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Si deve a Giorgio Pasquali questa avvertenza secondo la quale non è detto che un testimone più recente sia
per forza meno affidabile per la sua lezione. L’affidabilità di un testimone infatti non dipende dalla sua età,
ma dal numero di copie che ha alle sue spalle.
Spiegare per quali ragioni i manoscritti debbono trovare, se non datati, un rapporto cronologico
reciproco
Il primo compito dell'editore è quello di stabilire i rapporti fra i vari testimoni, sia sulla base di quello che sa
della loro storia, sia attraverso lo studio delle varianti testuali fra i testimoni stessi. Questo lavoro
permetterà di stabilire, ove sia il caso, i rapporti di dipendenza fra i vari testimoni e l'archetipo da cui essi
dipendono.
Proporre un ragionamento sulla tradizione mista diretta e indiretta di un testo: esiste in astratto la
superiorità di una tradizione sull'altra?
Si parla di tradizione diretta quando possediamo uno o più manoscritti o libri a stampa destinati a
tramandare il testo in questione. Tali manoscritti e libri a stampa sono dei veri e propri testimoni che
possono riprodurre il testo in una forma più o meno vicina all'originale dell'autore. La tradizione indiretta
invece, è costituita da tutte quelle opere che riportano citazioni o estratti del testo considerato. Tradizione
diretta e tradizione indiretta possono coesistere o meno: di alcune opere si hanno solo testimoni diretti;
altre sono tramandate solo dalla tradizione indiretta e in forma frammentaria; di altri testi, infine, si hanno
uno o più testimoni diretti insieme a saltuarie citazioni di altri autori. Se di un testo non si possiede
l'originale nella forma definitiva voluta dall'autore, tale originale deve essere ricostruito sulla base della
tradizione superstite (diretta e indiretta). Dato che nessuna copia di una certa estensione è esente da errori
o corruttele testuali, compito dell'editore è quello di restituire un testo il più vicino possibile all'originale
(costituzione del testo).
Definire il concetto di codex optimus
Il codex optimus, di fronte ad una tradizione plurima, viene assunto come il migliore per caratteristiche
quali la sua età, la sua completezza o la sua presunta maggior correttezza. ll metodo del codex
optimus stabilisce a priori quale testo sia il migliore, il più affidabile e vicino all'originale. Se, dopo aver
steso un elenco completo dei passi in cui i vari manoscritti offrono separatamente la lezione migliore,
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definiamo codex optimus il manoscritto che ne presenta il numero più alto a suo vantaggio, possiamo
utilizzarlo nei casi in cui i vari testimoni presentino lezioni diverse che possono essere messe tutte sullo
stesso piano (nel senso che non ce n'è nessuna in assoluto preferibile rispetto alle altre).
In che cosa consiste il criterio della lectio difficilior?
Nella valutazione tra due o più varianti alternative, il criterio della lectio difficilior è utile per indirizzare il
giudizio del filologo, in quanto va ritenuta preferibile la lezione più complicata (da attribuirsi all’autore)
rispetto a quella più semplice (facilior) banalizzata, con molta probabilità, dai copisti quando si trovavano di
fronte a un testo che non capivano.
Per quali principali motivazioni, in linea teorica, i criteri della lectio difficilior e quello dell'usus
scribendi sono in lieve contraddizione e comesi ovvia a questa contraddizione?
Con la lectio difficilior viene privilegiata la lezione più difficile che, proprio a causa della sua complessità,
poteva essere più facilmente fraintesa dai copisti che tendevano più o meno inconsciamente a correggere il
semplificandolo. Con l’usus scribendi si privilegia la lezione più in linea con le caratteristiche stilistiche
evidenziabili nell’opera o nella consuetudine dell’autore. Ci possono essere casi all’interno della tradizione
del filologo in cui non si è in grado di scegliere attraverso una lectio difficilior o usus scribendi. Di fronte a
passi di difficile interpretazione, dove vi sia il sospetto di una lezione corrotta o dubbia, un editore (o, più in
generale, un filologo) può avanzare una congettura (emendatio).
In che cosa consiste il concetto dell'usus scribendi in filologia?
L’usus scribendi rappresenta l’insieme delle consuetudini personali, stilistiche, retoriche e culturali di un
autore e della sua epoca. E’ quindi il codice linguistico, stilistico e letterario, personale e pubblico, entro il
quale si iscrive l’opera. Ad esempio: se un autore rivela delle preferenze stilistiche, in ogni tipo di testo che
scrive o comunque in certi generi letterari, si sceglierà la variante che rispetta quelle preferenze invece di
una lezione che le esclude.
Individuare i principali momenti di correzione di un testo antico
Dopo la costruzione del testo dell’archetipo, grazie alla recensio, è il momento della correzione di eventuali
errori sul testo. Spesso il filologo classico si trova di fronte a due lezioni, testimoniate dai due rami principali
(considerando la metafora dell’albero genealogico) della tradizione (dalle due famiglie più importanti) che
sono ugualmente accettabili sia per quanto riguarda il significato sia per quanto riguarda le caratteristiche
stilistiche che contraddistinguono il modo di scrivere di quell'autore. Per stabilire quale delle due lezioni è
la migliore, si seguono due criteri simili: lectio difficilior potior (“è preferibile la lezione più difficile”), viene
privilegiata la lezione più difficile che, proprio a causa della sua complessità, poteva essere più facilmente
fraintesa dai copisti che tendevano più o meno inconsciamente a correggere il semplificandolo; utrum in
alterum abiturum erat (“quale delle due lezioni era destinata a trasformarsi nell'altra”), considerando che i
copisti tendevano a sostituire le forme più arcaiche con le forme più semplici, per identificare la lezione
giusta, ci si chiedeva quale delle due lezioni è più probabile che fosse stata trasformata nell'altra.
Definire i due tipi di emendamento principali
Nella costruzione del testo, l’emendatio, è la fase durante la quale vengono sanati gli errori rilevati nella
tradizione del testo. In questo senso si può procedere facendo ricorso alla lectio difficilior o all’usus
scribendi. Nella valutazione tra due o più varianti alternative, il criterio della lectio difficilior è utile per
indirizzare il giudizio del filologo, in quanto va ritenuta preferibile la lezione più complicata (da attribuirsi
all’autore) rispetto a quella più semplice (facilior) banalizzata, con molta probabilità, dai copisti quando si
trovavano di fronte a un testo che non capivano. L’usus scribendi rappresenta l’insieme delle consuetudini
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personali, stilistiche, retoriche e culturali di un autore e della sua epoca. E’ quindi il codice linguistico,
stilistico e letterario, personale e pubblico, entro il quale si iscrive l’opera.
A cosa sono dovuti i principali tipi di corruttele che si trovano nei testi?
Il motivo principale degli errori che si trovano in un qualsiasi manoscritto antico è principalmente uno:
l'incapacità degli amanuensi di eseguire una copia precisa del testo che avevano davanti (errori spesso
involontari dovuti alla noia del lavoro di copiatura, al buio degli scriptoria ecc.). Altri ostacoli che il copista
doveva affrontare derivavano dal fatto che il manoscritto che doveva copiare non era un libro stampato; se
i primi amanuensi avevano a che fare con testi sufficientemente leggibili, dove le singole lettere erano più
semplici da individuare quelli venuti dopo di loro si trovarono a dover copiare testi in minuscola meno
intelligibili. Inoltre, col passare dei secoli, i codici divennero sempre più corrotti, inducendo i copisti a
commettere un numero sempre maggiore di errori volontari per introdurre innovazioni, correzioni o
abbellimenti nel testo, nel tentativo di rimediare agli errori dell'esemplare che dovevano copiare.
Definire i principali tipi di corruttele di un testo antico
Una prima categoria di errori è quella che riguarda la scrittura, qui rientrano gli errori dovuti alla mancanza
di divisione tra le parole. I manoscritti più antichi venivano scritti in una scriptio continua (ovvero senza
elementi di separazione), quindi i copisti spesso non dividevano le parole in modo corretto; inoltre sia nelle
scritture maiuscole greche e latine sia in quelle minuscole, esistevano lettere molto simili, la confusione tra
alcune di queste lettere era molto frequente; nelle scritture minuscole, alcune sillabe più usate erano
spesso abbreviate e i copisti scioglievano queste abbreviazioni in modo errato. Una seconda categoria di
errori riguarda l’ortografia e la pronuncia: nel latino tardo alcuni suoni risultavano identici o venivano
confusi, nel greco bizantino, invece alcune vocali o dittonghi i furono ridotti al suono di 'i', generando errori.
Una terza categoria di errori sono le omissioni: il copista poteva omettere una sola lettera (aplografia-
scrittura semplice) o una porzione di frase o una frase intera perché, in un breve spazio, compariva due
volte la stessa parola. Una quarta categoria di errori sono le aggiunte: se il copista ha aggiunto una sola
lettera (dittografia-scrittura doppia) se invece ha aggiunto una o più parole, per spiegare una parola o un
concetto difficile, parliamo di ”glossa”. Una quinta categoria di errori sono le trasposizioni: un copista
poteva trasporre due lettere, due parole o due versi. Una sesta categoria di errori sono quelli provocati
dalla metrica mentre la settima categoria di errori riguarda quelli provocati dal contesto.
Spiegare in che cosa consiste la contaminazione in filologia
La trasmissione anomala per eccellenza è rappresentata dalla contaminazione. Con questo termine
s’intendeva, nella letteratura latina, il procedimento per cui un autore teatrale costruiva una commedia
fondendo degli intrecci provenienti da più commedie greche. Inoltre si riferisce all’uso di più modelli da
parte di una copia. Se il copista, che trascrive usa anche un modello secondario, mescolerà, cioè
contaminerà le due lezioni. La contaminazione è detta anche trasmissione orizzontale, perché appunto,
invece di seguire la trasmissione normale, un testo non deriva solo dal suo ascendente, ma anche da un
collaterale. Nello stemma la contaminazione è indicata da una linea discontinua tratteggiata
Tracciare una storia del testo di Terenzio
Terenzio fu un autore molto studiato anche nella tarda antichità latina. Terenzio fu un autore molto letto e
studiato per tutto il Medioevo, come dimostra il fatto che di lui ci restano più di sei