare su Trieste e le aree limitrofe, nella parte finale della
seconda guerra mondiale e durante il successivo dopoguerra. Trieste era stata
occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre 1918, al termine della prima
guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del Trattato di
Rapallo del 1920. Dopo la resa dell'Italia nel 1943 e l'occupazione militare tedesca tra
il 1943 e il 1945, al termine della seconda guerra mondiale il territorio fu l'occupato
militarmente dalla Jugoslavia.
3. CRISI DEI MISSILI DI CUBA
La crisi dei missili di Cuba, fu uno stato di grave tensione politica e diplomatica tra
Stati Uniti d'America e Unione Sovietica.
Reagendo all'installazione di missili Jupiter in basi in Italia e Turchia (1959) e alla fallita
invasione della baia dei Porci (1961), il leader sovietico Chruščёv decise di posizionare
missili con testata nucleare a Cuba per deterrenza contro una possibile invasione
statunitense. Chruščёv e Fidel Castro raggiunsero l'accordo in un incontro segreto, nel
1962, e poco dopo fu intrapresa la costruzione delle rampe di lancio.
Gli Stati Uniti reagirono con un blocco navale per impedire l'arrivo di nuovi missili a
Cuba, chiedendo lo smantellamento e il ritorno in Unione Sovietica dei missili già
installati. Furono avviati anche preparativi per attacchi aerei ai siti di lancio e per
un'invasione dell'isola, che prevedibilmente avrebbero potuto far precipitare la crisi
verso una guerra aperta tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
Dopo un lungo periodo di fitti negoziati, il presidente degli Stati Uniti Kennedy e
Chruščёv giunsero a un compromesso: ufficialmente i sovietici avrebbero smantellato
le loro armi a Cuba e le avrebbero riportate in patria in cambio del pubblico impegno
statunitense a non tentare una nuova invasione dell'isola; in segreto, gli Stati Uniti
avrebbero anche acconsentito a smantellare i loro missili Jupiter in Italia e in Turchia.
4. GUERRA DI COREA
La guerra di Corea fu il conflitto combattuto nella penisola coreana dal 1950 al 1953.
Essa determinò una delle fasi più acute della Guerra fredda, con il rischio di un
conflitto globale e il possibile utilizzo di bombe nucleari.
La guerra scoppiò nel 1950 a causa dell'invasione della Corea del Sud, stretta alleata
degli Stati Uniti, da parte dell'esercito della Corea del Nord comunista (alleato
sovietico). L'invasione determinò una rapida risposta dell'ONU: su mandato del
consiglio di sicurezza dell'ONU, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervennero
militarmente nella penisola per impedirne la conquista da parte delle forze comuniste
nordcoreane. Dopo grandi difficoltà iniziali, le forze statunitensi, comandate dal
generale Douglas MacArthur, respinsero l'invasione e proseguirono l'avanzata fino a
invadere gran parte della Corea del Nord. A questo punto intervenne nel conflitto
anche la Cina comunista (senza alcuna dichiarazione di guerra ma inviando la quasi
totalità delle proprie forze come formazioni di "volontari") mentre l'Unione Sovietica
inviò segretamente moderni reparti di aerei, che contribuirono a contrastare
l'aviazione nemica. Le truppe dell'ONU, colte di sorpresa, furono costrette a ripiegare
sulla linea Suwon-Wonju-Samcheok. In seguito a ciò la coalizione ONU tornò
nuovamente all'offensiva, recuperando terreno ed espugnando nuovamente la città di
Seul, che fu conquistata per quattro volte nel corso della guerra.
La guerra quindi si attestò attorno al 38º parallelo dove continuò con battaglie di
posizione e sanguinose perdite per altri due anni fino all'armistizio di Panmunjeom
che stabilizzò la situazione e confermò la divisione della Corea.
Durante il conflitto coreano la guerra fredda raggiunse uno dei suoi momenti più critici
e sorsero anche gravi contrasti politici all'interno delle stesse fazioni. Cina e Unione
Sovietica entrarono in contrapposizione tra loro, ambendo entrambe all'egemonia sul
mondo comunista, mentre i dissidi politici all'interno della dirigenza statunitense
culminarono con la destituzione, da parte del presidente Harry Truman, del generale
MacArthur a causa delle sue idee eccessivamente bellicose e dei suoi propositi di
utilizzare bombe atomiche contro il territorio cinese e coreano.
5. GUERRA DEI 6 GIORNI
La guerra dei sei giorni fu un conflitto facente parte dei conflitti arabo-israeliani che
vide contrapposti Israele e le nazioni confinanti Egitto, Siria e Giordania. Anche per via
dell'effetto sorpresa, la guerra si tramutò in una netta vittoria israeliana nonostante la
superiorità numerica dei difensori arabi.
Al termine del conflitto Israele aveva conquistato la penisola del Sinai e la striscia di
Gaza all'Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan
alla Siria. L'esito della guerra, la condizione giuridica dei territori occupati ed il relativo
problema dei rifugiati influenzano pesantemente ancora oggi la situazione geopolitica
del Medio Oriente.
6. RAPPORTI ISRAELE/MONDO ARABO
Fin dalla sua nascita ISRAELE, viene percepito come un paese esterno alla
realtà regionale perchè frutto di un processo di colonizzazione (i sionisti, coloro
che fondano lo stato di Israele, sono visti dagli arabi come i nuovi colonizzatori).
Quasi da subito questo problema si gioca in chiave di guerra fredda (l’unione
sovietica sostiene la nascita di Israele e il movimento sionista per mettere in
difficoltà gli inglesi e avere un aggancio verso il medio oriente e di conseguenza
un aggancio esteso verso le ricchezze petrolifere e verso il mediterraneo).
Anche l’amministrazione Truman sostiene la nascita di Israele, cosa che porta
Stalin a cambiare rapidamente idea e a sostenere la causa degli arabi (pensa
sia quello lo spazio dove l’azione sovietica può essere più efficace).
7. OSTPOLITIK
Con il termine Ostpolitik si definisce la politica di normalizzazione dei rapporti con la
Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e con gli altri paesi del blocco orientale
perseguita da Willy Brandt, cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, a partire
dall'inizio degli anni settanta e per la quale Brandt ottenne il Premio Nobel per la pace
nel 1971.
8. POLITICA ESTERA DI CARTER
La politica estera di Carter fu sempre il suo tallone d'Achille nonostante alcuni
importanti successi, fra i quali la firma degli accordi di pace di Camp David fra
Egitto ed Israele e i Trattati Torrijos-Carter. L'asse portante della sua politica
estera fu però la promozione dei diritti umani: sin dai primi giorni la Casa Bianca si
impegnò per sostenere oppositori, dissidenti ed attivisti all'estero.
9. CONTAINMENT
Con la dottrina del containment ci si riferisce alla strategia di politica estera degli Stati
Uniti adottata nei primi anni della guerra fredda con la quale si cercava di arginare il
cosiddetto effetto domino, determinato da un progressivo slittamento di paesi che, su
scala regionale, transitavano politicamente verso forme di comunismo sovietico.
La politica del contenimento venne delineata per la prima volta da George F. Kennan
nel suo famoso “long telegram” o “telegeramma Kennan”.
Kennan sosteneva che lo scopo primario degli USA doveva essere di impedire la
diffusione del comunismo nelle nazioni non comuniste; ovvero di "contenere" il
comunismo all'interno dei suoi confini. La dottrina Truman mirava a questo obiettivo, e
il contenimento fu uno dei suoi principi cardine.
10. ROLLBACK
Nel 52 Eisenhower si presentò alla presidenza degli Usa con presupposti di grande
cambiamento tra cui l’introduzione di due nuove manovre: la rappresaglia massiccia e
il roll back.
La strategia della “rappresaglia massiccia” affermava che gli Usa avrebbero dovuto
rispondere militarmente alle provocazioni, incoraggiare la resistenza anti-comunista e
distruggere il suo impero)
La seconda strategia, il ROLL BACK rappresentava un’altra evoluzione rispetto al
Contenment: non bisognava più impegnarsi per contenere l’avanzata del comunismo,
ma diventava necessario anche riconquistare gli spazi lasciati ai sovietici rispondendo
così con una contro reazione (in effetti neanche questa strategia avrebbe dato frutti
pratici).
11. ACCORDI SINO-SOVIETICI
Nel corso degli anni 50 l’alleanza tra Mosca e Pechino inizia a mostrare delle crepe.
I sovietici fanno una serie di offerte a Mao per la difesa del territorio cinese e arrivano
sino ad offrirle l’ingresso nel patto di Varsavia.
Una cooperazione sino-sovietica in estremo oriente avrebbe creato un’ulteriore
difficoltà per gli Stati Uniti che avrebbero dovuto fronteggiare una duplice minaccia
(sovietica e cinese).
Nel aprile del ‘55 c’era stato un accordo tra Mosca e Pechino che prevedeva la
fornitura alla Cina di TECNOLOGIE ED EQUIPAGGIAMENTI PER LA COSTRUZIONE
DI UN REATTORE NUCLEARE (la Cina vuole diventare una potenza nucleare atomica
autonoma).
La percezione di Mao era che la politica sovietica stesse aiutando la Cina sino al punto
di porla sotto il proprio ombrello nucleare ma non vedeva di buon occhio l’autonomia
cinese dal punto di vista nucleare (nel tempo questo diventerà un problema sempre
più grave nei rapporti sino-sovietici).
La dotazione nucleare cinese avrebbe potuto spingere il governo di Pechino a prendere
decisioni politiche non in linea con il volere di Mosca ma che comunque avrebbero
potuto finire per coinvolgere quest’ultima.
Di conseguenza l’accordo del ‘55 per la fornitura di tecnologia ed e