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FILOLOGIA E LINGUISTICA
ROMANZA 1-2
Lezione 2
1. Le lingue oggetto di studio sono: Portoghese, Galego, Spagnolo, Catalano,
Francese, Romancio, Italiano e Romeno/Moldavo. L’aggettivo romanzo indica ciò che,
sia nel Medioevo che nell’età moderna, è considerato come la continuazione del
latino, lingua parlata anticamente a Roma, poi diffusa in tutto l’Impero Romano.
Lezione 3
2. Il Placito capuano è uno dei più antichi testi scritto in volgare, in dialetto campano
antico. Risale al 960 e si tratta di una sentenza che mira a risolvere una controversia
relativa al possesso di alcune terre vicino Capua. È oggi conservato nell’archivio
dell’abbazia di Montecassino.
Lezione 4
3. L’inglese possiede molte parole di origine latina a causa dell’influenza del latino
medievale e del francese antico. L’isola britannica è stata per qualche secolo sotto il
controllo dell’Impero Romano, fino al V secolo, poi il latino è rimasto per molto
tempo la lingua della chiesa. Nel 1066, con la Conquista Normanna, si diffonde il
francese.
Lezione 5
4. I più grandi avvenimenti che hanno permesso la diffusione extraeuropea delle
lingue romanze sono stati le grandi navigazioni del XV secolo e la scoperta
dell’America. Ciò ha condotto alla diffusione dello spagnolo nella maggior parte del
centro/sud Ameria, del portoghese in Brasile e del francese in Canada, nelle Antille,
ad Haiti, ecc.
5. La zona continua comprende quattro grandi stati nazionali, ovvero Portogallo,
Spagna, Francia e Italia.
6. Con Romània perduta si fa riferimento a quei territori che erano un tempo parte
dell’Impero Romano, ma che non hanno conservato il latino come lingua: in
particolare Africa nord-occidentale.
7. Non si parlava il latino nella parte orientale dell’Impero Romano, dove prevaleva il
greco, eredità della civiltà ellenica ed ellenistica.
Lezione 6
8. Il punto di partenza per capire le lingue ibero-romanze è la conquista araba della
penisola nell’VIII secolo. L’invasione araba divise la penisola in 2: al nord una parte
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cristiana, e in tutto il centro/sud la parte musulmana. Gli stati del nord ( Leon,
Navarra, Aragona, Barcellona) crearono una resistenza grazie alla quale inizio il
processo di Riconquista della penisola, che portò all’eliminazione del dominio arabo
nel 1492. Con la Reconquista, ci fu di conseguenza l’espansione delle lingue romanze
verso sud, che andarono a sostituire l’arabo e ad eliminare anche i dialetti
mozarabici. Le lingue che predominarono furono il portoghese, il castigliano e il
catalano.
9. Nella parte settentrionale della penisola, prima della Reconquista, si
distinguevano cinque gruppi linguistici: galego-portoghese, asturo-leonese,
castigliano, aragonese, catalano.
10. Il mozarabico fu un dialetto parlato nel centro-sud della penisola iberica dalle
popolazioni locali, dopo la conquista araba della penisola, dall’VIII secolo.
L’etimologia è da ricercare in un termine arabo che significa “suddito degli arabi”.
11. Le lingue che si espansero maggiormente durante la Reconquista furono quelle
che presero maggiormente parte alla resistenza, ovvero portoghese, castigliano e
catalano.
12. Con l’espressione galego-portoghese vengono indicate due varianti appartenenti
alla stessa koiné linguistica. Nell’alto Medioevo, questa varietà era parlata nella parte
nord occidentale della penisola iberica, dalla costa oceanica e verso sud fino al fiume
Minho.
13. Il galego formava originariamente un’unità con il portoghese, erano due varianti
appartenenti alla stessa koiné linguistica, il galego-portoghese. Nel 1093 questa
unità venne rotta e i due regni si separarono, divisi dal fiume Minho. La Galizia al
nord e il Portogallo al sud. Il galego da allora ha seguito un percorso autonomo dello
sviluppo della lingua. Dopo la morte di Franco, il galego acquisisce lo status di lingua
ufficiale, a fianco dello spagnolo, nella Comunità autonoma di Galizia (1981). Da un
punto di vista linguistico, il galego è evoluto storicamente meno del portoghese, ed è
più vicino alla koiné medievale, anche a causa dell’influsso del castigliano.
Lezione 7
14. Il portoghese ha cominciato a differenziarsi dal galego con la Reconquista, con la
diffusione verso sud non solo della lingua, ma anche del centro politico culturale del
paese. Viene spostata la capitale da Coimbra a Lisbona; ciò ha fatto si che la lingua
assumesse tratti nuovi.
15. Lo spagnolo castigliano era originariamente un dialetto del nord, con il suo
centro nella città di Burgos. Con la Reconquista, si è successivamente imposto in
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tutto il centro e il meridione della penisola, precedentemente occupati dagli arabi.
Le varietà meridionali presentano fenomeni fonetici nuovi.
16. La diffusione dello spagnolo al di fuori della penisola iberica è dovuta
prevalentemente a due avvenimenti storici:
- la cacciata degli ebrei sefarditi dalla Spagna nel 1492, accolti dall’Impero Ottomano,
hanno conservato fino ad oggi una variante di spagnolo arcaica;
- la scoperta dell’America e la sua colonizzazione spagnola dei territori centrali e
meridionali. Lo spagnolo d’America presenta caratteristiche moderne, per il fatto che
le ondate di colonizzatori si sono succedute per secoli.
17. Il catalano ha conosciuto un periodo di splendore a partire al XIII secolo: era la
lingua della corte di Aragona e del Regno di Napoli nel periodo aragonese. Una volta
avvenuta l’unificazione con il regno di Castiglia, la lingua è stata sopraffatta dal
castigliano fino al 1800, quando si cerca di dargli nuova vita: viene così utilizzato in
ambito letterario. Viene represso col regime fascista di Franco, e dopo la sua morte,
viene finalmente riconosciuto come lingua ufficiale a fianco dello spagnolo, in tre
comunità autonome: Catalogna, Comunidad Valenciana e isole Baleari.
Lezione 8
18/18bis. Originariamente, il francese, lingua dell’Ile de France, si è diffuso a partire
da Parigi, nel XII secolo, influenzando testi letterari e non. Tuttavia, è nell’800 che
entra nell’uso orale di tutto il paese, grazie all’industrializzazione, all’emigrazione
interna, alla scolarizzazione generale.
19. Con il termine lingua d’oil si fa riferimento ai dialetti francesi settentrionali, che
nel Medioevo hanno avuto un uso letterario e amministrativo a fianco del franciano:
piccardo, normanno, vallone, champegnois e borgognone.
20. I fattori che hanno contribuito alla diffusione del francese negli ambienti colti
europei a partire dal secolo XVII sono il prestigio della letteratura e della filosofia
francesi, della cultura scientifica e il potere politico della Francia.
21. Il romancio presenta delle affinità con i dialetti italiani settentrionali, ma in
particolar modo con il friulano e il ladino, per questo motivo sono stati raggruppati
all’interno di un’unità linguistica a cui è stato dato il nome di ladino o retoromanzo.
Lezione 9
22. La base dell’italiano moderno è rappresentata dal fiorentino del Trecento, che si
era anticamente diffuso grazie alle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, e che si è
affermato nel Cinquecento grazie alle opere di Pietro Bembo. Per secoli, l’italiano è
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stata prevalentemente una lingua scritta; è solo negli ultimi 150 anni, dall’Unità
d’Italia in poi, che la lingua ha ricevuto spinte sociali che lo hanno portato ad essere
largamente utilizzato anche oralmente.
23. La storia del romeno parte dalla conquista della Dacia nel 106 d.C. per opera di
Traiano. Fu largamente ripopolata da coloni che sostituirono la popolazione
originaria, che era stata decimata da stragi sanguinose. Nel 271 d.C. venne
abbandonata da Aureliano poiché indifendibile. La popolazione fu divisa tra chi
rimase nel territorio e chi fu stanziata a sud del Danubio. Ciò spiegherebbe il perché
dell’uso del romeno nelle zone vicine al Danubio.
Lezione 10
24. Con il termine “occitano” si indica la lingua romanza del meridione della Francia.
In Italia viene anche identificato con il termine provenzale, termine che in maniera
più precisa si riferisce ad una varietà dell’occitano, quella parlata in Provenza. Infine,
la lingua d’oc è la lingua letteraria e parlata nel sud della Francia, ma in epoca
medievale.
25. L’attuale situazione dell’occitano è il risultato della decadenza politica del
Meridione a partire dal Trecento, con la politica centralizzatrice di Parigi, che
permise la diffusione del francese, lingua della monarchia e in seguito della
Rivoluzione, prima nelle città e poi nelle campagne al sud. Anche l’editto di Villers-
Cotterets predilesse il francese, rendendolo obbligatorio nei tribunali di tutto il
regno.
26. Con l’etichetta franco-provenzale si fa riferimento ad una serie di dialetti sud-
orientali della Francia, Svizzera romanda e a sud delle Alpi in Italia. Quelli che oggi
sembrano patois di regioni lontane e distinte, potevano fare parte di un’unica unità
dialettale durante il Medioevo.
Lezione 11
27. Il ladino è parlato nell’area delle Dolomiti, che comprendono una parte del
Trentino Alto Adige e del Veneto. Gode di riconoscimento ufficiale nelle comunità
autonome dell’Alto Adige, in campi quali ad esempio: la toponomastica, la scuola,
l’amministrazione e la stampa.
28. Il dalmatico è stata la lingua parlata in Dalmazia e sulle isole del mar Adriatico,
oggi completamente estinta a causa delle pressioni del veneziano (dalla costa) e del
croato (dall’entroterra).
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29. In alcune aree d’Italia, oggi si hanno situazioni di tipo diglossico, dove due lingue
conservano ruoli sociali differenti e gerarchizzati, ovvero l’italiano come varietà alta e
il dialetto come varietà bassa, per le conversazioni di tipo informale.
30. I dialetti gallo-italici sono quei dialetti del Piemonte, Lombardia, Liguria, una
parte dell’Emilia Romagna che hanno caratteristiche fonetiche molto simili al
catalano, francese e occitano. Secondo un’ipotesi di Ascoli, questi dialetti risentono
del sostrato celtico.
31. Il confine tra i dialetti settentrionali e quelli centro-meridionali è una linea che
unisce Massa a Senigallia. I dialetti centro-meridionali possono essere suddivisi in 3
gruppi: 1) marchigiano-umbro-laziale, 2) abruzzese-molisano-pugliese
settentrionale-campano-lucana, 3) salentino-calabro-sicula.
32. Il romanesco si differenzia dagli altri dialetti italiani centro-meridionali a causa
della s