TERZA PARTE
Nella viene citato il caso di Santa Croce a Firenze,
luogo di sepoltura dei grandi storici Italiani: il poeta che visitò un
luogo così simbolico, sentì la forza di un esempio così eclatante e il
suo peso civile.
Dalle tombe in Santa Croce, cioè dal ricordo del passato che
rappresentano, dovrà ripartire il riscatto italiano, sia in senso
politico che civile e culturale.
Al eri, infatti, esempio di grandezza a ancato a quello di Parini, si
recava a Santa Croce per ispirarsi a quegli esempi.
E’ lo stesso sentimento che ha sorretto l’impegno dei Greci nella
battaglia di Maratona, dove accettarono di morire per la patria.
La QUARTA PARTE è introdotta da un esempio del mondo
classico: secondo una leggenda, il mare avrebbe lasciato sulla
tomba di Aiace le armi di Achille che Ulisse ottenne con l’inganno,
spingendo Aiace al suicidio.
Questo episodio serve a ri ettere sul valore morale della morte, che
compensa le ingiustizie della vita, e riconoscendo i meriti virtuosi
garantendo la gloria dovuta.
E’ necessario, però, che qualcuno si dedichi a onorare la memoria
dei grandi che lo meritano, garantendo una continuità storica.
Una funzione centrale, inoltre, è dedicata alla poesia, il cui il
compito è quello di celebrare le virtù conservando il ricordo.
Introduce, inoltre, un secondo riferimento al mondo classico, in
merito alle vicende di Troia divenuta eterna nel ricordo delle
generazioni: ciò avvenne anche grazie alla poesia di Omero che
narrò le vicende di guerra.
Ha dato il giusto riconoscimento al valore dei troiani, arrivando a
fi fl ffi fi
rappresentare Ettore come il più sfortunato e generoso degli eroi
troiani, un modello di virtù.
Gli uomini piangeranno su di esso nché i valori, sui quali si fonda
la civiltà, saranno riconosciuti validi, quindi secondo Foscolo,
nché esisterà la civiltà.
Giovanni Pascoli
Alba festiva
TESTO:
A Che hanno le campane, Perchè suonano queste
B Che squillano vicine, Campane?
A Che ronzano lontane?
B È un inno senza ne, È un suono gioioso
C Or d’oro, ora d’argento, Suoni diversi
B Nell’ombre mattutine. All’alba
C On un dondolio lento. Mentre ancora tutti dormono
D Implori, o voce d’oro, Tu invece, voce d’oro
CNel ciel sonnolento. Implori un dondolio lento
D Tra il cantico sonoro
E Il tuo tintinnio squilla
DVoce argentina—Adoro,
E Adoro— Dilla, dilla,
FLa nota d’oro — l’onda. Questi suoni scendono
E Pende dal ciel, tranquilla. Dal cielo
F Ma voce più profonda. Una voce ancora più importante
G Sotto l’amor rimbomba, Rimbomba, più profonda
F Par che al desio risponda: E sembra rispondere al
Desiderio
G La voce della tomba. Si tratta della voce della tomba.
fi fi fi
METRO: terzine di settenari piani a rima incatenala. Terzine
dantesche con un verso nale isolato. Figure di suono,
onomatopee (squillano, ronzano, dondolio) assonanze e
consonanze interne e a ne verso.
ANALISI: poesia di suoni e rumori, nel pieno dello stile di Pascoli: le
campane la percorrono dall’inizio alla ne, esse sono vicine, per la
potenza dello squillo, e lontane per la distanza.sembrano
accompagnare i colori dorati dell’alba imminente.a un certo punto
sembra che le campane preghino: il dondolio lento a un che di
gesto sacrale.a questa esplorazione il cielo sembra restare
indi erente.mentre le preghiere umane si levano attraverso il suono
del vespro mattutino, una voce si fa strada la voce di chi voce non
ne ho più: della tomba.
Il Bove:
Vaghe brume (v.1): l’espressione allude al levarsi dalle nebbie e
quindi al paesaggio inde nito e misterioso agli occhi del “bove”.
D’un ceruleo ume (v.4): la descrizione paesaggistica di Pascoli si
appoggia su pochi dati essenziali e posti in rilievo, colti quasi come
frammenti dell’occhio del bue
Dell’antico nume (v.8): allusione al dio della mitologia greca Pan
che rimanda alla profonda cultura classica di Pascoli.
Imagini grifagne (v.9): lo sguardo del Bove trasforma dei normali
uccelli in immagini di grifoni, esseri mitologici e mostruosi. Lo
sguardo del Bove diventa lo strumento per una resa allucinata e
straniante della realtà.
Tacite chimere (v.10): mostri mitologici. Di nuovo con lo scopo di
dare un e etto della visione distorta del Bove.
Il ciel profondo (v.11): il dato atmosferico è sempre importante per
generare la sottile inquietudine del componimento. Si passa alla
discesa delle tenebre.
Il sole immenso (v.12): tipica dello sguardo del Bove è la
deformazione dello spazio, a cui Pascoli aggiunge un altro senso
simbolico: il mondo è un’entità sconosciuta e quindi inquietante.
L’ombre più grandi (v.14): le ombre che sovrastano il mondo sono
una metafora dell’incoonoscibile del reale.
ff ff fi fi fi fi fi
D’un più grande mondo (v.14): nell’ultima terzina (vv.11-14) è da
notare la spezzatura della sintassi ordinaria e della disposizione di
soggetti, verbi e aggettivi. Il tutto fra un e etto di rallentamento che
contribuisce a comporre il panorama di chiusura del sonetto.
METRO: sonetto di endecasillabi con schema ABBA ABBA CDE
CDE
ANALISI: Sono versi caratterizzati da un indiscutibile gusto
simbolista: il poeta decide di guardare il mondo attraverso gli occhi
del bove, attuando un processo di personi cazione con l'animale.
La natura, vista dagli occhi dell'animale, "ingigantisce" in una
prospettiva che si allarga spazialmente secondo un moto
progressivo. Il componimento suscita l’immaginario di
un’atmosfera carica di mistero e timore. “Le ombre più grandi d’un
grande mondo” (v.14) scelta dal poeta come immagine conclusiva
del componimento esprimono quella coscienza di vertigine e
ignoto che pascoli prova davanti all’enormità del cosmo.
L’assiuolo:
Dov’era la luna? (V.1): nonostante il colore perlaceo di uso nell’aria,
la luna non era visibile. Spicca come spesso accade nella poesia
pascoliana il dato coloristico.
Un’alba di perla (v.2): analogia pascoliana tipica della poetica del
fanciullino.
So di lampi (v.5): sinestesia che unisce sensazioni di ambiti
sensoriali distinti e serve ad esprimere tutte le sfumature della
tempesta in arrivo.
Nero di nubi (v.6): l’attenzione si sposta sul colore cupo e
minaccioso delle nuvole
Chiu (v.8-16-24): suono onomatopeico che pascoli attribuisce al
canto dell’assiuolo un rapace notturno simile ad un gufo, il suo
verso monotono e monosillabico viene percepito come un
melanconico e triste presagio di morte.
Nebbia di latte (v.10): i primi due versi della seconda strofa si
focalizzano sulla luce notturna e lunare che ltra dalla nebbia ee
impedisce la vista delle stelle.
Fru fru (v. 12): altro suono onomatopeico che rappresenta il fruscio
dei cespugli.
ffi ff fi fi ff
D’un grido che fu (v.14): il ricordo del dolore del passato che
ria ora in super cie a causa del suono lugubre dell’assiuolo.
Lucide (v.17): dato dato coloristico. Le vette degli alberi sono rese
luminose dal ri esso della luce lunar.
Squassavano (v.19): verbo onomatopeico che contribuisce
all’allitterazione della sibilante “s”.
Sistri d’argento (v.20): i sistri sono strumenti metallici che emettono
un sibilo acuto .
Invisibili porte(v.21-22): le invisibili porte della morte probabilmente
non si apriranno più per restituire i morti alla vita. Quindi il culto
della dea Iside evocato dal suono dei Sisti non ha e etto. Il tema
dei “cari” defunti è molto presente nell’opera di Pascoli che fu
segnato dalla morte prematura del padre e della madre.
Metro: tre coppie di quartine di novenari a rima alterna ABABCDCd
(dove l’ultimo verso è sempre L’onomatopeico chiù monosillabico)
Analisi:
La poesia si svolge infatti in una campagna addormentata,
notturna, in cui il poeta fatica a scorgere la luna. Dal buio gli arriva
alle orecchie un pianto triste e lontano, il verso dell'assiuolo,
un uccello notturno, che, lugubre, ispira al poeta pensieri legati alla
morte. Pascoli si interroga sul mistero che incombe sul nostro
universo e sul destino dell’uomo, votato alla morte senza rimedio.
La gura retorica più caratterizzante è l’onomatopea: utilizzata dal
poeta per rendere il verso dell’ assiuolo “chiu” che chiude ogni
strofa Con un sinistro presagio di sventura
Novembre
Gemmea (v.1): il verbo è un trisillabo che contribuisce a dilatare
l’immagine su cui si apre Novembre e a trasmettere con e cacia
l’idea di limpidezza dell’atmosfera serena di meta novembre.
Tu ricerchi (v.2): il “tu” potrebbe presupporre un interlocutore muto,
oppure essere impersonale e quindi rivolgere tutto il discorso al
poeta stesso. In entrambi i casi spicca la dimensione intima del
dialogo.
Prunalbo (v.3): si tratta di un biancospino. Pascoli a anca alle
sensazioni visive dei primi due versi le note olfattive.
ffi fi fl fi ffi ff ffi
Senti nel core (V.4): l’aria tersa e il sole luminoso possono far
credere che sia un giorno di primavera in cui viene naturale cercare
gli albicocchi in ore e può sembrare di sentire l’odore del
biancospino.
Ma (v.5): L’avversativa fa capire che L descrizione primaverile è
solo un’illusione.
Nere trame segnano il sereno (V.6): l’antitesi di colori contribuisce a
creare la sensazione di inquietudine.
E vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno (v.7-8): il
terreno sembra cavo perchè probabilmente ghiacciato. Tuttavia
data la vicinanza cronologica con la commemorazione liturgica dei
defunti si può anche immaginare che queste cavita del terreno
siano le tombe dei morti.
Un cader fragile (v.11): ipallage ( g. retorica per cui si attribuisce ad
un elemento della frase qualcosa che semanticamente e
logicamente dovrebbe riferirsi ad altro) in quanto solo le “foglie” e
non il loro “cader” ad essere “fragili”
L’estate,fredda, dei morti (v.12): non si tratta di una vera giornata
primaverile ma dell’estate di San Martino e sii caratterizza per
temperature relativamente miti rispetto al periodo dell’anno, dopo
le prime gelate novembrine.
METRO:tre strofe sa che (tre endecasillabi e un quinario, tutti piani
che imitano il metro classico ispirato alla poetessa greca Sa o a
schema ABAb CDCd EFEf
ANALISI:in Novembre il poeta descrive quanto sia precaria la
felicita a cui l’essere umano p
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