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La flipped classroom è una metodologia didattica che si attua compiendo
un'inversione delle modalità di insegnamento. Letteralmente significa classe
capovolta e, infatti, questa metodologia ribalta lo schema tradizionale di
insegnamento/apprendimento: gli studenti approfondiscono a casa l'argomento
per poi discuterne successivamente in classe con il docente che in questo caso
riveste il ruolo di guida. Nella flipped classroom i materiali di approfondimento
vengono inseriti all'interno dello spazio virtuale di apprendimento sotto forma di
video, audio e materiali disponibili su Internet. I contenuti appresi diventano
oggetto di attività cooperativa. La classe, quindi, non è più un luogo di
trasmissione del sapere ma spazio di lavoro e discussione in cui lo studente
diventa responsabile del processo di insegnamento, ampliando il tempo
didattico oltre gli spazi della classe.
19. Cosa si intende per Peer education?
La Peer education è una metodologia didattica volta ad attivare un passaggio di
conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo
verso altri individui dello stesso gruppo, attuando un'educazione tra pari.
Nell'ambito della classe, quindi, gli alunni più maturi e preparati insegnano a
quelli che hanno bisogno di supporto e di tempi più lunghi per l'apprendimento.
Il docente non è più la figura esperta e competente, bensì ricopre il compito di
supervisore. La peer education rende più maturo il peer educator che ripete
anche lui concetti, insegna che il rapporto tra pari può andare oltre il gioco,
facilita l'apprendimento poiché il peer educator utilizza un linguaggio più
semplice, riconosce gli adolescenti primari attori della promozione del loro
benessere.
20. Cosa si intende per tutoring?
Per tutoring si intende ogni intervento che sostiene o aiuta un individuo in
condizioni di disagio o difficoltà di apprendimento. È una metodologia basata
sulla relazione tra un soggetto con più esperienza (mentor o tutor) e uno con
meno esperienza (junior o mentee) con lo scopo di promuovere lo sviluppo di
competenze personali, professionali e sociali e ridurre l'abbandono scolastico. In
ambito scolastico, il tutor può essere un docente che si pone a disposizione del
singolo alunno e in altri casi può essere un alunno. In questo caso, deve essere
scelto tra gli studenti più responsabili ed empatici e deve essere messo al
corrente dal docente delle attività da svolgere e degli obiettivi da perseguire. Il
cross age,
tutoring può essere distinto in quando il tutor è più grande di età
same age,
rispetto all’alunno da aiutare, e quando è un compagno di classe.
21. Cos’è il Role playing?
Role playing letteralmente significa “gioco di ruolo” ed è una metodologia
didattica che consiste nel richiedere ai partecipanti di assumere un ruolo e
recitarlo, “inscenando” una situazione precisa e significativa su cui riflettere
successivamente. Il docente spiega l'attività, gli obiettivi, le regole dei diversi
gruppi e il ruolo di ciascun componente. Gli obiettivi del role playing sono quelli
di imparare a lavorare insieme, saper mantenere il proprio ruolo nel gruppo,
saper ascoltare i compagni sviluppando l'empatia, saper affrontare situazioni
conflittuali. Tra gli obiettivi cognitivi aiuta ad allenare la lettura e comprensione
del testo e a saper drammatizzare. L'insegnante lascia il suo posto agli alunni
attori e si mette nel pubblico costituito dagli studenti non recitanti.
22. Si parli del Circle time.
Il Circle time è una metodologia didattica che si svolge in gruppo e aiuta a
gestire meglio le relazioni sociali sia con i coetanei che con gli adulti. Nel Circle
time la classe e il docente si dispongono in cerchio e discutono su argomenti
diversi, migliorando la comunicazione e aumentando la vicinanza emotiva. Il
Circle time ha obiettivi diversi, come lo sviluppo dell'empatia, la creazione di un
clima di serenità e di reciproco rispetto, insegna a discutere insieme, ad
ascoltare e a richiedere ascolto. Inoltre, favorisce la conoscenza reciproca, la
comunicazione e cooperazione tra tutti i membri del gruppo classe, portando
alla risoluzione dei conflitti attraverso l'analisi dei problemi e giungendo insieme
alla soluzione. L’insegnante ha il ruolo di osservatore e di facilitatore della
discussione, inoltre, può chiedere chiarimenti e di riassumere brevemente i
pareri emersi durante la discussione.
23. Le TIC.
le TIC sono le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, cioè, tutti gli
strumenti tecnologici che servono a facilitare il processo di insegnamento e
apprendimento. Oggi sono numerose e fungono da supporto agli alunni con
percorsi personalizzati e individualizzati. La LIM è una delle varie tecnologie
dell'informazione ed è uno strumento flessibile e duttile che permette l'utilizzo
simultaneo di diversi codici comunicativi (immagini, testi, audio, video), quindi
molto utile nei casi di studenti con disabilità in quanto consente di utilizzare la
modalità comunicativa più congeniale. Altri esempi di TIC sono gli ebook reader,
i tablet che consentono la lettura dei libri di testo supportati anche da audiolibri
per studenti non vedenti, o dizionari integrati utili per i ragazzi di recente
immigrazione.
24. Cose’è il PNSD?
Il Piano Nazionale per la scuola digitale è un documento di indirizzo del
Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, pilastro della Buona
Scuola, pensato per guidare le scuole in un percorso di innovazione e
digitalizzazione. È entrato in vigore con decreto ministeriale n° 851 dal 27
ottobre 2015, punta a introdurre le nuove tecnologie nelle scuole, a diffondere
l’idea di apprendimento permanente ed estendere il concetto di scuola, dal
luogo fisico a spazi di apprendimento virtuali. In quest’ottica, le tecnologie
diventano abilitanti e al servizio dell’attività scolastica: in primis, delle attività di
formazione e apprendimento, ma anche dell’amministrazione e tutti gli ambienti
della scuola.
25. Normativa DSA.
Il diritto allo studio dei soggetti DSA viene garantito dalla legge 170/2010 che
ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come
disturbi specifici dell'apprendimento. La legge 170/2010, attuata con decreto
del 20 luglio 2011, si propone di garantire il diritto allo studio, favorire il
successo scolastico anche attraverso misure didattiche di supporto, assicurare
una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità. La 170
prevede anche l'attivazione di percorsi didattici individualizzati e personalizzati,
l'adozione di misure dispensative finalizzata ad evitare situazioni di
affaticamento in compiti coinvolti dal disturbo, l’adozione di adeguate forme di
verifica e di valutazione anche per quanto riguarda gli esami di Stato.
26. Normativa dell’integrazione.
L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è un processo avviato negli
anni che seguono la contestazione giovanile del ’68. Infatti, è solo il 1971 che,
con la legge 118, gli studenti in situazione di disabilità avranno il diritto di
essere inseriti in classi comuni. Nel 1975 viene elaborato il Documento Falcucci
in cui viene introdotta la figura dell’insegnante di sostegno specializzato
nell’affiancamento dell’alunno disabile. Con la legge 517/1977 vengono abolite
le classi differenziali e le scuole speciali, passando ad una vera e propria
integrazione. La legge 104/1992, negli articoli 12 e 16, parla di integrazione
scolastica, portando in primo piano i bisogni, i desideri, le risorse e le
potenzialità della persona con disabilità.
27. La normativa dall’integrazione all’inclusione.
L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è un processo avviato negli
anni che seguono la contestazione giovani del ’68. Infatti, è nel 1971 che, con la
legge 118, viene riconosciuto il diritto delle persone disabili di frequentare le
classi comuni. Nel ’75 il Documento Falcucci introduce il ruolo dell’insegnante di
sostegno come figura necessaria da affiancare agli alunni in situazione di
disabilità, in quanto insegnante specializzato. Con la legge 517/1977 vengono
abolite le scuole speciali, passando ad una vera e propria integrazione. Con la
legge 104/1992 si raccolgono organicamente tutte le disposizioni precedenti e
negli articoli 12 e 16, parla di integrazione scolastica, portando in primo piano i
bisogni, i desideri, le risorse e le potenzialità della persona con disabilità.
Questo processo ha portato al concetto di inclusione avuto con la legge
170/2010, che concretizza l’inclusione scolastica, e il D.lgs. 66/2017 di
attuazione della Buona Scuola.
28. Disposizioni internazionali per l’inclusione.
Per quanto riguarda le disposizioni internazionali circa l’inclusione, si parte dagli
anni ’70, quando viene introdotto il concetto di BES. Nel 1994, con la
dichiarazione di Salamanca, si riconosce ai BES di frequentare percorsi di
formazione e istruzione all’interno dei comuni sistemi educativi. Nel ’96 la Corte
di Lussemburgo costituisce la sintesi di un lungo lavoro dei Paesi della Comunità
Europea in materia di integrazione educativa e scolastica. Un passo importante
viene compiuto nel 2006, quando la Convezione dei diritti delle persone disabili,
riconosce il diritto di piena inclusione in qualsiasi contesto. L’UNESCO nel 2009
afferma che l’inclusione è un processo in grado di rispondere alle diversità delle
esigenze di tutti gli allievi.
29. BES: strategie per la comunicazione.
La comunicazione è alla base dei rapporti umani, e in ambito scolastico è
importante che ciò avvenga in maniera opportuna. Gli alunni BES presentano
una varietà di difficoltà e, di conseguenza, esigenze diverse. L’insegnante
inclusivo deve adottare tutte le strategie necessarie per migliorare la
comunicazione. Tra queste, in primo luogo, ci sono le TIC, ovvero tutti gli
strumenti tecnologici (LIM, tablet, ecc.) e software che permettono di facilitare
la comunicazione. Per gli alunni con lo spettro dell’autismo esistono tecniche
come l’ABA e la comunicazione aumentativa alternativa (CAA). Nel caso di
alunni sordi, ad esempio, è necessario che il docente conosca la LIS. È
importante, quindi, utilizzare anche forme di comunicazione non verbale con
l’utilizzo del corpo, ma anche con il supporto di immagini e simboli.
30. Si descrivano le strategie del prompting e del fading.
Sono strategie