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ANCHE DAI COLLABORATORI SCOLASTICI.
Rapporto Scuola-Territorio
Questo paragrafo analizza come il concetto di territorio sia legato alla scuola, alla
cultura e alla politica in Italia. Si tratta di un processo di decentralizzazione e riforma
amministrativa volto a migliorare i servizi nel Paese e coinvolgere i cittadini. La
scuola italiana si sta progressivamente trasformando verso una maggiore autonomia
e partecipazione, all'interno di un sistema basato su una rete di attori anziché su una
struttura centralizzata. Il territorio è considerato come un potenziale laboratorio di
partecipazione e dialogo a livello locale, dove si concretizzano le forme di
convivenza e si uniscono la cultura locale e quella globale. Viene discusso anche il
tema del regionalismo in Italia, con la creazione delle Regioni per conferire poteri
decisionali alle aree subnazionali, benché con delle limitazioni. La Legge
costituzionale del 2001 ha modificato il quadro normativo, rendendo la legislazione
statale concorrente riguardo all'istruzione e alla formazione professionale. Si affronta
il principio di sussidiarietà, il quale sostiene che le decisioni debbano essere prese a
livello più vicino ai cittadini, considerando le dimensioni e le potenzialità degli enti
locali. Tale principio si applica a tutti i livelli di governo, inclusi l'Unione Europea, lo
Stato, le Regioni e i Comuni, con l'obiettivo di favorire apertura, partecipazione,
responsabilità, efficacia e coerenza. Si esaminano anche il concetto di glocalismo,
che propone di pensare globalmente e agire localmente, e l'analisi del territorio per
comprendere la sua identità socio-culturale. Si sottolinea inoltre l'importanza degli
enti locali nell'offerta formativa e nel supporto alle istituzioni scolastiche. Infine, si
tratta dei centri di servizio e dei Centri intermedi di servizio, fondamentali per
migliorare l'efficienza e l'efficacia dei servizi per le comunità locali.
Si esamina anche le principali forme di collaborazione interistituzionale nel settore
educativo, come i partenariati educativi che consentono a soggetti diversi di
confrontarsi per trovare soluzioni comuni e raggiungere obiettivi condivisi. Le
istituzioni scolastiche possono promuovere o aderire a partenariati a vari livelli
territoriali, regionali, nazionali ed europei. Queste collaborazioni sono regolate
dall'articolo 8 del Regolamento sull'autonomia scolastica e mirano a integrare la
scuola con il territorio. Si parla anche delle reti di scopo e delle reti di ambito, che
permettono alle istituzioni scolastiche di collaborare in modo flessibile e coordinato.
Si introduce il concetto di Piano educativo territoriale, un accordo tra scuola, famiglie
e territorio per migliorare un aspetto specifico dell'attività scolastica. Inoltre, si
approfondisce il ruolo delle famiglie, specialmente attraverso il Patto educativo di
corresponsabilità, un accordo che stabilisce la condivisione di responsabilità nella
formazione e nell'educazione degli studenti tra la scuola e le famiglie, definendo i
doveri e i diritti di entrambe le parti coinvolte nel processo educativo.
Offerta formativa
Secondo l'articolo 3 della Costituzione italiana, la Repubblica ha il compito di
eliminare gli ostacoli economici e sociali che limitano la libertà e l'uguaglianza dei
cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona e la partecipazione di tutti i
lavoratori alla vita politica, economica e sociale del Paese. In linea con queste
finalità, l'autonomia delle istituzioni scolastiche, introdotta con la legge n. 59 del 1997
e regolata dal decreto 275 del 1999, prevede la progettazione e l'attuazione di
interventi educativi adeguati alle esigenze degli studenti, al fine di migliorare il
processo di insegnamento e apprendimento.
Il decreto 275/1999 stabilisce che ogni istituzione scolastica dovrà redigere e
pubblicare un Piano dell'Offerta Formativa (POF), che rappresenta l'identità culturale
e progettuale della scuola. In base al decreto legislativo 112 del 1998, le regioni
sono responsabili della programmazione dell'offerta
formativa integrata, mentre lo Stato si occupa dell'organizzazione e della valutazione
del sistema scolastico. Le scuole possono quindi adattarsi ai diversi contesti sociali,
culturali ed economici in cui operano.
La legge 53 del 2003 specifica che i piani di studio personalizzati devono contenere
un nucleo comune nazionale, rispettando l'autonomia delle scuole, e una parte
relativa agli aspetti specifici delle regioni e delle realtà locali. Le istituzioni
scolastiche possono introdurre attività e insegnamenti personalizzati
all'interno del loro POF, in base alla tipologia di scuola.
Con la legge 107 del 2015, per garantire un'effettiva autonomia
scolastica, è stato istituito l'organico dell'autonomia, che permette ai docenti di
contribuire all'offerta formativa con varie attività. Inoltre, è stato introdotto il Piano
Triennale dell'Offerta Formativa (PTOF) per consentire progetti più ampi. Il MIUR ha
predisposto una piattaforma su cui le scuole possono elaborare il proprio PTOF,
personalizzandolo in base alle proprie esigenze. Questo documento è consultabile
sul portale "Scuola in Chiaro", che fornisce alle famiglie tutte le informazioni
sull'istituto scolastico.
L'autonomia delle scuole ha reso necessaria una comunicazione efficace dell'offerta
formativa, quindi molte scuole hanno creato siti web per informare l'utenza sul
proprio funzionamento e le proprie proposte didattiche.
POF- Piano dell’Offerta Formativa
PTOF - Piano Triennale dell'Offerta Formativa
Scuola delle Competenze-Quadro normativo
Europeo
Scenario Internazionale
Il diritto all'istruzione è uno dei diritti essenziali e inalienabili della persona,
stabilito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell'ONU adottata dagli stati
membri nel 1948, con l'articolo 26 che garantisce il diritto all'istruzione e raccomanda
la gratuità e l'obbligatorietà dei livelli di istruzione di base e l'accesso ai livelli
superiori in base al merito. Tale articolo sottolinea anche l'importanza della qualità
dell'istruzione e del suo fine nel rispettare i diritti umani e favorire lo sviluppo
completo della personalità, al fine di contrastare forme di indottrinamento tipiche dei
regimi autoritari (la dichiarazione è stata firmata nel 1948 poco dopo la seconda
guerra mondiale, causata anche dalla diffusione dei regimi totalitari in Europa).
La Convenzione di New York sui Diritti dell'Infanzia (ratificata e resa
esecutiva in Italia con la Legge n.176/91), principale punto di riferimento
internazionale per i diritti dei minori, stabilisce due principi fondamentali:
- il principio di "non discriminazione"
(art. 2) che impegna gli Stati a rispettare i diritti enunciati nella
Convenzione e garantirli a tutti i minori senza distinzioni di razza, colore, sesso,
lingua, religione, opinione politica, origine nazionale,
etnica o sociale, situazione finanziaria, disabilità, nascita o altre circostanze;
- il principio del "superiore interesse del minore" (art. 3) che deve essere la
considerazione principale in tutte le decisioni riguardanti i minori.
L'articolo 28 della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia stabilisce il diritto dei minori
all'educazione, con l'obbligo di rendere l'istruzione primaria gratuita e accessibile a
tutti, di promuovere forme di istruzione secondaria aperte a tutti i bambini e di
adottare misure adeguate come la gratuità dell'istruzione e il supporto finanziario in
casi di bisogno.
Scenario Europeo Il riferimento normativo europeo legalmente vincolante per l'Italia
è la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU), che sancisce che "Il diritto
all'istruzione non può essere negato a nessuno" (art. 2 del
Protocollo aggiuntivo) e il diritto all'istruzione è garantito anche dall'art. 14 della
Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea.
La Convenzione di Lisbona sulla Convalida dei Titoli di Studio nell'Insegnamento
Superiore è stata ratificata in Italia con la Legge 148 del 2002 e fissa regole chiare
per il riconoscimento dei titoli di studio tra i paesi europei, con l'obbligo di valutare le
competenze acquisite senza discriminazioni di alcun tipo. L'Unione Europea ha
posto l'educazione inclusiva al centro delle proprie politiche, con l'obiettivo di
garantire a tutti i cittadini l'accesso a un'istruzione di qualità e la possibilità di
sviluppare le proprie competenze lungo tutta la vita. Inoltre, sono state adottate
misure specifiche per integrare i cittadini provenienti da paesi terzi attraverso
programmi di integrazione linguistica, sostegno alla formazione professionale e
accesso all'istruzione per i minori. La Commissione Europea ha presentato un Piano
d'Azione sull'Integrazione dei Cittadini dei Paesi Terzi, che include misure per
migliorare le competenze dei migranti, facilitare il riconoscimento delle qualifiche e
promuovere l'inclusione sociale e lavorativa.
Queste azioni riguardano anche l'educazione e la formazione come strumenti chiave
per favorire l'integrazione e il successo dei cittadini provenienti da paesi terzi nell'UE.
Normativa sull’Inclusione
Questa sezione tratta della normativa sull'accoglienza degli studenti disabili e dei
cambiamenti nel corso del tempo. Si passa dal concetto superato di integrazione,
che prevedeva l'inserimento dei disabili nelle classi ordinarie, all'inclusione, dove la
scuola deve accettare e valorizzare la diversità.
Tuttavia, le regole da sole non sono abbastanza e l'inclusione richiede un impegno
duro a livello didattico, psicologico, pedagogico e culturale.
Viene enfatizzata l'importanza del rispetto per le abilità personali, le storie e le
tradizioni per favorire la comprensione della diversità e valorizzare la differenza.
Infine, viene descritta la normativa sull'inclusione scolastica degli studenti con
disabilità in Italia, partendo dalla legge del 1971 che imponeva l'obbligo
d'inserimento nelle classi ordinarie, tranne nei casi di disabilità grave. Si tratta di un
processo in continua evoluzione che richiede costanti interventi di riorganizzazione
mirati all'adattamento di situazioni sempre diverse, non solo dal punto di vista
burocratico, ma anche pedagogico,
culturale e sociale. Il documento Falcucci del 1975 rappresenta l'essenza della
filosofia dell'inclusione scolastica e apre la strada alla presenza degli studenti disabili
nelle classi comuni. Introduce il concetto di "Progetto educativo" e sottolinea
l'